mso-bidi-font-family:Calibri;mso-bidi-theme-font:minor-latin">TITOLOmso-bidi-theme-font:minor-latin;mso-bidi-font-weight:bold">: They can’t hurt you now
FANDOM: Hawaii Five 0
PERSONAGGI\COPPIA: Steve McGarrett\Danny WIlliams
RATING: vario
DISCLAIMER: niente di quanto segue è scritta a scopo di lucro, nè tantomeno mi appartiene.
BETA:
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mso-bidi-theme-font:minor-latin;mso-fareast-language:KO">♥mso-bidi-theme-font:minor-latin;mso-fareast-language:KO"> mso-bidi-theme-font:minor-latin;mso-fareast-language:KO;mso-bidi-font-weight:
bold">(che ha superato se stessa e ha betato il tutto in un lampo).
mso-bidi-theme-font:minor-latin;mso-bidi-font-weight:bold">NOTE: alloooooora, tuttto questo nasce dalla collaborazione di due menti eccelse *ahaha,cadono i muri* ovvero, la mia è quella della mia meravigliosa sis
anybeaver. Infatti, lei mi ha suggerito dieci canzoni che le ispirano McDanno e io ci ho scritto su altrettante drabble (beh, ho tentato diciamo XD). In più, siccome la mia sis è piuttosto meravigliosa non si è fermata a questo, ma ha creato anche un fanmix bellissimo che trovate qui
http://anybeaver.livejournal.com/238207.html# The waves - Elisa
Danny fissa il soffitto nell’ennesima notte insonne che, oramai, sembra essere diventata la norma per lui. E’ quasi l’alba quando decide che non può sopportare più di rigirarsi nel letto senza trovare pace. Infila un paio di jeans, una t-shirt lasciata in giro, afferra le chiavi della Camaro ed esce. Quando la macchina si ferma è il primo ad essere sorpreso dal luogo in cui si trova: la spiaggia dove lui e Steve surfano di solito. Ricorda chiaramente che c’è stato un tempo in cui odiava la spiaggia più di ogni altra cosa al mondo, la odia anche adesso in realtà - la sabbia che gli si infila tra le dita dei piedi - ha calciato via le scarpe e rimboccato l’orlo dei pantaloni -, il caldo asfissiante e il sole più disturbante che in qualsiasi altro posto di quella dannatissima isola, ma ora si è ritrovato lì senza neanche averci pensato. Perché anche se ha passato le ultime cinque notti da quando Steve se ne è andato dormendo sul suo divano nella speranza di poter lenire un po’ la nostalgia che lo sta divorando dentro (la rabbia no, quella non ci prova neanche a lenirla. Vuole conservarla tutta intatta per quando l’idiota tornerà e neanche la giungla sarà abbastanza grande perché ci si possa nascondere… perché tornerà, ovviamente…), quello è il posto in cui sente di più la sua presenza, dove lo sente più vicino. Ormai, la sua associazione di Steve col mare è automatica. Scruta il cielo e osserva le ultime stelle cedere il posto ai primi accenni di sole, le onde che si infrangono ritmicamente contro le sue caviglie, e può vedere il viso di Steve così nitidamente da sembragli di averlo lì, di fronte a lui. E ogni cellula del suo corpo vorrebbe che fosse davvero così.
Kiss and Control - AFI
Le stelle su di loro sono punti brillanti che si fondono con le luci abbaglianti della città sullo sfondo. Sono una massa incandescente di luce nel cielo nero della notte. Il corpo di Steve preme contro quello di Danny, le sue mani stringono i suoi fianchi mentre la sua bocca gli morde la gola, il collo e poi il petto. Si lascia dietro segni rossi, ricordi di quel momento e di quel luogo impressi direttamente sulla pelle. Danny geme sotto di lui, apre la bocca per cercare più aria, soprafatto da tutte le sensazioni che stanno facendo impazzire le sue terminazioni nervose. La stoffa che gli tiene ferme le braccia sopra la testa gli graffia i polsi, ma si tratta solo di una sensazione insignificante che si perde nel vortice delle altre che lo stanno travolgendo. Tutto questo è meglio di qualsiasi scarica di adrenalina Steve abbia mai provato nella sua vita, non ci sono paragoni. Il modo in cui il corpo di Danny si muove tra le proprie mani, come il suo viso è arrossito appena quando l’ha spinto contro la sabbia umida vicino al bagnasciuga e gli ha legato i polsi. Danny è capace di farlo restare senza fiato, di fargli battere il cuore all’impazzata e farlo sentire vivo come non mai.
