Titolo: Echoes of the Mind
Fandom: X-Men First Class
Autore: LyknScribe
link deviantart link fanfiction.net Traduttore:
2dipicche Personaggi: Charles Xavier (Professor X), Erik Lensheer (Magneto), Raven (Mistica), Hank McCoy (Bestia) e MOLTI altri.
Paring: Erik/Charles
Parte: 5/41
Rating: R
Diclaimer dell’autrice: Non posseggo nulla dei lavori o dei personaggi degli X-Men, questa è solo un’interpretazione di una fan su ciò che sarebbe potuto succedere in seguito al nuovo film X-Men: l’inizio. I personaggi e la trama precedente appartengono alla Marvel, la storia è mia.
Disclaimer della traduttrice: i personaggi e gli avvenimenti citati nella storia non sono di mia proprietà. Tutto ciò che ho scritto non appartiene alla realtà, non intende offendere e non è a scopo di lucro. la storia ovviamente appartiene all'autrice e non a me.
Avvertimenti: slash, enormi spoiler sul film.
Riassunto: Erik cammina per la strada mentre il mondo celebra l'avversione alla guerra nucleare. perso in pensieri dolorosi, si ritrova nell'ultimo posto dove vorrebbe essere.
Note della traduttrice: ho deciso di tradurre la meravigliosa storia di LyknScribe che vi accingete a leggere perché mi è piaciuta e mi ha appassionata da subito. Lei è stata gentilissima perchè mi ha subito dato il permesso di tradurla e ha avuto infinita pazienza nel leggere i miei commenti in un inglese non sempre perfetto XD. Spero di renderle giustizia e di aver tradotto bene, è la prima volta che mi accingo a fare un lavoro di tale entità. Buona lettura.
capitolo 1 capitolo 2 capitolo 3 capitolo 4 5: Keep the Coin
Charles non poteva essere sicuro su quanto tempo fossero rimasti seduti così. Aveva cercato di mantenere la sua attenzione fuori dalla finestra mentre Erik non aveva lasciato le sue mani. Arrabbiato com’era Charles, c’era qualcosa di snervante riguardo a un uomo forte come Erik che piangeva. Era la terza volta che lo vedeva succedere.
Charles non era pronto a perdonare nessuno, ultimo tra tutti l’uomo che stava piangendo contro le sue mani al momento. Sfiorò la mente dell’altro senza dare alcun segnale esterno che lo stava facendo. Non si era aspettato l’improvvisa ondata di dolore e rimorso che lo aveva quasi ingoiato intero.
Chiaramente Erik era sconvolto, ma non ne aveva compresa la grandezza finchè non era stato in grado di averne esperienza come ce l’aveva Erik. Non era invasivo mentre esplorava la mente dell’altro. Senza dargli segno della sua presenza.
Erik aveva conosciuto così tanto dolore nella sua vita. aveva fatto esperienza di orribili tormenti e sofferenze. Persino Charles, ancora così arrabbiato con lui, non glielo avrebbe negato. Tutto il dolore che percepì mentre guardava attraverso la memoria di Erik sembrò più debole di quello che stava minacciando di riversarsi su entrambi, in quel momento. Non percepì dolore che potesse competere con ciò che sentiva ora eccetto che per un ricordo.
strettamente controllato e profondamente sconvolgente.
la morte di sua madre.
guardò attraverso gli occhi di un impanicato bambino di 10 anni che lottava con un potere di cui non aveva idea. Udì il colpa di pistola e le urla. Poi non ci fu altro che calda e bianca furia, seguita da un assoluto dolore. Gli occhi di Charles seguirono Schmitt mentre porgeva a Erik la moneta.
la moneta.
la pietà che aveva cominciato a calmare la sua rabbia svanì alla vista di quella moneta, come Charles uscì rapidamente dai suoi ricordi e strattonò via le mani da Erik.
Erik alzò lo sguardo di colpo e rimase visibilmente allarmato dall’improvvisa e apparentemente ingiustificata reazione di Charles. Il viso di Erik era arrossato e i suoi occhi erano cerchiati di rosso, a stento l’uomo che sarebbe diventato Magneto il mostro. In quel momento non era molto lontano dal vecchio ragazzino di 10 anni le cui azioni, o la mancanza delle quali, avevano causato la perdita di qualcuno a lui molto caro.
Charles incontrò i suoi occhi con calma. Qualcosa in quei occhi blu, normalmente calmi, sembrò pericoloso, mentre guardava il mutante polacco. Allungò la mano nella tasca sul petto della sua vestaglia e tirò fuori il Reichsmark macchiato di sangue. Tenne la moneta sospesa tra due dita. Occhi pericolosi guardarono Erik da sopra la moneta.
"Io sono un telepate, Erik."
