Titolo: Pure Whitin
Fandom: Supernatural
Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Chastity
Parte: Ambientata alla fine del terzo episodio della quinta serie di Supernatural, Free to Be You and Me. Non penso comunque che ci siano spoiler enormi (a parte, ovviamente, la presenza di Castiel), ma nel dubbio non leggete, non voglio essere picchiata e non voglio rovinare niente
Rating: PG (stranamente)
Warning: Mini-spoiler. E crack
Pairing: Nessuno, a meno che non siate molto molto molto fantasiosi e volete vederci un qualcosa di Dean/Castiel...ma è difficile e non voluto
Conteggio Parole: 1053
Riassunto: Castiel era troppo buono con lui, lo ammetteva candidamente a se stesso. Ed ecco il risultato.
Era in momenti come questi che Castiel si chiedeva se era stata poi una buona idea rimanere coi Winchester. O meglio, continuare a fidarsi di Dean Winchester.
Avrebbe dovuto opporsi da subito a quella sua assurda idea, da quando gli aveva detto qual'era il suo obiettivo ultimo. Ma Castiel era troppo buono con lui, lo ammetteva candidamente a se stesso. Ed ecco il risultato.
"Tieni questo." Dean gli allungò un mazzetto di banconote, con le quali non aveva ben capito cos'avrebbe dovuto fare. A dire il vero non lo stava nemmeno ascoltando - era un po', anzi, parecchio preoccupato dal...vestito della ragazza - come aveva detto di chiamarsi? Ah già, Chastity - e da quel che lasciava mostrare. Cielo, quello era un luogo di perdizione con la L maiuscola, come aveva potuto infilarsi lì?
"Cas?" lo richiamò brevemente Dean, prima di cominciare a elencare le cose che avrebbe dovuto/non avrebbe dovuto fare velocemente, senza lasciargli il tempo per nemmeno una delle come minimo trecento domande che aveva in testa. Menù? Arrivare al punto? Carta di credito? Più Dean parlava, più lo confondeva. Non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca, che la ragazza gli prese il polso e lo trascinò in uno corridoietto rosso pieno di drappi - e con un odore inquietante che non aveva idea di che cosa fosse, e nemmeno voleva venirlo a sapere - e di porticine chiuse ermeticamente. Prima che se ne potesse rendere conto la ragazza lo fece entrare in uno di essi con una forza che non riusciva a capire da dove uscisse, dato che era abbastanza...evidente che il suo corpo non era muscoloso, e si voltò verso il punto in cui fino a poco prima c'era Dean, senza trovare nessuno.
Dov'era finito?
Quel ragazzo aveva bisogno di un profondo esame di coscienza e di una confessione ponderata. E una penitenza coi fiocchi, perché evidentemente nemmeno avere un angelo al suo fianco lo tratteneva.
"Siediti, carino." invitò la ragazza spingendolo su una sedia sgangherata, e Castiel biascicò un debole "grazie" prima che le mani della ragazza cominciassero a togliergli l'impermeabile e slacciargli la cravatta. Non era suo compito prendere l'iniziativa, di solito, ma quel tipo aveva un grosso punto interrogativo sul viso e la scritta "Ora cosa dovrei fare?" sulla faccia.
Sembrava un povero angioletto sperduto, considerò senza poter immaginare quanto ci era andata vicina.
"Vedrai che ci divertiremo..." continuò, accarezzandogli il petto attraverso la camicia e mozzandogli il fiato. Oh no. Oh NO.
Dean. Dean. Dov'era Dean? Sentì il fiato farsi corto mentre la cravatta finiva a terra, le carezze si facevano più insistenti. Perché si era lasciato convincere, e come poteva andarsene ora? Lui aveva salvato Dean dall'inferno, toccava a lui salvarlo, ora!
