Titolo: Domani è ancora un altro giorno, un nuovo mondo da cercare, insieme a te.
Autore:
ary_trueBeta/Pre-lettori: In parte ha letto il mio
el_defe, ma ho modificato talmente tanto che è come se il pover'uomo non lo avesse fatto T_T
Fandom: RPF Sport - Nazionale Spagnola
Personaggi/Pairing: Sergio Ramos, Fernando Torres (Sernando ♥)
Rating: Vari, in alcuni punti si sfiora l'NC17 (stranamente).
Word Count: 4630 ♥ (
fiumidiparole ♥)
Warnings: Slash, angst, lime
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro. Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone reali descritte. Niente di quanto narrato in questa fanfiction è realmente accaduto ma è frutto di fantasia, pertanto non si pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Note: Scritta per il
F3.U.CK.S. Fest di
fanfic_italia, precisamente per la prima tappa, quella proposta dalla community
1frase, su set Delta, che è oggettivamente bellissimo ♥
Questa storia mi ha fatto penare per mille motivi diversi, che essenzialmente possono ridursi al fatto che non sono evidentemente predisposta a scrivere di Sergio e Fernando senza drammatizzare come una povera cretina T_T;;
Che poi, l'ho riscritta tipo trecentomila volte, questo è il risultato finale e non ho neanche intenzione di riprenderlo in mano, altrimenti penso che uscirei di testa. Cosa non si fa per un bannerino bello come quello promesso \O/
Nel mio piccolo, voglio dedicarla a quella splendida donnina di
Jen_JM, che ha fatto il compleanno uno sproposito di tempo fa, e a cui ancora non avevo regalato niente (essendo io l'essere indegno che sono). Grazie per l'entusiasmo con cui ti sei fatta coinvolgere in loro, per le cose che scrivi e per le risate che mi fai fare, grazie per l'aiuto con le traduzioni e la disponibilità con cui in generale ti poni, grazie perché ci sei e basta ♥ Non è bella, non sono stata per niente puntuale (è anzi vergognoso che ti stia dedicando qualcosa adesso T_T), però volevo di tutto cuore darti qualcosa, quindi ecco qui i nostri due bambini :*
PS: AWW, il mio primo vero post sulla community, mi sento grande çOç♥ \O/
#1 - Terra.
La Spagna per Sergio è la fine e l’inizio di ogni cosa: il suo passato, il suo presente e il suo futuro, la sua casa, il suo amore più grande; non può pensare di andare via, di lasciarsi alle spalle la sua terra, neanche per lui, per loro e per darsi un’opportunità vera (non uno di quegli incontri mordi e fuggi a cui si sono abituati), perché la Spagna gli scorre dentro come il sangue e l’ossigeno e ha bisogno di sentirsela addosso sempre per poter essere davvero se stesso.
#2 - Orgoglio.
È una questione di appartenenza, di orgoglio, o almeno crede sia questo, perché dentro si sente rosso, come la bandiera del suo paese, come la maglia che porta per rappresentarlo, perché quella è la sua essenza più pura: colore acceso, vivido, violento.
#03 - Spirito.
Ma forse è tutto legato al modo in cui è cresciuto, ai paesaggi che lo hanno cullato quando era bambino, ai colori e ai sapori in cui era immerso quando tutto il suo mondo si riduceva a Siviglia; forse, andando davvero a fondo, tutto è legato al suo spirito e basta.
#04 - Storia.
E la sua storia magari non è tanto diversa da quella di migliaia di ragazzi, che hanno lottato con le unghie e con i denti e alla fine ce l’hanno fatta, ma Sergio si sente comunque orgoglioso di sé, per non aver dimenticato niente di quello che è stato, nonostante i soldi e la fama e le donne e la vita.
#05 - Tempo.
Ricordare in fondo è la cosa più importante di tutte, perché il tempo scorre velocissimo e lascia indietro quanto accade quotidianamente, ma nessuno può portare via i ricordi, e la memoria è lì, pronta a mettere in evidenza tanti piccoli punti imprescindibili, quelli che ti hanno cambiato la vita.
