Titolo: Damnation is on your lips
Fandom: Cruel Intentions
Personaggi/Pairing (s): Sebastian Valmont/Kathryn Merteuil
Rating:NC17
Avvertimenti: Lemon, Linguaggio esplicito, One-shot, tematiche delicate
Genere: Introspettivo, Romantico, Erotico
Riassunto: “Si ama solo ciò che non si possiede del tutto” (M. Proust)
Note iniziali:
-la fic è ambientata poco prima dell’inizio del film.
-sono presenti accenni sulla dottoressa con cui il protagonista ha un colloquio a inizio storia, e su Blaine, amico omosessuale di Sebastian.
-si cita la GHB: (da Wikipedia) La GHB ("droga da stupro”), di uso comune nei rave party, induce una sensazione di benessere, rilassatezza, aumento della sensazione tattile, spigliatezza ed anche un aumento del desiderio sessuale. (…) Il mattino dopo l'assunzione, si avranno gli effetti di un dopo sbronza, con senso di vertigine, nausea, confusione mentale e la quasi totale assenza di ricordi che riguardano il periodo d'effetto della droga stessa.
- Sebastian e Kathryn sono fratellastri acquisiti, non hanno alcun legame di sangue.
A inizio film viene detto chiaramente che sono figli di genitori diversi,che poi si sono sposati tra loro.
Sebastian: “E’ ancora a Bali quella vampira succhia soldi di tua madre?”
Kathryn: “Sì, e sospetta che quell'impotente di tuo padre si sbatta la cameriera”
Non hanno un genitore in comune, o avrebbero detto “nostro/a padre/madre”.
Ergo, il pairing non è incestuoso.
Credits: il titolo prende spunto da un verso di una canzone dei Killswitch Engage, “My last serenade”, e significa “La dannazione è sulle tue labbra”.
“Si ama solo ciò che non si possiede del tutto”
M. Proust
Bisbligli confusi, passi strascicati.
Sebastian alzò gli occhi e fermò la penna con cui stava scrivendo sul suo diario, prestando più attenzione a quei rumori.
Risatine, fruscii, suoni umidi provenivano dal corridoio.
Scosse la testa mentre un sorrisetto gli increspava le labbra: Kathryn doveva essere rientrata.
Approfittava sempre dell’assenza dei genitori per darsi alla pazza gioia.
Di solito organizzava festini dove l’alcol e le droghe non mancavano mai, altre volte invece preferiva incontri molto intimi con pochi invitati.
In quelle notti lui e la sorellastra erano sempre i protagonisti.
Re e Reginetta della festa, sceglievano i migliori obiettivi delle loro tante scommesse di seduzione e, come su una scacchiera, muovevano a turno le pedine.
Giocavano raggirando conoscenti, amici, servitù.
Tutto era volto a un unico obiettivo: vincere accaparrandosi quanto più piacere potessero.
Kathryn era una maestra: pareva nata per l’unico scopo di fingersi la ragazza modello.
Una puttana totalmente devota alla finzione.
Scribacchiò velocemente Sebastian accanto a una delle foto di Kathryn che custodiva gelosamente nel suo diario.
Sorrideva, si mostrava gentile e premurosa verso le amiche, rivelandosi poi una vera serpe quando le tradiva corrompendo il corpo e la mente dei loro fidanzati.
E riusciva sempre a farla franca, ad ottenere ciò che voleva senza pagarne le conseguenze.
Non conosceva pudore né pietà, né rimorso per tutto ciò che faceva. Sbeffeggiava qualunque sentimento umano che lei considerasse debole, e faceva leva su ciò per raggiungere i propri scopi. Sebastian l’aveva da sempre ammirata per quei suoi modi arrivisti, freddi e allo stesso tempo terribilmente sensuali.
La osservava sempre, tentando di imitandone le mosse ma, complice il suo carattere troppo impaziente e forse anche la sua natura di uomo, commetteva spesso degli errori tanto che la sua fama di sciupafemmine si era diffusa non solo tra gli studenti del college che lui e Kathryn frequentavano,ma anche tra i figli della Manhattan bene.
Infine lo stesso Valmont senior era venuto a sapere dei vizietti poco casti del figlio e in qualche modo aveva dovuto salvare le apparenze; così aveva chiesto a una famosa psicologa sua conoscente di occuparsi di suo figlio.
Di malavoglia Sebastian aveva dovuto obbedire e sottoporsi a quelle seccanti sedute le quali -la dottoressa ne era convinta- lo avrebbe liberato dalla sua ossessione per il sesso.
Povera illusa.
Kathryn aveva riso sonoramente di fronte a quel fallimento del fratellastro, prendendosi gioco di lui e della sua ingenuità.
