Titolo: Neve a Ny
Fandom: Angel
Rating: 18+
Paring: Angel/Spike
Warning: Slash
Disclaimer: Non sono miei non ci guadagno nulla.
Per l’ennesima volta quella notte Spike pensò che era stato un folle ad acconsentire al piano di Angel. Scatenare un Apocalisse. Tzè gli Apocalissi si scatenavano già da soli a scadenza periodica, senza bisogno che qualcuno ne provocasse uno. Certo distruggere una delle più potenti associazioni maligne del mondo era uno scopo nobile, ma prevedendo la mortale reazione dei soci anziani della Wolfram and Hart forse potevano essere un poco più prudenti. Wesley era già morto, Lorne se ne era andato per sempre, a giudicare da quello che vedeva, Gunn era prossimo a morire e Illyria non era tanto lontana dalla fine, Angel stesso era ridotto allo stremo e non è che lui fosse messo molto meglio. Poi improvvisamente, come tutto era iniziato, tutto finì. Colpi, incantesimi e armi non piovevano più da ogni parte, l’esercito dei demoni pareva essersi esaurito e loro erano ancora tutti in piedi. Feriti, sanguinanti e in fin di vita, ma tutti in piedi. Osservando l’espressione di Angel Spike capì cosa l’aveva spinto ad imbarcarsi in quella missione suicida, che poi suicida non era stata. Angel. Era stato Angel e solo Angel a spingerlo e a convincerlo. Era sempre Angel. Sin da quando Dru gli aveva donato la vita eterna tutta la sua esistenza era ruotata intorno ad Angel. Angelus era stato il suo maestro di cattiveria, Angelus gli aveva insegnato come uccidere le sue vittime facendole soffrire. Era l’approvazione di Angelus che aveva sempre cercato. Dopo che gli zingari lo avevano maledetto, Spike aveva ucciso la famiglia del capo tribù non per mandare a monte il piano di Darla o per eccessiva impazienza come sicuramente la vampira aveva pensato, ma soltanto per vendicarsi ed esorcizzare il dolore per la perdita di Angelus. E quando in Cina Angelus era andato a cercarli e Darla aveva deciso di riaccoglierlo, Spike aveva ucciso la sua prima cacciatrice per far colpo su di lui, non si era reso conto che quello era invece il modo più sicuro di allontanarlo, perché non era più lui, aveva un’anima ora ed era totalmente incapace di apprezzare quegli atti di crudeltà gratuita che un tempo aveva perpetrato e ammirato. Anche quando a Sunnydale lui e Dru avevano dato la caccia a Buffy e Angel l’aveva fatto solo per fare colpo su di lui, anche se negative Spike voleva comunque avere le sue attenzioni. E tradire Angelus quando stava progettando la fine del mondo a Sunnydale era stato doloroso, ma Spike amava troppo la terra, il Manchester United e gli esseri umani, che allora considerava tanti piccoli Happy Meal su due gambe. L’anima. Per lungo tempo era stato convinto di essere andato alla ricerca della sua anima per Buffy, per compiacerla, per essere degno del suo amore, ma non l’aveva fatto per lei, ora vedeva chiaro in se stesso, l’aveva fatto solo per Angel. Per essere di nuovo considerato da lui, per fare in modo che lo ammirasse, per tornare ad essergli vicino come quando erano Angelus e William il Sanguinario. Così, dopo essersi assicurato che tutti i demoni fossero davvero morti e che non c’era alcun pericolo per nessuno, Spike si voltò verso Angel e gli altri. Certo non che si fosse aspettato grandi festeggiamenti e smancerie, quello no, in fondo nessuno di loro era suo amico, non Gunn, né Illyria, ma almeno un cenno, un riconoscimento da parte di Angel…… beh quello sentiva di meritarselo. Da quando era tornato corporeo dopo aver chiuso la Bocca dell’Inferno di Sunnydale era sempre rimasto lì a lottare al suo fianco. Quella notte aveva seriamente rischiato la sua vita per aiutarlo. E ora Angel cosa faceva? Lo ringraziava, forse? No certo che no. Mostrava di dare segni di preoccupazione per la sua sorte? Di nuovo no. Si dedicava anima e corpo ai suoi amici, che poi volendo proprio cercare il pelo nell’uovo non è che Illyria fosse proprio una sua amica. Normalmente