[BLEACH] When I come home late at night

Jan 03, 2010 16:45

Titolo: When I come home late at night
Fandom: Bleach
Pairing: Yumichika/Ikkaku
Rating: nc17
Conteggio parole: 7708 (fiumidiparole)
Avvertimenti: slash, scene di sesso descrittive, uso improprio di una spazzola
Riassunto: Sarebbe stato tutto perfetto se Yumichika non avesse cominciato a tornare a ore improponibili per un guerriero; ogni sera la stessa storia, alla fine del loro turno di corvèe, una volta concluso ogni loro dovere nei confronti della loro compagnia di appartenenza, Yumichika spariva senza una spiegazione.
Disclaimer: Nessun personaggio di Bleach mi appartiene, ma appartengono a Tite Kubo e alle case editrici che ne detengono i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro, ma solo per diletto personale.

Note: partecipa fuori tempo a Temporal_mente di Criticoni con la frase sottotitolo che dà anche il titolo alla storia, Sfida Prismatica di diecisudieci e ad un prompt di kinks_pervs: 50 Pervertibles: 024-Spazzola

Questa storia è stata scritta per un grave attacco di nerditudine sulle implicazioni del potere della zanpakutō di Yumichika all’interno dell’Undicesima Brigata (per saperne di più seguire il link per Ruri'iro Kujaku) poi però il pOrn si è scatenato e ha fatto danni, così mi ritrovo con Ikkaku geloso, che è sempre un bel vedere, e una spazzola che non sta dove dovrebbe stare (o sta esattamente dove dovrebbe stare, dipende dai momenti ;]]). Scritta seguendo solo l’anime e prima del filler delle zanpakutō, non ne tiene conto e quindi non sa nemmeno di cosa profumi uno spoiler.
Dedica: non posso non dedicarla a koorime_yu , senza il suo continuo appoggio e le scenate di fangirlaggio acuto per il suo Ikkaku questa storia non avrebbe mai visto l’alba della pubblicazione; se tu non avessi scritto Sarebbe stato meglio se… io non li avrei mai visti sotto quest’ottica.
Grazie demonietto, questi sono tutti tuoi!
Devo però un ringraziamento anche a Stateira perché se non avesse scritto The Upside Down Chronicles io non mi sarei mai appassionata a questo Anime.
E un piccolo ringraziamento va anche a sourcream_onion  che non leggerà mai questa fic ma ha tifato perché venisse alla luce e io finalmente mi dedicassi a qualcosa che le interessa di più.
Grazie per la pazienza, strega! :*

Buona lettura!

://"When I come home late at night, don't ask me where I've been." (You could be mine - Guns N'Roses)

***

Il capitano dell’Undicesima Brigata aveva voluto che stessero assieme.

Beh, non insieme-insieme, non aveva di quei pensieri morbosi, voleva solo che chiunque potesse contare su un compagno d’arme per qualsiasi cosa in ogni momento, soprattutto se, come lui, ci si svegliava nel cuore della notte per combattere fino allo sfinimento. Così il Terzo Seggio Madarame -come amava pensarsi a proposito della sua unica ragione di vita, cioè combattere per l’Undicesima e soprattutto per il capitano Zaraki- si era ritrovato a dividere la stanza spoglia con il Quinto Seggio, Ayasegawa Yumichika, ottimo combattente e leale compagno.

Sarebbe stato tutto perfetto se Yumichika non avesse cominciato a tornare a ore improponibili per un guerriero; ogni sera la stessa storia, alla fine del loro turno di corvèe, una volta concluso ogni loro dovere nei confronti della loro compagnia di appartenenza, Yumichika spariva senza una spiegazione. Quando lui glielo faceva notare cercando di coinvolgerlo in qualche giro di sakè con Renji o Matsumoto - per inciso quella donna non era in grado di sopportare più di un paio di bicchierini, ma il vantaggio per tutti è che il shihakusho lasciava davvero ben poco all’immaginazione quando lei scioglieva un po’ i lacci per il caldo - comunque, lui sorrideva con quel suo sguardo in grado di fare molte più promesse di quante avrebbe mai mantenuto e se ne andava chissà dove.
Ma quella sera aveva davvero raggiunto il culmine: Ikkaku era andato a sbronzarsi a quello che chiamavano pomposamente il club degli uomini ma che in sostanza era solo un modo per stare lontani il più possibile dalle incomprensibili shinigami femmine e potersi riempire di sakè fino a svenire o fino a quando il vicecapitano della Sesta Compagnia avrebbe finalmente ammesso pubblicamente che l’unico scontro che vorrebbe avere con il suo capitano implicherebbe un morbido tatami, un sacco di lubrificante e magari le fasce per i capelli salde attorno ai suoi polsi e magari sui suoi occhi.
A dir la verità a Ikkaku non importa di sapere il reale motivo per cui gli occhi di Abarai brillano di più o perché Zabimaru ulula più forte se c’è in giro il capitano Kuchiki, vuole solo avere accanto combattenti sempre più valorosi per avere modo di incontrare avversari sempre più temibili.

Comunque nemmeno quella sera Renji aveva dichiarato il suo amore imperituro per il suo capitano, ma si erano, in compenso, sbronzati tutti come a una festa di liceali e Ikkaku era tornato a casa basandosi solo sulla forza dell’abitudine e l’istinto; una volta tornato alla stanza, la loro stanza, come la chiamava solo e soltanto nella sua testa, si era reso conto che, una volta di più, Yumichika non era lì ad aspettarlo.
Non che Ikkaku sperasse di trovarlo sorridente, con un tè caldo in mano, con addosso uno di quei kimono vaporosi e variopinti che adorava mettere quando erano ancora nel Rukongai, ma almeno, per una dannata volta, fosse lì ad attenderlo. E invece c’era solo quella maledetta spazzola, quella che Yumichika usava per pettinarsi lungamente i capelli sorridendo segretamente di piacere.

“Ehi, che te ne fai della mia spazzola? Non ci hai ancora rinunciato?”

Il tono di Yumichika è quello tipico da presa in giro e Ikkaku si rende conto di essere in piedi in mezzo alla stanza come un cretino con l’oggetto in mano. Si volta con lentezza, assolutamente sicuro di essere stato beccato in una situazione davvero imbarazzante mentre rovistava tra le sue cose. Cerca di liberarsene nascondendo la spazzola dietro la schiena ma si rende immediatamente conto di aver fatto una mossa sbagliata quando vede quel sorrisino fiorire sulle labbra di Yumichika; quel sorrisino che sta a significare molte cose tra cui il disprezzo, la supponenza, l’orgoglio e la superiorità ma che Ikkaku trova bello in modo sconvolgente.
Resiste a stento ad abbassare lo sguardo e a sorridere in automatico in risposta e invece mette insieme uno dei suoi ghigni brevettati - anche se un po’ stropicciato dal calore che la vista di Yumichika gli accende sempre dentro - e gli tira la spazzola al di là della stanza.
Yumichika la intercetta facilmente sfruttando i suoi istinti da combattente mentre Ikkaku gli dice con un tono più acido di quanto intendesse:

“Non lasciare in giro la tua roba!”

