(Questo post volevo farlo domani, ma un uccellino mi ha fatto notare che, essendo l'utenza quello che è, ogni ritardo potrebbe essere fatale.)
Postate nei commenti la vostra fic, indicando in oggetto in grassetto nella prima riga (oddio ma che hanno combinato O_o) il prompt utilizzato e nel corpo ogni altra informazione ritenete utile ai lettori
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Lips of a Warbler.
Era il locale più strano nel quale avesse mai messo piede. E dire che era abituato ad andare in giro per discoteche gay. Teoricamente non sarebbe potuto entrare, ma bastava un sorriso dei suoi a convincere i tizi della sicurezza che aveva già diciotto anni.
Probabilmente però, quella sera la fortuna non era dalla sua parte.
Forse era il fatto che si sentisse lui per primo sperduto e di conseguenza non riuscisse a mostrare la sicurezza che lo contraddistingueva solitamente, ma quando si era presentato all'ingresso del Babylon, l'energumeno che controllava le persone che entravano lo aveva fermato, chiedendogli la carta di identità.
- Ma sono maggiorenne! - aveva provato a dire, cercando di suonare il più convincente possibile.
- Mi dispiace, queste sono le regole!
Dannazione alla sua aria da ragazzino, aveva pensato dopo che il tizio gli aveva spiegato - nemmeno troppo gentilmente - che non poteva entrare.
- Porca puttana! - mormorò fra i denti. Quando gli avevano detto che i Warblers avrebbero tenuto un concerto di beneficenza a Pittsbourgh, il suo unico obiettivo era stato una puntatina a quel locale leggendario.
Quella sera, subito dopo cena, mentre i suoi compagni si erano riuniti nella stanza di Thad a giocare a carte - che occupazione noiosa e da vecchi bacucchi! - lui si era infilato i primi vestiti che aveva pescato nella valigia ed era uscito dall'albergo senza farsi vedere da nessuno.
Poggiato contro il palo della luce guardava la gente entrare e uscire dal locale, mordendosi le labbra per la rabbia di non poter fare altrettanto. C'erano persone di tutti i tipi, dai gay assolutamente anonimi alle drag-queen vestite come Lady Gaga il giorno di Carnevale.
Sussultò quando qualcuno gli toccò una spalla.
- Salve, sei nuovo.
Non era una domanda, quanto piuttosto un'affermazione. Sebastian si girò e incrociò lo sguardo dell'uomo più bello che avesse mai visto. Aveva la faccia di chi davvero conosceva tutta la popolazione gay di Pittsburgh e che probabilmente se l'era anche portata a letto, forse per questo era così sicuro di ciò che aveva appena detto.
- S-sì. Il mio nome è Sebastian. - soffiò con voce atona.
- Brian. Quindi, sei nuovo. - gli accarezzò una guancia col pollice, come se lo stesse analizzando - Ti va di entrare a bere qualcosa? O a fare altro?
Funzionavano così le cose al Babylon. Sebastian lo sapeva benissimo, gli approcci erano ridotti al minimo, era già tanto che quell'uomo gli avesse detto il suo nome.
- Non posso.
- Perché? Guarda che non ti mangio...
La risata di Brian era lievemente canzonatoria, chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che era minorenne.
- Non mi fanno entrare perché sono minorenne. - sputò tutto d'un fiato - Sapessero con quanta gente ho scopato negli ultimi sei mesi mi darebbero la cittadinanza onoraria però! - aggiunse poi, per mettere in chiaro il fatto che non era esattamente un verginello qualunque.
- Interessante! - l'uomo alzò un sopracciglio, leccandosi il labbro inferiore. - Peccato che lì dentro nessuno sia disposto ad apprezzare. Ma sai... non è detto che si debba per forza entrare per passare una bella serata. Vieni con me.
Sebastian lo seguì senza opporsi minimamente. Arrivarono nel cortile antistante al retro del locale, nient'altro che un piazzale di asfalto dove, così spiegò Brian, nessuno sarebbe venuto a rompere le scatole.
- Perché hai capito che non ho certo intenzione di star qui a guardarci negli occhi no?