Spike avrebbe cercato di attirare l’attenzione del suo GrandSire, ma quella notte era diversa. Gli aveva dato tutto quello che aveva, nel corso della loro plurisecolare vita gli aveva dato tutto, aveva agito solo ed esclusivamente per compiacerlo, prima come Angelus e poi come Angel era sempre stato il centro del suo mondo. Ma ora mentre lo vedeva coi suoi amici Spike capì qualcosa che probabilmente lui aveva cercato di fargli capire sin dalla sua rinascita. Per lui era solo un insetto fastidioso che si ostinava a ronzargli intorno. Qualcuno che Drusilla aveva creato e scaricato su di lui. E quella sera, dopo aver di nuovo salvato il mondo, Spike decise che ne aveva abbastanza. Era stufo di essere quello che amava e si ritrovava sempre col cuore spezzato, era successo con Dru, che l’aveva lasciato per un demone, era successo con Buffy che l’aveva sempre disprezzato convinta che non avrebbe mai potuto provare veri sentimenti, e succedeva di continuo con Angel. E allora prese l’unica decisione che gli avrebbe concesso di trovare un po’ di pace. Voltò le spalle a Angel, voltò le spalle al vampiro che aveva capito di amare, e se ne andò. Ben deciso a non essere un peso per il suo Sire a non essere più un fastidio.
Anni dopo.
Dopo essersene andato da Los Angeles Spike si era stabilito a New York, metropoli che in quanto a presenza di demoni, vampiri e male non aveva nulla da invidiare alla Città degli Angeli. Non si era mai fatto pubblicità. Si era semplicemente seduto in un angolo aspettando che il male venisse da lui, perché si sa quando un campione del bene è in città tutte le cose brutte tendono a succedere vicino a lui in modo che possa fermarle. E infatti risse, combattimenti e Apocalissi varie non gli vennero mai a mancare. In tutta NY c’erano persone che gli dovevano la vita e che gli erano grate per averle salvate, persone che più volte avevano cercato di avvicinarsi a lui e di aiutarlo nel suo compito, qualsiasi fosse, persone che Spike aveva sempre allontanato con fermezza. Preferiva di gran lunga rimanere solo a crogiolarsi nel dolore di ferite passate, piuttosto che rischiare di affezionarsi di nuovo a qualcuno, dandogli così l’occasione di ferirlo di nuovo, perché se le ferite del passato bruciavano ancora come il fuoco, era piuttosto sicuro che nuove ferite lo avrebbero ucciso. Quella notte si aggirava per le vie della città, in attesa che una qualche creatura malvagia decidesse a entrare in azione e a dargli il pretesto di menare un po’ le mani e di compiere la sua buona azione quotidiana. Era da poco passata la mezzanotte quando iniziò a nevicare. Spike si fermò al centro di un vicolo buio e senza uscita e alzò la testa verso il cielo, lasciando che i morbidi freddi fiocchi biancastri si posassero sul suo visto. L’unico momento in cui gli piaceva la neve a New York era quando cadeva dal cielo, quando i suoi piccoli fiocchi cotonosi erano ancora bianchi, perché non appena toccavano terra diventavano grigiastri e acquitrinosi, andando a formare quella fastidiosa patina di ghiaccio su cui era dannatamente difficile combattere. Ma nel momento in cui cadevano erano così bianchi, soffici e puri da riuscire a lenire in parte il dolore che provava. Rimase fermo per vari minuti, godendosi la sensazione della neve sul viso e poi si voltò per uscire da vicolo. Fu costretto a fermarsi dopo pochi passi. Qualcosa, o meglio qualcuno, gli bloccava il passaggio. Vestito coi suoi soliti pantaloni neri, gli anfibi neri, una maglia nera e l’immancabile cappotto nero Angel si stagliava all’imboccatura del vicolo in netto contrasto col bianco della neve alle sue spalle. Il cuore di Spike avrebbe saltato un battito se avesse potuto e un rantolo spezzato gli salì alla gola. In quei cinque anni aveva, in fondo al cuore, sempre sperato di uscire una sera e di trovarsi davanti Angel. Aveva sempre sperato che il suo GrandSire andasse a cercarlo. Ma non era mai successo.