Yumichika fa una smorfietta e inarca lievemente un sopracciglio prima di rispondergli:

“Non mettere le mani tra le mie cose.”

Ikkaku reagisce peggio di quanto si aspettasse da se stesso e si mette a ringhiare:

“Ma è mai possibile che te ne stai in giro tutte le sere?”

Il momento di silenzio che precede la risposta di Yumichika è carico di significati che Ikkaku non riesce a cogliere. L’attimo passa e la risposta arriva con noncuranza mentre Yumichika comincia il suo snervante rituale di pettinarsi una ciocca alla volta con lunghissime ed estenuanti spazzolate:

“Shushu mi ha portato a fare un giro.”

Ikkaku rimane totalmente basito e boccheggia un paio di volte prima di riuscire a mettere insieme qualche suono somigliante a qualcosa di comprensibile:

“Co-cosa? Chi?”

“Shushu!” risponde Yumichika come se fosse ovvio, ma visto che Ikkaku non sembra minimamente aver capito si spiega continuando a spazzolarsi i capelli.

“Shuhei, Hisagi Shuhei, vicecapitano della nona compagnia. Hai presente?”

Ikkaku fa due passi nella stanza gesticolando come un matto.

“Quel bamboccio? Esci con quel ragazzino tatuato? È lui che ti fa fare così tardi?”

Yumichika fa una risatina trattenendo a stento la voglia di fargli il verso come i bambini; invece si ricompone e gli risponde con un tono pacato decisamente in contrasto con la sanguigna agitazione che ha preso il Terzo Seggio della loro compagnia:

“Se per te è un problema, quando torno tardi a casa la sera, non mi chiedere dove sono stato.”

Un momento di calma sospesa precede l’esplosione esagitata di Ikkaku che si mette a percorrere a grandi passi la stanza agitando le braccia per sottolineare il suo sdegno.

“Problema? Non è un problema per me se te ne vai in giro a fare la troia con un ragazzino che vale la metà di te!”

Yumichika fa sparire immediatamente il sorriso lusingato che gli è fiorito sul viso e indossa una maschera di strafottenza e supponenza.

“Non essere sboccato, Ikkaku! E poi sembra che, alla fine, ti importi visto come ti agiti!”

Ikkaku blocca per un istante il suo girovagare isterico per la camera per fissarlo quasi stordito.

“Non sono agitato!”

Yumichika sospende un attimo il movimento ipnotico della spazzola per brandirla contro di lui pigramente.

“Bugiardo” gli dice in un sospiro.

Il ghigno di Ikkaku adesso è molto più sicuro perché, sebbene lui debba ammettere che un po’ gli scocciano le fughe segrete di Yumichika con Shuhei, davanti a lui c’è la reginetta dei bugiardi.
Quindi la sua piccola ripicca si materializza nel suo ghigno brevettato, un’occhiata decisamente che sa e il tono più allusivo che riesce a mettere assieme senza sembrare Matsumoto sbronza e arrapata:

“Qui non sono l’unico bugiardo… vogliamo parlare del piccolo segretuccio sordido che vorresti nascondere a tutti?”

Misteriosamente Yumichika scoppia a ridere di gusto per niente spaventato di essere stato smascherato e la risposta è molto più strana di quanto Ikkaku si aspettasse:

“Non è tanto segreto se ne sono accorti praticamente tutti; l’unico che non lo sa ancora è Renji, ma lui non si accorge nemmeno delle occhiate di fuoco che gli riserva il suo gelido capitano” poi Yumichika fa una piccola pausa pensierosa al suo continuo spazzolare e agita l’oggetto nella sua direzione concludendo “… beh, mancavi solo tu e… sono contento che te ne sia accorto. Così possiamo andare avanti, no?”

Ikkaku è decisamente scioccato dalla calma con cui Yumichika gli ha confermato la sua ipotesi e persino scoprire che tutto il Seiretei sa che il vero potere della zanpakutō di Yumichika è un vile kido lo fa sentire strano, quasi geloso.
Scuote appena la testa e chiede con un ringhio un po’ più spento del solito:

“Ma lo sa anche Zaraki?”

Yumichika fa quel sorriso che ferma il respiro a Ikkaku e scrolla le spalle annuendo quasi risollevato, prima di rispondere tranquillo:

“Ha fatto un po’ di storie all’inizio… voleva addirittura separarci perché non ti distraessi” butta lì con tono che vorrebbe sembrare noncurante ma che Ikkaku riconosce come teso a nascondere un certo imbarazzo.

“Distrarre me?” lo interrompe a voce alta “il tuo sciocco kido non mi sfiora neanche. Distrarmi, pfh!” sbuffa ironico e, in un certo modo, risollevato.
Fa in tempo solo a voltarsi per sistemare il proprio tatami che qualcosa di duro e con uno spigolo fastidiosamente appuntito gli centra la nuca e poi ricade a terra. Ikkaku si volta di scatto con una mano a cercare la sua katana pronta al combattimento ma l’unico nemico che individua è la spazzola di Yumichika sul tappeto e il suo sorrisetto da ho fatto una cosa davvero cattiva e non me ne pento che gli fa andare a fuoco il cervello.

“Mi hai tirato la spazzola!” scandisce lentamente per far capire a Yumichika quanto sia pericolosamente vicino ad essere aggredito. Yumichika, per tutta risposta, si morde le labbra e poi annuisce con gli occhi che gli brillano di divertimento.

“Hai detto che il mio kido è stupido!” e poi corruccia le sopracciglia perplesso “Cosa c’entra la mia zanpakutō, adesso?”

È la volta di Ikkaku di rimanere basito dalla piega del discorso; ovviamente reagisce come il suo solito, sbottando in un’aggressione verbale:

“Ma sei cretino? Di cosa stavamo parlando, secondo te?”

Yumichika non è il più forte o veloce, Ikkaku ne è assolutamente certo; è che lui si sentiva abbastanza al sicuro da abbassare la guardia e rilassarsi; dopotutto è un compagno, no?
Ecco perché lo shunpo lo prende alla sprovvista e la spazzola brandita davanti al suo viso da uno Yumichika più scuro in volto del solito lo disturba per un attimo, proprio quell’attimo di esitazione che permette a Yumichika di colpirlo, sul cranio, con un pizzico di cattiveria con il piatto della spazzola e, molto più profondamente, nel suo orgoglio ferito di combattente. Così smette di pensare e accende l’istinto allungando una mano per afferrargli l’uniforme appena prima che l’altro riesca a spostarti indietro. Lo attira a sé con uno strattone cogliendo appena il dilatarsi degli occhi e il socchiudersi delle labbra di Yumichika per la sorpresa.

