*Autore: margherota
*Titolo: Estate
*Fandom: Katekyo Hitman Reborn
*Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
*Genere: Fluff, Introspettivo
*Avvertimenti: Shonen ai, Missing Moment, One shot
*Rating: Verde
*Prompt: Fluff
*Parole: 890
*Note: Questa mia fan fic nasce dalla vista di una fan art specifica, dove Gokudera era praticamente sdraiato per terra con la testa che poggiava sulle gambe di Tsuna. Niente di particolare, semplicemente mi ha molto intenerita.
Era ormai estate inoltrata: un'afa impronunciabile formava una cappa invisibile, eppure ben sostanziosa, sopra l'intera città, relegandola in una enorme cella isolante d'agonia e di sudore.
I grilli e le cicale cantavano a festa, o forse erano semplicemente sull'orlo del crollo e lamentavano le loro ultime note dolenti, consci che ben presto il caldo avrebbe preso anche le loro innocenti vite.
L'aria era stantia, l'umidità entrava nelle ossa e rendeva deboli i sensi. Tutto pareva addormentarsi, beato, in un sonno senza fine, reso immobile da un peso eccessivo.
Le finestre della stanza erano spalancate e il suono del ventilatore elettrico faceva vibrare appena l'aria, accompagnando la brezza leggera e rinfrescante. Di tanto in tanto, il fruscio dei fogli di carta spessa si faceva più palese, ricordando ai presenti come il libro dimenticato sul tavolino chiedesse ben più attenzioni da quelle scarne che, in effetti, non gli si stava rivolgendo affatto. Dopotutto, Tsunayoshi Sawada era sempre stato dell'idea che per i compiti si avesse sempre tempo, per cui dimostrava di non aver mai effettivamente fretta. Dimentica la biro, dimentica la matita, si godeva quel poco di refrigero che la tecnologia riusciva a dargli, con il mento poggiato al polso della mano, in una posa rilassata che, davvero, non voleva trattenere alcuna concentrazione.
Vicino al quaderno scritto, ci stava una brocca di thé verde fresco di frigo. Metà di esso era sparito cinque minuti dopo aver raggiunto la sua destinazione, il resto aveva raggiunto qualche grado superiore al precedente immediatamente dopo, diventando così poco attraente. Accanto alla brocca di plastica trasparente, stavano due bicchieri di vetro, vuoti e ancora con qualche residuo di tristo ghiaccio sul fondo, a galleggiare sui propri tiepidi fluidi.
Tsunayoshi sospirò, leggero e rilassato, socchiudendo le palpebre appena e lasciando vagare gli occhi su mete non definite. Pareva che il caldo gli avesse rubato ogni energia, lasciandolo inerme su quel pavimento di legno senza veramente interessarsi più del suo agonizzare stanco.
Poi però sentì un leggero movimento - un piccolo mugugno accennato tra labbra strette - e allora un leggero sorriso gli increspò le labbra e lo sguardo si abbassò su un punto ben preciso. Con la mano, accarezzò ancora una volta la guancia del ragazzo lì disteso, ricevendo come risposta un altro mugugno velato di felicità.
Non era solito vedere Hayato stanco e spossato: proprio come la dinamite che normalmente armeggiava con saputa esperienza, scoppiava di vitalità senza limiti, in un crescendo di forza che aveva un picco estremo difficilmente raggiungibile da un comune mortale - o semplicemente da una persona con un briciolo di coscienza in più. Invece, ora si trova in quella posizione, con la guancia premuta contro le cosce del suo Boss, rilassato e tranquillo, con le mani chiuse a pugno vicino al proprio mento, in una posizione fetale che faceva assai tenerezza. Le palpebre erano aperte, ma lo sguardo era perso nel vuoto, in un punto imprecisato del pavimento. Si godeva, in silenzio, le attenzioni che Tsuna riservava alla sua guancia, senza dire una sola parola, forse nella paura che, se mai l'avesse fatto, tutto quello avrebbe perso il suo delicato equilibrio, e loro avrebbero dovuto fare di nuovo i conti con sentimenti scottanti e poco piacevoli - la vergogna, il pudore, la ritrosia ingiustificata. Il dubbio che il suo essere così tranquillo nascondesse uno scopo era nato nella mente di Tsunayoshi, ma il giovane era giunto alla conclusione che, se anche così fosse stato, di sicuro non gliene avrebbe potuto fare una colpa, ben conscio di diventare, a quel modo, suo intimo complice.
Quando il Decimo Boss Vongola cominciò a giocare con i ciuffi chiari dei suoi capelli, Hayato si arrischiò ad un sorriso più accentuato, guardando con la coda dell'occhio Sawada. Lui era attento al movimento delle proprie dita, come se la sensazione che stava provando nel toccare la chioma morbida del dinamitardo lo avesse completamente preso. E questo unico pensiero colorò di più le gote di Hayato, senza che però lui riuscisse a muovere lo sguardo da quella visione. Tsuna se ne accorse e per qualche istante parve perdersi all'interno dei suoi occhi. Poi incrinò il pensiero al dubbio e voltò il viso altrove - per un istante, sembrò vibrare di stupida paura.
Gentile, come sempre. Educato, come sempre. Distante, in qualche modo, come quando aveva paura di lui e la sua mano non riusciva a raggiungerlo e a stringerlo con la dovuta delicatezza.
-Hai per caso sete, Gokudera?-
Riuscì a balbettarlo, nonostante tutto.
-No Boss, grazie...-
Ci fu silenzio, pesante come l'afa, stantio come il caldo.
Poi Gokudera alzò il braccio, arrivando ad accarezzare con le dita il suo viso - e rubando la sua attenzione al nulla. Gli sorrise, cercando di recuperare la tranquillità che aveva visto nei suoi occhi prima. E tremò per qualcosa di indefinito quando Tsuna gli stringe la mano nella propria, rispondendo al suo sorriso.
Terribile, come sempre.
Ora che aveva la forza di guardarlo negli occhi, gli parve ancora più bello e più magnifico di prima.
Tsuna lo abbracciò stretto, senza tremare nelle braccia e con un sorriso limpido sulla bocca, strusciando il viso contro il suo e nascondendo lo sguardo contro il suo collo.
Andava bene così, andava bene davvero.
Hayato sorrise a sua volta, chiudendo gli occhi, lasciando che ogni sensazione si imprimesse nella sua memoria.
Un sussurro di circostanza, tanto per non annegare in tutto quello.
-Dopo riprendiamo...-
-Dopo...-
E un foglio frusciò ancora stridendo nell'aria, lontano e dimenticato.