Danny chiude gli occhi, incapace di resistere oltre e si lascia andare totalmente. I loro corpi si fondono, bruciano insieme, si consumano a vicenda e diventano un tutt’uno incandescente come quello nel cielo sopra di loro.
Something’s gotta give - Sammy Davis JR
Danny è una forza irresistibile, un uragano che è arrivato all’improvviso e l’ha travolto senza lasciargli scampo, un turbine vorticoso sempre in movimento, che non può essere arrestato o contenuto.
Steve, invece, è qualcosa di statico, inamovibile. Come un enorme blocco di roccia su cui tutto quello che gli è successo - la morte di sua madre, la sua famiglia distrutta, il rapporto con suo padre e poi il suo assassinio mentre lui era dall’altro capo del telefono - ha fatto accumulare strati su strati su strati, rendendolo incapace di muoversi, di andare avanti, semplicemente di vivere.
Danny è calore, è luce, è colore, è una risata incontenibile che contagia chiunque abbia intorno. E’ anche una lamentela continua, un fiume di parole e gesti impossibile da fermare, un sovraccarico di emozioni che fa girare la testa, una costante richiesta di attenzione che esige, esige, esige e non può essere tenuto a distanza.
Steve è nell’oscurità, nell’ombra, ha solo una serie di ricordi e di rimpianti che hanno il sapore della cenere in bocca e un cuore avvolto da una morsa di ghiaccio freddo.
L’unica cosa che lo anima è la scintilla della vendetta.
E’ così quando si conoscono ed è per questo che nell’istante esatto in cui succede son destinati a collidere l’uno con l’altro. Ed è una collisione nel vero senso della parole. Steve sente la testa girargli e la terra mancargli sotto i piedi ogni volta che si trova ad avere a che fare con Danny perché lui se ne sta immobile e nell’oscurità, concentrato solo sul trovare chi ha distrutto la sua famiglia, ma Danny arriva e cerca di smuoverlo senza dargli pace, lo abbaglia con la sua luce e i suoi colori e inizia a riscaldare il freddo che sente dentro.
Steve non ha idea di come andrà a finire, di dove porterà tutto quello. Sa solo che potrebbe essere pericoloso e dannatamente affascinante e che resistere all’uragano Danny Williams, per quanto stia combattendo con tutte le forze, si rivela ogni giorno un po’ più difficile.
Better than I know myself - Adam Lambert
“Ascolta, so che sei arrabbiato,” esordisce Steve non appena la porta di casa si chiude alle loro spalle, casa di Steve ovviamente, e quella notte pazzesca sembra essersi, finalmente, conclusa.
“Non sono arrabbiato, Steve,” risponde Danny con un tono così pericolosamente tranquillo che fa suonare tutti i campanelli d’allarme di Steve. “Ero arrabbiato quando ho letto quel biglietto ridicolo che mi hai lasciato. Sono stato molto arrabbiato i primi tre o quattro giorni dopo che te ne sei andato e ad ogni chiamata che tentavo di farti rispondeva la tua segreteria telefonica. Dopo la prima settimana, però, la rabbia ha raggiunto livelli difficilmente descrivibili e ha finito col mischiarsi con la preoccupazione, così che parlare solamente di rabbia non è più adatto, Steven .”
Steve osserva Danny seduto sul suo divano e si sente in colpa. Sapeva, quando è partito, che Danny se la sarebbe presa a morte, ma non c’era altro modo per fare quello che doveva fare.
