Titolo: Di nuovo Natale, ancora io e te
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Lance McClain, Keith Kogane, Voltron cast
Pairings: Keith/Lance, Allura/Lotor, Hunk/Shay, Shiro/Pidge
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della Friends!AU.
Scritta per il calendario dell'avvento di Voltron Legendary Defender >> Fandom Ita e Fanwriter.it
Beta: Grim
Word count: 4907
Era di nuovo quel periodo dell'anno. Il periodo delle luci colorate, della neve finta che riempiva le vetrine e di quella vera che inzaccherava le scarpe, delle carte e dei nastri dai colori sgargianti e di Lance che cantava “Jingle bells rock” a squarciagola per casa. Era di nuovo Natale, il terzo da quando erano coinquilini, il secondo da quando erano una coppia e Keith si sentiva uno sciocco.
Fino all'anno prima aveva pensato che le feste fossero un'esclusiva di chi aveva una famiglia con cui trascorrerle, ma il gruppo di amici e, soprattutto, Lance gli avevano dimostrato che una famiglia non è solo qualcuno con cui si hanno legami di sangue. Il risultato era che ora Keith desiderava con tutto sé stesso organizzare qualcosa di speciale e romantico che rendesse felice Lance. Un momento dolce da trascorrere insieme, come non avevano potuto fare l'anno precedente.
Ci aveva pensato per giorni, così come aveva ragionato su quale potesse essere il regalo più azzeccato per poter trasmettere a Lance i suoi sentimenti e quanto fosse grato di averlo vicino. Era consapevole di non essere particolarmente esperto in materia di romanticismo, quindi aveva ripiegato su qualcosa in cui era più ferrato: l'organizzazione. Aveva fatto in modo di non avere lezione o simulazioni nel pomeriggio del 24 dicembre e si era preparato una scaletta per i giorni precedenti in modo che Iverson non potesse incastrarlo in esercitazioni straordinarie. Si era anche premurato di richiedere con largo anticipo a Gyrgan il giorno libero per Lance, così che il gestore dell'“Interstellar Cafè” avesse modo di organizzare i turni del personale per le festività.
Restava solo da decidere cosa fare quel giorno e l'idea gli era venuta passando di fianco alla bacheca degli annunci nell'atrio dell'accademia. In un angolo di questa era esposto un volantino colorato che pubblicizzava i mercatini di Natale, che si sarebbero tenuti nei giorni delle festività, e la grande ruota panoramica che sarebbe stata allestita nella piazza principale.
Keith se l'era infilato in tasca come se la sua mano fosse stata attirata automaticamente dalla carta e, per tutto il resto della giornata, a lezione, non aveva fatto altro che pensarci.
Era perfetto! Lance adorava tutto quello che creava atmosfera quindi un'uscita ai mercatini tradizionali di certo gli sarebbe piaciuta, così come ammirare la città dall'alto della ruota panoramica. Poteva essere un momento molto romantico e, anche se Keith non era certo di come muoversi da lì in poi, era sicuro che sarebbe stato Lance stesso a fargli capire cosa fare.
Quanto al regalo…
« Wow, la ruota panoramica! »
Un’esclamazione alle sue spalle lo strappò dai suoi pensieri e Keith alzò la testa dalla tazza di caffè che aveva davanti. Non si era minimamente reso conto che gli amici lo avevano raggiunto in caffetteria per la pausa pranzo.
« Hey, Pidge! Hunk. » li salutò, appoggiando tatticamente un braccio sopra il volantino, nel caso Lance fosse con loro.
Fortunatamente non era così.
« Buongiorno. » rispose il giovane meccanico, accomodandosi dal lato opposto del tavolo con il proprio vassoio, mentre la ragazza si lasciava cadere sulla sedia al suo fianco. « Tranquillo, Lance avrà da fare in biblioteca ancora per un po', non penso che scenderà in pausa pranzo. Se stavi organizzando una sorpresa per lui, noi saremo delle tombe. »
Keith sospirò di sollievo e scoprì il volantino, anche se il ghigno di Hunk aveva un che di poco rassicurante.
Pidge, al suo fianco, sorrise a sua volta.
« Sai... Shiro una volta mi ha detto che desidererebbe tanto salire su una ruota panoramica, gli ricorda quando era bambino. » disse, in tono vagamente allusivo.
