[Originale] In Debito

Nov 01, 2011 19:33

Titolo: Il Debito
Fandom: Originale
Personaggi: Friederik Vanderbilt, Il Capo, Scorpion e la sua banda di mutanti.
Parte: 1/1
Rating: NC17 +
Beta: knockwave, che ringrazio infinitamente per il coraggio dimostrato XD
Conteggio Parole: 4103
Riassunto: Frederik Vanderbilt ha commesso un grave errore: si ritrova infatti in debito con il Capo. Sfortunatamente per lui, Fred imparerà molto presto che i debiti contratti col Capo si pagano cari. Molto cari.

Avvertimenti e contenuti: Atti espliciti molto sgradevoli e non consensuali fra un essere umano e un gruppo di mutanti (fra cui un uomo/scorpione e alcune creature provviste di tentacoli), accenni di mutilazione corporale (softcore guro), impregnation/egg insertion; inoltre contiene bondage, uso di afrodisiaco e più di un'imprecisione scientifica di cui sono ben consapevole ma che erano necessarie ai fini della storia. Si tratta di una PWP, anche se più che di fanservice penso si debba parlare di fandisservice in questo caso.

In breve... non leggere se sei di stomaco sensibile, se cerchi una storia leggermente erotica e/o di buon gusto e se leggere cose con contenuti affini alle opere del Marchese De Sade ti traumatizza.

Note: Questa “storia” l'ho letteralmente sognata stanotte (fino a pochi minuti prima di aver iniziato a scriverla...) come “trama dell'ultimo libro di Stephen King” (lolwut?). Penso sia stata colpa dei dolci mangiati ieri sera e dell'aver passato la serata a fare “dolcetto o scherzetto” con mio fratello.

In ogni caso, don't even ask °_° non ho la minima idea di come questa cosa sia saltata fuori, e soprattutto non lo voglio sapere

Però devo dire che fra tutto quello che avrei potuto scrivere, questo è decisamente adeguato come ““P0rn” di Halloween” XD probabilmente è la cosa più terrificante e disgustosa che io abbia mai scritto.





Fred si risvegliò a notte fonda, con la testa che pulsava come se qualcuno vi stesse infierendo con un martello pneumatico ed uno sgradevole sapore rancido ristagnante nella bocca imbavagliata.
Si guardò intorno sbattendo le palpebre, la visuale appannata; il freddo cominciò da subito ad infiltrarglisi oltre la pelle seminuda, facendolo rabbrividire sgradevolmente.
Si rese conto di trovarsi inginocchiato nel fango, senza una scarpa ma con entrambi i calzini zuppi di melma; doveva essere rimasto lì per un po', anche perché non riusciva a sentirsi le braccia al di sotto delle spalle.
Abbassando lo sguardo si accorse di essere stato immobilizzato in una maniera alquanto singolare: attorno alle braccia e alle sue cosce erano stati infatti infilati due stretti pneumatici d'automobile; gran parte dei suoi vestiti era stata lacerata o completamente sfilata dal suo corpo.
Con un po' di sforzo, fu in grado di sputare il bavaglio che gli tappava la bocca, null'altro che un pezzo di stoffa sudicia ed ora intrisa di saliva.
Cosa diavolo era successo?
Non ricordava molto della sera precedente, e quel dannato mal di testa non aiutava affatto.
(“Il Capo vuole vederti...”)
Cercò di rialzarsi, o almeno di trascinarsi fuori dal fango, ma le sue gambe erano deboli e tremanti per essere state costrette ad uno sforzo prolungato, e le sue ginocchia cedettero al primo tentativo, mandandolo a cadere disteso sul terreno fangoso.
- Cazzo!
Fu a quel punto che sentì un fruscio, del rumore, forse dei passi...
Non era solo.
Ombre sinistre gli si avvicinavano; Fred prese a lottare furiosamente contro la stretta dei copertoni e l'intirizzimento dei suoi arti dolenti, cercando di annaspare per allontanarsi... ma dove poteva allontanarsi?
Gli occhiali!
L'illuminazione lo colse all'improvviso: non aveva i suoi occhiali.
Proprio in quel momento ci fu un rumore come di sfrigolio su una brace, e le luci si accesero attorno a lui a poco a poco.