- Cos’è, hai bisogno di me per scatenare un altro Apocalisse da cui la tua squadra uscirà decimata? Oppure ti sei accorto soltanto adesso della mia assenza, impegnato come sei a salvare il mondo? - lo apostrofò col solito tono strafottente che usava con lui, per mascherare il dolore che provava trovandoselo davanti.
Angel reagì in un secondo, lanciandosi contro Spike e sbattendolo al muro.
- Credi di essere spiritoso Spike.- gli urlò in faccia il suo GrandSire furioso.- Hai una vaga idea di quello ho passato in questi cinque anni? Di quanto mi sia sentito responsabile per la morte di Wesley? Nemmeno il fatto di essere riuscito a riportare indietro Fred mi ha aiutato, perché Fred non voleva stare in un mondo senza Wes.-
Spike si mosse fulmineo, allontanando il corpo di Angel da sé e guardandolo in cagnesco.
- Devi essere stato molto impegnato in questi cinque anni cercando il modo per riportare indietro Fred, per non esserti nemmeno accorto che io non c’ero.- ringhiò furioso. Furioso perché Angel aveva trovato il tempo per cercare di aiutare Fred, ma non aveva sprecato nemmeno un secondo per cercare lui.
Angel reagì di nuovo sbattendolo al muro e premendocelo contro con tutto il peso del suo corpo.
- Ogni singolo giorno di questi cinque anni mi sono accorto della tua assenza. Ogni dannato giorno, Spike.- gli disse piantando i suoi occhi scuri in quelli chiari dell’altro
- Certo - rispose Spike sarcastico e allontanandolo di nuovo da sé, rifiutando di credere a quelle parole e alla sincerità nello sguardo dell’altro.- Certo. È per questo che ti sei dato tanto da fare per cercarmi.-
Angel lo guardò storto per un attimo.
- Credevo che tu fossi morto, razza di idiota. Dopo la battaglia mi sono voltato per cercarti e tu non c’eri. Cosa avrei dovuto pensare?-
Spike rimase un attimo in silenzio. La neve continuava a cadere e a insinuarsi in ogni anfratto dei suoi vestiti congelandogli la pelle. Per quanto in effetti la pelle dei vampiri sia già fredda di suo.
- Non ci avevi pensato, vero?- ringhiò di nuovo Angel tornando a sbatterlo contro il muro.
No, non ci aveva pensato o meglio….
- Pensavo non ti importasse.- rispose senza allontanarlo da sé quella volta.
Fu Angel a staccarsi e a guardarlo.
- Pensavi non mi importasse?-
- Sì, dannazione sì. Dopo la battaglia ti sei subito precipitato da Gunn e Illyria e non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo. È stato allora che ho capito che mi odiavi e ho deciso di andarmene.- gli urlò contro con aria di sfida. - Lo so che da quando Dru mi ha vampirizzato tu mi hai sempre considerato un fastidio, mentre io da vero idiota ho sempre cercato la tua approvazione e il tuo….- esitò un attimo sulla parola.- amore. Quindi quella sera ho semplicemente deciso di renderti la vita più semplice e andarmene.- concluse spingendolo da parte e facendo per uscire dal vicolo. Ma Angel fu più rapido. Lo afferrò per un polso e lo schiacciò di nuovo tra il suo corpo e il muro.