“Beh, poi ti ho chiamato…” tenta di nuovo, ma è un tentativo titubante perché sa già che non lo porterà da nessuna parte.
“Mi hai chiamato per dirmi quello che non stava succedendo!” esplode il suo partner alla fine, saltando in piedi come una molla. “Ma non dovrei stupirmi che questo sia il tuo concetto di telefonata visto che quello di conversazione per te è non comunicare!”
“Senti, mi dispiace, ok? Ma questo era qualcosa che dovevo fare da solo, lo sai. Questa storia… dovevo concluderla… chiudere questo conto in sospeso e non potevo… non c’era altro modo, ok? Anche se avrei voluto…” Steve si interrompe e lascia andare un sospiro. Vorrebbe dire a Danny tante cose. Vorrebbe dirgli quanto gli è mancato in ogni giorno in cui è stato lontano, quanto sia stato difficile resistere alla voglia di sentire la sua voce e chiamarlo molto prima di quando l’ha fatto, quando era ancora troppo pericoloso. Vorrebbe dirgli che non averlo vicino ha reso tutto due volte più difficile perché lui è l’unico in grado di impedire alla sua mente di perdersi del tutto, di impedirgli di andare completamente fuori di testa, di tenerlo lontano dal baratro. Di quanto lo avrebbe voluto al suo fianco. Ma le parole non ne vogliono sapere di uscirgli dalla bocca e un silenzio strano scende tra loro. Poi, però, Danny muove un passo verso di lui e quando parla di nuovo è come se sapesse tutte quelle cose comunque. E’ forse è così, perché nessuno lo conosce meglio di Danny.
“Se ti azzardi a farlo di nuovo ti uccido,” Un altro passo. “Ti uccido nel modo più doloroso che tu possa immaginare e so che la tua mente ha un’eccezionale conoscenza della materia,” Ancora uno. “Poi, ti resusciterò e ti ucciderò di nuovo. E dopo non ti rivolgerò mai più la parola.”
Adesso Danny è di fronte a lui.
“Credo che non sia esattamente possibile, sai?” lo avverte Steve e sta, effettivamente, sorridendo.
“Non mettermi alla prova,” sussurra Danny prima di baciarlo. Steve lo afferra immediatamente per la vita e se lo tira contro, il più vicino possibile.
“Così… Wo Fat è in prigione, finalmente…” dice Danno non appena si staccano.
“Già... finalmente…” sospira Steve e poi lascia andare la testa sulla spalle di Danny.
Sono solo parole - Noemi
All’interno di quella macchina, sdraiato sul sedile posteriore, col dolore della ferita che gli brucia nell’addome, mentre tutta la sua vita è andata in pezzi, Steve realizza che sono esattamente al punto di partenza. Che, in un certo senso, è come se l’ultimo anno non ci sia stato perché sono di nuovo punto e a capo. Guarda Danny, concentrato sulla strada, e vede l’amarezza disegnata sul suo volto. Vede la verità dietro le sue parole, dietro il tentativo di fargli credere che stia bene, che vada tutto bene, che non stia soffrendo per tutto quello che è successo.
E più di ogni altra cosa Steve vorrebbe poter tornare indietro, poter cancellare quegli ultimi mesi, perché gli manca ogni singolo momento di come erano prima.
Ma sente qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa di opprimente e scomodo all’interno di quella macchina. Una freddezza che lo lascia senza parole. Legge la stanchezza sul viso di Danno, nelle sue spalle curve e nelle rughe intorno ai suoi occhi, e per quanto vorrebbe non sa cosa dire. Sono così lontani in quel momento, così distanti, come mai lo sono stati prima, che la cosa lo spaventa. E si chiede se Danny abbia quella sua stessa paura.
Because the night - Patty Smith
Steve sa che quando Danny è arrivato alle Hawaii era un uomo ferito. Ferito dal suo matrimonio appena finito, ferito dal divorzio, ferito perché la sua bambina (la persona che ama di più in tutto il mondo) gli era stata portata via e si era dovuto trasferire dall’altra parte del mondo (una parte di mondo, tra l’altro, non esattamente di suo gusto).