Fu allora che gridò: davanti a lui, la fonte di quei rumori si avvicinava sempre di più.
Erano in molti, e tutti arrancavano o strisciavano o saltellavano verso di lui, ed anche senza gli occhiali Fred ne riconobbe le forme sfocate per quello che erano.
Mutanti!
Era davvero questo che gli toccava? Finire sbranato da un branco di semi-umani?
Fu allora che una voce ruggì alle sue spalle:
- Indietro, bestie!
Fred sospirò di sollievo, voltandosi per ringraziare il suo soccorritore, ma nel rotolarsi di fianco finalmente lo vide, e allora nulla poté impedirgli di paralizzarsi e gridare per il terrore.
Di fronte a lui si ergeva il mutante più grosso che avesse mai visto; alto almeno due metri, dal fisico massiccio, ma la cosa più evidente e spaventosa era che il suo corpo era diviso a metà come quello di un centauro, tuttavia a differenza di quella creatura fiabesca la metà inferiore del suo corpo nulla aveva del cavallo ma si fondeva invece nel corpo di uno scorpione con lunghe zampe ed un aculeo ricurvo.
L'essere si accorse del suo orrore, ma non si offese né se ne preoccupò; invece scoppio a ridere con una risata molto sgradevole a sentirsi, simile ad un raglio.
- Il Capo deve odiarti davvero tanto, quattrozampe! - esclamò, insultandolo con l'epitetò usato dai mutanti contro gli umani intoccati dalle radiazioni. - Invece di occuparsi con te in modo veloce e discreto, ti ha affidato a noi! - I... io non so di che cosa... che cosa succede qui? Lasciatemi andare! Io non vi ho fatto niente e non vi conosco! - replicò con voce acuta Friederik, sentendosi raggelare il sangue nelle vene.
Il Capo! Ma certo! Solo una mente criminale come la sua poteva escogitare una punizione tanto orribile!
Ma erano solo pochi crediti, pensò con disperazione, solo un affare da pochi crediti!
- Non fare il finto tonto, umano! Tu sai benissimo che cosa hai fatto, e se non lo sai... beh, peggio per te! Basterà che sia il Capo a saperlo per tutti e due!
E dicendo questo l'essere gettò di nuovo la testa all'indietro, scoppiando in una nuova risata spaventosa.
Devo andarmene di qui, pensò Fred, ma tutt'attorno a lui poteva scorgere ombre e contorni sfocati di cose che avrebbero potuto saltargli alla gola e far zampillare il suo sangue prima di poter anche solo pensare di fuggire.
Poi l'essere dietro di lui si avvicinò, le zampe che ticchettavano sgradevolmente nell'avanzare e si sottraevano alla presa del fango con un risucchio disgustoso; una mano calò su di lui, afferrandolo per i capelli e piegandogli dolorosamente all'indietro la testa, ignorando i suoi gemiti e le sue proteste.
- Vedi quella torre lassù? Il Capo sorveglia ogni nostra mossa, e si aspetta che noi ti insegniamo una volta per tutte che farlo arrabbiare non è una buona idea. E noi non vogliamo deluderlo di certo...
Fred non ebbe il tempo di replicare prima di sentirsi scaraventare nel fango, affondando la testa e i capelli tanto da temere di affogarci prima di essere nuovamente rivoltato, stavolta a pancia in su.
Tossì per riprendere fiato, sputacchiando per ripulirsi la bocca dalla melma, e non osò riaprire gli occhi finché non sentì ancora il tocco delle mani che l'avevano spostato.
- Non toccatemi! - urlò, spalancando gli occhi, ed un altro grido molto più acuto e terrorizzato lasciò allora le sue labbra infangate.
Sopra di lui, tutt'attorno a lui stavano volti sfigurati, deformati, mani con troppe o troppe poche dita, anch'esse distorte e orribili a vedersi, e tutte queste figure mostruose bisbigliavano o mugolavano o emettevano altri suoni orrendi a sentirsi.
- State lontani da me! Mostri! -
Poco lontano, la risata dell'uomo-scorpione tornò a farsi sentire, così come il ticchettio dei suoi passi.
- Risparmia il fiato, quattrozampe, loro rispondono solo a me, Scorpion, o al Capo, e dato che il Capo mi ha lasciato istruzioni molto chiare su come occuparsi di te, ora sono io a comandare. Tenetelo fermo!
