[NINE, RUN YOUR FINGERS THROUGH MY HAIR] - MASTERLIST

Dec 24, 2015 16:00

Allora, post Masterlist copiato pari pari dall'anno scorso perché non volete sapere da dove sto postando.

E subito subito la Masterlist così poi si può pensare a p0rnare invece che a postare \O/

Postate nei commenti a questo post il vostro fanwork, indicando in grassetto nella prima riga il prompt utilizzato e nel corpo ogni altra informazione ( Read more... )

!challenge: p0rn fest #09, !mod post

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geo_lupin February 6 2016, 23:14:49 UTC
THE PRICE OF SALT - Carol Aird/Hargess Aird, L'ultima volta
AVVERTENZE: NON-CON, Angst a palate, violenza, linguaggio.

Carol sentì la porta d'ingresso sbattere con un tonfo, chiuse gli occhi mentre passi risuonavano pesanti sulle scale e li riaprì solamente quando Harge fu sulla soglia della sua stanza.
«Sgualdrina!» L'aggredì subito guardandola con odio e risentimento mentre Carol si alzava con grazia dal letto poggiando il libro che stava leggendo fino a pochi minuti prima.
«Harge-» Cercò di spiegare lei senza successo. L'uomo con tre falcate decise era al suo fianco e prima ancora che Carol potesse anche solo realizzare quello che stava accadendo, Harge, la schiaffeggiò duramente.
«Dove sei stata? Eri con lei? DOVE DIAMINE SIETE STATE PER DUE MALEDETTISSIMI GIORNI TU E LEI?» Domandò urlando, il volto rosso di collera, il fiato che puzzava tremendamente di alcol.
Carol indietreggiò di un passo ma Harge non le permise altro movimento, le afferrò le braccia in una stretta solida, geloso e furente, ricordandosi improvvisamente, dopo anni, che Carol era sua e nessun altro o altra avrebbe dovuto averla e desiderarla all'infuori di lui.
«Harge mi fai male.» Cercò di divincolarsi. Tutto inutile.
Una spinta decisa e Carol perse l'equilibrio ritrovandosi sdraiata sul letto e prima ancora di riuscire a ritrovare una posizione seduta, Harge le si era fiondato addosso.
«Come ti tocca lei? È così che fa?» Domandò pieno di rabbia afferrando il bordo dei pantaloni del suo pigiama.
«Smettila, sei ubriaco! Sveglierai Rindy!» Cercò di convincerlo lei, ma non c'era via d'uscita. Hargess era robusto e alto quando lei, non sarebbe riuscita a scrollarselo di dosso con le sue braccia fragili.
«Non abbastanza ubriaco da dimenticare che mia moglie scopa con un'altra donna al posto che con suo marito. Ti faccio vedere io cosa vuol dire scopare davvero.» Minacciò l'uomo abbassandole senza grazia i pantaloni e stracciando insieme le sue mutandine. Carol pensò che erano state le sue preferite.
Harge era così pieno di rabbia che neppure si accorse degli assorbenti sporchi di sangue, ma a quel punto Carol capì che a lui non sarebbe interessato, nulla l'avrebbe fermato dal suo intento, anzi, così l'avrebbe umiliata ancora di più.
Lui si slacciò i pantaloni e la penetrò duramente, si assestò dentro di lei bruscamente e poi iniziò a spingere. Una spinta, due, ogni colpo doveva lavare via la sua onta, la sua perversione per aver amato Abby più di lui, era così che Hargess pensava di purificarla? Di farla tornare normale?
L'uomo grugniva nel suo collo preda del piacere, non si preoccupava minimamente di pesare sul corpo di Carol sotto di lui mentre lei cercava di respirare schiacciata dal peso di Harge.

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geo_lupin February 6 2016, 23:15:01 UTC
Carol chiuse gli occhi disgustata. Non sarebbe stato questo rapporto sessuale non desiderato a rovinarle la vita, a farle ricredere nelle sue scelte, non avrebbe scalfito la sua fierezza e la sua forza di volontà.
«Sei così bella Carol.» Lo sentì gemere, ma non era un complimento quello, era piuttosto un altro modo per affermare che questa violenza era lei che se l'era cercata. Lei con il suo profumo costoso e i suoi capelli curati, col pigiama di seta ricamato con gusto, con la sua risata profonda e i suoi sguardi che potevano leggerti l'anima. Carol serrò gli occhi ancora più strettamente mentre un sottile senso di colpa le strisciava sotto la pelle come un serpente tentatore che le sussurrava che lui aveva ragione.
Carol sentì le spinte farsi sempre più veloci fino a che non si sentì invadere da un disgustoso fiotto caldo e, solo quando Harge fu sicuro di essersi svuotato di ogni grammo di risentimento dentro di lei, la lascò andare.
Carol rimase immobile sul materasso sporco di sangue e sperma mentre suo marito si riallacciava i pantaloni e usciva dalla stanza, tronfio, a suo avviso, di aver rimesso al suo posto la donna.
Dopo minuti interminabili la casa tornò silenziosa e immobile e Carol trovò nuovamente la forza di rialzarsi dal letto.
Osservò le sue mutandine a terra e improvvisamente le odiò tanto quanto prima le aveva amate, come se fosse colpa loro tutto quello che era accaduto, le gettò nell'immondizia.
Il gesto di Harge continuava a riproporsi dietro le sue palpebre chiuse mentre l'acqua calda della doccia le picchiettava gentilmente sulle spalle. Si lasciò scivolare lungo la parete che l'aveva sorretta fino a quel momento ritrovandosi seduta sul piatto di porcellana candida lasciando finalmente le lacrime libere di scorrerle sul volto.

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