- Questa cosa sta diventando fastidiosa Angel dimmi cosa vuoi o…….- incominciò Spike ma fu interrotto dalle labbra del suo GrandSire che si posarono imperiose sulle sue e dalla sua lingua che invase la sua bocca cominciando a esplorarla senza riguardo, in un bacio passionale e possessivo che si concluse solo quando furono entrambi senza fiato. Anche se il senza fiato per un vampiro in fondo è abbastanza relativo.
- Te.- disse Angel di fronte allo sguardo perplesso e lucido di Spike. - Voglio te. Idiota che non sei altro. Appena ho saputo che eri vivo mi sono precipitato qui. Voglio che….- ma non potè mai dire cosa voleva perché questa volta fu Spike a baciarlo. Angel aveva appena detto di volere lui, Spike aveva aspettato per troppo tempo quelle parole e ora non poteva proprio trattenersi. Continuando a baciarlo spinse Angel al riparo nell’oscurità del vicolo. Si staccò dalle sue labbra e scese a baciargli collo, mentre con le mani faceva scivolare via il cappotto e iniziava a togliergli la maglietta. Continuò poi a baciargli il petto e ad accarezzare ogni porzione di pelle scoperta che incontrava. Si soffermò un po’ più a lungo a baciare e leccare i capezzoli che si irrigidirono subito. Poi scese a slacciargli i jeans, sempre più ansioso di raggiungere la sua erezione che gli premeva contro le mani, quasi incurante della sua che altrettanto prepotente tirava costretta nei jeans. Prima che potesse toccarlo però Angel ribaltò le posizioni e cominciò a baciarlo, accarezzarlo e spogliarlo. Ben presto furono entrambi nudi, stesi sulla neve, che, per quando gelida, in quel momento forniva un giaciglio abbastanza soffice. Angel si distese allora completamente sul corpo di Spike, facendo entrare in contatto le loro erezioni, strappando al vampiro biondo un gemito di piacere e frustrazione. Si avvicinò al suo orecchio e succhiando il lobo gli chiese:
- Mi vuoi, Spike? Dimmi che mi vuoi…- gli ordinò quando l’altro rimase in silenzio.
Spike scosse la testa. Non voleva cedere e sembrare debole.
- Non sei nella posizione di fare l’orgoglioso, piccolo.- ribatté l’altro facendo di nuovo scontrare le loro erezioni e strappando un altro gemito al biondo.
- Ti voglio. Non sai da quanto tempo.- si arrese Spike.
A quel punto, senza prepararlo, Angel lo penetrò con un’unica spinta violenta. Spike trattenne respiro, mordendosi a sangue il labbro, mentre un gemito di dolore lasciava la sua gola. Angel allora si chinò sul suo viso e lo baciò dolcemente, cominciando ad accarezzare la sua eccitazione per distrarlo dal dolore. Ben presto il bacino di Spike cominciò a muoversi incontro alle spinte esigenti del suo Sire e la mano di Angel si mosse sempre più rapida lungo la sua erezione. I due vennero insieme con un unico, identico sospiro di appagamento. Poi Angel uscì dal corpo dell’altro stringendolo forte, Spike nascose il viso nell’incavo del suo collo.
- Ti amo, Spike.-
- Anche io ti amo Angel.-
- Non azzardarti mai più ad andartene.-
Spike scosse il capo con un mezzo sorriso. Rimasero così, abbracciati, nudi e in silenzio per qualche minuto. Poi Spike ruppe l’atmosfera.
- Se ce ne restiamo qui così diventeremo due pupazzi di neve a luci rosse.-
Angel scoppiò a ridere e si alzò. Si rivestirono in silenzio. La neve continuava a cadere morbida e delicata su di loro, unica testimone della loro unione.
- E ora?- chiese Spike, timoroso di conoscere la risposta.
- Ora dì addio per sempre alla neve. Te ne torni a Los Angeles con me.- rispose Angel.
Spike sorrise e non oppose resistenza quando Angel lo prese per la vita attirandolo a sé. Ora l’unico posto dove voleva stare era accanto a Angel. Tra le sue braccia. Per sempre.