Fred ovviamente non mancò di agitarsi il più possibile in risposta a quelle parole, temendo le conseguenze di quell'ordine; tuttavia nulla poté contro la forza di quelle mani - o, in alcuni casi, di quei piedi - che lo tenevano immobilizzato.
Poté così solo osservare con terrore mentre Scorpion ordinava loro di sfilare il copertone che gli bloccava le gambe, cosa che si affrettarono a fare loro in risposta ad un altro ordine.
Fred si ritrovò così nudo e immobilizzato a gambe larghe davanti a Scorpion, che inarcò la coda mettendo in mostra il suo pungiglione con aria minacciosa.
- T... ti prego... t... ti prego non uccidermi... h... ho dei soldi... d... degli amici che possono aiutarmi... p... posso ripagare il debito...
L'altro tuttavia non si curò delle sue suppliche, e nemmeno lo lasciò finire prima di sferzare la coda e colpirlo con estrema precisione proprio sul suo membro flaccido.
Fred ululò di dolore, irrigidendosi come un pezzo di legno prima di agitarsi tanto furiosamente da sembrare in preda agli spasmi, lanciando suppliche disperate miste ad imprecazioni, le guance che si riempivano di lacrime.
- Mostri schifosi! Bastardi! Aaah vi prego vi prego maledetti... vi prego, mi dispiace... OH MIO DIO MI DISPIACE! Aaah! -
- È inutile che ti agiti tanto, il veleno ti ucciderà più velocemente in questo modo... a meno che qualcuno non te ne liberi, ovviamente.
- Vi prego, VI PREGO!
Fred non riusciva più nemmeno a pensare, tantomeno a ragionare lucidamente; il dolore pervadeva ogni suo senso, tutto il suo corpo non era altro che un tizzone ardente di dolore, come se dal suo uccello ferito partisse una corda incandescente che incendiasse ogni suo nervo, ogni singola terminazione nervosa dalla punta dei suoi piedi alle radici dei suoi capelli.
- Vi prego fatelo smettere fatelo smettere FATELO SMETTERE!
Non distinse gli ordini lanciati da Scorpion, né le parole mormorate dalle creature attorno a lui; avvertì a malapena la sensazione di essere sollevato dal terreno mentre gli veniva infilato addosso congegno che gli immobilizzava in parte le gambe, attraverso la cortina del dolore.
Sentì invece con più chiarezza il tocco umido e rinfrescante di una lingua contro il suo pene gonfio di veleno, e per quanto la sua prima reazione fu di sospirare e versare nuove lacrime, stavolta di sollievo, subito dopo la consapevolezza di cosa doveva averlo leccato lo colpì come un macigno, facendolo urlare e sussultare per il disgusto.
- Nooo!
- Cosa ti prende, umano? Non volevi che fermassimo il dolore? Se i miei amici qui non ti succhieranno via il veleno abbastanza in fretta, morirai fra atroci dolori!
Perfino la risata di Scorpion suonò distorta, mentre il disgusto per quel tocco rivoltante si era tramutato in un accapponarsi della pelle simile allo strisciare di mille vermi sotto di essa.
C'erano mani oltre che bocche sulla sua pelle, e l'odore fetido e raccapricciante di quelle creature faceva a gara con la schifosa bava che gli lasciavano addosso e quella sensazione di fresco e di sollievo che durava giusto un istante prima che il ribrezzo riprendesse il sopravvento, anche se gli spasmi della sofferenza ancora sovrastavano la lotta fra le sensazioni a cui era in preda e che lo facevano contorcere inutilmente nel fango, inerme ed impotente.
Una bocca si chiuse sopra la sua, invadendogliela con un sapore rancido e vomitevole, mentre un'altra fece lo stesso con il suo uccello in fiamme, lambendoglielo con una strana lingua biforcuta che vi si attorcigliava attorno come un tentacolo; ovunque sul suo corpo brulicavano mani che gli accarezzavano bramosamente la pelle, altre che gliela graffiavano o che la pizzicavano; qualcuno si arrotolava i peli del suo pube fra le piccole dita e poi tirava, mentre qualcun altro spinse da parte il suo simile per sostituire alla sua bocca dita lunghe e bitorzolute, sfregandole contro la sua lingua ed il suo palato.
