[Mitologia Greca] Your hands are cold

Mar 13, 2010 17:13

Titolo: Your hands are cold.
Fandom: Mitologia Greca
Pgs: Deimos/Thanatos
Parti: One Shot
Rating: Verde
Warnings: None whatsoever. Un po’ di dolce e sano angst
Note: Scritta per il Meme della Quaresima - III settimana indetto da michiru_kaiou7 con il prompt “Preghiera”. Le altre due fic per il suddetto Meme sono rintracciabili sul mio LJ. Enjoy!


L’uomo respirò a fondo l’aria tersa, camminando rapidamente verso la sommità della collina. L’alba iniziava a rischiare il cielo, inondandolo di striature violacee. Deimos sorrise appena, scuotendo lentamente la testa, prima di fermarsi accanto alla figura seduta fra l’erba alta.

“Non credevo fosse tua abitudine guardare l’alba sorgere.” Sussurrò, in modo tanto lieve da risultare poco udibile per non rovinare l’atmosfera.

Le nuvole si inseguivano pigramente, cambiando colore e sfumando man mano che il cielo si rischiarava, diventando infine rosato. Il sole ancora non era sorto, Apollo ancora non aveva tirato fuori il proprio carro. Deimos si lasciò cadere accanto all’altro con un piccolo sospiro soddisfatto, le mani che si aggrappavano ai tenui fili d’erba come per trovarvi sostegno.

Thanatos si sporse in avanti, posando le braccia sulle ginocchia sollevate, come volesse studiare il mutamento delle sfumature sulla volta celeste prima che tutto si uniformasse in grigio o in azzurro. Rimase in silenzio a lungo, gli occhi che non si scostavano da un punto fisso sull’orizzonte.

Deimos lo vide sorridere, un sorriso appena accennato e molto pacifico, rilassato. La sua voce lo sorprese quando spezzò il silenzio, tanto era pacata.

“Ogni tanto mi serve un momento per ricordarmi che tutto questo andrebbe avanti anche senza di me.” Lo udì mormorare, come se fosse un pensiero dal quale trarre consolazione.

Si ritrovò a sorridere a propria volta, incredulo.

“Ed io che ero venuto qui a chiederti di trovare un modo per aiutarmi.”

Thanatos lo guardò con la coda dell’occhio per un breve istante, poi tornò a focalizzare la propria attenzione su quel medesimo punto all’orizzonte.

Phobos era venuto a fargli visita, ma questo non glielo avrebbe mai detto. Phobos era venuto da lui furente, affermando che Deimos si era stancato. Quella vita, quell’eternità  lo aveva stancato e sarebbe andato da lui presto o tardi per chiedergli se sarebbe stato possibile porvi una fine. Da lui, la Morte. Thanatos si era limitato a guardarlo e aveva evitato di rispondere. Cos’avrebbe potuto uccidere un dio? Neanche lui lo sapeva. Forse Zeus, ma lui… Per ironia della sorte, la Morte non aveva idea di come si facesse ad uccidere un dio. O a liberarlo dal proprio fardello.

“Cosa vuoi da me, tu che istighi la Paura e che non ne conosci l’effetto?”

Deimos rise appena, mentre l’aria si tingeva d’oro.

“Io voglio smettere di essere la paura. Voglio smettere di incuterne a coloro che incontro, voglio smettere di essere immortale. E’ tanto da chiedere?”

“Tuo fratello ne soffrirebbe. Cosa ti porterebbe l’essere mortale?”

“Phobos… Phobos non comprende. Per lui essere il terrore e la fuga è tutto, è il suo mondo. Come potrei biasimarlo? Nostro padre ci ha creati per questo. Chi spaventerebbe i soldati nemici in battaglia? Chi popolerebbe le loro notti con incubi ed i loro giorni con visioni orrende, se non noi? Viene lasciato a noi il lavoro sporco, Thanatos. Almeno tu… sai essere clemente. Io voglio smettere.”

Thanatos chiuse gli occhi, reclinando il capo di lato ed appoggiandolo alle braccia. Gli uccelli iniziavano a cinguettare nel folto dei boschi ed il mormorio del ruscello a valle si faceva più udibile. Era tutta quella vita che continuava a punzecchiarlo da ogni dove eppure lui non si era mai stancato di essere quel che era. Come si poteva essere saturi della propria mitica essenza?

“Neanch’io ti comprendo, Deimos. Perché fuggi ciò che sei? Non è forse splendido, nonostante tutto? Pregare me non serve, mi dispiace. Forse Zeus potrebbe aiutarti, ma non di certo io.”

La mano che posò sulla sua spalla era tremendamente fredda, quasi quanto la brezza che iniziava a spirare da nord. Deimos sospirò e poi sollevò gli occhi al cielo, ora che il sole andava facendo capolino dall’orizzonte.
“Non c’è dunque fine alla paura?” mormorò, senza aspettarsi alcuna risposta sensata dalla morte che gli era accanto mentre l’alba andava sfumando nelle ore piene del giorno.

autore: iachi, fanfiction, mitologia (varie)

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