#06 - Guerra.
L’unico ricordo di cui Sergio farebbe a meno è quello del litigio violento che lui e Fernando avevano avuto quando quello gli aveva detto ‘Vado via’; e vorrebbe dimenticare solo perché vorrebbe che quel momento non fosse effettivamente mai accaduto.
#07 - Tradimento.
Non era stata una vera e propria notizia inaspettata, perché sapeva da tempo quanto la situazione con l’Atlético stesse uccidendo Fernando, ma sentirgli dire quelle due parole aveva comunque fatto male, malissimo, e per quanto si fosse impegnato non era riuscito a impedire a se stesso di sentirsi tradito.
#08 - Sentore.
Quella volta erano passati dei giorni prima di sentirsi di nuovo (loro che vivevano appiccicati, in simbiosi), di chiamarsi sul cellulare (senza vedersi, senza toccarsi), ed era stato strano, perché non si erano detti una parola, avevano solo respirato profondamente, e Sergio in quel momento aveva avuto il sentore che qualcosa si fosse rotto.
#09 - Giovinezza.
Fernando è partito che era piena estate, senza che tra loro le cose fossero tornate al giusto equilibrio, e Sergio ricorda quella del 2007 come una delle estati più brutte della sua vita, con addosso quella sensazione pungente di essere bloccato, di non riuscire più a toccare davvero nessuno, di non riuscire più a farsi toccare; ma soprattutto, ricorda la consapevolezza fastidiosa con cui si era reso conto di non essere più un ragazzino, di non potersi più permettere lacrime come quelle.
#10 - Orme.
Più volte si è ripetuto che Fernando ha semplicemente seguito le orme di tanti professionisti prima di lui, abbandonando casa per raggiungere la sua dimensione ideale (anche Sergio lo ha fatto, anche Sergio nel suo piccolo si è allontanato da casa, sa cosa significhi), ma in realtà non è mai riuscito a convincersene, perché farlo significherebbe ammettere che la dimensione ideale del suo Nando è lontana da lui.
#11 - Preda.
All’inizio della nuova stagione, Sergio si era sentito preda di un incubo, perché Fernando non c’era davvero, e la vita andava avanti comunque, quasi nessuno se ne fosse accorto.
#12 - Stirpe.
È in quel momento che il Real Madrid è diventato fondamentale nella sua vita, perché gli sembrava di non avere altro oltre quella famiglia, di non essere inserito in nient’altro che in quel gruppo, e aveva disperatamente bisogno di qualcosa che lo tenesse ancorato a terra.
#13 - Passi.
C’erano voluti mesi per abituarsi all’idea di non averlo più intorno, di non condividere più la stessa aria, lo stesso sole, la stessa notte; ma passo dopo passo il nodo che gli stringeva lo stomaco si era allentato, perché dopo tutto quel camminare era tornata l’estate, con l’Europa da conquistare, con lui che tornava.
#14 - Rito.
Ci sono stati dei momenti, prima di ogni partita importante (i quarti con l’Italia, la semifinale con la Russia, la finale), in cui lui e Fernando avevano sentito l’urgenza di stare da soli, senza nessun motivo particolare se non quello di respirarsi addosso, di stringersi un po’, di darsi coraggio; Sergio non ha mai dato molta importanza ai rituali pre-partita, ma quegli attimi sono stati più di un rito, sono il modo in cui lui e Fernando hanno ricominciato a sentirsi.
#15 - Vittoria.
Tra il sudore e le lacrime e le luci di Vienna, tra il rosso accecante delle maglie dei tifosi e i colori sgargianti dei coriandoli, tra il frastuono della folla e i cori dei suoi compagni di squadra pazzi di gioia, Sergio ha catturato un’immagine in particolare: sono lui e Fernando che sollevano la Coppa e si guardano intorno col sorriso più grande di sempre; ogni volta che ci ripensa gli si stringe lo stomaco, perché Fernando sembra sempre più bello.
