[NINE, RUN YOUR FINGERS THROUGH MY HAIR] - MASTERLIST

Dec 24, 2015 16:00

Allora, post Masterlist copiato pari pari dall'anno scorso perché non volete sapere da dove sto postando.

E subito subito la Masterlist così poi si può pensare a p0rnare invece che a postare \O/

Postate nei commenti a questo post il vostro fanwork, indicando in grassetto nella prima riga il prompt utilizzato e nel corpo ogni altra informazione ( Read more... )

!challenge: p0rn fest #09, !mod post

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oducchan December 24 2015, 22:28:05 UTC
YOWAMUSHI PEDAL Arakita Yasutomo/Fukutomi Juichi Morsi e graffi
Warning: ci ho messo dell'anilingus (scritto male, ma ci ho provato >////<)
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Il suono che esce dalla bocca di Arakita non ha nulla d’umano. Ha più le vibrazioni di un lamento animale, il ringhio feroce di una bestia furiosa, ormai allo sbando: digrigna i denti e i suoi occhi brillano cupi, sotto la fronte aggrottata per lo sforzo, e Fukutomi non riesce a non trovarlo meraviglioso. Preme sulle sue cosce fino a farle divaricare e si infila tra esse, tutto il suo peso che grava contro il suo assist, lo schiaccia sul letto, lo controlla; si impone su di lui, abbassando il viso fino a respirare la stessa aria umida e bollente, e Yasutomo lo ripaga aggrappandosi alle sue spalle, le unghie delle sue mani che penetrano nella pelle e graffiano, la incidono, disegnando strie di un rosso acceso sulla carne pallida della sua schiena. Lo graffia e poi si divincola, i talloni che calano sui suoi fianchi e un epiteto poco cortese che a fatica si fa strada attraverso la mandibola contratta e che gli viene sputato addosso. È feroce e indomabile, Arakita, come i lupi delle steppe, ma Fukutomi ha da tempo imparato come arginare i lati aguzzi e pericolosi della sua personalità.
Le sue mani trovano le anche snelle. Le stringono con possesso, con desiderio. Le stringono con la stessa dedizione con cui stringono le maniglie del manubrio della sua Giant. Poi scorrono lungo i profili dei muscoli, avvertendo il guizzare spasmodico delle fibre sotto i polpastrelli e la cedevolezza più morbida della cute che li copre, quel filo di grasso che permane sui tessuti e rende lo stringere quelle gambe sottili un’esperienza da togliere il fiato.
E il fiato gli si spezza davvero, quando i suoi palmi giungono alla meta, calda e già turgida di un piacere che nonostante le rimostranze Arakita non può mascherare. Le sua dita si avvolgono alla sua erezione, stringendola con quel poco di pressione che ormai sa mandarlo in estasi, la schiena che si inarca tra le lenzuola e lo sguardo che si annebbia. E poi si muovono, verso l’alto e poi in basso, un moto ritmico, rapido, incalzante. È veramente così bello, Arakita, mentre pian piano le sue crude difese si sgretolano e si abbandona, pian piano, tra un gemito gutturale e l’altro, al suo abbraccio, al suo tocco, a quel potere tanto immenso che ha su di lui. Lo graffia ancora, ancora, e ancora; ma Fukutomi quasi non lo avverte, il dolore: gli bacia il mento, gli zigomi, le palpebre serrate. Gli bacia la bocca e le impone di schiudersi, la lingua che cerca la consistenza del suo palato, e intanto l’altra mano scende, tra quelle gambe, le dita che si infilano nella curva delle natiche fino a trovare lo stringersi convulso della sua entrata. Finché non vi si fermano, finché non v’indugiano, finché non l’accarezzano fino a provare a forzarla, la prima falange che osa scivolarvi dentro.

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oducchan December 24 2015, 22:28:54 UTC
È un attimo. Arakita trema, incontrollato. Tenta di assestargli una ginocchiata (ma non riesce, il peso di Juichi è troppo, da vincere), e i suoi denti si chiudono di scatto, gli morde la bocca e la lingua e stavolta Fukutomi non lo trattiene, un grugnito di dolore.
-Fuku-chan, razza di idiota- sbraita -Non puoi farlo a secco!-
Per un istante restano lì a guardarsi. Arakita, con quell’espressione incarognita da bestia oltraggiata. Fukutomi, con la sua solita espressione neutra, concentrata. Si fissano, e dopo un battito di ciglia Fukutomi lo prende per le natiche, alzandole di scatto fino a farlo ripiegare su se stesso con uno strillo acuto e selvaggio. Gli bacia il retro delle ginocchia, lì dove i tendini sporgono appena, tesi e guizzanti, e poi scende ungo le cosce. Gliele morde, quel tanto che basta a lasciare segni rossi sulla pelle - e Arakita, geme, nascondendo il viso tra le braccia, perché sa che all’indomani si vedrà tutto, che resteranno per almeno una settimana, che nello spogliatoio non potrà celare nulla, e questo, se possibile, gli fa girare la testa più dell’atto in sé- e poi le lecca, con piccoli tocchi che risalgono pian piano verso l’ano. Dura quasi un niente, quel lento cammino, ma per Arakita pare un’eternità, un lento stillicidio in attesa della promessa che sa attenderlo quando…
Poi c’è quel calore immenso, e tutto non ha più senso. Perché l’unica cosa che conta è il modo in cui la lingua di Fukutomi lo penetri piano, e poi ancora, e ancora, ancora, in una pioggia infinita di stille di piacere che lo annientano nel loro lento divenire, nel loro accumularsi, una dopo l’altra, alla base del suo sesso, rendendogli una tortura l’impossibilità di toccarsi, di darsi da solo quella soddisfazione dei sensi che l’altro sta impiegando troppo a concedergli. Quando pare reputarsi soddisfatto, quando Arakita è rilassato e aperto e impregnato di saliva che gli scivola lungo i glutei e rende lucida la carne arrossata, Yasutomo ormai è al limite, il volto contratto e imporporato, il corpo teso e irrigidito, l’addome macchiato dei primi umori che colano dal suo sesso trascurato.
E quando infine Fukutomi si decide a scivolargli dentro, con una singola spinta che dovrebbe bruciare come l’inferno ma che è solo un lontano dolore pulsante subito edulcorato nel sollievo e nel piacere che s’impadroniscono dei suoi nervi, non riesce a durare altro tempo. Una volta, due, tre; poi, mentre Fukutomi si fa di nuovo incontro con uno scatto dei fianchi, Arakita gli si stringe addosso, piantandogli le unghie come artigli nella schiena e mordendogli con foga il collo, e viene, scosso da un lungo tremito che lo accompagna incontro all'orgasmo e lo lascia spossato, senza forze.
Fukutomi non impiega poi molto a seguirlo, sporcandolo con il proprio sperma, ma ad Arakita non riesce ad importare poi molto, limitandosi a smozzicare un insulto impastato di sonno e appagamento.

L’indomani, guardandosi allo specchio, Fukutomi non riesce a trattenere un piccolo sorriso, mentre le sue dita esplorano i ricordi della notte precedente. Fanno un male terribile, ma sono un piccolo prezzo che paga volentieri, per la compagnia e l’ubbidienza del suo lupo personale.

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miharu92 December 26 2015, 14:23:28 UTC
Che gli dei ti benedicano, co-kouhai.
This was an excellent experience.

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