« Shay adora ogni tipo di mercatino, dice che spesso trova ottimi pezzi per i suoi gioielli artigianali. » aggiunse Hunk, quasi casualmente.
Keith rabbrividì per i sottintesi di quelle parole.
« Ragazzi, questa dovrebbe essere una sorpresa per Lance... » tentò di obiettare.
« Oh, andiamo, potrebbe essere anche una splendida uscita di gruppo! » esclamò Hunk. « Non ne facciamo mai e scommetto che ci divertiremmo tutti un sacco! »
« Per una volta do ragione a Hunk. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma in questo caso un'uscita di gruppo ci starebbe davvero! Potremmo coinvolgere anche Allura, Lotor, mio fratello e la sua ultima fiamma. »
Keith avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli. Capiva perfettamente le motivazioni degli amici e anche quanto avrebbe potuto rivelarsi divertente un'uscita di gruppo - anche se lui non ne aveva mai fatte e non ci teneva particolarmente a iniziare ora - ma quello avrebbe dovuto essere il suo appuntamento, suo e di Lance. Di nessun altro.
D'altro canto non poteva nemmeno rifiutare egoisticamente la compagnia altrui. Un tempo lo avrebbe fatto senza nemmeno porsi il problema, ma ora quelle persone erano la sua famiglia, l'unica che avesse mai avuto, e si sarebbe sentito a disagio a essere brusco con loro.
« Ehm... non era precisamente quello che avevo in mente, ma... » iniziò.
Hunk lo spiazzò con un sorriso radioso, mentre Pidge si sistemava gli occhiali sul naso, soddisfatta.
« Sarà una vigilia di Natale perfetta! »
La scelta del luogo era andata com'era andata, Keith aveva dovuto farsene una ragione. Sul regalo però non avrebbe ceduto: avrebbe trovato qualcosa che esprimesse appieno quello che sentiva, che facesse capire a Lance quanto fosse importante per lui.
Ricordava bene quanto fosse stato entusiasta per la stella che gli aveva donato in occasione del compleanno, ma si era trattato comunque di qualcosa di immateriale. Questa volta voleva qualcosa che potesse portare con sé e che gli ricordasse quanto tenesse a lui.
Mentre rientrava dall'accademia, quel pomeriggio, aveva deciso di fare parte della strada a piedi, in modo da poter dare un'occhiata alle vetrine allestite di ogni genere di pensiero e regalo, dal più semplice al più impegnativo.
Anche quello, in effetti, poteva essere un problema.
Keith non voleva qualcosa che fosse troppo “importante”, che facesse sentire Lance in qualche modo in debito o in difetto. Allo stesso tempo però non voleva che si trattasse di qualcosa di banale e facilmente accantonabile.
Era stato proprio mentre ragionava su questo, che l'occhio gli era caduto sulla vetrina sfavillante di una gioielleria: era ricolma di ogni genere di ornamento, per la maggior parte al di fuori della sua portata, e, mentre si malediceva per i suoi magri risparmi, l'aveva notato.
Era un gioiello semplice, tatticamente piazzato sotto un faretto per esaltarne la brillantezza e attirare l'occhio. Sembrava il genere di oggetto che Lance avrebbe apprezzato.
Keith fece un rapido calcolo e stabilì che per alcune settimane avrebbe evitato la caffetteria, le uscite, le cene a domicilio, i cinema e avrebbe rimandato ancora un po' l'acquisto di quei fantastici guanti di pelle che aveva adocchiato più di un mese prima. Poco male, quelli vecchi non erano ancora del tutto distrutti.
Annuendo tra sé, Keith entrò nel negozio.
Venne subito accolto dallo splendore quasi accecante delle vetrine e da una ragazza dal sorriso stanco ma gentile.
« Come posso aiutarti? » domandò, andandogli incontro.
« Vorrei... ehm... quello. » rispose Keith, imbarazzandosi miseramente.
Non poteva certo dirsi un esperto di quel genere di acquisti, senza contare che i negozi lussuosi lo mettevano a disagio.
La commessa sembrò comprendere e sorrise, accondiscendente.
« Ottima scelta, sono certa che la tua fidanzata apprezzerà molto. »
« Il mio fidanzato. » precisò Keith, prima di riuscire a frenare la lingua.