A volte a quelle mani si sostituivano bocche o altre appendici, come quella sottile che gli si insinuò nell'orecchio come per sondarglielo; qualcosa che avrebbe potuto essere una bocca ma anche una ventosa gli si appiccicò su uno dei capezzoli scoperti, contraendosi per risucchiarlo come una piccola pompa, mentre sull'altro capezzolo una bocca dalle labbra rigonfie si dischiuse rivelando un'escrescenza formata da molti piccoli tentacoli, che subito si contorsero sulla sua pelle lasciando un'appiccicosa scia di bava, come una lumaca.
Fred non poteva muoversi per ribellarsi e porre fine a quel supplizio, non poteva fare altro che gemere o imprecare e singhiozzare ed implorarli di smettere, inutilmente; le lacrime scorrevano a fiotti sul suo viso, e spesso una lingua ruvida e bitorzoluta saettava pronta ad ingurgitarle come se fossero un nettare prezioso, mentre una più sottile e molliccia si occupava di raccogliere il vischioso muco che gli sgorgava dal naso, arrivando perfino ad insinuarsi dentro alla sua narice per non perderne neanche una goccia.
- Ve ne prego, ve ne... mmpf! - piagnucolò Fred, chiudendo gli occhi per cercare di estraniarsi da quell'orrore, quando cominciò ad accorgersi di qualcosa di ancora più terribile.
Il calore bruciante che continuava a pervaderlo lo sferzava ancora come prima, se non peggio, ma se prima era stato solo un tormento doloroso, ora scoprì con orrore che al dolore si sommavano invece onde di piacere.
Cosa? No! Non era possibile! Come poteva essere!?
- Cosa mi state facendo!? Smettetela!
- Guarda guarda, quattrozampe... a quanto pare i miei amici hanno avuto successo... non te l'avevo detto? Il mio veleno ad alte dosi è mortale... ma a dosi più basse diventa un potente afrodisiaco!
La risata di Scorpion suonò alle sue orecchie come unghie sulla lavagna, mentre la consapevolezza di quelle parole lo riempiva nuovamente di panico.
Si azzardò a riaprire nuovamente gli occhi per avere conferma di ciò che temeva, e subito sbiancò.
Il suo corpo era stato bloccato, parzialmente intrappolato da una botte di legno rozzamente tagliata per arrivare al di sotto del suo petto e con un buco altrettanto rozzamente fabbricato all'altezza del suo inguine: da questo si ergeva il suo impudentemente rigido pene, gonfio non più solo di veleno ma anche del sangue che vi era affluito in quantità grazie all'azione dell'afrodisiaco.
- Oh mio Dio... no! Non potete farmi questo! Lasciatemi! Oh vi prego lasciatemi! No! - iniziò a singhiozzare Fred, ma l'unica reazione dei suoi aguzzini fu un coro di risatine l'una più disumana e raccapricciante dell'altra.
- Perché credi che il Capo ti abbia affidato a noi? Voleva una punizione esemplare... e l'avrà! Stai ben certo che quando lo rivedrai conoscerai il vero significato della parola “implorare”! - sibilò Scorpion, sollevando una zampa sottile per affondarne la punta nell'uretra di quel sesso gonfio e dolente, gioendosi del grido di dolore e piacere tormentato che scaturì dalle labbra di quell'umano.
- Bene ragazzi... ora direi che possiamo passare alla seconda parte del piano... - continuò, prima di sfilare la zampa e spostarsi.
Fred non ascoltò nemmeno i suoi ordini, lasciando che lo liberassero da quelle rozze costrizioni senza una parola per paura di emettere suoni di cui si sarebbe potuto vergognare, tenendo le labbra serrate e i denti ben stretti, tremante come una foglia.
Tentò con tutte le sue forze di lottare quando le loro mani lo obbligarono ad allargare le gambe, mentre non riuscì nemmeno a muovere la punta delle dita delle mani, e così le sue braccia ricaddero mollemente sul terreno con uno splash!, schizzando fango tutt'attorno.
Supplicò e spergiurò di essersi pentito per il suo gesto, tentando disperatamente di corromperli:
- Erano solo pochi crediti, ve ne prego... posso ripagarli... posso pagarvi tutti... -
- Per cosa, umano? Cosa ce ne faremmo noi, dei tuoi crediti? - lo schernirono loro, ridacchiando e sputandogli addosso prima di riprendere il loro assalto.