#16 - Languore.
Dopo i festeggiamenti erano sgattaiolati via, insieme, e così avevano passato la notte, vicinissimi; Sergio ricorda perfettamente il languore che gli scaldava lo stomaco mentre lo baciava piano, mentre le loro pelli si incontravano con uno schiocco dolcissimo, mentre le loro dita si intrecciavano ad ogni spinta dei propri fianchi contro le sue gambe aperte.
#17 - Mortale.
Quando Fernando è ripartito aveva pensato di impazzire, di morire, perché due settimane di vicinanza asfissiante seguite dal nulla non sono qualcosa di umanamente concepibile, non quando senti di aver lasciato la parte più grande di te in qualcun altro; nonostante tutto, però, era rimasto in piedi, ed era arrivato alla conclusione che la gente sottovalutia di parecchio le proprie possibilità, la forza della propria vita.
#18 - Favorito.
Per quanto il Real sia la squadra dei ‘galacticos’, Sergio ha sempre saputo che non tutti i giocatori, nonostante il talento e la fama, vengono amati allo stesso modo dai tifosi, con lo stesso affetto genuino e sincero, con lo stesso orgoglio e la stessa passione, e allo stesso modo ha sempre saputo che lui, così come Iker e Raul e Guti, gode di un amore particolare, di cui neanche conosce l’origine, che neanche riesce a capire davvero; a volte, guardando Anfield alla televisione, si è chiesto se i tifosi amino Fernando allo stesso modo, se riconoscano il suo talento, se vedano in lui lo stesso idolo che hanno visto in Xabi o in Gerrard o in Carra, e, sinceramente, non sa quale risposta preferirebbe.
#19 - Giardino.
A volte, quando Sergio vuole smettere di pensare, quando vuole ritrovare la strada giusta, si rifugia in mezzo al verde, tra gli alberi e i fiori più belli; e basta la loro presenza, il loro colore, il loro odore, per farlo respirare meglio, per ricordargli di quando era bambino e tutto era semplice, per mettere tutto a posto (quasi).
#20 - Eros.
Ha sempre vissuto il sesso come mezzo per liberarsi, per gioire, per esprimersi, senza mai fermarsi troppo a pensare a tutte le implicazioni del caso, senza mai pensare che nell’equazione di un rapporto potessero davvero fare la differenza il chi e il quando e il come e il dove, quasi si trattasse di un atto solitario, di qualcosa che si muove unicamente dentro di noi senza mai lasciarci, senza farci mai unire con coloro con cui lo condividiamo: prima di Fernando, in realtà, non aveva idea di quale fosse il vero piacere del sesso, quella voglia di sentire tutto, fino alla fine dell’anima, quella voglia di tornare interi, unici, insieme alla persona amata, quella sottile ansia quando tutto finisce e ci si separa di nuovo, e non capiva perché le relazioni fossero così complicate; poi, quando lo ha scoperto, è stato immediatamente raggiunto da un’altra consapevolezza: sei fottuto.
#21 - Canto.
Nonostante tutte queste belle parole, Sergio una volta, quando lui era ancora a Madrid, lo ha tradito, e per quanto le sue motivazioni fossero nobili (lui era ubriaco fradicio, lei era una troia in cerca di fama, Fernando non c’era da nessuna parte e gli mancava abbastanza da cercare compagnia, da cercare una valvola di sfogo: niente di più scontato, insomma), è stato disgustoso e deprimente e vuoto e ancora adesso pensarci gli rivolta lo stomaco; la cosa peggiore, però, è che dopo è stato troppo codardo e troppo egoista per tenerselo per sé, per non cantare appena si è reso conto di quanto aveva combinato, chiamandolo con le mani e la voce che tremavano tanto da rendere le sue parole incomprensibili e sconnesse (Nando aveva capito comunque): l'unica risposta che aveva ricevuto era stato il suo respiro accelerato, quasi singhiozzante.
#22 - Tocco.