“Che cazzo ti è venuto in mente?” gli ringhia contro, separati solo dal respiro che condividono.

Ma poi tocca a lui mollare la presa sorpreso e scioccato quando Yumichika per tutta risposta, chiude gli occhi e si tuffa, facendo collidere le loro labbra per un bacio rubato. Il momento passa in fretta perché, proprio quando Ikkaku si rende conto di quello che sta succedendo, Yumichika si sposta velocemente e ripara al sicuro nell’angolo opposto della stanza. Non sembra terrorizzato nell’attesa della reazione di Ikkaku, anzi, sembra solo sollevato da un peso che forse si portava dentro da troppo tempo.
Ikkaku scuote la testa per riprendere il dominio dei propri pensieri ma tutto sembra complottare contro di lui: il tepore della stanza, la luce soffusa della sera, il sorriso caldo di Yumichika, il fantasma del suo profumo colto di sfuggita.

Fa appena in tempo a vedere la gioia segreta negli occhi di Yumichika che questa scompare velocemente dal suo viso per trasformarsi prima in sorpreso sbigottimento e poi in una delusione così cocente da toccare persino il cuore di Ikkaku, di solito insensibile alle smancerie da donnette. Ikkaku si chiede il motivo di tanta tristezza così repentina, lui è sicuro di non aver fatto niente di male, non si è nemmeno mosso e non ha reagito in nessun modo. È stato fermo immobile a subire ed effettivamente questo è così poco da lui da farlo scattare in avanti per puro istinto animale. Questa volta Yumichika non è in grado di prevedere e schivare l’attacco, così si trova Ikkaku, di nuovo, a pochi centimetri dalle labbra senza nessuna possibilità di reagire. Il bacio con cui lo inchioda definitivamente è più veloce e brutale di quello che gli ha rubato lui un secondo prima e ha il sapore di qualcosa di sconosciuto ma non meno piacevole; ma è lo schiocco dello schiaffo sulla nuca di Yumichika ad essere davvero sorprendente e lo fa gemere offeso e subito dopo ghignare divertito per l’anticipazione del gioco.

Ikkaku non si allontana, perché non è mai indietreggiato davanti ad un avversario e questo dà la possibilità a Yumichika di attaccare a sua volta. Fa scivolare la mano non occupata nella presa salda sulla spazzola dietro la nuca liscia e calda di Ikkaku e si avvicina con le labbra socchiuse questa volta.
Ikkaku lo lascia fare attendendo rilassato e con un ghignetto sottile la sua prossima mossa, ma è così difficile per lui restare in attesa delle mosse di chiunque altro da farlo scattare teso e sorpreso due volte, una volta per la sensazione vellutata e dolcemente umida della lingua di Yumichika che gli accarezza le labbra con un piacevole e lento strofinio e l’altra per lo schiocco sadico del piatto della spazzola che gli sculaccia una natica accompagnato dal tintinnio della risatina appena trattenuta di Yumichika.
Questa volta però non gli lascia il tempo di sfuggirgli e quindi gli strappa dalle mani l’oggetto del contendere e gli afferra il davanti dello shihakusho per tenerlo vicino. Quando la cintura cede alla pressione e mette in mostra un po’ del petto glabro e sottile di Yumichika quest’ultimo trattiene appena il fiato e negli occhi scorre velocemente un velo di compiacimento per aver già tolto il collare arancione con cui è solito agghindarsi. Ma il momento passa subito perché Ikkaku parte di nuovo all’attacco attirando a sé con uno strattone Yumichika per restituire il bacio e il dispetto. Così Yumichika si trova la bocca invasa dalla lingua esigente di Ikkaku ormai senza più sangue nel cervello e completamente accecato dalla trance di questa che considera semplicemente una nuova battaglia. Yumichika sorride soddisfatto dai modi sbrigativi ed esigenti di Ikkaku e si arrende a lui come ha sempre voluto e desiderato da quando sono diventati compagni nel Rukongai.

Questo bacio selvaggio rappresenta per Yumichika il coronamento di notti insonni a guardarlo dormire scomposto e mezzo nudo sul tatami, di sospiri di desiderio trattenuti a stento ad ogni sauna fatta assieme, di ogni gemito di apprensione per le sue sorti ogni volta che affronta un nuovo e più potente avversario.
Yumichika si ripete ossessivamente che potrebbe anche non esserci altro dopo quel bacio e che semplicemente potrebbe essere felice così ma, se non fosse completamente conquistato ed eccitato in quel momento, riderebbe di se stesso per la propria incapacità di autoconvincersi.
Lui vuole Ikkaku, lo vuole tutto e lo vuole da troppo tempo ormai anche solo per fermarsi a riflettere su quello che sta veramente succedendo tra loro adesso. Ma questo frammento di pura estasi di Yumichika esplode quando Ikkaku, nel bel mezzo del bacio, apre gli occhi e si rende conto di quello che sta effettivamente facendo; è troppo ottenebrato dal sangue che gli ribolle nelle vene, e che lui ha scambiato per istinto di guerra, per chiedersi i motivi di questa azione così poco da lui, dopotutto Yumichika è un amico, un compagno e… nient’altro, ma quello che sa è che il gioco deve continuare.
Così compie la sua piccola vendetta colpendo Yumichika con la spazzola proprio sulla coscia, non tanto forte da fargli davvero male ma abbastanza da farlo scostare con uno strilletto offeso. Peccato che un secondo prima dello sbocciare del sorriso divertito, sulle labbra di Yumichika appare un fugace broncetto deluso per la separazione. Ikkaku non sembra cogliere, anzi fa un piccolo ringhio soddisfatto per la vittoria sull’avversario, ma questa è una delle cose che scatena la brama di Yumichika e così questi lo spintona con entrambe le mani sul petto nudo e poi gli si avventa contro con l’intenzione manifesta di baciarlo ancora. Ikkaku non si scosta, gli afferra solo i polsi per scostarli dal suo petto e attirarlo più vicino. Il bacio questa volta è molto più rabbioso, non è più un gioco per nessuno dei due, ma entrambi non sanno dove tutto questo li porterà alla fine. Quello che sa Yumichika è che non vuole che questo bacio finisca troppo in fretta e che i polsi bloccati dall’altro uomo gli fanno accelerare il respiro e pulsare qualcosa di bollente in fondo allo stomaco. Yumichika allarga le braccia per spingersi contro il petto di Ikkaku e quindi contro la sua bocca calda e accogliente. Ikkaku non si scosta, anzi lo stringe portandogli le braccia dietro la schiena in una posizione in cui difficilmente Yumichika riuscirebbe a liberarsi anche se volesse. Quando si scostano appena per riprendere fiato, Yumichika chiede con un sussurro divertito: “Liberami” senza davvero volere che Ikkaku lo allontani. Infatti sorride quando Ikkaku gli risponde beffardo: “Ammetti che ho vinto io” sempre bloccandogli le braccia dietro la schiena e ad un respiro dalle sue labbra umide. La risatina con cui accompagna la propria risposta è senza ombra di dubbio sfacciatamente ironica:
“Oh, sì… sei lo shinigami più forte che io abbia mai baciato!”.
Quando però lo sguardo di Ikkaku si adombra, l’espressione di Yumichika passa dal sorpreso al compiaciuto, ma scoppia davvero a ridere solo quando Ikkaku gli chiede con una voce che vorrebbe sembrare grave ma invece sembra solo quella di un bambino a cui hanno minacciato di togliere il giocattolo:
“E ne hai baciati molti di shinigami?”