Ora che era ancora più esposto ed indifeso di prima, non ci fu una parte che venne risparmiata: mani curiose gli si insinuarono fra i capelli, lingue piatte e sinuose percorsero la pianta dei suoi piedi infangati e gli interstizi fra le dita, bocche piccole e grandi mordicchiarono la pelle morbida delle sue cosce e delle sue braccia, talvolta mordendo troppo a fondo e lasciando i segni circolari del passaggio dei loro denti; un'appendice sottile e pulsante, simile ad un tentacolo, scivolò lungo le sue natiche prima di spingersi contro il suo sfintere anale, oltrepassandolo con una spinta tenace e strappando alla sua vittima un grido particolarmente terrorizzato.
- Mostri schifosi, bastardi, abomini! - gridava Fred reso incosciente dalla furia, quasi sperasse che quelle creature si rivoltassero e l'attaccassero in un modo meno vergognoso ed umiliante.
- Mostri schifosi, abomini! - ripeterono canzonatori i suoi aguzzini, ridendo dei suoi insulti e della sua rabbia. - Su, forza, grida più forte quattrozampe, così ci si diverte meglio!
Fred voltò la testa per cercare di nascondersi, umiliato, ma così espose il collo e l'orecchio a nuovi attacchi; una mano gli bloccò il volto in quella posizione, mentre un'altra lo forzò ad aprire la bocca e lasciar uscire lamenti e gemiti e mugolii, perlopiù di terrore ma anche di quel piacere umiliante che lo costringevano a provare.
- Non scappare, quattrozampe, non nasconderti! Senti come il tuo corpo brama il tocco di questi “abomini” che tanto disprezzi! - disse maligno Scorpion prima di spostargli il volto per farlo guardare.
E quanto avrebbe voluto poter non vedere, in quel momento! Poter ignorare il fatto che a provocare quelle sensazioni di piacere fossero i mostri che avevano sempre popolato i suoi incubi ed i film di paura, che aveva intravisto davvero solo nei tombini o in qualche fosso, scacciati facilmente con un grido ingiurioso o un sasso lanciato con abilità.
Ed ora uno di loro gli si avvicinava più degli altri, divaricandogli le gambe e forzando il suo fallo grottescamente enorme nell'indifeso culo vergine dell'umano, ruggendo soddisfatto quando finalmente quelle carni tormentate si richiusero attorno alla sua virilità mostruosa.
- Noooo! Per pietà! NOOOO! - ululò Fred, tanto forte da sentirsi raschiare la gola dalle sue stesse grida.
- Troppo tardi, umano! Troppo tardi! - lo canzonarono tutti in coro, salvo il mutante che ora si godeva la sua verginità con grugniti e ringhi animaleschi, sfondandolo con tanta violenza da farlo sanguinare per la lacerazione.
- Eppure godi, troia, ad essere scopato così da un mostro... dove sono ora le tue parole di scherno? Dov'è il tuo prezioso orgoglio, eh?
Frederik non seppe rispondere, incapace di distogliere lo sguardo dallo scempio che si compiva sul suo corpo, incapace di continuare a lottare di fronte a quell'umiliazione finale.
Scorpion non insistette oltre, spostando le dita per cedere il posto al pene di un altro mutante che prese possesso della bocca di Fred, facendo ondeggiare il bacino con spinte frenetiche che non raggiunsero la gola della sua vittima per l'estrema piccolezza del suo arnese.
Nel frattempo quello che si lavorava il suo sedere si mosse con un'ultima serie di spinte veloci e profonde prima di inarcarsi e riversare il proprio sperma in profondità dentro di lui, rifiutandosi di sfilare il proprio membro prima che questo si fosse spontaneamente sgonfiato, lasciando gocciolare un rivolo biancastro fra le natiche dell'umano.
Fred non ebbe il tempo di farsi illusioni e di sperare che quell'umiliazione restasse unica ed inimitata, perché un altro di loro si affrettò a sostituire quella mostruosità col proprio cazzetto modesto non appena la strada fu libera, strappandogli un altro gemito lamentoso e soffocato dalla carne che ancora gli penetrava le labbra, ma che istigata da quel suono malsanamente erotico non mancò di riversare il proprio seme nella sua bocca, solo per essere a sua volta prontamente sostituita da un nuovo assalto.