Così era partita l’ennesima scommessa: Sebastian avrebbe dovuto portare alla rovina la reputazione della dottoressa. E ci stava riuscendo: ne aveva circuito la figlia ed era riuscito a scattarle foto piuttosto compromettenti.
Kathryn sarebbe stata fiera di lui.
“Kathryn, questo è Sebastian Valmont.”
“Sebastian, la tua futura sorella, Kathryn Merteuil”
Quando i loro rispettivi genitori li avevano presentati, avevano entrambi solamente sedici anni.
Sebastian era ancora un ragazzino imberbe e dal fisico efebico, mentre Kathryn, formosa e nel fiore della sua bellezza, era già donna.
I capelli castani le ricadevano in onde eleganti sulle spalle magre, gli occhi castano-verdi osservavano Sebastian con curiosità e qualcosa d’altro che il ragazzo non riusciva a decifrare.
Ne era rimasto affascinato fin da subito.
Con uno dei suoi migliori sorrisi, Kathryn aveva inclinato appena il capo.
“Piacere di conoscerti, Sebastian”
Per tutto il pomeriggio, per fare conoscenza, erano stati costretti a stare in compagnia dei genitori nella grande tenuta dei Valmont. Kathryn, anche ella di sangue nobile come Sebastian, aveva ricevuto un’ottima istruzione in tutte le materie, dalla filosofia, alla storia, alla musica. Con la pacatezza e i modi d’altri tempi, sotto lo sguardo compiaciuto dei genitori, avevano preso a chiacchierare amabilmente, sorseggiando un tè in salotto.
Kathryn sorrideva, sembrava divertita e perfino colpita da quanto Sebastian fosse in grado di sostenere una conversazione alla pari.
“Anche tu frequenterai il mio liceo, Sebastian? Lo spero tanto. Sai la media scolastica sta decisamente crollando a causa di alcuni individui davvero indecenti. Non per vantarmi, sia chiaro, ma in quanto rappresentante del Comitato Studenti, mi sembra ovvio cercare di prendere sotto la mia ala quante più persone rispettabili possibile. Il comportamento di gran parte della mia classe è così riprovevole…”
Quanto marciume dietro tutto quello splendore.
C’era qualcosa di strano in lei.
Nonostante quel tono affettato e modesto, i modi gentili, il dialogo garbato che stava sostenendo, gli pareva di cogliere una sottile freddezza nei suoi occhi.
E quando, per la prima volta messi a confronto e in rivalità tra loro in un’esibizione al pianoforte, Sebastian ebbe la prima prova che Kathryn non era ciò che sembrava.
Era stato nettamente superiore a lei in quanto a virtuosismo musicale: le lezioni a cui suo padre lo aveva costretto fin da bambino si erano poi mutate in passione una volta raggiunta l’adolescenza. Per questo era stato semplice surclassare Kathryn, che nonostante l’innegabile bravura, tradiva una certa rigidità nell’improvvisazione.
La ragazzina lo aveva guardato da sotto in su, sulle labbra una smorfia ben poco simile ad un sorriso.
“Complimenti, Valmont”
Gli aveva stretto la mano con forza, e mentre la fissava Sebastian colse inequivocabilmente una scintilla di astio negli occhi di lei. Quasi ne fu spaventato.
Quella perfezione era semplicemente troppa per non nascondere i segreti più sporchi.
Segreti che Sebastian era venuto a sapere in breve tempo.
Non sapeva se fosse per una sua naturale inclinazione ai piaceri carnali, se per una semplice curiosità adolescenziale dovuta alla tempesta ormonale o cos’altro Sebastian in pochi anni aveva abbracciato i vizi di molti suoi compagni di classe. Proprio le persone che con tanto finto disdegno Kathryn aveva disprezzato nei suoi discorsi di fronte ai genitori e a Sebastian.
Il ragazzo aveva fatto presto a entrare nel giro dei rave party che si tenevano nelle ville più lussuose dei figli di papà come lui. In breve Blaine, uno di questi, era diventato il suo migliore amico. Spigliato, chiassoso, dichiaratamente omosessuale, sarcastico e spudorato, si era guadagnato fin da subito la simpatia e il rispetto di Sebastian.
Blaine sbeffeggiava chiunque non gli andasse a genio, riuscendo però a mantenersi in buoni rapporti con tutti.
Come Kathryn, ma allora Sebastian non poteva saperlo, era decisamente bravo a fingere.
“Devi fingere di essere una checca impazzita, per metterlo in culo a tutti quanti” gli diceva spesso Blaine.
Ed era così.
Con la sua semplicità ed autoironia, Blaine riusciva a conquistare chiunque.