Quando sono insieme non c'è niente che possa impedire a Sergio di toccarlo, sfiorarlo con tutta la devozione e dolcezza del mondo, baciarlo come se non avesse mai sognato altro; non c'è niente che possa impedirgli di accarezzare il suo viso, il profilo sempre infantile dei suoi zigomi, della sua mascella, delle sue labbra, per vedere se qualcosa è cambiato, se è ancora lo stesso Fernando che ha lasciato l'ultima volta; non c'è niente che possa impedirgli di stringere i suoi fianchi tra le dita e strizzarli fino a lasciarci il segno, per ricordare a se stesso che nessun altro ha il permesso di farlo; non c'è niente che possa impedirgli di muoversi tra le sue gambe fino a farlo venire mugolando di tutto, lo sguardo perso e le guance adorabilmente arrossate, mentre ricorda a lui che nessuno ha il permesso di fare questo.
#23 - Silenzio.
Lui e Fernando sono sempre stati rumorosi nel senso più colorato e vibrante del termine, e chiunque li conosca è tristemente consapevole della cosa: per questo è tanto strano pensare che i loro momenti più belli li abbiano vissuti in silenzio, stando semplicemente vicini, parlando col corpo una lingua solo loro.
#24 - Movenze.
Fernando una volta gli ha detto che il motivo per cui si era accorto di lui per la prima volta era il suo modo di muoversi, con quella camminata sicura e quel movimento abbastanza pronunciato dei fianchi che lo rendeva appariscente, volgare come una troia; Sergio a quelle parole lo ha spinto, insieme imbarazzato e divertito, e lo ha fatto cadere, mentre quello rideva come un idiota.
#25 - Calore.
Quando è lontano, gli manca il calore del suo corpo la mattina, mentre si rotola a letto semicosciente, proprio come i gatti, un grosso sorriso soddisfatto che gli spunta sulle labbra quando riesce a distenderglisi addosso, pelle su pelle; gli manca il calore della sua stretta, il conforto di un abbraccio, la dolcezza di quelle mani che sanno sempre come toccarlo per farlo stare meglio, per scioglierlo; gli manca il calore dei suoi baci, delle sue labbra buone, del suo sapore dolce: nessuno è in grado di sostituirlo, e se anche qualcuno lo fosse Sergio non lo vorrebbe, preferirebbe sempre e comunque aspettare lui, per anni e anni e anni, per tutta la vita, perché il suo calore è inconfondibile e insostituibile e l'unica cosa di cui non ha mai abbastanza.
#26 - Apparizione.
Quando pensa a tutte le volte in cui Iker è stato pronto a parargli il culo (allenamenti saltati, ubriacature da record, troie inferocite che volevano il suo scalpo), accogliendolo in casa con un sospiro e una carezza, la bocca dolce che segue meglio di tutte quelle che si è sentito addosso la curva della sua tempia, o presentandosi sulla sua porta come una fottuta apparizione angelica, lo sguardo preoccupato e un sacchetto della farmacia tra le mani, si rende conto che amare lui sarebbe terribilmente facile e giusto, quasi scontato; e a quel punto, appallottolato da solo sul divano di casa, si chiede perché, semplicemente, non possa farlo.
#27 - Inebriare.
A volte, con il peso delle responsabilità che gli grava sulle spalle, si dimentica di essere ancora un ragazzino; poi, quando lo stadio è vuoto e si ritrova semplicemente a palleggiare per i fatti suoi, il cielo e il sole che lo circondano e lo baciano, la felicità quasi lo stordisce, perché tutto è perfetto e semplice e lineare, ricorda perché la sua vita sia questa, ricorda quando sognava che fosse questa, e quindi può tornare bambino e dirsi Ce l’ho fatta.
#28 - Dita.
Sergio ha sempre pensato che ci vuole molto poco per far sentire una persona completa, per farla sentire “propria”: basta tenerla per mano, imparando a conoscerla attraverso l’intreccio delle sue dita con le proprie, imparando a stringerla così forte da non perdere la presa su di essa, su qualcosa di tanto importante (una metà), ma allo stesso tempo così dolcemente, pelle su pelle, carezza su carezza, da legarla a sé a prescindere dalla forza, solo per le promesse celate in quella stretta.
