[Hawaii 5 0] - Your voice in the silence

Dec 24, 2011 22:22

TITOLO: Your voice in the silence
FANDOM: Hawaii Five 0
PERSONAGGI: Steve McGarrett, Danny “Danno” Williams
PAROLE: 1786 W
BETA: nike158
RATING: giusto qualche accenno a tortura e un bacio
NOTE: è ambientata durante la 2x10, prima che la squadra arrivi al salvataggio T_T
DEDICHE: per la sacchan90 e la anybeaver <3 Tanti, tanti auguri di Buon Natale con tutto il mio cuoricino *_* Mi avete fatta entrare nel fandom e ora vi beccate e ora vi beccate i risultati XD Vi voglio bene *sbacia*


Steve non è un tipo che parla molto.
Non lo è stato quando era ragazzo per quello che deve essere un tratto innato del suo carattere e di certo non lo è diventato dopo l’addestramento in Marina, quando restare in silenzio e parlare il meno possibile è diventato parte integrante del suo lavoro (nonché un elemento piuttosto essenziale per sopravvivere durante una missione).
Quindi no, Steve non è uno che fa grandi discorsi o che si esprime con più di tre o quattro parole alla volta per comunicare col resto del mondo.
Danny invece, e Steve se ne è reso contro drammaticamente presto, è uno che parla molto. Moltissimo. E anche così non si è nemmeno vagamente vicini alla realtà. Danny parla in continuazione, costantemente; è fisiologicamente incapace di filtrare qualsiasi cosa gli passi per il cervello, di non tradurre in parole qualsiasi pensiero gli venga in mente, di non dire la propria su ogni, singola cosa. Ma neanche così è sufficiente. Danny urla, al punto che ci sarebbe da pensare che sia lui quello con un addestramento che gli permette di stare senza respirare per almeno cinque minuti, gesticola in un modo che secondo Steve non è naturale (deve aver passato anni ad imparare tutte quelle mosse con le mani) e, più di tutto il resto, si lamenta senza sosta per beh… Steve vorrebbe dire qualsiasi cosa ma, fondamentalmente, il soggetto dei rimbrotti di Danny è quasi sempre lui.
La cosa peggiore, però, è che, Steve è pronto a giurarlo sulla memoria di suo padre, per la maggior parte del tempo non ha la più pallida idea di cosa l’altro stia parlando. Ci prova seriamente a stargli dietro non appena inizia a lanciarsi in uno dei suoi discorsi senza fine, soprattutto perché di solito stanno discutendo per qualcosa che Steve ha fatto (o non fatto nel modo in cui Danny riteneva che andasse fatto) e quindi lui ci tiene particolarmente a ribattere e dire a sua volta la propria per far capire al suo partner che, grazie tante, ma lui sa benissimo come si svolge il loro lavoro perché è stato addestrato dalla Marina, la dannatissima Marina, per anni al riguardo e se fa qualcosa in un certo modo è perché è quello migliore per ottenere il risultato che cercano, ma alla fine Danny comincia ad usare parole assurde che Steve non ha mai sentito pronunciare da nessun altro nel mondo e quello che dice diventa solo un ammasso di parole troppo contorto perché qualcuno possa capirci qualcosa sul serio (è convinto che, a volte, persino Danny non abbia più la minima idea di dove sia andato a parare) e, semplicemente, si perde. Così, alla fine, tutto quello che viene fuori normalmente è “Una granata in macchina, Steve? Sul serio? Tieni delle granate nella macchina con cui io porto in giro mia figlia, Steven?” e da quel punto in poi un blah blah blah che Steve non è proprio capace di decifrare; oppure “Siamo poliziotti, Steven, capisci? Poliziotti! O comunque rappresentati delle forze dell’ordine e in quanto tali gettare i sospettati in una gabbia in mezzo all’oceano circondata da squali, farli penzolare dal tetto di un grattacielo, chiuderli nel cofano di una macchina e lasciarli lì per due ore, quasi affogarli in una fontana pubblica o qualsiasi altra forma di tortura non è qualcosa che ti è concesso fare” e, poi, il consueto blah blah blah; o anche “Tre volte, Steven, ti rendi conto? Questa giornata non è ancora a metà e siamo già finiti nel mezzo di una sparatoria  per ben tre volte. E lo sai perché, Steve, lo sai? Lascia che ti illumini al riguardo: è perché tu sei pazzo! Un folle che attira proiettili neanche fosse una calamita, e pensa che tirare fuori una pistola sia la soluzione di tutti i problemi!” alternata da un “Sono le sei del mattino, Steven, le sei del mattino. Perché sei già sveglio e soprattutto perché hai svegliato anche me? E che cos’è quest’intruglio verdognolo nell’esatto posto in cui dovrebbero trovarsi le mie Malasadas, Steve? Capisco che voi robot cresciuti con roba liofilizzata possiate mandare giù una schifezza del genere, ma noi esseri umani normali abbiamo bisogno di cibo vero. Cosa che tu sapresti se fossi solo minimamente a conoscenza delle più basilari norme di vita sociale!” che, per quanto differenti, finiscono sempre con la bocca di Danny che produce suoni apparentemente privi di qualsiasi senso.
E Steve è perfettamente consapevole del fatto che in una situazione del genere avrebbero dovuto finire con l’uccidersi a vicenda tanto tempo fa ma, considerando che sono ancora entrambi più o meno incolumi e che lavorano  ancora insieme, sono stati piuttosto bravi a far funzionare questo strano rapporto.
Probabilmente dipende dal fatto che Danny continua a parlare e parlare e rimbrottare a parlare; un sottofondo oramai quotidiano nelle giornate di Steve, e Steve continua a comportarsi come sempre, dando a Danny qualcosa di cui effettivamente lamentarsi, sapendo entrambi, però, di avere sempre il proprio partner a guardargli le spalle.
E comunque, come ogni vero SEAL che si rispetti, Steve ha un’arma segreta, un asso nella manica da tirare fuori nelle situazioni più disperate, qualcosa che ha scoperto col tempo essere la chiave che gli garantisce il successo nonché una certa dose di piacere. Quando Danny supera seriamente il limite, quando il suo parlare a ruota libera diventa veramente, veramente troppo, Steve ha un modo infallibile per farlo smettere all’istante: si china, afferra Danny per i fianchi e poggia con decisione la propria bocca contro quella dell’altro. E a quel punto qualsiasi parola Danny stia pronunciando rimane sospesa nell’aria e l’unica cosa che il Detective fa è mugugnare soddisfatto nel bacio e stringersi di più a Steve.