Gli concesse qualche altra chiacchiera - Da dove vieni? Che ci fai qui tutto solo? - prima di iniziare a palpargli il sedere e mormorargli sulle labbra:
- Avanti, usignolo, fammi vedere che razza di uccello hai fra le gambe!
Sebastian trattenne a stento un gemito quando Brian gli infilò una mano nei pantaloni e oltrepassò l'elastico dei boxer, quasi a tastare la consistenza del suo sesso.
- Mh, niente male. Scommetto che hai un sacco di stoffa anche se sei poco più di un moccioso. E indovina... a me piacciono i mocciosi!
Senza sapere come, Sebastian si ritrovò a trafficare con la cintura dei calzoni di Brian, per poi sbottonargli l'indumento e abbassarglielo fin sotto le ginocchia.
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Non se lo fece ripetere due volte e, dopo avergli sfiorato l'inguine con le dita gelate, iniziò a prendergli il sesso in bocca, succhiandolo e leccandolo lentamente, per fare in modo che la sensazione di eccitazione che avvertiva al basso ventre - e che anche Brian doveva provare, stando almeno ai suoi ansimi - durasse il più a lungo possibile.
Lo sperma di Brian gli sporcò la maglietta quando l'uomo ebbe il primo orgasmo, ma Sebastian non se ne preoccupò più di tanto: apprezzò anzi il fatto che l'altro non avesse voluto che inghiottisse il suo seme, cosa che gli faceva parecchio schifo.
- Adesso giochiamo come dico io, ragazzino. - disse Brian,
Lo fece girare contro il muro e gli premette il sesso duro fra le natiche, strofinandolo poi contro la sua coscia.
Serrò i denti quando, dopo averlo lubrificato con della saliva, Brian iniziò a penetrarlo senza farsi troppi problemi ad essere delicato. E per Sebastian è un problema, considerato che è la prima volta che si lascia metter sotto da qualcuno.
Un carattere dominante come il mio non accetterebbe mai di farsi scopare piuttosto che scopare, ricorda quelle parole come se le avesse pronunciate poche ore prima, rivolto a Thad, il pomeriggio che avevano fatto sesso per la prima volta.
- Ehi, ma fai piano, cazzo. Guarda che fa male! - gli sputò contro Sebastian, messo a tacere dalla lingua dell'uomo sul collo e da un morso che sarebbe diventato un vistoso succhiotto il giorno dopo.
Il dolore lasciò presto spazio ad ondate di piacere sempre più intense, mentre le mani di Brian lo toccavano ovunque. Cazzo, quel tizio ci sapeva davvero fare, doveva ammetterlo.
- Mi stai facendo impazzire! - ammise Sebastian, quando Brian gli chiese se gli piacesse il modo in cui lo stava scopando.
Le sue dita andarono a stuzzicare il membro di Sebastian in erezione, continuando a masturbarlo fino a quando il ragazzo non raggiunse l'orgasmo, soffocando l'ennesimo gemito fra i denti. Quando Brian uscì dal suo corpo, Sebastian sentì improvvisamente freddo, oltre alle gambe traballare, ancora scosse dai brividi del piacere appena provato.
Non sapeva come cercare di intavolare qualcosa che somigliasse ad discussione con Brian che, perso totalmente l'interesse nei suoi confronti, era impegnato a rivestirsi. Si era trattato di sesso occasionale, ma era stato il sesso occasionale più bello che Sebastian ricordasse, nonostante il freddo pungente dell'inverno di Pittsburgh e la scomodità di farlo in piedi contro un muro.
- A-adesso devo andare, prima che qualcuno in albergo si accorga che sono sparito! - disse, abbozzando uno dei suoi sorrisi e recuperando la sua consueta sicurezza.
Brian lo salutò con un gesto della mano e gli voltò le spalle per andarsene. Dopo qualche passo si girò e disse:
- Niente male, moccioso. Se canti come fai i pompini, prima o poi vincerai il Grammy Award! Fammi avere un autografo, d'accordo?
Sebastian sorrise: di tutti i complimenti che gli erano stati fatti sulla sua voce e sulle sue doti canore, quello era di certo il più originale, e di certo azzeccato.
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Voglio una serie AU di QaF senza Justin e con Sebastian!
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