Anche Steve era un uomo ferito, profondamente e dolorosamente, ma proprio Danny è riuscito a curare quelle ferite per lo meno in parte. A lenire un po’ il suo dolore a farlo stare meglio, più leggero, almeno un po’ felice. E il modo in cui Danny lo fa sentir quando è con lui, quando le sue mani scorrono sul suo corpo, quando semplicemente sono seduti in macchina insieme, è qualcosa che non sa descrivere. Perciò desidera con tutto se stesso riuscire a far provare a Danny quello che lui gli fa provare. Riuscire a fargli capire che è al sicuro, che è protetto e che non permetterà mai a nessuno di ferirlo di nuovo. O di fargli del male. Così, visto che Steve non ci sa affatto fare con le parole - sono la specialità di Danny quella, non la sua - lascia che sia altro a parlare, che sia altro a lasciar passare quel messaggio. Lascia che, quando la notte scende su di loro, siano i suoi baci e le sue mani, i suoi abbracci e la sua pelle che sfiora quella di Danny, i loro corpi che si incastrano alla perfezione, a dirgli tutto quello che non è capace di esprimere a voce.
I’ve got you under my skin - Frank Sinatra
Danny lo odia così tanto che le parole non possono descriverlo.
E odia se stesso perché è incapace di resistere e, alla fine, tutto il suo impegno va in fumo.
Avrà ripetuto centinaia di volte a Steve che la sua macchina è la sua macchina e che, per la miseria, non sempre ma almeno ogni tanto piacerebbe a lui guidarla. Ma niente, Steve continua a fare quello che vuole e figurarsi se si sogna di ascoltarlo. Danny lo sommerge di lamentele, giura a se stesso che non gli permetterà mai più di farlo, ma si ritrova puntualmente sul sedile passeggero.
Gli avrà detto migliaia di volte che è un folle con dei seri problemi, che esistono delle procedure che vanno seguite nel loro lavoro, che non può semplicemente andarsene in giro facendo esplodere granate o buttando giù porte come gli pare, ma ovviamente ogni volta è una perdita di tempo. Ogni sua parola entra da un orecchio del suo partner e gli esce dall’altro (sempre che entrino, cosa su cui Danny ha ancora dei dubbi) e per quanto continui ad insistere su tutte queste cose la conclusione è sempre quella: si ritrova a seguire Steve in quelle che sono chiaramente missioni suicide.
E la lista potrebbe continuare per molto. Il surf, per esempio (Danny non lo considera nemmeno una sport e non ha mancato di farlo sapere a Steve, ma si ritrova comunque trascinato sulla tavola almeno una volta al mese), le assurde abitudini alimentari della gente di quella isola dimenticata da Dio, i cui abitanti sono convinti che riempire ogni piatto di petali di fiori e pezzi frutta costituisca un pasto reale (pasti che Danny si ritrova puntualmente davanti contro la sua volontà) e un’altra decina di cose.
Il fatto è che, per quanto odi tutto questo, persino Danny stesso si è reso conto che, oramai, le sue parole sono vuote. Parla perché, ehi, è Danny Williams, è incapace di tacere, ma sa benissimo che non c’è più speranza di ottenere qualche risultato. Lo ha accettato da un po’ (anche se non lo ammetterà neanche sotto tortura) ed è questo che lo fa infuriare veramente. Perché Steve gli è entrato sotto la pelle, si è fatto spazio nella sua vita, si è ritagliato un posto nel profondo del suo cuore. Lui e i suoi stupidissimi pantaloni militari e le sue ancora più stupide tecniche SEAL sono diventati parte di sé e sa che è troppo tardi per opporsi.
Non che lo voglia veramente, per inciso.
Unity - Shinedown
“Andiamo,” pensa Danny, mentre i suoi piedi affondano nel fango melmoso di quel posto sperduto nel mezzo della foresta coreana. “Andiamo, andiamo, andiamo,” ripete insistentemente nella sua testa, come un mantra, “So che devi essere qui, da qualche parte.”
