[Axis Power Hetalia] Un vecchio macinino e scarpe di lusso

May 13, 2010 19:41

Titolo: Un vecchio macinino e scarpe di lusso
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Germania, fem!Prussia
Parte: 1/1
Rating: PG
Note: Maria è il nome che il fandom giapponese dà a Prussia. Non chiedetemi perché, io l'avrei chiamata Giselle, anche se è troppo francese. Però anche Maria è pucci, e quindi mi adatto volentieri \O/ "Dumm" significa scemo, in tetesken >w<

La sua voce era solitamente più profonda e matura, melodiosa di certo; ma la stanchezza mentale di dover sopportare il rumore di una macchina vecchia, malandata, ITALIANA!, le donava una nota isterica, acuta, gesso su una lavagna.
“West, porco cane! Ma come cazzo ti è venuto di farti dare la macchina da quell’imbecille di Vargas?! Neppure dal fratello intelligente, da quello con la merda al posto del cervello! Un deficiente, un cretino, ecco cosa sei! E ringrazia che sono una signora e non ti dico di peggio, ringrazia! Oltre che totalmente scassata è pure piccola! Mi verranno le crisi di claustrofobia se sto ancora qui dentro! Muoviti ad arrivare, pigia quel tuo cazzo di piede enorme su quel cazzo di pedale! Su!”, continuava a gridare da mezzora, un po’ per meglio far capire quanto fosse arrabbiata a Ludwig, un po’ per sovrastare il rumore della macchina, che più andava avanti più prometteva di rompersi entro un tempo brevissimo. Cercò comunque di accavallare le gambe e, non riuscendoci a causa dello spazio ridotto, si arrabbiò ancora di più. Ludwig si voltò, sospirando ma senza smettere di sorridere. Era straordinario come la trovasse sempre bellissima, anche col viso teso di rabbia e le labbra che continuavano a sbuffare.
“A Feliciano non serviva, e la nostra è dal meccanico” evitò di specificare di chi fosse colpa, per non incorrere in un pugno nei denti - quante donne ci potevano essere al mondo che si scontravano contro un palo della luce perché troppo impegnate a ridere al telefono di qualche disgrazia capitata agli uomini altrui? “e questa era l’unica disponibile.”
“E tutto questo perché vuoi portarmi a fare una stupida gita!! Come credi che io possa scalare le montagne in tacco dodici?!”
Le stava per suggerire che sarebbe stato molto più comodo usare le scarpe da ginnastica, ma non si azzardò.  Non essendo eleganti ed essendo, soprattutto, impossibili da abbinare con un capo qualsiasi del suo guardaroba, era assolutamente fuori discussione che potesse mettersele; in effetti le aveva solamente perché il suo uomo gliele aveva passate - erano quelle di quando Ludwig faceva la seconda media, e ancora le stavano leggermente larghe. Non si azzardò anche perché quella della scampagnata improvvisa era stata una sua idea: la voleva portare dove aveva trascorso le tante vacanze natalizie della sua infanzia, il porto dei suoi ricordi migliori, e voleva assolutamente mescolarli con quelli che si stava costruendo con lei. Le aveva risparmiato tutta la parte sentimentale per risparmiarsi una risata e uno sguardo di scherno - lo avrebbe preso in giro per settimane, ne era sicuro conoscendola.
Il tedesco si sistemò gli occhiali nel momento stesso in cui il macinino decise di vendicarsi per tutti gli insulti della donna, piantandosi nel bel mezzo del nulla - e non lo fece silenziosamente, perché altrimenti sarebbe stata una vendetta poco soddisfacente: il rumore che fece fu talmente forte da spaventare più di un animale della stradina di montagna, e a Ludwig quasi mancò un battito del cuore per lo spavento, non sapeva se per la macchina in sé o per la reazione che la sua adorata consorte avrebbe avuto.