*

La cella è buia e silenziosa.
Steve non riesce a distinguere niente di quello che lo circonda, completamente immerso nell’oscurità, e l’unico rumore che percepisce è il ticchettio insistente delle gocce d’acqua che si infiltra dalle pareti e finiscono con l’infrangersi sul pavimento all’infinito, una dopo l’altra.
Dopo che Wo Fat o uno dei suoi scagnozzi ha finito con lui, dopo ogni serie di domande a cui non risponde (non è un tipo che parla tanto, lui), dopo ogni scossa elettrica che lo attraversa dalla testa ai piedi, dopo ogni serie di colpi che lo lascia un po’ più sanguinante e un po’ più senza fiato e forze, il buio e il silenzio tornano a regnare sovrani e Steve può sentire tutto. Il dolore insopportabile di ogni muscolo e ogni osso, il bruciore lancinante di ogni ferita, le forze che scemano sempre più. Ma non è quello che lo preoccupa veramente, non è il dolore fisico che lo spaventa. E’ stato addestrato proprio per sopportare situazioni del genere e sa, sa molto bene, che non è del suo corpo che deve preoccuparsi ma della sua testa. E del silenzio.
Ha perso il conto dei giorni e la capacità di distinguere se sia notte oppure no, l’uomo che ha fatto uccidere sua madre e suo padre - l’uomo che ha distrutto la sua famiglia, che l’ha costretto a lasciare la sua casa e a vivere lontano dalle persone che amava - è a pochi metri da lui e non c’è niente che possa fare al momento per ripagarlo con la moneta che si merita e Jenna, la ragazza che hanno accolto nella loro squadra e nella loro famiglia, di cui tutti loro si sono fidati e che non hanno esitato ad aiutare, li ha traditi… lo ha tradito. E tutti questi pensieri gli affollano il cervello, gli vorticano nella mente amplificati da quel silenzio senza fine, diventano sempre più grandi, sempre più schiaccianti, sempre più difficili da ignorare (e Steve pensa che potrebbe impazzire, continuando a lungo in quel modo. Lo ha visto succede ad altri uomini in quelle stesse condizioni, ai suoi compagni).
Poi, all’improvviso, inizia a sentire qualche altra cosa, qualcosa di diverso da tutto il resto, qualcosa che riesce a rompere il silenzio e a fa tacere per un po’ tutti quei pensieri.