Tiene il mitra stretto contro il petto e avanza passo dopo passo, controllando ogni centimetro, attento a qualsiasi nemico che possa sbucare da solo Dio sa dove e a qualsiasi segnale che possa rivelargli la presenza di Steve.
Sono riusciti a penetrare nel covo di Wo Fat, ma questo non ha significato trovare automaticamente Steve e, adesso che intorno a loro si è scatenato puro caos, ogni secondo diventa prezioso perché ognuno che ne passa… beh, potrebbe essere uno di troppo.
“Forza, McGarrett, andiamo. Perché non usi qualcuno dei tuoi trucchi da super Seal e mi dai un piccolo indizio per trovarti? Giusto un piccolo aiuto che mi metta sulla strada giusta, che ne dici?”
Continua ad andare avanti, centimetro di dannata giungla dopo l’altro, e spera di riuscire a captare qualcosa, qualsiasi cosa, che lo possa aiutare. Una luce nel buio in cui sta brancolando che glielo faccia trovare. Ha promesso di portarlo indietro ed è quello che ha intenzione di fare. Deve trovarlo e riportarlo a casa con lui, al sicuro, dove appartiene.
Hold on - Michael Bublè
Ci sono tre esplosioni una dietro l’altra che fanno vibrare i muri e il pavimento del magazzino in disuso in cui si trovano e li fanno finire a terra con un tonfo assordante.
“Oh, perfetto,” gracchia Danny dalla sua posizione rannicchiata in un angolo, “adesso, è tutto veramente perfetto. Esplosioni. Scommetto che ora ti senti a tuo agio, Steven.”
Le sue parole si perdono in un’ennesima scarica di proiettili che segue le esplosioni.
Sono bloccati in quel dannatissimo magazzino, circondati da gente che gli sta sparando addosso senza tregua (e a quanto pare anche dotata di bombe), senza che nessuno abbia idea del fatto che sono lì e Danny pensa che se ne usciranno vivi ucciderà Steve con le sue mani.
Steve mugugna qualcosa di intellegibile e si solleva da terra per sparare da fuori quello che resta di una delle finestre.
“Hai perso completamente la testa?” gli urla contro Danny e, afferrandolo per una gamba, lo tira giù. Proprio in quel momento un proiettile gli sibila più vicino degli altri e Danny si ritrova con Steve sopra che lo tiene premuto contro la parete alle loro spalle, mentre dove fino a un secondo fa c’era il suo corpo ora c’è un proiettile conficcato nel pavimento.
“Stai bene?” gli domanda Steve, staccandosi lentamente da lui. Danny annuisce, tenendo la pistola con una mano mentre si passa l’altra tra i capelli.
Steve si solleva di nuovo per sbirciare fuori dalla finestra, molto più cautamente sta volta. Poi, torna a voltarsi verso Danny.
“Andiamo puoi dirlo. Dillo.”
“Cosa dovrei dire? Che io ti avevo detto di non fiondarti qui dentro in modo del tutto avventato…”
“Non è stato avventato! Avevo un piano!” lo interrompe Steve.
“Oh, tu avevi un piano! Meno male, allora! Avevi un piano! Buon per noi! Mi domando cosa sarebbe successo se non lo avessi avuto!”
“Diciamo che… non è andato esattamente come avevo previsto…”
“Come stavo facendoti notare prima che mi interrompessi molto maleducatamente, non ti dirò che ti avevo detto di non fiondarti qui dentro in modo del tutto avventato, senza aspettare i rinforzi, perché ehi, Steve, è un magazzino sconosciuto in una zona malfamata e solo Dio sa cosa potrebbe andare storto. No, sarò superiore. E quando saremo morti sarà il mio fantasma che ti darà la caccia e non ti darà tregua neanche nell’aldilà!”
Improvvisamente, gli occhi di Steve sono puntati su di lui, serissimi, e la sua mano gli afferra un braccio.
“Nessuno morirà, Danny. Usciremo tutti e due da qui. Andrà tutto bene.”