Maria strillò come da copione, piantando il gomito nella coscia di Ludwig, che serrò le labbra ermeticamente. A volte si chiedeva cosa avesse fatto di male a Dio per essersi innamorato di una tale catastrofe.
“SI E’ PIANTATA!! SI E’ PIANTATA!!”
“Sì, tesoro, credo di averlo notato, non è necessario palesare l’ovvio.”
“TESORO UN CAZZO!! RIPETI TESORO UN’ALTRA VOLTA E TI STACCO IL CAZZO A MORSI.”
“Io suggerirei un altro uso più grazioso della tua bocca, ma credo che non sarebbe il caso.”
“BRAVER IDIOT. DUMM, IDIOT, IDIOT, AAAAAARGH!!”
“Intendevo dire di tenerla chiusa per risparmiare il fiato per la scalata. Siamo a molto più della metà, non c’è molto prima del posto che volevo farti vedere, poi quando torniamo alla macchina chiamiamo qualcuno, ti va?”
“CERTO CHE NON MI VA.”
Maria incrociò le braccia e si voltò dalla parte opposta al suo uomo, che non poté fare altro che sbuffare divertito dalla sua ostinata isteria.
Girò i tacchi, cominciando a camminare da solo. La sua ragazza era testarda oltre ogni capacità umana, ma aveva un suo strano modo contorto di dimostrargli il suo affetto; esigeva sempre e comunque di averlo intorno, non sopportava l’idea di stare da sola, lo tormentava esageratamente su questo punto, martellandolo, un po’ per proprio egoismo personale e un po’ per poter sentire sempre il suo profumo. Per questo Ludwig sapeva benissimo che non ci sarebbe voluto molto prima di averla di nuovo al suo fianco.
Il suo “West, dumm, aspettami!” arrivò prima del previsto. “Come credi che io possa correre coi tacchi, eh?!”
“Sono convinto che tu possa conquistare il mondo, sui tacchi.”
Prima di potergli rispondere che sì, avrebbe potuto conquistare l’universo, cadde rovinosamente; non si lamentò per la propria idiozia, ma il suo ragazzo sentì distintamente il tonfo. Si girò e tornò sui suoi passi, preoccupato che si potesse essere fatta male; le strade di montagna non erano le più sicure a questo proposito, fra sassi, pigne, legnetti, ricordini di animali. “Stai bene, Maria?!”, le domandò tirandola su.
“Io sì, ma le mie scarpe no, cazzo!! Guarda!!”, strillò tenendo in mano entrambi i tacchi delle defunte, “E’ tutta colpa tua, idiota cretino imbecille WEST!!”
Quasi scoppiava a piangere.
Ludwig sorrise, dava più importanza a quello che al suo viso sporco di terra. Tirò fuori un fazzoletto, pulendola. “Su, ti porto io.”
La fece salire in spalla, stringendole le gambe saldamente perché non scivolasse. “Sei leggerissima.”
“Non vivo di patate e wurstel come qualcuno di mia conoscenza che sta invece vistosamente ingrassando.”
“Se imparassi a cucinare decentemente non dovrei ridurmi così…”, sospirò. Sotto le sue scarpe, le foglie autunnali scricchiolavano.
“Ma a cosa mi serve, io tanto mangio verdura o carne cruda, al massimo. E quando voglio qualcos’altro mi porti al ristorante! Che bisogno c’è che io impari? Fallo tu, se hai tutte ste pretese.”
Non le disse che lo faceva sotto terrorismo psicologico, e che l’avrebbe trovata carinissima nei panni di mogliettina amorosa; forse un po’ ridicola all’inizio, ma comunque molto carina.
“Effettivamente hai ragione tu, dovrei imparare io, così non avrei da lamentarmi.”
“Ecco. Vedo che ogni tanto il cervello ti funziona, West. Non ci sono solo patate, là dentro.”
“Eh già.”
Maria appoggiò il mento sul capo biondo del suo uomo, sbuffando. Le sue povere scarpe abbandonate. Forse qualche montanara zoticona le avrebbe ritrovate e usate come ciabatte, così scorticate senza il loro povero tacco! Il solo pensiero bastava a deprimerla per i prossimi dieci anni.