Fred si ritrovò così tormentato da entrambe le parti, in un supplizio che sembrò proseguire per giorni interi, per quanto la luce notturna non si rischiarasse che di poco e quindi non potevano essere passate che poche ore.
Ogni volta che uno di quei mostri riversava il suo seme fetido in lui, un altro subito correva a sostituirlo; talvolta gli sembrava perfino di riconoscerli dalla forma e dimensione del loro pene, ed era sicuro che il mutante dall'uccello gigantesco fosse tornato all'attacco più volte, strappandogli ogni volta grida e lacrime che suscitavano l'ilarità generale dei suoi carnefici.
Nel frattempo, le altre creature non stavano di certo con le mani in mano, ma perseguivano invece a tormentare il resto del suo corpo, dai suoi capezzoli che vennero tormentati dai dentini affilati e dalle dita delle creature più piccole al suo ombelico, dove alcuni tentarono di insinuare le loro appendici; uno di quegli esseri lo torturò in modo particolarmente odioso infilando la propria lingua sotto alle sue palpebre per leccargli gli occhi, gioendo delle lacrime che scorrevano più generosamente in risposta a quell'irritazione bruciante.
Il suo pene venne preso d'assalto più e più volte, lambito da lingue piatte e larghe che ne lapparono gli umori, penetrato nell'uretra da altre più sottili o da dita adunche che si divertivano a graffiarne l'interno, circondato ed avvinghiato da appendici viscide e tentacolari o bitorzolute e appiccicose; perfino i suoi testicoli vennero tormentati dalle creature, che glieli manipolarono talvolta con delicatezza e curiosità, talvolta con crudeltà e violenza, ed in particolare una mano glieli strinse con tanta forza che Fred ululò nuovamente per il dolore nonostante avesse la bocca piena, terrorizzandolo a morte quando minacciò di schiacciarglieli e romperli come una noce.
Anche le sue braccia ora libere vennero assaltate, e se alcuni si accontentarono di leccare le sue ascelle e la carne molle delle braccia, quando Fred recuperò la sensibilità alle mani si rese conto con orrore del fatto che alcuni altri si erano dilettati a mozzargli e spolpargli le dita, deliziati dal sangue che ne scorreva fuori a rivoli e fiotti caldi.
Oramai non aveva più forza di ribellarsi, né fiato per urlare, e quando le creature lo trasportarono altrove per rivoltarlo e depositarlo su un terreno più asciutto e sabbioso, lui si lasciò cadere mollemente, urtando la testa con un tonfo sordo.
- Muovi quel culo sbavante, quattrozampe, il tuo lavoro non è finito! - gli abbaiò contro Scorpion, costringendolo assieme agli altri ad appoggiarsi su mani e gomiti, il membro che strusciava dolorosamente contro la sabbia ruvida e le ginocchia che già bruciavano per la pressione contro la ghiaia affilata.
Ancora una volta, i loro assalti ripresero, facendosi anche più crudeli; un mutante che prima doveva essersi tenuto in disparte lo penetrò ad un certo punto con un membro coperto di piccoli aculei come quello di un gatto, ed un altro che recava una forte rassomiglianza con uno zombie dovette forzarlo ad inghiottire un pene così piagato e maleodorante da sembrare in decomposizione; tuttavia, quello che spinse il suo stomaco a rivoltarsi definitivamente fu un essere che recava solo una vaga rassomiglianza con qualcosa di umano e che gli infilò fino in gola un'appendice pallida e gelatinosa: al momento dell'eiaculazione, anziché riversarsi nella sua gola con un fiotto più o meno biancastro, l'appendice sembrò trasudare da ogni poro una secrezione così fetida e disgustosa che Fred non riuscì nemmeno ad aspettare che la ritraesse prima di rigettare a terra l'intero contenuto del suo stomaco, scatenando grande ilarità fra i presenti.