#29 - Nostalgia.
Ci sono le volte in cui ripensa alle prime convocazioni in Nazionale, all’imbarazzo di allenarsi con tutti quei campioni che per una vita aveva visto solo alla televisione, all’ansia di scendere in campo con la maglia della Furia Roja e rendere orgogliosi tutti, alla voglia di ripagare Aragones per la sua fiducia incondizionata, per le sue pacche sulle spalle e per i suoi consigli, e gli pare che da allora siano passati secoli; poi, quasi fosse consequenziale, ripensa ai capelli di Fernando in quel periodo, quell’assurdo taglio alla moicana, a quanto le sue risate fossero allora più rilassate, più piene, a quanto le loro carezze fossero più inesperte, più tremule, a quanto, semplicemente, fossero vicini a quel tempo, al modo in cui si completavano senza aver bisogno di altro; ed è in quei momenti, quando la nostalgia punge ovunque e il telefono non basta per alleviare la sensazione soffocante che sente nel petto, che vorrebbe semplicemente poter chiudere gli occhi e tornare ad allora.
#30 - Legame.
Prima del sesso e della lontananza e del matrimonio e Dio, prima di Nora, quello che univa lui e Fernando era il legame più semplice di tutti, era il bisogno reciproco, qualcosa che nessuno può cambiare o modificare, qualcosa che c’è e ti sta dentro, non come gli organi o il sangue o l’ossigeno, ma come l’anima, qualcosa che è solo tuo e puoi sentire solo tu; ora, mentre lo guarda da lontano, più splendido che mai sotto il sole pallido di Liverpool, Olalla sotto braccio e sua figlia che lancia gridolini dolcissimi mentre si agita nel passeggino che spingono insieme, gli sembra più felice e intero di quanto non l’abbia mai visto, e ha paura di chiedersi se quel bisogno in fondo allo stomaco ormai sia una cosa solo sua.
#31 - Erba.
A volte vorrebbe essere forte come l’erba, che per quanto venga maltrattata, strappata, rovinata in tutti i modi, riesce sempre a riprendersi e a ricrescere, più verde e più morbida che mai, alla faccia di tutto e di tutti; Sergio non è così, non riesce a riprendersi così in fretta dalle ferite, e per questo ha scelto di vivere la sua vita su un prato, su un campo: per ricordarsi sempre come rialzare la testa.
#32 - Sembianze.
Sergio non ha mai cercato qualcuno che sostituisse Fernando, qualcuno che gli somigliasse, anche solo vagamente, per trascorrerci insieme la notte, e questo non perché sia nobile e puro, ma semplicemente perché non è così stupido da credere che capelli biondi e lentiggini, abbinate a un’espressione angelica, bastino per bloccare l’emorragia che sente ogni volta che si sveglia e il suo letto è vuoto.
#33 - Nettare.
Il corpo di una donna è fatto per essere amato in ogni sua curva, in ogni suo centimetro di pelle morbida, e il suo sapore è dolce come nettare contro la lingua; Sergio si è reso conto di cercare altro, linee spigolose e sapori aspri, talmente tanto tempo fa da non riuscire precisamente a ricordare quando.
#34 - Rossore.
Una cosa che lo ha sempre mandato fuori di testa è il modo in cui Fernando arrosisce sotto le sue dita, le guance che prendono fuoco per qualche parola troppo colorita, per un semplice bacio, per qualche carezza troppo spinta, quasi fosse troppo innocente per condividere davvero la sua stessa voglia, i suoi stessi desideri; il punto è che strappargli quelle reazioni lo fa sentire potente (nessuno può farlo, nessuno tranne lui), come se avesse il controllo della situazione stretto nel pugno, e quindi per un momento, mentre Fernando ripete Solotusolotusolotu contro il suo orecchio, stringendosi a lui con tutta la forza che riesce a mettere insieme, è quasi facile dimenticare che lui, nonostante tutto, continua a sfuggirgli dalle dita.