E Cristo, la deficienza di Ludwig! In montagna la doveva portare? Una vera signora di classe come era lei non la si porta a camminare fra i funghi, ma in un ristorante a cinque  stelle, alle terme, una settimana a Parigi! Forse aveva bisogno di essere addestrato ancora per un po’. Questo significava starci assieme ancora un po’, ma oh. Non poteva certo lasciarlo in quello stato.
“Siamo arrivati?”
“No, amore, abbiamo camminato tre minuti. Anzi, ho.”
“Ma hai detto che eravamo a ben più della metà!”
“Ma questo non significa che sia dietro l’angolo!”
“Bah.”
Gli morsicò l’orecchio, non con la forza necessaria a farlo sanguinare, ma lo sentì comunque lamentarsi. “Eeh, per così poco!”, puntualizzò, quasi offesa dalla sua debolezza.
“Sono una patata delicata.”
“… dopo questa mi metto a dormire, svegliami quando siamo arrivati al luogo X della tua stupida gita fuoriporta. E non osare mai più proporre ste cose. Chissà perché cazzo ho accettato, bah.”
Gli strinse il collo con le braccia, poggiando le labbra sulle spalle. Baciò la pelle che la maglietta nera lasciava scoperta, succhiandola poi così forte che lo sentì ancora gemere di dolore, tanto per ricordargli che non stava di certo con una di quelle donnette facilmente addomesticabili che si sciolgono in smancerie per il proprio uomo, e che doveva sempre stare all’erta perché se ne sarebbe potuta andare con un uomo ben più meritevole di lui in qualsiasi momento, perché lei si meritava la perfezione.
Ludwig era certo del primo fatto, sapeva benissimo che il secondo erano stronzate, e sul terzo cercava di lavorarci quotidianamente. La sentì rilassarsi contro di lui, il suo respiro farsi calmo e profondo contro i suoi capelli. Si fermò un attimo per poterla guardare in viso; era splendida da togliere il fiato. Riprese la camminata con una sorta di nuova energia, ringraziando il cielo che lei dormisse - “Bwahahahah, una patata innamorata! Fai proprio ridere, West!”
Quando Maria aprì gli occhi - aveva sognato di essere aggredita da un esercito di tacco quindici, un incubo terribile (più che altro per come si imbrattavano di schifoso sangue), era una vendetta delle sue piccole? - era seduta tra le gambe di Ludwig che le teneva per la vita. Attacchi a caso di romanticismo? Che urticaria. Voltò il viso, guardandolo negli occhi, con un filo di rabbia nelle iridi.
“Beh? Tutta sta roba era una scusa per scopare in un prato? Abbiamo un cazzo di parco dietro casa, dovevamo per forza fare tutta sta baracca?!”
“Certo che sei romantica come… bah, lasciamo perdere.”
Le mise due dita sotto il mento, costringendola a guardare il panorama che, doveva ammetterlo per forza, toglieva il fiato; ma piuttosto che dirglielo, si sarebbe mangiata la lingua. Mai dare certe piccole vittorie ad un uomo, poi si monta la testa e addio.
“Tutto qua? Non potevi farmi vedere una foto? Mi sono rotta le scarpe per questo? Sei una patata, West.”
“Solo una patata? Beh, grazie, è il tuo più grande ti amo che abbia mai sentito.”
“Dumm.”
“Sei sempre adorabile, Maria.”
Ludwig fece per alzarsi, ma lei gli strinse la maglietta, costringendolo a tornare alla sua posizione originaria.
“Nessuno ti ha detto che ce ne andiamo. E tu fai solo quello che dico io.”
Ludwig sbuffò divertito, stringendola ancor più forte a sé. Si poteva considerare soddisfatto di quella piccola vincita, in fondo.


autore: mikamikarin, axis powers hetalia, !special, fanfiction

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