“Seriamente, Steven? Seriamente? Continuerai a spogliarti e a gettarti in acqua ogni volta che vedi un pezzo di oceano? Lo chiedo solo per informazione, sai, visto che siamo su una stramaledettissima isola nel mezzo del Pacifico!”

“Che cosa abbiamo sul menù oggi, Steven? Costruire una bomba con qualche graffetta e un po’ di terra, lanciarti in caduta libera da un aeroplano o pensi di tornare alle vecchie abitudini e andrai a far scorta di Napalm?”

“Oh, mio Dio! Sei andato veramente in giro conciato così? Spiegami com’è possibile che ti abbiano lasciato entrare in tribunale? E nessuno ha pensato di farti internare? Sei conciato in maniera assurda, Steven, assurda. E il fatto che a volte ti paragoni a Rambo non ti autorizza a combinarti come se lo fossi sul serio!”

“Hai deciso di uccidermi? Devi solo dirmelo, Steven, perché da come guidi sembra sul serio che il tuo piano sia questo! E quante volte devo ripeterti che prima di far scoppiare una sparatoria devi avvisarmi? Cosa devo fare, mettertelo per iscritto? Vi insegnano a leggere nella Marina, no?”

“No, no, tu non insegnerai a surfare a mia figlia, Steven McGarrett. Voglio che resti una ragazzina di nove anni, non che si trasformi in un’amazzone in miniatura.”

“Perché, perché in nome di Dio, non mi è permesso guidare la mia stessa macchina? Cos’è che ti autorizza a credere di poter guidare la mia macchina come se fosse la tua? Io e te dobbiamo seriamente discutere dei confini, Steven!”

“Se davvero vuoi uscire con me e mia figlia, McGarrett, ti metterai addosso qualcosa che non sia una tuta mimetica o che non abbia lo stesso spettro cromatico di colori, ci siamo intesi? Perché mi rifiuto di portare in giro la mia bambina con qualcuno che sembra essere uscito direttamente da un film di Rambo!”

“Puoi parlare quanto vuoi, McGarrett, ma non esiste al mondo che io faccia una doccia in tre minuti, hai capito bene? Il fatto che tu sia pazzo non vuol dire che il resto del mondo lo sia. E giusto per essere chiari, non so se te ne sei accorto ma qui non siamo su una nave, ok, Steven?”
La voce di Danny. La voce di Danny che sbuca fuori dal nulla e si insinua nella sua testa e tutto d’un tratto il silenzio non è più così assoluto e la sua disperazione non più così profonda.
La voce implacabile di Danny che non gli dà mai tregua e, ora, si fa strada nel buio dentro di lui.
E Steve ci si aggrappa con ogni briciolo di energia che gli rimane a quella voce perché, probabilmente, è l’unica cosa che gli darà una chance di tirarsi fuori da tutto quello.

hawaii five-0, autore: nessie_sun, fanfiction

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