La ragazza però non mutò espressione.
« Perdonami, una sciocca gaffe. Sono comunque sicura che gli piacerà. Vuoi farlo incidere? »
Quella sembrava davvero un'ottima idea e Keith si ritrovò ad annuire, arrossendo appena.
« È possibile metterci delle iniziali? L e K. »
« Ma certo. Si tratta di un lavoro piuttosto semplice, sarà pronto in un paio di giorni, proprio in tempo per la vigilia. »
La commessa gli strizzò l'occhio.
« Il tuo ragazzo è fortunato. »
Quando Keith uscì dalla gioielleria aveva il portafoglio vuoto ma il cuore colmo di un inaspettato senso di calore.
I dubbi lo colsero la sera del 23 dicembre.
E se l'idea dei mercatini fosse stata banale?
E se a Lance non fosse importato nulla della ruota panoramica? Il volantino era stato sulla bacheca dell'accademia per giorni e non aveva mai dato segno di averlo notato.
O ancora, se il regalo che aveva scelto si fosse rivelato una sciocchezza?
Sapeva che Lance non gli avrebbe mai fatto pesare nulla di tutto questo e che, con qualunque cosa si fosse presentato, si sarebbe mostrato entusiasta semplicemente perché lui era così, incapace di deludere qualcuno. Ma proprio per questo Keith voleva qualcosa che lo rendesse felice davvero.
« Va tutto bene? » si sentì apostrofare dal diretto interessato, mentre stavano cenando. « È tutta la sera che non dici una parola. »
« Già. » ribadì Hunk, seduto di fronte a loro nella cucina dell'appartamento. « Hai avuto qualche problema con Iverson? O non ti senti bene? Sta girando una certa influenza che... »
« No, no, sto bene. » rispose Keith, alzando una mano per placare l'amico, già ansioso. « Sto solo riflettendo su una questione. »
Lance, al suo fianco, aggrottò le sopracciglia e si scostò un poco.
« Non è mai un buon segno quando qualcuno dice che sta riflettendo. Ho fatto qualcosa che non va? Perché se è così, ti prego, dimmelo subito e parliamone. Non rimuginare standoci male da solo per poi decidere di punto in bianco di lasciarmi. »
Keith si voltò verso di lui strabuzzando gli occhi.
« Cosa?! No! Come ti vengono in mente queste cose? Non hai fatto niente di male! Io ti amo, non ho la minima intenzione di lasciarti e... »
Un'improvvisa consapevolezza lo colpì e si lasciò sfuggire un sospiro.
« … E l'hai fatto apposta per sentirtelo dire, vero? »
Lance gli fece una linguaccia e si sporse in avanti per schioccargli un bacio sulle labbra.
« Anch'io ti amo, stellina. Eri così serio che mi sono preoccupato e mi è venuta voglia di smuoverti un po'. »
A quel punto, Hunk si alzò, sollevando le mani in segno di resa.
« Se vi mettete a tubare, io vado a lavare i piatti. » disse, iniziando a raccogliere le stoviglie. « Lance, ricordati che è il tuo turno di buttare la spazzatura. »
Lance annuì distrattamente, per poi tornare a rivolgersi a Keith.
« Scherzi a parte, c'è qualcosa che non va? Ero serio quando dicevo di non rimuginare da solo. »
Era davvero dolce a preoccuparsi, ma non poteva certo metterlo al corrente del motivo dei suoi grattacapi, quindi Keith scosse la testa e sorrise.
« No, davvero. Stavo solo ragionando su come organizzarmi in questi giorni di festa e pensavo di chiedere una dritta a Shiro su come evitare di farmi incastrare di nuovo da Iverson. »
« Beh, devo dire che è un'ottima pensata. Se Shiro ti svela l'arcano, informa anche me, ne ho disperatamente bisogno! Iverson mi sta alle costole ultimamente. »
Per il momento il pericolo sembrava scampato, ma i dubbi di Keith erano lungi dall'essere risolti e una chiacchierata a quattrocchi con Shiro era davvero necessaria.
Chiacchierata che avvenne più tardi, quella sera stessa, davanti a una tazza di latte e miele.