Sebastian lo aveva visto pomiciare perfino con convintissimi eterosessuali.
“Club di scambisti, eh, Blaine?”
“Non sei nessuno a Manhattan se non hai fatto un’esperienza simile almeno una volta”
“Sono già conosciuto come uno dei più desiderati rampolli della città…” si era vantato Sebastian.
“…ma te la sei fatta solo con quelle sciacquette della tua classe” lo aveva provocato Blaine.
“In quanto a donne mature, sexy e disinibite…”
“In questo caso mi unirò a te” lo aveva interrotto Sebastian con un sorriso furbetto, improvvisamente molto più interessato da quell’offerta.
Da quando Blaine e gli altri amici lo avevano iniziato ai piaceri del sesso, gli era diventato impossibile resistere alla prospettiva di conquistare qualunque bella ragazza gli capitasse a tiro. Peccato che spesso la facilità con cui portava a termine quegli incontri e la piattezza del carattere delle sue compagne lo deprimessero non poco. L’idea di avere rapporti con donne mature, sconosciute, proibite lo attizzava parecchio.
“E tu, Blaine, perché ci tieni tanto ad andare?”
“Il capitano della squadra di football, Jason, ricordi? Lo scorso venerdì sera me lo sono fatto”
“No! Non ci credo! Ahaha!”
“…e mi ha chiesto di vederci ancora! Mi toccherà sopportare anche la presenza di una donna, però” aveva sospirato Blaine, annoiato. “E’ convinto di aver rimasto ancora un briciolo di eterosessualità, poverino, e voglio lasciargli questa illusione”
Sebastian aveva rivolto all’amico un ghigno complice, ed erano andati.
Grazie a qualche mazzetta sottobanco all’entrata, nessuno aveva protestato sul fatto che entrambi avessero solo diciotto anni.
Blaine lo aveva salutato, scegliendo la prima stanza, dove sapeva attenderlo Jason, mentre Sebastian aveva bussato a una porta senza chiave, chiusa e quindi già occupata: lo eccitava il pensiero di poter avere un menage a trois con qualcuno. Era una cosa che non aveva mai provato.
Venne ad aprirgli un uomo, mascherato come tutti quanti lì dentro, e già completamente nudo.
“Parola d’ordine?”
“Cupiditas” aveva scandito prontamente il giovane.
Con un gesto, l’uomo lo aveva invitato ad entrare e si era seduto sul letto.
Il silenzio palpitante della camera era quasi sensuale, e alla luce fievole delle candele che rischiaravano l’ambiente Sebastian posò lo sguardo sul corpo di donna più bello che avesse mai visto.
Si tolse in fretta la camicia e si avvicinò, già eccitato.
Le forme morbide del corpo giovane e snello, il seno prosperoso e le spalle erano coperti soltanto da una vestaglia di seta bianca.
Terribilmente sensuale, quella sua posa distratta ed elegante.
Ma c’era qualcosa di famigliare in quella donna.
Che la conoscesse?
Si era avvicinato a lei e le aveva alzato il viso tra il pollice e l’indice, facendo incontrare i loro volti, coperti da anonime maschere bianche.
E in quel momento la comprensione lo aveva colpito con la forza di un pugno.
“K-Kathryn?!”
La ragazza si era irrigidita e allontanata in fretta da lui.
Aveva sussurrato qualcosa all’orecchio del compagno, che, turbato, si era rivestito in tutta fretta ed era uscito.
Sebastian, sconvolto, si era tolto la maschera e così aveva fatto Kathryn.
Impossibile…
“Tu!”
Era troppo per essere vero.
“Cazzo!” sbottò la ragazza, passandosi una mano tra i capelli.
Era troppo sconvolto dalla sua presenza lì, che nemmeno si prese il disturbo di scandalizzarsi di fronte all’ennesima rivelazione: Kathryn sa imprecare. Kathryn ha appena imprecato.
“Io non…non posso crederci!”
Si abbottonò velocemente la camicia, mentre sentiva montare un comprensibile imbarazzo. Dopotutto erano pur sempre parenti,seppur acquisiti.
Condividevano lo stesso tetto e, nonostante non andassero propriamente d’accordo, ormai aveva imparato a considerare Kathryn come la propria sorella.
“Che diavolo ci fai qui, si può sapere?!”
Non si sarebbe mai sognato di poterla trovare lì, in quella situazione, seminuda, in un letto, già pronta a fare…
Sebastian, frena o non ne uscirai sano di mente.
“Che diavolo ci fai tu, vorrai dire! Mi hai rovinato l’incontro, aprendo quella tua boccaccia…”
Una rabbia improvvisa si era impadronita di Sebastian.
