Titolo: You've got to be what tomorrow needs
Fandom: RPF My Chemical Romance (Killjoyverse)
Personaggi: Girl (Grace Jeanette), Party Poison (Gerard Way), Fun Ghoul (Frank Iero), Kobra Kid (Mikey Way), Jet Star (Ray Toro)
Rating: PG
Warnings: Killjoys!AU, gen, puccerie random
Parole: 1235
Prompt: guerra (
COW-T #3, prima settimana @
maridichallenge), attraverso gli occhi di un bambino (#059 @
500themes_ita), deserto (
Maritombola #2 @
maridichallenge)
Disclaimer: tutti i personaggi sono realmente esistenti e si appartengono da soli, mentre il Killjoyverse e la sua meravigliosità appartengono al signor Way e ai suoi degni compari ♥ Titolo da SING dei MCR. Grazie a
twycchan per la prelettura e i prezisosissimi consigli :*
--
La prima cosa che Grace ricorda, l'immagine più lontana nel tempo che, se si sforza, riesce a riportare alla mente, è quella di un cielo sterminato senza la più piccola nuvola, braccia forti che la sollevano in aria mentre ride felice, e la macchia rossa dei capelli di Poison appena sotto di lei. Non sa se si tratti di un vero ricordo, di un sogno o della sua immaginazione, ma qualunque cosa sia è vivido nella sua mente al pari dei momenti che l'hanno seguito.
Ricorda anche, con molta più certezza, le ore passate sulle sue ginocchia mentre le insegnava i nomi delle cose e delle piante e degli animali, quelli piccoli e rari che c'erano intorno a loro e quelli che c'erano prima e che lei non aveva mai visto, e ricorda quando, non riuscendo a farglieli immaginare solo con le parole, li disegnava per lei con un carboncino, sulle rocce o su un pezzo di carta scarabocchiata recuperato in giro. Ricorda il momento in cui i disegni sono diventati numeri e lettere e parole, le sere in cui lo ascoltava rapita leggerle favole interminabili e il luccichio nei suoi occhi nel sentirla sillabare, e contare, e vederla scrivere frasi smozzicate contornate di cuoricini.
Ricorda, soprattutto, il giorno in cui le ha spiegato contro cosa sono in guerra. Ricorda ogni sua parola e ogni storia che le ha raccontato, di uomini e di donne morti per aver rifiutato di obbedire, per non essersi rassegnati a diventare ciechi e sordi e privi di emozioni, per aver voluto continuare a mostrare al mondo i loro colori. Ricorda ogni giorno che anche lei, nel suo piccolo, può e deve fare la differenza.
Poison le ha insegnato a pensare, e Grace crede in lui più che in chiunque altro. "Non devi" ha sorriso lui, carezzandole la testa, quando gliel'ha detto. "Più che in chiunque altro devi credere in te stessa."
C'è stato un periodo - non lo ricorda con esattezza, questo, ma glielo hanno raccontato - in cui Grace non faceva che piangere. Piangeva di continuo nonostante non fosse già più una neonata, e non per la fame o la sete o il sonno, ma solo perchè le andava di farlo. Le sembra impossibile, perchè le hanno insegnato che non si piange senza motivo, ma lo ha chiesto proprio a tutti per esserne sicura e tutti le hanno giurato che è la verità.
Quando piangeva così, l'unico che riusciva a calmarla era Ghoul. La prendeva in braccio, senza curarsi del suo scalciare e strepitare, e inventava per lei un nuovo gioco. Le cantava canzoni piene di rime senza senso, improvvisava buffi balletti o semplicemente le faceva il solletico fin quando smetteva di piangere e cominciava a ridere senza più fermarsi. Quando poi è diventata abbastanza grande da non distruggere qualunque cosa le pasasse per le mani, ha cominciato a costruirle ogni sorta di meraviglie: bambole fatte di legno e di corda, treni e automobili con motori minuscoli tenuti insieme dal fil di ferro, enormi e complicatissime piste per le biglie modellate nella sabbia umida. A volte, quando giocano insieme o progettano di nascosto uno dei loro scherzi, le viene da chiedersi chi è tra i due che si diverte di più.