(« Non è affatto roba da bambini. » aveva protestato Shiro davanti alla sua perplessità. « Serve a prevenire i malanni di stagione. »)
Keith aveva approfittato della scusa rifilata a Lance per salire al piano di sopra, nell'appartamento dell'amico, ed esporgli le sue preoccupazioni riguardo al giorno seguente.
Shiro lo aveva ascoltato senza interrompere e, alla fine, aveva sorriso incoraggiante.
« Secondo me ti stai preoccupando troppo. » aveva sentenziato tranquillamente.
« Invece no! » esclamò Keith, frustrato. « Già non era previsto che diventasse un'uscita di gruppo, ma non sono riuscito a dire di no a Pidge e Hunk. Vorrei che almeno il regalo fosse qualcosa di degno! »
Shiro doveva capire che la sua preoccupazione era reale, che ci teneva veramente e non stava semplicemente andando in paranoia per una sciocchezza.
L'amico gli posò quindi una mano sulla spalla.
« Keith, ascoltami. Sappiamo entrambi com'è fatto Lance e sappiamo che sarebbe felice anche se lo portassi al fast food e gli regalassi uno straccio. Proprio per questo capisco il tuo desiderio di regalagli qualcosa di bello e, credimi, penso che tu stia facendo un buon lavoro. Quello di domani sarà un pomeriggio divertente e se l'uscita di gruppo dovesse rivelarsi troppo “di gruppo” » Shiro mimò le virgolette con le dita. « penserò a qualcosa che svii l'attenzione e vi dia la vostra intimità. Vedrai che andrà bene, lo renderai felice. »
Keith avrebbe davvero voluto che quelle parole bastassero a rassicurarlo, di solito Shiro era un mago in quel genere di cose, ma questa volta non stava funzionando.
« E se si aspettasse un regalo diverso? Se quello che ho scelto non fosse adatto? Magari sto sbagliando su tutta la linea e non lo saprò mai perché Lance è troppo gentile per dirlo. Non sono portato per queste cose, finisco sempre per combinare qualche stupidaggine. »
Shiro, di fronte a lui, sospirò e bevve un sorso del suo latte, prendendosi un momento prima di rispondere.
« Keith » disse infine, in tono calmo e comprensivo. « Secondo me ti stai agitando troppo. Non è vero che non sei portato, le tue idee e i tuoi pensieri dimostrano costantemente quanto tu ci tanga e quanto importante per te sia Lance. Ne è un esempio lampante il suo scorso compleanno, la stella è stato un regalo estremamente suggestivo e romantico. Quanto a quello di domani, penso che rispecchi perfettamente quello che senti e che sia un modo davvero dolce per rendere partecipe anche Lance. Quindi non temere che qualcosa vada storto, te l'ho detto, lo renderai felice. Dopotutto, lo fai ogni giorno. »
Quelle parole fecero arrossire Keith e, finalmente, lo convinsero che l'uscita dell'indomani non sarebbe stata disastrosa.
La mattina del 24 dicembre Lance si svegliò di buonora. Sapeva che non sarebbe stata una giornata impegnativa, in accademia, ma voleva comunque prendersi il tempo per fare colazione e prepararsi con calma.
In cucina trovò Hunk che lo salutò con uno sbadiglio e poco dopo anche Keith si unì a loro. Mangiarono in silenzio, in un'atmosfera calda e accogliente, nonostante il gelo che ricamava sottili cristalli di ghiaccio sui vetri.
Terminati i pancake, Keith fu il primo ad alzarsi: con espressione ancora mezza addormentata, si chinò su Lance e gli posò un bacio sui capelli prima di dirigersi verso il bagno.
« Faccio la doccia per primo. » mugugnò. « Non uscire senza di me, andiamo insieme. »
Lance sorrise e finì il proprio caffè.
Quando era assonnato, Keith era sempre particolarmente dolce, forse perché non era del tutto consapevole di come apparissero le sue azioni all’esterno. Lance lo trovava terribilmente tenero ma si guardava bene dal farglielo notare, timoroso che smettesse di regalargli quei momenti preziosi per sciocche questioni di imbarazzo e orgoglio.