Lui non aveva fatto nulla di male!
Lei invece non aveva ostentato altro se non castità agli occhi di tutti. Lo aveva ingannato da…sempre!
“Scusa tanto, se la vergine d’oro di Manhattan si è appena rivelata essere una troia di borgata…!”
Lo schiaffo di Kathryn lo colpì con violenza in pieno viso.
“Come osi!”
Sebastian la fissò allibito.
“Va bene, basta…Ora faremo finta che non sia successo niente. Noi non ci siamo mai incontrati, qui.
Al tempo i suoi giri viziosi non erano ancora noti ad altri che non fossero i suoi più intimi amici. Non gli andava l’idea che Kathryn potesse mettere in giro delle brutte voci, in particolare coi genitori, che già si lamentavano della vita sregolata che conduceva, sperperando soldi in ogni dove.
"Sarà un segreto tra noi, ok?”
“Un segreto?”
L’attenzione di Kathryn improvvisamente si risvegliò.
Anche nella penombra della stanza, Sebastian notò con chiarezza che il suo viso si era piegato in una smorfia tra l’incredulo e l'estasiato. Un’espressione assolutamente nuova, che alla luce delle candele gli parve quasi folle.
La guardò negli occhi: non la riconobbe.
“Sì…mi piace”
Rise, un suono cristallino e realmente allegro, che non le aveva mai sentito fare prima d’allora. Si era sempre limitata a sorrisetti compassati, o risatine nascoste dietro il dorso della mano.
Kathryn gli si avvicinò di più.
“Chi sei, veramente?” chiese Sebastian in un sussurro, osservandola come la vedesse per la prima volta.
Non poteva essere lei, quella.
Lei era una vergine, una studentessa modello, la petulante paladina delle virtù morali della gioventù di Manhattan.
Kathryn, la perfetta e inarrivabile, nel suo stucchevole candore.
Scoprire il suo vero volto era uno shock.
Ma non c’era solo quello. Per la prima volta aveva guardato Kathryn con gli occhi con cui avrebbe guardato una donna.
Una splendida donna…
Non la sua sorellastra, non la ragazzina sulla quale qualche volta aveva fantasticato.
Era Kathryn Merteuil, la donna: da sedurre e da prendere.
Una conquista reale, concreta, di fronte ai suoi occhi.
“Sebastian…”
Kathryn pronunciò il suo nome con un tono così basso e intimo che il ragazzo si sentì arrossire.
E all’improvviso lei era lì, davanti a lui, le braccia pallide a circondargli la nuca, le forme piene del suo corpo, che premevano prepotenti contro quello di Sebastian.
I movimenti fluidi e sensuali con cui si era mossa non avevano niente a che fare con il portamento rigido che aveva normalmente.
Allora davvero ogni cosa in lei era stata pura apparenza e finzione?
“Vuoi sapere chi sono?”
Non si era nemmeno accorto di quanto fosse eccitato fino a quel momento, ma non gli importava.
Le labbra di lei si incurvarono in un sorriso allusivo, mentre una mano saliva a stringergli possessivamente i capelli biondi.
“Io sono…quello che gli altri non osano essere”
L’ultimo sussurro e il suo sguardo che lo fece tremare, prima del bacio.
Kathryn, nella sua verità.
Kathryn con lui, per lui.
In quel bacio capì che lei era esattamente come lui.
Sensi di colpa, vergogna, scrupoli, non esistevano affatto nel loro mondo. Solo lo svago, il divertimento, il piacere carnale, contavano realmente.
E a ferire Sebastian in quel momento c’era solo quella tremenda sensazione di poter cadere e morire -sì, morire- se si fosse allontanato dalle labbra di Kathryn.
Sebastian posò la penna, poi strappò la pagina su cui aveva scritto: non era riuscito a mettere su carta quel che avrebbe voluto davvero.
Tra le sue memorie, Kathryn occupava un posto troppo importante per essere descritto a parole, e comunque era convinto che quel loro primo bacio lo avrebbe ricordato per tutta la vita.
Era stata una sensazione troppo intensa per essere cancellata semplicemente col tempo o col sapore di altre donne.
Forse perché la bocca di Kathryn sembrava semplicemente fatta per baciare, per mordergli le labbra, per farlo morire di piacere tra le sue braccia.
Si era sentito così tanto un ragazzino inesperto quando, stordito, vagamente conscio di quel che avevano fatto, aveva aperto gli occhi e aveva visto Kathryn di fronte a sé.
Incuriosita, ma seria.
Si era sentito realmente mancare l’aria nei polmoni.
Lei era reale.