Yumichika scrolla le spalle minimizzando con un sorrisetto, ma Ikkaku sembra non apprezzare il fatto che Yumichika non abbia volutamente risposto. Gli stringe con un po’ di cattiveria i polsi e ringhia: “Allora? Ne hai baciati tanti?”
Non aspetta neanche la risposta prima di avvicinarglisi ancora e soffiargli sulle labbra con un sibilo teso: “Quel Shuhei… lui l’hai baciato?”

Yumichika ancora non gli risponde per provocare la sua reazione violenta, perché è così che gli piace, è così che lo desidera. Ikkaku sembra teso come una corda di violino e comincia a tremare lievemente per la rabbia che gli sta montando dentro. Una rabbia senza nome, che ha il solo desiderio di far male. No, non a Yumichika… quello mai, non gli farebbe mai del male perché lui è la bellezza che illumina il cupo fumo della sua battaglia. Sente il cuore di Yumichika battere all’impazzata come un uccellino che si agita in gabbia, ma non sente il puzzo della paura, Yumichika non ha mai paura per sé e a Ikkaku questo piace molto. Può sembrare frivolo, con il trucco, le piume, la mania per i capelli, ma non è uno stupido ed è uno shinigami di una discreta forza ed è questo che è davvero importante per Ikkaku.
La risatina di Yumichika urta i nervi già tesi di Ikkaku che aumenta la presa già ferrea sui polsi di Yumichika che serra un momento la linea delle labbra per trattenere il piccolo gemito di dolore che segnerebbe, per Ikkaku, la vittoria di questo scontro. Sono altri i gemiti che vuole rincorrere Yumichika oggi e sul suo onore di shinigami li otterrà, dovesse persino abbassarsi a supplicare.
Ikkaku non sopporta l’ostinato silenzio di Yumichika, così lo strattona con una certa forza prima di ripetere la sua domanda:

“Hisagi… l’hai baciato?”

La risposta di Yumichika stavolta arriva rapida, ma è glaciale:

“Fottiti!” gli soffia sulla faccia con un sorrisetto strafottente.

“E se io fottessi te?” gli risponde senza neanche pensare all’implicazione delle parole appena dette ma solo al tono aggressivo.
Questa volta Yumichika approfitta della lieve disattenzione di Ikkaku e si libera dalla stretta ferrea sui suoi polsi. Gli fa scivolare le braccia attorno alla vita e fa aderire il suo corpo flessuoso contro quello più possente del suo compagno, poi avvicina le belle labbra all’orecchio di Ikkaku e ci geme dentro tutto il suo desiderio represso in un’unica parola:

“Fallo!”

Ikkaku resta gelato per un secondo, poi si scosta e lo afferra per le spalle chiedendogli in un ringhio:

“Shuhei?” lo scuote per le spalle con l’urgenza di sapere, di avere una risposta.

“Shuhei… non è niente!” gli risponde pacato e caldo.
Ikkaku si avventa sulle sue labbra in un morso famelico e Yumichika questa volta non resiste alla tentazione di cercare la cintura della shihakusho di Ikkaku per allentarla un po’ e spogliarlo.
Ikkaku lo allontana con un colpo secco della mano sui suoi polsi, per poterlo afferrare per il tessuto leggero della sua divisa e tirarlo a sé con prepotenza. Lo vuole con ferocia, senza pensare a niente che non sia al preciso istante che stanno vivendo e alla propria soddisfazione. Vuole consumare questa furia che si sente ruggire dentro il petto, dovunque li porterà questa notte. La cintura di Yumichika si allenta e Ikkaku allunga le mani e, quasi incosciente di quello che fa, preso dalla foga gli slaccia il kimono. Questo li blocca per un attimo perché colgono il bivio dell’evolversi della situazione; si fissano per un lunghissimo secondo attendendo le reazioni dell’altro, perché questo potrebbe essere un momento assolutamente perfetto o l’inizio della disperazione più cupa - poi Yumichika finisce di slacciare la propria veste per spogliarsi uscendone con grazia delicata e sensuale, lo lascia cadere a terra e mostra il suo corpo liscio e flessuoso nel chiarore della luna che filtra dalle pareti di carta sottile.
Yumichika accoglie l’occasione di mettersi in mostra, come se essere completamente nudo e con qualcosa di più di un principio di erezione davanti a quello che dovrebbe essere solo un compagno d’armi, non lo faccia sentire per niente in imbarazzo, come se quella fosse davvero la sua maschera più vera, l’unico modo in cui si può sentire davvero se stesso. Poi abbassa lo sguardo con un sorrisetto soddisfatto e si stende sul tatami di Ikkaku offrendosi.
Ikkaku sembra non pensarci neanche su prima di avvicinarglisi… dopotutto non si è mai tirato indietro da un interessante confronto.
Yumichika si contorce docilmente in attesa di sentirsi il corpo caldo ed esigente di Ikkaku premuto addosso, ma l’altro si è semplicemente accucciato accanto a lui sul tatami, con lo sguardo pensieroso e una mano mollemente abbandonata sul ginocchio nudo di Yumichika.
Yumichika lo richiama piano, come per svegliarlo da una trance in cui teme sia caduto per non affrontare quello che sta per fare davvero:
“Ikkaku, tutto bene?”
Il tono è accorto e attento ma quando l’altro non gli risponde, diventa più indisponente:

“Non avrai paura… non sarò mica il primo?”

“No che non sei il primo culo che mi scopo” gli risponde l’altro con un tono sbrigativo e acido. Il sorriso strafottente di Yumichika si allarga e si illumina quando replica:

“Io credo tu sia uno stupido coglione e che io sia invece il primo… ma faremo finta di niente se adesso tu verrai qui e mi farai sentire quanto mi vuoi. Perché mi vuoi, no?”

