Titolo: Litigi e fusa
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Ron Weasley, Hermione Granger
Parte: 1/1
Prompt: fluff orizzontale per la quarta settimana del Fluffathlon
Rating: R
Conteggio Parole: 1030
Riassunto: [...] Ron era furente: erano sposati da qualche anno ormai e non c’era stata quasi mai occasione di stare soli in quella casa. Per avere cinque minuti tutti per loro doveva inventarsi espedienti per lasciare quella palla di pelo fuori o andarsene da qualche parte, irraggiungibile al gatto. [...]
Note: Che dire, non sono molto ferrata in p0rn e simili, ma spero comunque di aver fatto un lavoro decente.
Litigi e fusa
“Quel gatto mi odia”, pensò Ron entrando nel salotto di casa e guardando con invidia e cattiveria Grattastinchi che si godeva le coccole di Hermione.
Ron era furente: erano sposati da qualche anno ormai e non c’era stata quasi mai occasione di stare soli in quella casa. Per avere cinque minuti tutti per loro doveva inventarsi espedienti per lasciare quella palla di pelo fuori o andarsene da qualche parte, irraggiungibile al gatto.
La lotta tra Ron e Grattastinchi era iniziata il primo giorno in cui si erano incontrati, ma si era fatta più serrata quando i due Grifondoro si erano messi insieme: il gatto non perdeva occasione di far valere la sua piccola mole pelosa, che sembrava ingigantirsi quando Ron provava ad avvicinarsi alla ragazza. Hermione, dal canto suo, trovava molto rilassante accarezzare il pelo lungo del felino e Ron avrebbe voluto quasi le stesse attenzioni, peccato che il gatto prendesse il sopravvento anche nei momenti meno opportuni. Hermione non sembrava affatto infastidita da quelle intrusioni, anzi, trovava molto rilassante sentire le fusa del gatto, soprattutto dopo una giornata di lavoro pesante.
Ron si buttò a peso morto sul divano sbuffando e brontolando: «Ma che cos’ha di speciale quella palla di pelo?» chiese più a se stesso che a Hermione, seduta sulla poltrona accanto a lui.
«Hai detto qualcosa?» domandò lei, alzando gli occhi dal libro che stava leggendo e puntandoli sul marito.
«No, niente», rispose brusco Ron, imbronciandosi ancora di più, come un bambino piccolo a cui non volevano comprare qualcosa.
«Oh, Ron, è inutile che menti, ho sentito benissimo quello che hai detto», sorrise lei, continuando ad accarezzare il pelo del gatto e poggiando il libro sul bracciolo libero della poltrona.
«E allora perché mi chiedi se ho detto qualcosa?» chiese alzandosi di scatto dal divano, pronto all’ennesima litigata.
Hermione si alzò a sua volta, non voleva litigare, ma evidentemente Ron non aspettava altro.
«Pensavo non ti comportassi più come uno stupido ragazzino di undici anni, speravo che ammettessi a voce alta quello che brontoli», sentenziò lei furente.
«Io non mi comporto come uno stupido ragazzino di undici anni», disse Ron imitando la voce della moglie. «E poi non brontolo», cercò di difendersi. «Semplicemente penso a voce alta».
«E da quando pensi al mio gatto?» chiese ancora lei, guardandolo sorniona, ben sapendo che non avrebbe più potuto mentire o inventare scuse.
Ron, per tutta risposta, la guardò con astio: «A me sembra che tu ami di più quel gatto», sibilò velenoso.
Quella frase fu come un macigno per Hermione, che si portò le mani alla bocca e sembrò voler iniziare a piangere, ma riuscì a trattenersi. «Almeno lui non dice cattiverie», disse dopo qualche minuto, poi si voltò e corse in camera.
Grattastinchi osservò tutta la scena e, quando vide la sua padrona scomparire, saltò dal bracciolo della poltrona, passò davanti a Ron, lo guardò con disprezzo e se ne andò da Hermione con la coda dritta.
«Stupido gatto», sospirò l’ex Grifondoro, sedendosi sconfitto sul divano. Ancora non capiva perché doveva sempre litigare con Hermione, in fondo non pensava veramente ciò che le aveva appena detto: sapeva benissimo quanto lei lo amasse, eppure Grattastinchi riusciva a tirare fuori il peggio da lui. Era sempre stato così.
***
Dopo quelle che parvero ore, Ron si ridestò dal divano, nel quale era sprofondato, e si diresse verso la camera da letto con l’intenzione di far valere la sua posizione di capofamiglia. Avrebbe voluto spalancare la porta e buttare fuori da quella casa Grattastinchi, così da avere, una volta tanto, Hermione tutta per sé, ma si trattenne. Infatti si limitò ad aprire a poco a poco la porta per avere la possibilità di scappare nel caso sua moglie fosse stata tanto arrabbiata da prendere la bacchetta e trasformarlo in qualcosa di disgustoso.
Entrò facendo meno rumore possibile e trovò Hermione stesa sul letto dando le spalle alla porta e guardando fuori dalla finestra, mentre accarezzava stancamente il gatto, che se ne stava imperioso nel posto di Ron.
“Questo è troppo”, pensò furente il diretto interessato. Si mosse come spinto da una forza nuova, afferrò il gatto e lo scaraventò fuori dalla stanza, sigillando poi la porta con un incantesimo.
«Ron...» cercò di protestare Hermione, ma qualsiasi domanda le morì in gola quando vide suo marito quasi saltare sul letto e mettersi a quattro zampe, come se fosse un gatto gigante, nel punto in cui prima c’era Grattastinchi.
«Vuoi un gatto? Eccomi. Sono stufo di essere geloso di quella bestia pelosa», sospirò sdraiandosi completamente e iniziando a fare le fusa non appena Hermione iniziò ad accarezzargli i capelli, dapprima un po’ dubbiosa, poi con maggiore sicurezza.
Ron chiuse gli occhi, si lasciò coccolare dalla moglie per un po’ e quasi non si rese conto che lei aveva smesso di accarezzargli i capelli ed era passata a baciargli delicatamente il collo, risalendo poi fino alle labbra. Lui non poté far altro che ricambiare il bacio, approfondendolo, e cingerle la vita con un braccio, trascinandola più vicina a sé.
Si staccò di malavoglia per riprendere fiato qualche secondo: non sapeva come fossero finiti uno sopra l’altra, visto che neanche si era reso conto del cambio di posizione, e neanche come sentisse improvvisamente freddo al busto; guardò Hermione e la notò estremamente rossa in volto e con i capelli tutti scompigliati, dopodiché non riuscì a vedere nient’altro, perché lei l’aveva riattirato a sé e tutto quello che avevano intorno sembrava svanito nel nulla.
Ben presto gli indumenti di troppo scomparvero, come per magia, e si ritrovarono vestiti solo dell’altro, i loro respiri si fecero più affannosi, le carezze terribilmente audaci e i baci più vogliosi.
***
«Mi dispiace per poco fa», ruppe il silenzio Ron, mentre Hermione si accoccolava contro il suo corpo.
«Ci sono abituata, ma non permetterti mai più di dire che amo di più Grattastinchi», lo rimproverò lei, sorridendo contro la sua spalla.
«Il fatto è che sono geloso anche del gatto», ammise candidamente. «Ti amo», disse poi sollevando il viso di Hermione per guardarla negli occhi.
«Anch’io», rispose lei, baciandolo sulle labbra. «Mi dispiace per Grattastinchi, l’hai trattato male, prima».
«Gli chiederò scusa», scherzò lui, ricambiando il bacio con maggiore intensità.