Non era un miraggio, un patetico sogno erotico.
Lei era lì.
Lei sarebbe stata la sua dannazione, già lo sapeva.
Kathryn aveva preso a sbottonargli la camicia, accarezzargli il petto nudo, muoversi in tocchi sempre più audaci, tanto che Sebastian a mala pena si era reso conto che ora erano entrambi distesi sul letto, avvinghiati strettamente l’uno all’altra.
Non riusciva a ragionare, nemmeno a capacitarsi di quel che stava succedendo, perché Kathryn sapeva esattamente come muoversi e , oh sì, dove mettere le mani, letteralmente.
“Kat-Kathryn…”
“Sì, Valmont?”
Un sussurro e un brivido sul collo.
“Non possiamo!” aveva esclamato all’improvviso, tentando con tutte le sue forze di vincere la straordinaria persuasione della sorellastra.
“Siamo…fratelli!”
“Idiozie. Sai bene che non c’è nessun legame di sangue a unirci…” fece lei, noncurante.
Era vero, ma…
“E comunque…” lei gli stava lambendo il collo con la lingua.
“Non pensavo che fossi il tipo da farti stupidi drammi morali…”
La sua mano scese più in basso, verso l’inguine del ragazzo che sussultò violentemente.
“Un playboy come te, Valmont…”
Un bacio più lungo degli altri.
“…Che si rivela un moccioso fifone…”
Ma Sebastian era ormai troppo al limite per poter seguire quel discorso.
C’era solo Kathryn, Kathryn che lo toccava, Kathryn che lo stava facendo impazzire solamente baciandolo e sfiorandolo con lentissime carezze.
“Ah…”
Era ormai nudo, ma non sentì l’imbarazzo che temeva, nemmeno quando le labbra della giovane scesero lente sul suo bacino, avvicinandosi sempre più pericolosamente al suo membro, già teso e pronto.
Kathryn si era umettata le labbra, piegando la bocca in un sorriso assurdamente perverso, e Sebastian aveva pensato che, dio, sarebbe potuto venire anche solamente guardandola.
“Kathryn…”mormorò ancora il suo nome, serrando le palpebre per impedirsi di eccitarsi di più.
Ma, all’improvviso, tutto si fermò.
Sebastian spalancò gli occhi, disorientato e ansimante.
Kathryn si era allontanata, era scesa dal letto e si era stretta nella vestaglia, guardando fuori dalla finestra, come se, incredibilmente, fosse stata attratta da qualcosa di più interessante di un bellissimo ragazzo nudo alla sua mercè.
“Cosa…?!”
“Puoi rivestirti, Valmont”affermò lei, tranquilla.
“Sei pazza! Mi hai fatto andare fuori di testa e ora mi lasci così…?!”
“Non ti ho mai promesso niente, fratellino. Pensavi davvero che mi sarei concessa a te così facilmente? Come la prima puttana da portarsi a letto?”
Kathryn aveva piegato la testa di lato, inarcando un sopracciglio, quasi fosse realmente incuriosita.
Sebastian non sapeva cosa rispondere. Boccheggiava, tentando di riprendere fiato e sangue al cervello.
“P-Perché…perché tutto questo?!” chiese infine, stremato, rassegnatosi a non capire.
Kathryn si avvicinò, pericolosa e ipnotica nel suo ancheggiare.
Avvicinò la bocca a quella del ragazzo e scandì: “Perché mi diverte”
Il suo sorriso era veleno intinto di ambrosia.
Sebastian chiuse gli occhi e le pagine del diario, immerso nei ricordi. Non aveva mai potuto averla, mai completamente. Lei gli prometteva sempre il paradiso, con gesti e parole, per poi lasciarlo ansante e fremente su un letto, a morire di impaziente desiderio.
Ripose il diario al sicuro e sospirò, appoggiando gli occhiali sulla scrivania.
Eppure ci aveva provato a liberarsi di quella dipendeza distruttiva da lei.
Ci aveva provato in ogni letto, in ogni corpo di donna, senza mai riuscirci.
In quel momento, la porta della camera si spalancò di botto e due bellissime more entrarono rumorosamente.
Kathryn aveva il suo solito sorriso satanico, senza un capello fuori posto, mentre l’altra ragazza,completamente stravolta, si reggeva a lei con fatica.
“Buonasera, ragazze”
Ha scelto una donna…
Non lo faceva spesso.
Aveva una netta preferenza per gli uomini, ma capitava che volte voleva togliersi lo sfizio con del sesso saffico, o semplicemente usarlo come mezzo per rovinare la malcapitata, diffondendo in seguito informazioni dettagliate e foto compromettenti.
“Fratellino!” esclamò Kathryn a voce troppo alta.