Con il tempo, Grace ha capito che questo è il suo modo di proteggerla, di farla crescere tranquilla nonostante la loro vita sia quanto di più lontano possa esistere dalla tranquillità. Ha capito che anche una risata può essere un'arma, e che a volte è l'arma più potente che si possa immaginare.
Ghoul le ha insegnato a sorridere, e quando Grace è triste, triste abbastanza da non riuscire a scacciare tutto da sola, ma non così tanto da avere voglia di parlarne a voce alta, sa che per ritrovare il sorriso può sempre contare su di lui.
La prima vera arma che Grace abbia mai preso in mano, quando ancora aveva a stento sei anni, è stata la pistola di Kobra. L'ha impugnata, ha appoggiato il dito sul grilletto senza osare muoverlo e quasi senza osare respirare per paura che potesse succedere qualcosa, ha provato a puntarla verso l'orizzonte solo per immaginare cosa avrebbe potuto colpire, ed è stato allora che Kobra è arrivato dietro di lei e per pura fortuna il colpo non le è partito per lo spavento. Invece di rimproverarla, però, le si è accovacciato accanto e le ha mostrato come mirare e come mantenere la mano ferma, e dopo averle fatto promettere di non provarci più da sola le ha promesso in cambio di insegnarle qualcos'altro.
"Non è troppo presto" lo ha sentito dire a Poison qualche mese dopo, una notte, quando credevano che lei stesse già dormendo. "Non è mai troppo presto."
Così, fin da allora, Grace ha imparato da lui tutto quello che le è stato possibile imparare. Non ha ancora una pistola ma sa come usarne una, e un paio di volte ha provato a maneggiare anche armi più grandi. Sa quando provare a difendersi se qualcuno la attacca e quando invece scappare e chiedere aiuto, dove e quanto forte colpire per bloccare i movimenti di qualcuno, come nascondersi e passare inosservata se ce n'è bisogno. Mai una volta Kobra le ha permesso di rinunciare, anche quando qualcosa le sembrava troppo difficile, mai una volta l'ha presa in giro o le ha detto che era ancora troppo piccola. Mai una volta si è arreso con lei, ed è così che lei ha imparato a fare lo stesso.
Kobra le ha insegnato a combattere, e le ha insegnato che ci sono persone pronte a morire per difenderla. E ricordarlo basta a Grace per ricordarsi di dover essere coraggiosa almeno quanto loro.
Nessuno ha mai detto a Grace che Jet è il suo papà, perchè nessuno le ha mai detto chi è il suo papà. Quando lo ha domandato per la prima volta le hanno detto soltanto che anche lui è un combattente, che le vuole bene proprio come gliene voleva la sua mamma, e che un giorno, quando sarà più grande e la guerra sarà finita, potrà conoscere il suo nome.
Nessuno, però, ha mai trovato strane le piccole abitudini che condividono da sempre. Nessuno si è mai chiesto perchè Jet sia il primo a cui Grace consegna in mano le armi appena terminato di ripulirle, e il primo a cui fa leggere le sue lettere appena terminato di scriverle. Nessuno si stupisce che sia l'unico a trovare sempre le parole giuste per rimproverarla, e l'unico a riuscire a farla riaddormentare quando di notte un incubo arriva a toglierle il sonno. E nessuno ormai scherza più sui riccioli che soltanto lui, tra tutti, ha il permesso di scompigliarle quanto vuole senza farla arrabbiare.
A volte pensa che se non fosse già grande a sufficienza potrebbe domandarlo ancora, potrebbe piangere e sbattere i piedi in terra finché qualcuno non le risponde. A volte, quando nessuno la vede, si fa rotolare la parola papà sulla lingua per sentire come suona, la sillaba piano senza fare rumore, e si chiede come sarebbe dirgliela a voce alta. Si chiede se Jet resterebbe sorpreso, e le viene da sorridere al pensiero che se tutti possono avere un segreto con lei allora anche lei può averne uno con loro.
Jet le ha insegnato ad amare, e che l'amore è qualcosa di talmente grande e misterioso da non avere davvero bisogno di darsi un nome per esistere. E Grace, almeno per ora, sente che le basta così.