Disperato, dolorante e prostrato dalla fatica e dal tormento, Frederik sentì che non sarebbe resistito ancora a lungo, che la sua mente stava già cominciando ad andare alla deriva, sospesa da un filo sottilissimo di consapevolezza che la teneva ancorata alla situazione; l'ultimo scoglio gli venne infine strappato quando, frustrato dalla lentezza del mutante intento a fottere la bocca dell'umano, un altro si decise a forzare il suo piccolo membro nella fragile cavità oculare, ignorando la poltiglia sanguinolenta che ne colò fuori ed il flebile gemito emesso dall'umano prima che questi perdesse definitivamente conoscenza, abbandonandosi con infinito sollievo all'oblio.

Quando si risvegliò, si ritrovò riverso in una pozza fetida formata dai suoi liquidi misti a quelli degli esseri che l'avevano violentato e torturato in ogni modo; il dolore sembrava trapelare da ogni fibra del suo corpo, anche se nessun luogo bruciava quanto le sue dita mutilate e la sua orbita vuota, nemmeno il suo pene ricoperto di graffi ed abrasioni per essere stato tormentato ed aver sfregato contro la sabbia.
Sollevò lo sguardo, e pur nel suo stato di stordimento non poté non trasalire.
Ritto di fronte a sé, impeccabile dalla punta delle sue scarpe lucide di vernice alla punta dei capelli appena striati di grigio, stava Lui, il Capo in persona.
- L... la prego... - mugolò subito Fred, terrorizzato, allungando debolmente una mano verso i suoi piedi. - L... la prego... m... mi perdoni...
- Si sono proprio scatenati con te, eh? - commentò il Capo, compiaciuto, spostandogli una ciocca di capelli intrisa di sangue con la punta del bastone. - E allora dimmi, caro il mio Friederik Vanderbilt, hai finalmente imparato cosa succede a chi mi manca di rispetto?
- L... la prego... h... ho compreso... lo giuro... mi aiuti, mi perdoni...
- Aiutarti? E come potrei aiutarti? Chissà quante e quali malattie terribilmente contagiose e debilitanti ti avranno già trasmesso, per non parlare delle lesioni interne o dei parassiti... vorresti davvero continuare a vivere in questo stato?
- L... la prego... m... mia moglie... m... mio figlio...
- La puttana che hai abbandonato perché ti rubava i soldi ed il moccioso che ti sei rifiutato di riconoscere? Mi credi così stupido da non essermi informato al riguardo, o così ingenuo da lasciarmi commuovere?
Il Capo gli sferzò il volto col suo bastone, aprendogli una nuova ferita bruciante fra le labbra e facendo sgorgare nuove lacrime dal suo occhio funzionante.
- L... la prego... m... mi dispiace... l... la supplico... q... qualunque cosa...
- Beh, se davvero ti stanno tanto a cuore i marmocchi affamati, credo che il nostro caro amico Scorpion possa rimediare, - sibilò maligno il Capo, spostando lo sguardo sul mutante che si avvicinava, riempiendo Friederik di terrore al solo suono di quei passi ticchettanti sul terreno.
- Certamente, Capo, sarebbe un onore, - rispose Scorpion, ignorando le grida disperate dell'umano che bloccò per terra con le proprie chele, minacciando di recidergli le braccia.
Friederik non osò muoversi, nuovamente terrorizzato, e riprese a supplicare il Capo con ancora più ardore e disperazione.
Non riuscì ad emettere un suono più acuto di un rantolo quando un'appendice penetrò nuovamente nel suo retto abusato, riaprendone le ferite e facendo scorrere altro sangue lungo le gambe di Fred, a fare compagnia a quello già rappreso.
Fred non osò voltarsi a guardare quando sentì che qualcosa veniva spinto dentro di lui, ripetutamente ed implacabilmente: sfere della grandezza di un pugno umano, almeno, depositate nelle sue viscere dall'appendice del mutante.
- I miei piccoli saranno felici di trovare carne fresca quando si schiuderanno... - sussurrò Scorpion al suo orecchio, prima di azzannarglielo.

Nota Finale: Se siete ancora qui, i casi sono due: o avete già letto di peggio altrove (coff coff... AFF... coff coff) e quindi sciocchezzuole come questa vi fanno 'na pippa, o avete continuato a leggere nonostante il trauma, ed ora avete definitivamente perso parte della vostra innocenza XD consolatevi sapendo che ciò che non uccide fortifica, e che la prossima volta che qualcuno tenterà di stupirvi con “una sconvolgente non/con” non vi farà neanche il solletico XD

originale, autore: tommykaine

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