L’ultima frase vorrebbe essere un ammicco ma finisce per essere più una tesa ricerca di conferma di non aver frainteso tutto, soprattutto dopo che si era deciso a spingersi così tanto in là con questa cosa che sembra esserci tra loro, che gli sembrava dannatamente impossibile un momento prima e poi dannatamente a portata di mano subito dopo.
Ma tutte le conferme che gli servono si manifestano nel ringhio basso e continuo di Ikkaku che sembra riprendere il suo solito coraggio, o la sua avventatezza caratteristica, per allargargli con brutalità le ginocchia strette, in modo che faccia spazio tra le gambe per potersi stendere su di lui. Lo preme contro il tatami mentre le erezioni ormai accese strusciano tra loro scorrendo una sull’altra e i gemiti di piacere già incontrollati si mischiano a frammenti di dialogo con cui cercano di tenersi stretta ancora un po’ di razionalità.

“Shuhei?” ringhia Ikkaku mentre gli morde il collo candido.

“Niente.” ribadisce Yumichika offrendosi ai denti e alle mani bramose di possesso.

“Giuramelo!” replica affondando possessivo le dita nel suo fianco per tenerlo fermo e premersi contro di lui per sfogare un po’ del bruciante desiderio che sente montare e che gli ruggisce nella testa e nello stomaco.
Yumichika riemerge a stento dal delirio erotico in cui Ikkaku lo ha trascinato a forza con le mani, la bocca e la lingua esigente per aprire gli occhi e miagolare sofferente: “Shuhei… non è niente! So-solo per farti ingelosire.” confessa alla fine e poi serra gli occhi per godersi il corpo di Ikkaku premuto addosso e le mani che lo esplorano e lo scoprono. Yumichika si aggrappa alla schiena muscolosa di Ikkaku per trasmettergli tutto il suo bisogno: “Scopami… ti prego, adesso.”
Ikkaku fa forza sulle mani ai lati del viso di Yumichika per sollevarsi da lui scrutandolo intensamente; Yumichika restituisce lo sguardo lievemente sorpreso e inquieto perché ogni sguardo di Ikkaku lo ha fatto sentire sempre sotto esame e lui non si è mai, realmente, sentito adeguato perché, nonostante tutte le scene da primadonna, sa che Ikkaku è un combattente più forte e addestrato di lui e, se sei uno shinigami, è quello che davvero conta, non la bellezza o la grazia, solo il puro istinto da efficiente macchina da guerra. Forse è proprio questo che lo fa desiderare così tanto avvicinarsi a Ikkaku fino ad essere fuso con lui; è il continuo rincorrerlo per avvicinarsi al suo livello perché Ikkaku si accorga di lui, si accorga che sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa per lui.

Mentre Yumichika si fa travolgere dai pensieri, Ikkaku adombra lo sguardo e poi sussurra con un tono perentorio:

“Se lo facciamo… basta cazzate. Basta tornare a ore assurde perché sei rimasto in giro a fare la troia.”

Lo sguardo di Yumichika passa dal preoccupato al sorpreso per poi illuminarsi di una gioia segreta che si trasforma velocemente in uno sconcissimo sorriso predatore:

“Potrei essere la tua troia.” suggerisce famelico a cui Ikkaku risponde prima con un singhiozzo sorpreso e poi con un ghigno affamato.

“Potresti…” lo asseconda magnanimo prima di far scorrere labbra e lingua giù per il collo, lo sterno, il ventre di Yumichika per sentire il suo corpo flessuoso rispondere inarcandosi contro quel tocco troppo leggero.
Quando Ikkaku soffia dispettoso sul pene eretto e famelico di attenzioni di Yumichika, quest’ultimo si azzarda a socchiudere gli occhi che aveva serrato d’istinto, ma quando coglie di sfuggita il guizzare della lingua di Ikkaku sul suo glande deve mordersi a sangue le labbra per trattenere il grido istintivo e distogliere lo sguardo per non soccombere all’emozione.
Yumichika non sa se davvero è il primo uomo con cui Ikkaku va a letto perché tutta quella cautela e dolcezza con cui lo sta masturbando e leccando accuratamente potrebbero essere una tecnica per fargli perdere completamente il lume della ragione; eppure tutta questa gentilezza gli sembra dannatamente commovente anche in mezzo alla cascata di stimoli che lo stanno travolgendo.
“Mio.” geme Ikkaku quando alza la testa per riprendere fiato dal pompino generoso con cui sta facendo miagolare di frustrazione Yumichika.
“Tuo.” gli risponde lo shinigami totalmente abbandonato sul tatami come una bambola consumata da troppi giochi. Non c’è mai stato nessuno come Ikkaku nel cuore e nella testa di Yumichika, nessuno dei suoi amici può competere con la sintonia profonda che lega questi due shinigami in ogni momento, dal riposo alla battaglia, dal pericolo alla pace. Sono indispensabili uno all’altro anche quando sono separati; sono uno il complemento dell’altro; sono uno la vita dell’altro. Si amano come nessun altro potrà mai amarli e, sebbene Ikkaku debba ancora venire a patti razionalmente con questo cambiamento nei suoi sentimenti, il cuore sa che il suo meritato riposo del guerriero è tra le braccia di un altro guerriero come lui, tra le braccia di qualcuno che sa quando parlare e quando agire, quando scherzare o quando è ora di rilasciare la propria zanpakutō.
Ikkaku sa che può essere sicuro solo di tre cose nella vita: la furia combattiva di Zaraki, la propria forza in combattimento e… beh, la presenza di Yumichika al suo fianco. Così si spinge più in là rispetto a qualunque cosa abbia mai fatto per qualcuno e coglie il momento preciso in cui smette di vedere Yumichika come suo alleato e comincia a vederlo come suo compagno, inseparabile, contraddittorio, vezzoso, lunatico, bugiardo, ma sempre il suo compagno.

“Yumichika” lo richiama piano.