“Salve, Sebastian!”
La sconosciuta si avvinghiò a lui, salutandolo con un bacio a stampo sulle labbra, per poi crollare sul letto con una risatina isterica.
Non ci voleva molto per capire quanto fosse fatta.
“Tra poche ore sarà il tuo compleanno e non stai nemmeno festeggiando come si deve…” lo rimproverò Kathryn, abbracciandolo con un insolito calore, anche per lei che fingeva continuamente davanti a tutti.
Doveva anche essere anche lei su di giri per aver preso qualcosa.
Il ragazzo arricciò il naso, inspirando l’odore familiare nei suoi capelli: marijuana.
“Pensavo di uscire più tardi, Blaine mi ha organizzato una festa. Ma tu pensavi di movimentarmi la serata accompagnata dalla tua amichetta?” chiese, divertito.
“In questo caso posso mandare Blaine al diavolo…”
Provò a strapparle un bacio a tradimento, ma lei lo rimise al suo posto con un’occhiata e una smorfia furba.
“Niente affatto, Valmont. Lei è mia”
Riusciva sempre a rimanere in sé, controllata in ogni gesto.
Faceva parte di quella sensualità fredda che la ragazza non aveva mai perso da che Sebastian la conosceva, e che le aveva sempre invidiato.
Manteneva sempre salde le apparenze, non perdeva mai il controllo, nemmeno nel sesso. Astuta, manipolatrice e sempre lucida nel mettere in atto i suoi subdoli piani, lo era anche nel momento stesso in cui li portava a termine.
Il potere che esercitava su chiunque col suo carisma e il modo in cui perfettamente e instancabilmente recitava ogni giorno davanti a tutti non avrebbe mai finito di stupire Sebastian.
A volte perfino lui avrebbe potuto credere ancora a quelle menzogne.
Anche se dopo la “rivelazione” di Kathryn, anni prima, aveva aperto gli occhi e, conoscendola per come fosse veramente, riusciva a notare quei sottintesi, quelle cose non dette attraverso brevi lampi d’espressione o toni particolari nelle parole della ragazza: il suo odio per le cose banali, per tutti coloro che non avevano abbastanza cervello, coraggio o classe per agire come lei agiva; la sua insoddisfazione nel dover sopportare la stupidità dei suoi amanti; l’insofferenza verso la noia che nonostante la sua vita piena, lussuosa e appagante, non mancava di soffocarla cronicamente.
“Quando inizia la festa?” chiese -urlò- la sconosciuta, rotolandosi nel letto di Sebastian.
“Ho voglia di sesso!”
Sebastian e Kathryn scoppiarono a ridere all’unisono.
Come sospettava, la ragazza doveva essere parecchio in alto mare.
Se poi era arrivata a farsi trascinare a casa di sconosciuti da quella pazza di Kathryn con la promessa di una semi-orgia, qualche problema doveva avercelo per forza.
“Ma di cosa si è fatta? Sembra assatanata!” ridacchiò Sebastian.
“GHB…”
“E neanche poca a quanto pare…Merito tuo?”
Kathryn scosse la testa.
“Probabilmente non sapeva nemmeno che la chiamano ‘droga da stupro’ e l’ha mandata giù come niente fosse. Io di sicuro non ho fatto niente per fermarla…”
Si strinse nelle spalle, come se la cosa non la riguardasse affatto.
“Sei terribile, Kathryn! Probabilmente a letto perderà ogni freno inibitore e…”
“…e domani non ricorderà quasi nulla. Uno dei magnifici effetti di questa magica medicina” completò la sorellastra con un sorriso ancor più perfido.
Ammiccò e si posò un’indice sulle labbra, come a intimargli di mantenere il segreto.
Sebastian sentì il sangue affluire al basso ventre, all’improvviso, senza un motivo apparente.
Era la follia di Kathryn a fargli quell’effetto?
O quel brillio di eccitazione che le illuminava gli occhi ogni volta che metteva in atto una delle sue bravate?
Non lo sapeva.
“Bene, è ora di cominciare, Sarah” annunciò Kathryn, improvvisamente seria, in direzione della ragazza.
Diede le spalle a Sebastian e si accomodò sul letto, togliendosi le scarpe col tacco e abbandonandole a terra.
Sarah si drizzò a sedere con fatica e Kathryn catturò le sue labbra con un bacio pigro.
L’altra non fece nulla per opporsi, si limitò a sospirare e a cingerle la vita con le braccia.
Improvvisamente Sebastian capì il perché della scelta di Kathryn, capì il motivo della sua irruzione e il perché non aveva voluto lasciargli la ragazza.
