Qui potete postare (nei commenti) le fic per l'
Operazione Tam-se! Una masterlist sarà compilata man mano che arrivano le fic ;)
Vi ricordiamo che il challenge scade il 25 agosto. Nel postare la fic indicate SEMPRE in oggetto:
TAM/SE. Fandom. Pairing/Personaggio/Altro. Prompt
In altre parole, se
sarabakanashimi scrive una fic su Sherlock Holmes, Holmes/Watson
(
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fourth kind of lie - truth denied
Helena è entusiasta e la Spagna le piace da impazzire, questa è l’unica cosa che Zlatan può dire di sapere con certezza, ora che sta sdraiato sull’erba di chissà che giardino gremito di persone e Max fissa con devozione il cielo che si illumina a tratti dei giochi di colore dei fuochi artificiali, mentre lei culla Vincent dondolandolo un po’ avanti e indietro, cercando di farlo addormentare nonostante il baccano. È appena tornato a casa dall’ennesima sessione di allenamento immobile - il braccio guarisce, non guarisce, “deve tenerlo fermo, signor Ibrahimović!”, “ho due figli, signor Vattelappesca!” - s’è appena ritrovato fra le mani la lettera di José, che subito Helena l’ha afferrato per il braccio sano, i bambini già nei passeggini, e gli ha cinguettato addosso tutta una serie di “ommioddio una festa di paese così carina mamma mia dobbiamo andarci i fuochi d’artificio!”, così confusa che Zlatan non ha nemmeno provato ad opporsi e l’ha seguita senza una protesta. E sono andati dietro al corteo in onore di chissà che santo patrono, hanno mangiato il marshmallow, Max ha storto il naso di fronte alle mele candite e Vinny ha dormito - come sempre - per l’ottanta percento del tempo, e ora sono lì che guardano i fuochi d’artificio esplodere nel cielo ed è il primo momento di vera quiete della sua giornata. Perciò, steso com’è, sperando che le luci delle bancarelle che costeggiano la strada siano abbastanza forti da illuminare la scrittura minuta e disordinata di José, recupera la lettera e la apre. All’interno della busta ce n’è un’altra più piccola, e c’è anche un foglietto a parte che gli scivola sul petto non appena fa tanto di guardarlo. Lo prende tra le dita e lo apre tenendolo sospeso sulla testa. “Io lo so qual è stato il mio errore più grande, Zlatan”, dice José, “lasciarti sempre decidere tutto. Ma è stata una mia scelta e non intendo smentirmi proprio adesso. Perciò d’accordo, decidi tu anche ora. Ma prenditi le tue responsabilità. Sai già cosa c’è nella busta più piccola che accompagna questo biglietto. Se apri e leggi, fallo solo perché vuoi tornare. Altrimenti, lascia tutto com’è. Questo sarà meglio per entrambi”. Il biglietto non dice altro. “Problemi?” chiede distrattamente Helena, allungandosi a risistemare Vincent nel suo passeggino. Zlatan risponde scuotendo il capo, e non sa cosa dire. Guarda la busta più piccola dentro la busta più grande e sembra così piccola e innocua che si sente stupido ad averne tanta paura. Ma lì dentro c’è ciò che avrebbe sempre voluto sentirsi dire e José non gli ha mai detto, e lui sa che, se solo lo leggesse adesso, poi nulla sarebbe più come prima. Perciò ci riflette accuratamente. Esita. E afferra la busta fra le dita e l’accarezza piano coi polpastrelli, sperando che quella carezza non si fermi sulla carta e in qualche modo arrivi dove vuole. Dove deve. Dov’è giusto. Ma quella busta lui non la apre. A Helena piace la Spagna. E certe cose, dopotutto, è meglio non saperle affatto.
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