"lo so-" la voce di Erik era provocatoria, non stava seguendo dove stesse provando ad arrivare Charles con la moneta.
gli occhi di Charles si restrinsero, chiaramente non era la risposta che voleva da come interruppe l’altro e continuò a seguire il suo punto.
"non ti ho semplicemente visto ucciderlo, Erik. Ho dovuto provare tutto.”
trovandosi sotto quello sguardo intenso, Erik non potè evitare di desiderare improvvisamente l’indifferenza di cui aveva fatto esperienza attimi prima. Non c’era modo di negare a chi fosse rivolta quella rabbia, a lui. lentamente, il significato delle parole di Charles avanzò nella confusione ed Erik si sentì improvvisamente piuttosto nauseato.
non ci aveva pensato. Si ricordò di quando si erano trovati appena fuori dalla casa in cui adesso sedevano. Si era sentito così incapace provando a girare il satellite. Poi Charles aveva portato il ricordo di sua madre in cima alla sua mente. Il calore e l’amore di quel momento gli avevano fatto venire le lacrime agli occhi. Era rimasto sorpreso nel vedere che anche Charles aveva pianto.
aveva avuto esperienza della bellezza e della positività nella mente di un altro, era ragionevole che avrebbe allo stesso modo sperimentato il dolore e la negatività. Erik deglutì, la sua bocca all’improvviso troppo secca per le parole.
Charles, comunque, non ebbe problemi a continuare. Ogni parola che disse dalla cima di quella moneta tagliò Erik come un coltello.
"ho sentito ogni millimetro che ha percorso la moneta. Ogni nervo lacerato, ogni osso rotto. Ho provato la sua agonia, impossibilitato anche di ritirarmi. Ho sentito il freddo propagarsi attraverso la sua mente quando è morto. Non sono potuto sfuggire a ciò. Se lo avessi lasciato, se fossi scappato, lui ti avrebbe ucciso. Così, Erik Lensherr, ti ringrazio."
l’amarezza in ogni parola era resa ancor più dolorosa dal fatto che Charles sembrava aver perso la guerra contro le sue lacrime, che ora scorrevano libere sul suo viso.
"in un unico momento estremamente egoista, mi hai fatto diventare un assassino… e una vittima."
lanciò la moneta a Erik. La moneta colpì la sua guancia e lui non fece alcuno sforzo per fermarla. Ci fu un suono cupo quando tintinnò sui pavimento ai loro piedi.
Erik allora capì.
non c’era alcun perdono da chiedere. Aveva oltrepassato troppe linee. Aveva perso l’unica amicizia che avesse mai sperimentato. Aggiunse qualcos’altro alla lista di ciò che Shaw gli aveva preso.
fece per alzarsi ma fu colto alla sprovvista quando Charles parlò di nuovo.
"incolpi ancora tutti tranne te stesso."
Erik gli dava le spalle, ma a Charles non sfuggì l’irrigidirsi delle sue spalle, o i suoi pugni stretti ai lati del corpo. Erik non si girò.
"so quanto sia inutile rimanere. Non vuoi più la mia compagnia."
"No, non la voglio."
Erik annuì. Prese il suo elmetto e andò verso la porta. Pregando dentro di sè che l’altro lo fermasse. Si ricordò dell’altro che lo stoppava fuori dalla CIA. Aveva detto a Erik che avrebbe potuto impedirgli di andarsene, ma che non l’avrebbe fatto.
non era sicuro di cosa aveva portato quel ricordo di nuovo in cima alla sua mente, in quel momento. Forse era un altro dei test di Charles. Per vedere se sarebbe andato via di nuovo, piuttosto che tentare di aggiustare qualcosa, un problema - che aveva creato.
voltò la sua testa verso Charles, senza mai quasi guardarlo.
"tu mi odi. Sei autorizzato a farlo. Sei stato un buon amico, e ti ho ripagato miseramente. Dubito che potremmo vedere mai le cose allo stesso modo. Certo, non lo abbiamo mai fatto. Detto ciò. Resto. Puoi farmi andare via o uccidermi. Se me ne vado - sarai tu a farlo accadere. Non io.”
deglutì. Charles non aveva parlato, così poteva essere una buona cosa.
"sarò nella mia camera."
lasciò l’elmetto che galleggiò indietro e si posò silenziosamente nella sedia di fianco a Charles. Erik era quasi uscito dalla porta, prima che Charles parlasse.
"tieni la moneta."
anche se Erik non rispose, la moneta volò nella sua mano, che cacciò nella sua tasca prima di chiudere la porta dietro di sè.
Charles fu lasciato da solo nella stanza. Sembrò notare solo ora che aveva pianto. Si sfregò la faccia per l’irritazione. Due occhi blu trovarono l’elmetto poggiato sulla sua sedia a rotelle e nel silenzio della stanza disse nel più basso dei sussurri.
"forse."