(Questo post volevo farlo domani, ma un uccellino mi ha fatto notare che, essendo l'utenza quello che è, ogni ritardo potrebbe essere fatale.)
Postate nei commenti la vostra fic, indicando in oggetto in grassetto nella prima riga (oddio ma che hanno combinato O_o) il prompt utilizzato e nel corpo ogni altra informazione ritenete utile ai lettori
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Claudio si arrende al calore della bocca di Alex, alla sua lingua che lo vizia gentilmente e, se pure si accorge delle dita che piano piano si spostano in giù e all’indietro, archivia la sensazione e pensa a tentare di controllare gli scatti già frenetici dei propri fianchi; poi Alex si allontana, senza preavviso, ma per quando Claudio è riuscito ad aprire gli occhi lui è già di nuovo là tra le sue gambe, e sta risalendo pianissimo, baciandolo ovunque - Claudio pensa distrattamente che gli sta lasciando addosso il segno dei suoi denti, della sua bocca, del suo odore, e deve mordersi le nocche di una mano per soffocare il gemito lunghissimo che vuole sfuggirgli; Alex sorride sulle sue labbra, un attimo dopo, e lo bacia e Claudio, all’inizio, non si accorge del primo dito che lo penetra, umido e un po’ freddo. Sente il secondo, però, e il terzo, e stringe le braccia attorno al collo di Alex e tenta di respirare e di rilassarsi, perché lo sa che è così che si fa, che è così che deve fare, ma Dio, Dio, Dio.
Alex gli tempesta il viso e il collo di baci, per distrarlo, e funziona abbastanza - funziona benissimo, d’accordo. Ci sono cose, poi, che vorrebbe chiedergli - che dovrebbe chiedergli, - ma il fatto è che non vuole saperlo, se Claudio è vergine; non vuole immaginarlo con nessun altro che non se stesso, non vuole immaginarlo in nessun’altra stanza da letto che non sia la sua, non vuole pensare che qualcun altro abbia visto il suo viso così, accaldato e vulnerabile e bello, Cristo. Non è giusto che stia lì a pensare cose del genere, non è giusto che stia lì a volerle, perché Claudio è un ragazzo e lui è un uomo e no, non è giusto, ma è perfetto il modo in cui Claudio schiude e solleva le gambe per fargli spazio, e come lo accoglie dentro di sé anche se si morde le labbra e trattiene il respiro per il dolore, per il fastidio.
«Ehi,» bisbiglia Alex, senza fiato, e gli sfiora una guancia e i fianchi per costringersi a prenderlo piano, a non forzarglisi contro, anche se Claudio è così stretto e bollente che sembra implorarlo di affondare più forte, più in fretta, più a fondo. «Ehi. Se vuoi che smetta--»
«No,» mugola Claudio, sgranando gli occhi e aggrappandosi al piumone. «No, io-- Ale,» deglutisce, e Alex spinge ancora un po’, strappandogli un sospiro a metà tra piacere e dolore. «Ale, di più,» pigola, arrossendo ancora, e Alex invece rimane fermo, perché se si muovesse ora - se osasse muoversi ora - se anche solo respirasse, ora, - è sicuro che sarebbe la fine.
È Claudio, allora, che si sposta, dondolando i fianchi con un po’ di timore, spingendo in giù e a caso, e trasale, sorpreso, quando una scarica di piacere caldo gli si arrampica dal bassoventre alla gola, togliendogli il fiato. Alex allora asseconda le sue spinte, asseconda la voglia che gli brucia qualsiasi pensiero di responsabilità e morale; Claudio geme sempre più forte, togliendogli il fiato per quanto è bello, per quanto lo vuole, e poi gli basta sentire il proprio nome, ancora, in mezzo ai suoi sospiri, per non riuscire più a resistere alla deliziosa stretta del suo corpo, delle sue mani attorno ai propri polsi.
Alex gli crolla addosso, poi, esausto, più vecchio di cent’anni. Claudio fa fatica a ritrovare il senso giusto da cui guardarsi attorno, ma gli accarezza la schiena e si accorge presto che, a dispetto del riscaldamento e dell’intossicante vicinanza dei loro corpi, comincia a sentire freddo.
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