Lo shinigami riapre gli occhi e fissa lo sguardo in quello caldo e scoperto dell’uomo tra le sue cosce dischiuse; resta semplicemente in attesa della prossima mossa, perché ha deciso coscientemente di affidarsi con completa fiducia a Ikkaku come ha sempre fatto in battaglia, perché, qualunque cosa succeda, lui appartiene all’altro.
Ikkaku, con un misterioso gioco di prestigio, si fa apparire la spazzola che ha dato via a tutto e la mostra senza una parola a Yumichika. Yumichika sembra decisamente disorientato, ma quando Ikkaku gliela appoggia delicatamente sul ventre, poco sopra il suo uccello teso, Yumichika trattiene il fiato in un singhiozzo turbato. Ikkaku sembra rimanere calmo, come non lo è mai stato prima. Probabilmente attende le mosse dell’altro per studiarne le reazioni. Eppure questo non è un combattimento e neppure un allenamento in cui cerca di insegnare qualcosa a Yumichika, come i primi anni all’accademia. Forse sì, vuole insegnargli qualcosa, ma con la stessa forza lui vuole imparare altrettanto.
I loro movimenti adesso sono calibrati, guardinghi. Non c’è più spazio per la lotta, per il gioco, adesso; c’è solo lo spazio stretto e riservato degli amanti che si scoprono per la prima volta e che non si possono permettere di mandare in frantumi qualcosa che a stento riconoscono.
Yumichika annuisce una sola volta con gli occhi dilatati dalla sorpresa e dal desiderio di acconsentire a qualsiasi richiesta di Ikkaku a patto che lui non lo lasci agonizzare ancora. Poi, quasi inconsapevolmente, comincia a succhiarsi un paio di dita a fondo e con un abbondante uso di saliva, perché ci sono gesti che ha imparato da tempo a rendere automatici: lisciarsi le piume sugli occhi quando è solo e pensieroso, chiamare la sua zanpakutō con il nomignolo che ha scelto per lei quando ha imparato a cosa bisogna rinunciare per entrare nell’Undicesima e farsi trovare sempre pronti alla battaglia, di qualunque natura sia il combattimento.
Ikkaku guarda incantato le dita di Yumichika affondare nella bocca calda e sempre stirata in un sorriso del suo compagno d’arme e non riesce a distogliere lo sguardo e la fantasia da quell’ipnotico affondare pigro. Coglie il desiderio affacciato appena al suo subcosciente di sostituire quelle dita con qualcosa di suo, qualcosa che marchi Yumichika come sua esclusiva proprietà, come sua gioia e fardello, ma, invece di agire d’istinto come è solito fare, resta in attesa, cosa assai rara per lui.
Quando Yumichika fa uscire le dita dalla bocca con un rumore umido di suzione e si percorre velocemente il petto e poi giù per il ventre e i testicoli fino a scoprire la sua apertura, Ikkaku resta incantato e immobile ad osservarlo. Yumichika non si fa problemi a mettersi in mostra, anzi trae piacere dallo sguardo degli altri, che sia ammirato, curioso o, persino, disapprovante.
Non aspetta che Ikkaku gli dia il permesso ma semplicemente affonda le due dita dentro di sé per allargarsi e prepararsi il più presto possibile. Vuole solo che Ikkaku non abbia nessuna possibilità di tirarsi indietro adesso che manca così poco. Ma Ikkaku non sembra disposto a farsi travolgere dalla fame di Yumichika, anzi sembra guardarlo con curiosità mista ad un certo distacco.
Yumichika comincia a mordicchiarsi le labbra eccitato e insicuro di come far evolvere la situazione, ma basta un’occhiata al ghigno di Ikkaku perché sospiri per una trepidante anticipazione. Ikkaku smette di osservarlo intensamente e prende in mano la spazzola come se fosse qualcosa di assolutamente insolito in quella stanza. E forse può davvero essere qualcosa di mai visto, come tutta la situazione che stanno vivendo. Ikkaku si guarda un po’ in giro pensieroso, ma gli viene immediatamente in soccorso Yumichika allungandogli l’olio che usano per i massaggi dopo un allenamento particolarmente faticoso. Ha la consistenza di una carezza intensa sui polpastrelli di Ikkaku quando se lo fa scorrere prima sulle dita e poi ci lubrifica il manico, facendolo poi scorrere sulla coscia di Yumichika.
Il successivo movimento di Ikkaku lascia Yumichika letteralmente senza fiato per la sensazione estranea e, insieme, di totale appartenenza. Per un attimo ha pensato di urlare e scappare da tutta quella intensità e da quel totale controllo che Ikkaku sembra voler esercitare su di lui, al punto di arrivare a… farlo con una spazzola, con la sua spazzola. È talmente fuori dal tradizionale svolgersi delle azioni in quei casi da sembrare alieno. Yumichika se lo deve ripetere un paio di volte prima di rendersi conto che è tutto vero, lui ha davvero un oggetto inserito per il piacere sessuale di un altro.

“Sì, Yumichika. Hai la tua cazzo di spazzola piantata nel culo… smettila di fare quella faccia sorpresa!”

Lo risveglia Ikkaku con il suo solito atteggiamento sboccato. Ma poi fa un piccolo sorrisetto e gli accarezza delicatamente la gamba per farlo rilassare e il pene per farlo eccitare e Yumichika non può far altro che mordicchiarsi le labbra con il suo collaudatissimo sguardo languido. Ikkaku fa ruotare il manico per farlo penetrare ancora un po’ per il puro piacere di godersi le smorfie di piacere e di lieve apprensione di Yumichika. Sa di avere il controllo su di lui, ma non è la sopraffazione quella che cerca, è solo il gioco, solo il divertimento di entrambi di sondare i propri limiti. Spinge ancora un po’ la spazzola e stavolta Yumichika fa un verso sofferente. Ikkaku alza immediatamente la testa e lo scruta. Yumichika ha gli occhi dilatati, le guance chiazzate di rosso e i capelli in disordine, ma per Ikkaku non è mai stato così bello. Il Terzo Seggio si trova uno sguardo piantato addosso che esprime più di quanto vorrebbe e racconta frustrazione, desiderio carnale e una certa dose di rammarico per non essersi dimostrato abbastanza resistente.
Ikkaku sospira di piacere e stringe l’interno coscia di Yumichika per rassicurarlo e dargli la conferma che sembra cercare. Sì, lo vuole e no, non lo ritiene una mammoletta.
Fa affondare e poi ritira la spazzola per l’ultima volta, poi la sfila con molta più attenzione e cura rispetto a quando gliel’ha inserita; scende a baciargli la punta del pene congestionato e la coscia candida, poi si masturba con una certa fretta per l’uomo disteso davanti a lui.
Scivola in lui come se fosse suo diritto e sua proprietà e Yumichika reagisce inarcandosi contro il suo corpo possente e miagolando la sua brama di essere colmato e reso finalmente completo.
Ikkaku non si ferma fino a quando non si sente completamente sprofondato in Yumichika, che sia lui a fare i conti con il dolore e i propri limiti di rottura. Ma quando sente il proprio pube sbattere contro le natiche di Yumichika e le sue gambe avvolgerlo in una morsa decisa per non farlo scostare se non il minimo indispensabile, sa che è questo che il Quinto Seggio vuole, vuole essere preso con forza e vuole che sia lui a farlo.
Ikkaku è totalmente preso dalle sensazioni che lo stanno avvolgendo: il profumo intenso di sesso e sudore che Yumichika sprigiona ad ondate lo richiama come un fottuto canto di sirene, la sconvolgente sensazione di solida competizione di muscoli intenti a massaggiare, stimolare, e cercare di forzare all’uscita l’uccello teso di Ikkaku, il sottofondo da brividi del pigolio inconsapevole dei gemiti di Yumichika tutto intento a sopportare l’eccesso di stimolazione, la soddisfazione inaspettata di un desiderio che ormai gli rodeva sottopelle da troppo tempo, e la gioia selvaggia del sesso brutale e dolcissimo assieme.
Il dondolio non è più un lento affondare dentro il corpo caldo di Yumichika perché l’altro si abitui alla presenza invadente, ormai sono spinte vigorose e decise per sconvolgere e scuotere nel profondo ogni piccolo nervo di Yumichika. Ma anche Ikkaku sente montare un terremoto di sensazioni violente che lo trascinano sempre più avanti e sempre più veloce. I gemiti di Yumichika si sono trasformati in urla e Ikkaku riesce appena a percepirle perché ha il rombo del suo cuore che gli invade le orecchie. Quando, con un ultimo mugolio che sa di soddisfatta sofferenza, Yumichika esplode nelle loro mani intrecciate, Ikkaku sorride come se un peso gli fosse stato tolto dal cuore e poi ghigna tutto il suo piacere svuotandosi completamente nel ragazzo spossato tra le sue braccia.
L’abbandono con cui si lascia cadere sul corpo stremato di Yumichika potrebbe sembrare un momentaneo svenimento se non fosse accompagnato da un ghigno soddisfatto e da un morso al collo scoperto del Quinto Seggio solo per amorevole dispetto. Il primo, tuttavia, a riprendere fiato sembra essere il ragazzo che avvolge ancora pigramente le cosce candide attorno al bacino dell’uomo:

“Togliti di qui, maledetto scimmione!” E sebbene le parole sembrino stizzite, il tono è quello sognante di un uomo appagato e soddisfatto.
Ikkaku gli risponde con uno schiaffo a mano aperta sulla coscia solo per godersi il rumore soddisfacente e l’immediato apparire dello stampo, poi si sfila da lui con una certa cura ma senza troppe cerimonie. Una volta che si è steso accanto a lui, prenderlo tra le braccia e coprirli entrambi per creare il loro nido caldo gli sembra talmente ovvio da risultare quasi come qualcosa di così poco straordinario da rasentare il noioso.
Dopo il primo momento di compiaciuta sorpresa Yumichika si accomoda meglio contro il corpo di Ikkaku sfruttando la naturale conca che sembra essere perfettamente forgiata sulla sua misura accoccolata. Una volta che Ikkaku si è adeguato ai suoi minuscoli movimenti di assestamento, Yumichika può permettersi di sospirare appagato. Ikkaku fa un sorrisetto rassegnato alle piccole manie di Yumichika e comincia a lisciargli i capelli tra i polpastrelli in maniera quasi ipnotica. Yumichika è talmente rilassato da registrare appena e con qualche bel secondo di ritardo la domanda di Ikkaku che infatti lo richiama alla realtà in maniera più brutale: un pizzicotto sul fianco e la ripetizione della richiesta con un tono più sbrigativo:

“Ehi, che fai, dormi? Ti ho chiesto perché Zaraki non ti ha ucciso quando ha scoperto che la tua katana ha un nomignolo da checca e il suo vero potere è un kido come le femminucce.”

Yumichika fa una boccuccia oltraggiata per il violento abuso che ha subito -sebbene pochi minuti prima Ikkaku abbia fatto ben di peggio che dargli un pizzicotto infantile- e poi risponde stizzito:

“Fuji Kujaku non è un nomignolo da checca… e poi tu che ne sai che non sia la sua vera forma rilasciata?”

Ikkaku si tira su per fissare Yumichika negli occhi e poi esplodere:

“Ma se lo sanno tutte le compagnie, vuoi che io non lo sappia? Devo essere l’ultimo coglione?”

Yumichika lo guarda davvero sorpreso:

“Cos’è che sanno tutti?”

Ikkaku sbuffa e gli spiega con un tono da maestro nei confronti di un allievo tardo:

“Tutti sanno che la tua zanpakutō si basa su un kido e che per nascondercelo la chiami con un nomignolo… l’hai detto tu che lo sanno tutti!”

Se non fosse così tanto indispettito Ikkaku si renderebbe conto di quanto il suo tono suoni dispiaciuto, ma è l’ultimo brontolio che conferma a Yumichika che non è propriamente l’origine del potere della sua katana il vero problema tra loro.

“Non è giusto che tu l’abbia tranquillamente detto a tutti, fermandoti pure a discuterne con il nostro capitano…” mugugna Ikkaku offeso in modo infantile “… e che tu non abbia sprecato una parola con me, il tuo compagno, quello che ti è stato accanto ancor prima di diventare shinigami.” chiosa alla fine sicuro di non essersi meritato quel trattamento.
Yumichika segue lo sfogo con assoluto sbigottimento e resta in attesa della sua conclusione mordicchiandosi le labbra indeciso se sciogliersi per la tenerezza che prova per questo insensibile, rozzo e manesco shinigami o scoppiare a ridere per l’assurdità di tutta quella situazione. Purtroppo per l’orgoglio di Ikkaku il lato divertente prende il sopravvento e Yumichika ride così forte da farsi venire le lacrime agli occhi, ululando tra uno scoppio di risate e l’altro qualcosa che assomigliava vagamente a:
“No, scemo! Non la katana, io-io sono diverso. Io sono… il segreto che conoscono tutti… anzi, no. Tu!”

Ikkaku ha, per un attimo, la tentazione di allungare una mano, recuperare Hōzukimaru, rilasciarla e fa finire questa sceneggiata in un bagno di sangue ma, in un barlume di sempre trascurata riflessione, si rende conto che giustificare l’omicidio del Quinto Seggio dell’Undicesima Compagnia trovato praticamente nudo e con addosso i segni ancora visibili di un rapporto omosessuale avrebbe necessitato di più fantasia di quanta lui fosse davvero disposto ad usare. Così gli resta solo l’opzione di aspettare che quel pavone starnazzante si dia finalmente una calmata e si degni di spiegarsi.
Quando gli scoppi di risa si fanno più radi, Ikkaku grugnisce la fine della sua pazienza. Yumichika tossicchia un po’ e poi cerca di riprendersi meglio che può.

“Non è il nome segreto della mia zanpakuto che sanno tutti” gli dice con un tono di voce stranamente intimo e dolce.