Kathryn si lasciò spogliare lentamente, ma i suoi occhi erano su Sebastian.
Vuole farlo con me, attraverso lei…
Strappò alla ragazza un altro bacio, sensuale e violento, tanto da farla gemere.
Con una spinta e una risatina giocosa la fece stendere sul letto, prendendo a spogliarla a sua volta.
Ogni movimento, ogni gesto, ogni dettaglio, ogni suo minimo respiro, era per lui.
Il corpo di Kathryn lo stava chiamando a gran voce: Guardami, Sebastian.
E la guardò, mentre con naturalezza e lentezza insostenibili, baciava, accarezzava lascivamente la giovane sotto di lei, mentre le si avvinghiava con forza al bacino, mentre le torturava il seno con la lingua, facendola quasi urlare.
Stava dando spettacolo, per lui soltanto.
Sebastian non si era nemmeno accorto di essersi sbottonato i pantaloni e di aver affondato una mano negli slip.
Fu solo quando Kathryn penetrò le gambe aperte della ragazza con la lingua, che al giovane sfuggì un gemito e prese coscienza della propria mano, sulla propria erezione, intenta a muoversi.
Un gioco perverso e sensuale che solo Kathryn avrebbe potuto pianificare.
A Sebastian stava la prossima mossa.
Si spogliò in fretta, ansimando.
La voleva, maledizione.
Avrebbe voluto scoparla fino a farla urlare, come stava facendo lei con quella stupida. Avrebbe voluto farle sentire tutta la frustrazione accumulata per lei in quegli anni, avrebbe voluto farla soffrire come lui soffriva nel non poterla avere mai, se non nella sua fantasia.
La desiderava.
Kathryn.
La puttana, l’angelico mostro che invadeva i suoi sogni e i suoi incubi. La sorellastra che pareva invece sua sorella di sangue per quanto gli somigliava nel profondo.
Si adagiò sul letto, afferrò Kathryn per un braccio , costringendola a concentrare la sua attenzione su di lui.
Guardami, Kathryn.
La baciò con tutta l’intensità di cui era capace, con tutta la violenza, con tutta la dolcezza che non aveva mai riservato a nessuna e nessun’altra che non fosse lei.
La baciò come se non ci fosse futuro, non ci fossero nient’altro che loro e quel legame così sbagliato eppure così giusto nella sua perfezione.
La baciò cercando di dirle tutto quello che non le aveva mai detto a parole: sei l’unica che vorrei e che non posso avere.
Sì, perché ormai aveva capito che era precisa intenzione di Kathryn non concedersi a lui.
Si sarebbe fatta scopare da chiunque fosse in grado di darle piacere, o chiunque attraverso il quale avesse potuto divertirsi a distruggere la reputazione di qualcuno.
Ma non da lui, non da Sebastian.
Era assurdo da pensare, ma voleva mantenere la castità nel loro rapporto.
Lo aveva capito, e forse era questo che lo faceva impazzire di più: non poterla avere pur sentendola così vicina e così simile a lui.
Così sua.
E non l’avrebbe mai presa con la forza o con l’inganno o contro la sua volontà.
Non avrebbe fatto mai nulla che anche lei non volesse: non poteva.
Rispetto, timore, terrore?
Forse qualcos’altro di più forte, a frenarlo da ciò che gli suggerivano i suoi più bassi istinti.
Kathryn interruppe il bacio e lo guardò negli occhi.
Per un attimo Sebastian fu certo che avesse capito tutto, o forse molto di più.
“Prendila. Prendila come faresti con me”
Un ordine, una necessità, sussurrata senza l’ombra di uno dei suoi soliti sorrisi diabolici.
“Fallo, Sebastian”
Sebastian.
Non lo chiamava spesso col suo nome proprio, tantomeno in quel modo dannatamente serio.
Solitamente Kathryn usava il cognome, quel Valmont che, sarcastica, rimarcava ogni volta che voleva tracciare una linea di confine tra loro due.
Quando commetteva degli errori, quando, a suo parere, diceva delle ingenuità, o quando semplicemente voleva tenerlo a distanza, lei lo chiamava per cognome.
Come a ricordargli che erano pur sempre fratellastri acquisiti e che nonostante fossero tanto simili, non c’era nulla ad unirli; nulla se non i loro vizi.
Ora però era Sebastian.
Completamente, indissolubilmente succube di lei e delle sue parole.
E avrebbe fatto qualunque cosa pur di sentirgli quel tono nel pronunciare il suo nome.
Si sostituì a Kathryn sul corpo di Sarah.
Lei ansimò qualcosa che suonò come: “Ancora…”
Ma Sebastian la zittì con un bacio.