"Rilassati...Cas." ridacchiò la ragazza sedendosi sulle sue gambe, estremamente divertita dal suo modo di fare che probabilmente associava all'eccitazione tipica degli umani in tali situazioni e non al terrore puro che Castiel provava in quel momento. Si sistemò meglio sulle sue gambe, stupita di non sentire niente che potesse far pensare a dell'eccitazione...lo guardò negli occhi con lo sguardo più sensuale che le riusciva e...
"Non è colpa tua."
"C...cosa?"
Se c'era un minimo di atmosfera, alla costruzione della quale quel tizio non stava assolutamente contribuendo, si era distrutta in quel preciso istante. Chastity indietreggiò togliendosi velocemente dalle sue gambe, certa di aver capito male. "Che cosa?" chiese scrutando il viso semi-terrorizzato di quello strano tipo: "Che...hai detto?"
"Ho detto che non è colpa tua, se tuo padre è scappato. E' solo perché odiava il suo lavoro." disse candidamente, come se fosse normale che lui sapesse ciò, come se si conoscessero da tempo. Le sorrise timidamente contento che la situazione fosse finalmente cambiata e di aver instuarato un dialogo con quella ragazza, finché...
"Vattene via, VATTENE! BASTARDO!"
In men che non si dica e senza nemmeno accorgersi di come avesse potuto fare la ragazza lo spinse fuori dalla stanzetta, senza nemmeno dargli il tempo di sistemarsi un secondo. Ma che cavolo era successo? Aprì la bocca per protestare, per dire che non voleva sconvolgerla - il suo compito era quello di confortarla, non il contrario! - ma urlava troppo forte e lui era troppo confuso per riuscire a fare qualcosa di sensato e impegnato a proteggersi il viso per non essere colpito dal mazzo di soldi che Dean gli aveva messo tra le mani. Si limitò a guardarla con la bocca mezz'aperta e a sopportare gli sguardi perplessi e preoccupati delle persone ora nel corridoio. Troppe persone in quel corridoio, ma quanti peccatori c'erano...
"Cas?"
Ah, ecco il suo preferito.
Osservò Dean venire verso di lui, appiattirsi contro il muro mentre la ragazza gli urlava contro insulti non meglio definiti e scappava via piangendo, lasciando tutti - Castiel compreso - decisamente perplessi. Ma cosa aveva fatto di sbagliato? "Cas!" esclamò Dean avvicinandosi a lui: "Ma che diavolo hai fatto!?"
"Io...non lo so." rispose confuso, e gli spiegò brevemente quello che era successo aspettandosi perplessità anche da parte del proprio...insomma, di Dean, che invece sospirò e alzò gli occhi al cielo come se avesse a che fare con un bambino di cinque anni. "Oh, Castiel!" esclamò: "Questa intera industria si basa su padri assenti! E' l'ordine naturale delle cose!"
"Ma..." balbettò lui ancora confuso, prima di notare due energumeni che venivano verso di loro con aria minacciosa. Oh no...ma che aveva fatto di male?
"Andiamocene di qui." sibilò Dean tirandolo con sé fuori verso la porta di servizio. Cielo, era tutto troppo imbarazzante, troppo strano per lui...se solo gli avessero detto che sarebbe successa una cosa del genere, che lui si sarebbe ritrovato in un locale di quel tipo...
Impossibile.
Guardò Dean piegato in due dal ridere sulle sue ginocchia: "Oh Dio, che divertimento..." biascicò il ragazzo senza fiato. Sembrava decisamente contento, anzi, quasi rinvigorito.
"Cosa ci trovi di 'divertente'?" chiese confuso, e l'altro scosse il capo.
"Oh, niente..." si alzò, e gli diede una pacca sulla spalla: "Era tanto tempo che non ridevo così." disse divertito, passandosi una mano sulla bocca mentre si avvicinavano alla macchina. Sembrò rifletterci su: "Erano anni che non ridevo così." si corresse sorridendogli, e anche Castiel nonostante tutto non riuscì a trattenersi dal ricambiare il sorriso.
Beh, almeno una cosa buona l'aveva combinata, alla fine.