“No?” gli chiede Ikkaku così sorpreso di essersi sbagliato dal dimenticarsi di avere ragione, di dimenticarsi, cioè, di essere assolutamente sicuro che tutti sappiano qualcosa su Yumichika tranne lui e che questo lo fa imbestialire di gelosia.

“Come fai tu a sapere della mia zanpakutō?”

“Perché ti osservo quando le parli, quando credi di essere solo e la rilasci nella sua vera forma… ti ho guardato farlo.” E questa ammissione di vero interesse da parte di Ikkaku oltre il sesso fa inumidire i begl’occhi di Yumichika, al punto di fargli finalmente ammettere la verità.

“Tu sei il segreto sbandierato.” gli dice fissandolo negli occhi improvvisamente insicuro. Ikkaku sbatte un paio di volte le palpebre sorpreso e chiede cercando una qualche conferma:

“Io?”

“Sì, tu… o per meglio dire, io. Io che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, io che curo ogni minimo dettaglio di me sperando che tu possa notarlo, dimenticando che sei tu quello che mi vede la mattina appena sveglio e con i capelli completamente incasinati…” si prende in giro cercando di superare l’imbarazzo “Io che ho fatto e farei qualsiasi cosa per te, persino diventare shinigami per starti accanto. Io che, beh, non saprei davvero vivere se tu non ci fossi più.” Alla fine di questa tirata melensa Yumichika abbassa il capo e contrae i muscoli in attesa della sfuriata verbale, ma più probabilmente dell’attacco fisico, con cui Ikkaku metterà fine ai suoi sogni di romanticismo da anima semplice. E infatti Ikkaku, in qualche modo, lo aggredisce ma non con l’intenzione di ferirlo a quanto pare. Lo rovescia sul letto e si avventa sulla sua bocca dischiusa per la sorpresa per un bacio che risucchia le ultime forze di Yumichika al punto di sentire per un attimo venir meno la sua Reiatsu, e poi si scosta appena da lui per dire due semplici parole in grado di cambiare la vita al Quinto Seggio:

“Anch’io.”

Certo Ikkaku non è uno da lunghi discorsi ma, beh, sono i fatti che contano, no?
Si dice Yumichika decisamente oltre ogni definizione di felicità mentre Ikkaku torna ad allungare le mani, la bocca e i denti su di lui per delineare l’esatto confine della sua proprietà.

***

Quando entrambi si rendono conto di dover prendere una pausa prima di conflagrare in una bolla di gioia accecante, le chiacchiere bisbigliate diventano più fitte.

“Ma davvero se ne sono accorti tutti?” chiede Ikkaku stupito stringendo un appagato, ronfante, splendidamente nudo Yumichika.

“Che mi piacciono i maschi o che mi piaci tu?” risponde Yumichika divertito dalla curiosità infantile di Ikkaku così lontana dal suo solito unico schema: trova - combatti oltre ogni limite - sconfiggi.

“Beh, che tu non fossi interessato al davanzale della Matsumoto era un pensiero che aveva sfiorato anche me.” Scrolla le spalle Ikkaku con l’atteggiamento di chi scopre che un pettegolezzo è miracolosamente e misteriosamente vero.
Yumichika fa risuonare ancora la sua risata contagiosa e poi risponde pacato:

“Beh, lo sa Zaraki perché il topo rosa non la piantava di prendermi per il culo dicendo che mi distraevo un po’ troppo a fissarti… non è contento, ma nemmeno mi ha sbattuto fuori dalla compagnia. Cosa che farebbe immediatamente se sapesse che la mia Fuji Kujaku in realtà è una Ruri’ino Kujaku, quindi vedi di tenere la tua boccaccia chiusa, ok?”
Lo redarguisce con un minacciosissimo dito piantato nel suo sterno.

“Bocca cucita.” lo rassicura Ikkaku, peccato che lo sussurri esattamente nel bel mezzo di un mordicchio al lobo sensibile di Yumichika che per un paio di secondi rabbrividisce da capo a piedi e perde completamente il filo del discorso.

“Uhm… ecco, sì. Dicevo?” Cerca di riprendere il controllo Yumichika mentre due deliziose macchie rosate gli tingono gli zigomi di imbarazzo ed eccitazione.

“Zaraki… topo rosa, chi altro? Ah, sì! Il capitano Hitsugaya, perché quel piccoletto gelido sa sempre qualsiasi cosa che non riguardi direttamente lui. Soifon e la sua micetta… no, volevo dire il comandante della Seconda Compagnia e la sua mentore, Yoruichi Shihōin. Quelle due se la intendono un po’ troppo a parer mio.” Chiosa Yumichika con un sorrisetto saputo a cui Ikkaku risponde con un succhiotto sulla spalla, più interessato a marchiare il corpo candido di Yumichika che ai pettegolezzi del Seiretei.

“Non mi mordere, bestiaccia!” gli ringhia contro ridacchiando, ma Ikkaku gli strofina il naso sulla spalla appena morsa e poi fa piano le fusa per lui per farlo ridere più forte.

“E chi altro lo sa?” gli chiede Ikkaku solo per sentire ancora la vibrazione calda della sua voce. Yumichika si mordicchia le labbra nervoso prima di decidersi a vuotare il sacco.

“Lo sa Shuhei…” e se il ringhio di Ikkaku è una reazione prevista, è quel sottointeso di possesso esclusivo che fa fremere Yumichika di piacere e desiderio. Chiude un momento gli occhi per godersi profondamente il gomitolo di lana morbida e tenera in cui si è trasformato il suo cuore e poi sospira per trattenere un’unica lacrima di commozione che farebbe di lui qualcosa di molto meno virile di un eroico shinigami del Seiretei. Il tono con cui continua è molto più roco e basso:

“Sì, lo sa Shuhei e non serve che fai quei versi da troglodita! Non gli interesso io, ha solo accettato di restare fuori con me tutte le sere fino ad ore assurde solo per il mio piano disperato di farti… ingelosire.” Ridacchia sempre più imbarazzato e poi gli sussurra in un orecchio “Beh, un piano non così disperato, alla fine.”
E il resto dei sussurri, delle risatine, dei gemiti e delle promesse se li porterà via la notte calda e intima.

***

Riemergono dal groviglio delle lenzuola solo la mattina dopo; l’alba li scopre riposare in maniera differente: Yumichika dorme su un fianco, compostamente raggomitolato attorno al proprio sorriso soddisfatto e Ikkaku invece se ne sta prono, completamente stravaccato, occupando quasi tutto il loro giaciglio. Solo il gomitolo in cui si sono aggrovigliati i vestiti testimonia che la foga di questa notte è figlia di un pericoloso, brutale ma davvero bramato nuovo sentimento.

bleach, autore: ellepi, fanfiction

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