#35 - Possesso.
Non ha mai chiesto a Fernando di essere solo suo, non nel modo in cui due fidanzati si appartengono, almeno, perché in fondo ha sempre saputo di non potergli offrire granché, di non poter competere con le possibilità che poteva donargli Olalla (Nora è solo una delle tante, certamente la più bella e importante di tutte); la sua richiesta è stata un po’ più contorta, un po’ più complicata di così: gli ha chiesto fammi essere solo tuo, com’è solo tua la donna che hai sposato, com’è solo tua la bambina che hai avuto; non importa che il mondo lo sappia, l’importante è che lo sappia io e che lo sappia tu.
#36 - Crepuscolo.
Quando era piccolo Sergio odiava il momento in cui il sole si abbassa così tanto da sembrare sul punto di essere inghiottito dalla terra, perché tutto diventava confuso e disordinato e il mondo sembrava pronto a finire da un momento all’altro; odiava quel momento perché gli prendeva un panico immotivato, perché il sole dovrebbe stare alto altissimo nel cielo e la terra non dovrebbe mangiarlo e la luce non dovrebbe spegnersi, mai; ora che sta crescendo, che è un uomo, si rende conto che il mondo passa la maggior parte del suo tempo ad essere così incasinato, e questo non dipende dal sole o dal cielo o dalla terra, dipende dalla gente come lui, e per questo si sente semplicemente triste.
#37 - Fautore.
È troppo semplice pensare di essere gli unici a gestire la propria vita, gli unici a poter controllare i propri sentimenti e le proprie sensazioni, gli unici da lodare o mandare a ‘fanculo per gli esiti delle proprie scelte; è molto più difficile arrivare a capire che la maggior parte della nostra esistenza è pesantemente condizionata dalle persone che ci troviamo di fronte, che possono diventare il sole la luna e le fottute stelle, che possono diventare l’epicentro di ogni nostro respiro, e accettare comunque quello che la vita ha da offrire: Sergio lo ha capito da tanto, e da allora non ha la presunzione di credere che sia tutto in mano sua, perché ha lasciato che Fernando prendesse la parte più grande di sé molto tempo fa.
#38 - Sfrontatezza.
Gli piace scendere in campo a testa alta, la mascella tesa e lo sguardo pungente, perché ci tiene a mettere in chiaro da subito, qualsiasi sia l’avversario, che non si lascerà mordere da nessuno, che attaccherà così ferocemente da farsi bollire il sangue dentro le fottute vene; gli piace farlo ed è facile, perché in campo sono tutti uguali e perché, semplicemente, la vita vera sta da tutt’altra parte e quindi può permettersi, almeno per novanta minuti, di cambiare un po’, di inventarsi una parte.
#39 - Fato.
Nonostante le scelte diverse e il dubbio paralizzante e le paure sciocche, ogni volta gli basta averlo di nuovo davanti, occhi negli occhi, per dimenticare tutto, per capire che non basta l’accanimento del mondo per renderli meno vicini, per tagliare via quello che è stato, per separarli davvero; perché le loro strade, per quanto tortuose e lunghe e distanti, finiscono sempre per intersecarsi in un punto qualsiasi, quasi il destino fosse più forte della realtà dei fatti e volesse dare loro la possibilità di avere ancora un po’ di tutto questo, di costruire qualche altro ricordo, di essere ragazzini per sempre; e loro lo ringraziano come possono, annullando le distanze e tornando unotra baci e carezze per il tempo che è loro concesso.
#40 - Labbra.