Le scostò i capelli dal viso, delicatamente: solo in quel momento notò che i suoi occhi erano dello stesso colore di quello di Kathryn.
Fisicamente dovevano anche avere misure simili.
Sì, si somigliavano e la cosa non poteva essere una semplice coincidenza.
Alzò gli occhi su Kathryn, come in cerca di spiegazioni, ma lei distolse lo sguardo.
Per qualche motivo in quell’attimo gli sembrò assurdamente fragile.
L’ha scelta intenzionalmente simile a lei…per me?
Decise di rimanere in silenzio e continuò a studiare le forme e i dettagli di quel corpo sconosciuto, sotto il peso del suo.
Passò una mano tra i capelli scuri di Sarah, chinandosi ancora per baciarla.
Cos’era quella sensazione strana che provava ora?
Era qualcosa di confortevole eppure così amaro…non riusciva a capire.
Le mani scesero sul seno della ragazza, che inarcò la schiena, come per chiedere di più. Sebastian portò le proprie labbra ai capezzoli, accontentandola e facendola gemere più che mai.
“Sebastian…!”
Sentiva gli occhi di Kathryn su di sé e in quel momento desiderò che fosse la sua voce a sospirare così, che fosse la sua voce a chiamarlo per nome.
Voleva disperatamente che Kathryn sentisse -vedesse- il suo desiderio per lei.
Sarah si agitò nuovamente a quel punto Sebastian la penetrò con le dita, strappandole un lungo gemito convulso.
“Ti voglio…adesso” si lamentò Sarah.
Lentamente, prese a immaginare che fosse realmente Kathryn quella sotto di lui, come faceva spesso quando era a letto con qualcuna.
Sfiorò con una mano il viso di Sarah, continuando ad accarezzare la sua intimità con l’altra, baciandola ripetutamente sulle labbra.
Senza fretta, ma con delicata intensità.
Improvvisamente si accorse di un respiro familiare accanto a sé, che diventava sempre più ansimante: Kathryn.
Incurante della frenesia di Sarah, la fissò.
Era completamente nuda, in ginocchio sul materasso, davanti a lui: una mano su un seno, l’altra tra le gambe.
Gli occhi erano socchiusi, ma puntati su Sebastian, e bruciavano come l’inferno.
Lui desiderò morire in quello sguardo, in quello stesso istante.
Morire in lei, di lei, ancora una volta.
Di piacere, di qualunque cosa lei avesse voluto.
“K-Kathryn…”
Sillabò il suo nome mentre faceva sua Sarah, lo bisbigliò più forte, quando iniziò a muoversi a ritmo dentro di lei, sentendo le prime scosse di piacere diffondersi lungo la spina dorsale. Stille di sudore gli imperlavano le ciglia, si sentiva troppo vicino al limite per continuare a sostenere lo sguardo su Kathryn, per continuare a tenere gli occhi aperti.
Ma non voleva distrarsi dalla vista della giovane che si toccava davanti a lui.
Pensando a me.
Sperò intensamente che lo stesse facendo.
E’ solo per te, tutto questo, Kathryn.
L’ultima immagine sfocata che vide, prima di chiudere gli occhi contro la propria volontà,fu quella di Kathryn che gettava il capo all’indietro, mordendosi il labbro inferiore e schiudendo le labbra in un grido muto di piacere.
Sebastian venne in quel preciso istante, urlando il suo nome, e per un folle attimo, nell’incoscienza dell’orgasmo, pensò che anche Kathryn lo avesse chiamato…
O forse, era stata solo la voce di quella sconosciuta, sotto di lui.
Si accasciò su un fianco, sudato, ansante e stremato.
I respiri delle due ragazze si mischiavano al suo, ma era solo uno a vincere su tutti gli altri: quello vivo e reale di Kathryn.
Sebastian inspirò il suo odore, l’odore del sesso, quando la sentì avvicinarsi e chinarsi su di lui.
Rimase con gli occhi ostinatamente chiusi, fino a quando non sentì le dita di Kathryn, bagnate di lei, sfiorargli la bocca.
Aprì gli occhi: era più vicina di quanto potesse immaginare, e se non l’avesse conosciuta così bene, avrebbe potuto giurare che avesse gli occhi lucidi di pianto.
Ma fu un lampo: in un attimo Kathryn era la stessa di sempre, solo più bella e irraggiungibile di quanto non fosse mai stata.
Lo baciò, cancellando il suo sapore, ma portandone uno nuovo, che Sebastian non aveva mai sentito prima.
Sapeva di eternità e di abbandono.
Fu certo che non l’avrebbe mai più sentito sulle labbra.
“Buon compleanno, Sebastian…”