“Lo so.”
“Ce la caveremo. Come sempre.”
“Lo so,” ripete Danny, perché ovviamente lo sa. Sono partners e finchè sono insieme troveranno sempre un modo per cavarsela. “Anche se il tuo piano , come al solito, faceva acqua da tutte le parti.”
Shake the disease - Depeche Mode
Quando compare davanti alla porta di Steve è sicuro che ci sia qualcosa che non vada. Ha provato a chiamarlo decine di volte e non gli ha mai risposto e con Joe in quella situazione non c’è dubbio che il suo partner sia corso a salvarlo, senza dire niente a nessuno e mettendosi chissà in quale tipo di pericolo.
Appena varca la soglia lo vede e capisce che qualsiasi cosa abbia pensato è molto peggio: Steve se ne sta nel completo che Danny ha ribattezzato da “super seal in azione” - cargo pants inclusi, ovviamente - facendo su e giù per la cucina come un animale in gabbia.
“Steve,” lo chiama cauto, facendo qualche passo.
Ma Steve non risponde né sembra essersi accorto di lui.
“Steve.”
Steve continua a muoversi come senza sosta, come se ci fosse qualcosa che lo sta divorando dall’interno, la fronte corrugata e la faccia scura come i suoi vestiti.
“Steve? Steve che cosa è successo? Come sta Joe?” chiede ancora Danny, avvicinandosi. Ha una brutta sensazione alla bocca dello stomaco che spera con tutto se stesso sia sbagliata.
“Joe sta bene. L’ho liberato,” gli risponde finalmente Steve, alzando la testa di scatto.
Danny sospira e si passa le mani nei capelli. Ovviamente, ovviamente l’ha fatto.
“Tu sei completamente pazzo! Completamente! Lo capisci? Poteva succedere di tutto!” gli sbraita contro Danny esasperato, perché tutti i campanelli d’allarme che gli stavano suonando avevano un motivo.
Steve, però, lo sta ignorando di nuovo e si dirige verso il tavolo su cui si trova la sua pistola. La prende in mano e comincia riempire il caricatore di proiettili.
“Ok... che cosa… che Diavolo stai facendo, adesso?”
Danny gli lancia un’occhiata storta che non può nascondere la preoccupazione.
“Mi sta nascondendo qualcosa, Danny. Gli ho chiesto la verità è lui si è rifiutato di dirmela. E io devo sapere di cosa si tratta, capisci?”
Le mani di Steve spingono ogni proiettili al suo posto con un scatto secco, con gesti duri come i lineamenti del suo viso.
“Ehi, ehi, ehi, calma. Ok? Facciamo un bel respiro profondo e prendiamoci una pausa.”
“Non ho tempo di prendermi una pausa, Danny. Questa storia è durata anche troppo. Devo sapere che cosa mi sta nascondendo. Devo sapere che cosa sa Wo Fat sulla morte dei miei genitori.”
Steve non dice altro, fa scattare la sicura della pistola e la sistema nella fondina.
Danny sa bene quello che sta per succede. Conosce l’uomo che ha di fronte. Sa che sta, di nuovo, per essere preso da uno di quei momenti in cui non guarda in faccia a niente e a nessuno. Uno di quei momenti in cui la strana malattia che si impossessa, a volte, del suo corpo e della sua mente sta per farsi viva e gli farà fare qualcosa di molto stupido. Qualcosa come andarsene di nuovo, da solo, Dio solo sa dove.
Danny prende un respiro profondo e, poi, la sua mano circonda il polso di Steve.
“No, senti, ascolta, adesso ci fermiamo e parliamo un attimo di tutta questa storia.”
“Danny, non…”
La mano di Danny aumenta un po’ di più la presa. I suoi occhi si agganciano a quelli di Steve senza mollarli un attimo.
“Adesso io te ci sediamo, prendiamo una birra e facciamo sfogare quel tuo cervello su tutta questa storia. Forza, andiamo,” ribadisce Danny e quando si volta si assicura che Steve lo segua.