Quando sente le sue labbra buone, morbide, curvarsi contro le proprie in un sorriso, Sergio si sente sciogliere un po’, e gli accarezza le guance con le punte dei pollici, quasi non lo credesse davvero lì, schiacciato contro di lui in un fottuto bagno d’aereoporto; il bacio che si scambiano è pigro, languido, dolce, e Fernando si tende tutto, le mani che si perdono tra i suo capelli sempre più lunghi, piccoli versi soddisfatti che si infrangono direttamente tra le loro lingue quando con le anche inizia a strusciarsi piano contro di lui; Sergio sorride, affondando il viso nel suo collo morbido e succhiando piano la pelle salata, godendo del suo sapore noto, del brivido che riesce a strappargli, del Portami a casa pigolato direttamente contro il suo orecchio, al quale risponde semplicemente con un Bentornato.
#41 - Pensiero.
Gli sembra che siano passati secoli dall’ultima notte in cui hanno dormito insieme, schiacciati l’uno contro l’altro sul suo letto, le gambe intrecciate e le teste tanto vicine da sentire i capelli dell’altro pizzicare sulle guance, una coperta divisa in due e la luce del televisore ad illuminare la stanza; ci pensa e ci ripensa, a quando sia stata l’ultima volta, ma proprio non riesce a ricordare, fino a quando Fernando non si solleva per posargli un bacio umido sulla fronte aggrottata, sussurrando Stai pensando troppo, mi disturbi direttamente sulla sua pelle, che lo fa ridere e gli toglie dalla testa qualsiasi altro pensiero che non comprenda un Okay, okay, va bene anche così.
#42 - Ritorno.
“Si vede che è tornato, ” gli sussurra Iker alle spalle, accarezzandogli con noncuranza i fianchi, un sorriso ad increspargli le labbra mentre lo guarda e lo vede semplicemente felice; Sergio ride, appoggiandosi un po’ contro di lui, e dice “Sì, anche se per poco basta comunque, no?”, mugugnando poi soddisfatto quando quello gli stampa un bacio alla base del collo, il suo Sono felice per te che si spegne contro la spalla sudata.
#43 - Ferita.
Quando Fernando gli ha detto di volergli presentare qualcuno, Sergio non aveva affatto capito che si riferisse a lei, quasi fosse scontato non vederla mai e poi mai, evitarla per sempre e fingere che non esistesse; ora che invece la tiene tra le braccia, lei che è piccolissima e dolce e morbida e Dio, così fottutamente bella mentre ride e prova ad afferrargli i capelli, tutto è decisamente diverso, migliore, e sente il cuore farsi piccolo piccolo, gli occhi pungere come non mai (famalefamalefamale) e vorrebbe morire, perché gli è bastato un attimo per innamorarsene, per cedere ogni riserva e lasciare il suo cuore libero di essere strizzato da quelle manine minuscole e paffute, per innamorarsi di lei che più di tutto e tutti gli ha rubato la felicità e l’amore, lei che è sangue del sangue di Fernando e lo terrà legato a sé per sempre, lei che non potra mai essere anche sua.
#44 - Confine.
Non è facile per Sergio mettersi dei paletti, porsi dei limiti precisi, perché quando lo fa gli pare di non vivere abbastanza, di perdere qualcosa di importante, di dimenticare pezzi per strada; è per questo che a volte pensa che siano stati i confini troppo sfumati tra ciò che è lecito e ciò che non lo è ad avergli portato via Fernando, e non può fare a meno di biasimare se stesso per non essersene accorto in tempo.
#45 - Furore.
L’unico posto in cui non ha bisogno di limitarsi e contenersi è il campo: lì Sergio può lasciar esplodere ogni brutto pensiero, ogni sentimento, ogni emozione troppo colorata e troppo calda per essere trattenuta ancora in circolo, e nessuno può impedirglielo, nessuno può togliergli le ali e nessuno può calmare il suo cuore impazzito, perché per novanta minuti ci sono solo lui e gli spettri che deve combattere.
#46 - Volto.
Quando si guarda allo specchio, a volte gli pare che il suo viso racconti poco o niente della sua storia: non ci sono cicatrici evidenti che dimostrino quanto ha combattuto, non ci sono rughe marcate che dimostrino quante preoccupazioni gli siano gravate sulle spalle, non c’è un’espressione che dimostri attraverso quante prove è passato per arrivare a quel punto della sua vita, e questo lo lascia interdetto, quasi lo ferisce; ed è per questo che in quei momenti, senza rendersene conto, passa allo specchio minuti preziosi a fare millemila smorfie diverse, cercando in ciascuna di esse una luce nuova, un colore noto: cerca la sua ideantità, il suo racconto personale, che a quanto pare si diverte a nascondersi.
