[Originale] Due ore

Nov 02, 2009 20:00

Titolo Due ore
Fandom Originali
Genere Generale
Personaggi Romina, Alberto
Rating PG-13
Conteggio parole 677 (Criticoni)
Avvertimenti accenni di incesto
Scritta per l'Iniziativa Estemporanea di Criticoni e già che c'ero l'ho costruita attorno al prompt #53 della mia tabellina tombolosa XD
Prompt "Sbornia" @ Iniziativa Estemporanea + "Tra due ore" @ Criticombola.

Note il racconto fa parte di una raccolta ancora senza nome che narra della “avventure” di una famiglia nelle campagne del nord est degli anni '60-'70. Ve lo dico così avete almeno una vaga idea di dove ambientare questo racconto che state per leggere =)


Disclaimer: i personaggi che compariranno in questo breve racconto sono MIEI. Toccateli e vi spezzo le braccine (cit.).

DUE ORE

Tra due ore sarebbe tornato.
Romina si mise a letto con quell'inquietante consapevolezza. La tensione le irrigidiva i muscoli del collo, rendendole quasi impossibile tenere la testa sul cuscino senza sentire delle fitte scivolarle lungo i tendini. Le piume d'oca del cuscino le pungevano le guance; non era morbido piumino - quello era per i ricchi - ma piuma dallo scheletro duro e appuntito che passava attraverso la stoffa. Romina mise la mano tra la guancia e il cuscino; il contatto con la pelle della sua mano le diede un indefinito senso di tranquillità.
Ma tra due ore lui sarebbe tornato.
Lui. Suo fratello Alberto, di un solo anno maggiore di lei.
Romi voleva bene a suo fratello, ma non riusciva a capirlo; era strano rispetto ai ragazzi della sua età.
Quando aveva tredici anni lui aveva lavorato per un po' di tempo per Zaghis, il più ricco possidente del paese, ma non era stato in grado di mantenere il posto di lavoro. Il ragazzo è insofferente alla disciplina, si diceva in giro, ed è uno scansafatiche. E che Berto evitasse di sporcarsi troppo le mani era evidente anche da come sparisse ogni qual volta ci fosse da raccogliere il fieno, spaccare la legna o fare qualunque altro lavoro considerato adatto ad un maschio. Spesso era Romi a prendere il suo posto, cosa che le era valso l'appellativo di 'maschiaccio'. Lei scuoteva le spalle e sembrava non dare peso a quelle parole; ma aveva solo dodici anni e non le importava far valere la propria femminilità. Alberto, dal canto suo, pareva soddisfatto di avere un sostituto e faceva orecchi da mercante ai rimproveri dei genitori.
Lo avevano mandato a lavorare in altri posti, sempre con lo stesso risultato. Il ragazzo si dava malato, per poi farsi scoprire a spasso per i campi alla ricerca di nidi da depredare o al fiume a pescare.
L'intero paese scuoteva la testa e pettegolava di uno degli Zanardo che alla sua età - sedici anni - bighellonava per la piazza, passava il tempo giocando a carte nell'osteria e rubava frutta e verdura dagli orti, mentre i loro figli si spaccavano la schiena nei campi, come era giusto che fosse.
In tutti i modi i genitori avevano cercato di disciplinare il ragazzo, dai miti rimproveri, agli scapaccioni, al rinchiuderlo nella stalla senza cibo per punizione. Lui subiva tutto con una serenità che lasciava confusi i genitori, prometteva solennemente di cambiare condotta e il giorno dopo - a volte anche la sera stessa - spariva per ore senza che nessuno sapesse dove andava.
Nessuno tranne Romi; lei era l'unica che sapesse sempre dove andava il fratello. Quando la sera usciva di nascosto da tutti per andare a bere con gli amici lei era l'unica a saperlo. Lui entrava di soppiatto nella camera che Romina aveva condiviso con sua sorella Gianna - ma la Nina si era sposata da poco e aveva lasciato l'intera stanza tutta per lei - facendo scricchiolare appena il pavimento di legno mentre si avvicinava, e la informava che stava uscendo, dove sarebbe andato e quando sarebbe stato di ritorno.
E tra due ore sarebbe tornato.
Alberto beveva quando usciva la sera per andare in paese. Beveva tanto. Alcune volte tornava più tardi del previsto e si scusava dicendole che aveva passato l'ultima ora a vomitare l'anima nel vicolo dietro il campo sportivo. Altre volte lo udiva inciampare nei gradini di legno e bestemmiare sottovoce.
Ma tutte le volte veniva da lei prima di scivolare silenzioso nella sua stanza e fingere di averci dormito. Romi amava suo fratello ma non le piaceva il suo alito quando si avvicinava per darle il bacio della buona notte. Non le piaceva dover stare attenta a dove posasse le mani quando si appoggiava a lei per chinarsi e baciarla. Non le piaceva essere costretta a voltare un po' la testa per evitare che le toccasse le labbra con le sue. La faceva sentire sporca.
Romina fremette e si strinse addosso il lenzuolo. Faceva caldo ma nonostante questo aveva i piedi gelati.
Era passata circa un'ora da quando Berto era uscito.
Ancora un'ora di veglia e poi avrebbe potuto dormire.

originale, autore: madame butterfly

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