#47 - Candore.
Quando tiene Nora in braccio, seduto sul divano dei genitori della piccola, il sole d’estate che picchia alla finesta e Fernando che sussurra qualcosa all’orecchio di Olalla a qualche centimetro da lui, mentre lei ridacchia delizata accarezzandogli il braccio (stronzostronzostronzo), si sforza di pensare che va bene anche così, che può funzionare anche così, perché ha la bambina più bella e più pura del mondo che gli sorride tra le braccia, che gli succhia un police guardandolo da sotto in su con quegli occhi enormi e giocosi, piccoli versetti bavosi che si infrangono sulla sua pelle, e non c’è niente che possa intaccare il candore di quella creatura, neanche la sua sporcizia, i suoi segreti, quello che divide con suo padre; non c’è niente che possa deconcentrarlo dall’ammirarla ancora e ancora e ancora, come se fosse una piccola opera d’arte in movimento, niente che gli possa impedire di baciare le sue guanciotte morbide e sentire il suo profumo di latte e di buono, neanche la consapevolezza di essere di troppo in un quadro familiare che urla perfezione da ogni poro.
#48 - Vino.
Quando la sera stessa Fernando si presenta sulla sua porta, lo sguardo basso e una bottiglia di vino in mano, Sergio non dice niente, perché ancora una volta si rende conto di non averne il diritto, perché in realtà non ha niente da dire, non quando i gesti sono così eloquenti; semplicemente si fa da parte, lasciandolo entrare, e sospira quando quello, una volta chiusa la porta, lo schiaccia contro il muro, mordendogli il collo con forza e sussurrando Scusa, scusa, scusa contro la sua pelle, neanche stesse chiedendo la salvezza eterna.
#49 - Incisione.
Si passano l’un l’altro la bottiglia, bevendo direttamente da essa, le labbra che si arrossano mentre stanno immobili, guardandosi come se il mondo stesse per scomparire e quella fosse la loro ultima, fottutissima volta insieme; poi, come la bottiglia si svuota e cade sul pavimento, si gettano l’uno contro l’altro in sincrono, mani febbrili che spogliano di abiti inutili, unghie che graffiano la pelle con forza, andando oltre la carne e piantandosi direttamente nelle ossa mentre le loro bocche si cercano e si trovano e si abbandonano di nuovo, tutto insieme: quando finalmente si spogliano e riesce a entrare in lui, un gemito strangolato di dolore contro il collo che gli si pianta nella testa come un chiodo, non c’è niente di dolce o di calmo o di buono nei loro movimenti, solo la necessità di spolparsi fino alla fine, di incidersi dentro l'un l'altro per non dimenticare, per ricordare sempre come davvero funzionano le cose nel loro mondo.
#50 - Lanterna.
Fernando gli si addormenta addosso, ancora nudo e sudato, una gamba in mezzo alle sue e un braccio mollemente appoggiato al suo stomaco; Sergio lo guarda, gli scosta i capelli dalla fronte e pensa che ormai sono oltre tutto, oltre le provocazioni e le ferite e le gioie normali, oltre la semplice dimensione di possible o impossibile, perché hanno scelto di stare insieme nonostante tutto, nonostante sia difficile tenersi vicini senza farsi male (senza fare male a chi sta loro intorno), nonostante le rinunce e gli scazzi e la lontananza, nonostante non ci sia una sola fottuta luce a illuminare per loro queal’è la strada giusta attraverso cui proseguire; sono solo loro, e sembra banale, ma non c’è niente che conti allo stesso modo, niente che basti come basta quella consapevolezza, e quindi chiude gli occhi, godendosi l’ennesimo momento che sono riusciti a strappare al tempo.