Alla fine si avviarono in accademia tutti insieme, per una volta senza l’ansia di perdere l’inizio di una lezione. Hunk scherzò per tutta la strada, raccontando come Pidge aveva messo al suo posto un cadetto che non riteneva una ragazza adatta al corso di meccanica e Keith gli diede manforte, sostenendo che l’amica avrebbe potuto facilmente riparare un modulo spaziale, anche meglio di certe caricature di ingegneri che bazzicavano alla Garrison.
Lance salutò gli altri sulla soglia del laboratorio di chimica.
« Ci vediamo più tardi in caffetteria, Hunk. » disse all'amico, prima di voltarsi verso Keith. « Noi invece temo ci vedremo stasera, mi amor. Immagino avrai delle simulazioni speciali mentre io dopo attacco all'Interstellar. »
L'idea di replicare l'anno precedente, in cui erano riusciti a vedersi solamente a cena e dopo diverse peripezie, non lo entusiasmava per nulla, ma purtroppo non aveva alternative.
Il sorriso di Keith però lo spiazzò, mentre l'altro scuoteva la testa.
« Niente simulazioni e niente Interstellar, ho già parlato sia con Iverson che con Gyrgan, questo pomeriggio è tutto per noi. »
Detto questo, sollevò due dita nella simulazione di un saluto militare e si allontanò nel corridoio, lasciando Lance basito di fronte a un Hunk con un sorriso da un orecchio all'altro.
« È stata un'idea di Keith, ha pensato lui a tutto. » commentò l'amico. « Ci divertiremo un sacco! »
A quelle parole a Lance non restò altro che annuire mentre l'eccitazione per la giornata che lo aspettava cresceva e già sapeva che non sarebbe riuscito a concentrarsi su nessuna lezione.
Quando giunse l'ora di uscire, non stava più nella pelle e quasi non poté credere ai suoi occhi quando si trovò davanti tutta la compagnia che li attendeva nel cortile dell'accademia. Shiro era venuto a prendere Pidge, Shay si era presentata per Hunk, Allura aveva portato con sé Lotor e persino Matt si era presentato con la sua nuova ragazza.
Solo l'idea di passare un pomeriggio di festa in compagnia di tutti era più di quanto potesse desiderare ma, quando realizzò la direzione che avevano imboccato, si voltò verso Keith con gli occhi che brillavano.
« Keith! I mercatini! Non ci credo! » esclamò, trattenendosi a stento dal battere le mani come un bambino.
Ogni anno si riprometteva di andarci e ogni anno, puntualmente, finiva incastrato in qualche impegno improrogabile che gli impediva anche solo di avvicinarsi. Però non ricordava di averlo mai detto al suo ragazzo: lamentarsi di non avere tempo quando anche lui era occupato fino allo stremo con le esercitazioni e le simulazioni del corso avanzato da pilota, non gli sembrava corretto. Keith invece era riuscito a stupirlo per l'ennesima volta, esaudendo questo suo piccolo desiderio.
L'altro non disse nulla, si limitò a intrecciare le dita con le sue e Lance si godette quel contatto e quel calore.
Nonostante le preoccupazioni di Keith dei giorni precedenti, il pomeriggio si rivelò molto piacevole e divertente per tutti.
I mercatini erano un susseguirsi infinito di bancarelle dai colori vivaci, cariche di festoni luccicanti e avvolte in nuvole di profumi dolcissimi che spaziavano dallo zucchero alle spezie.
Hunk era stato subito attirato da quelle che vendevano dolci di ogni tipo e si era ritrovato quasi con le lacrime agli occhi per la gioia quando Shay gli aveva comprato un enorme sacchetto di biscotti allo zenzero. Dono che aveva prontamente ricambiato quando la ragazza si era fermata, incantata, davanti a uno stand che vendeva deliziosi gioielli artigianali. Hunk non aveva resistito al suo sguardo innamorato e le aveva regalato un paio di adorabili orecchini in argento dorato ancora prima che lei riuscisse anche solo a ipotizzare di acquistarli.
Shiro si era fermato davanti al banchetto di una nonnina dallo sguardo gentile che vendeva torte di mele per beneficenza e, per chi si sentiva particolarmente generoso, anche maglioni fatti a mano con decorazioni natalizie. Inutile dire che uno di quelli, con un'improponibile greca fatta di renne saltellanti e Babbi Natale con il naso rosso, era finito all'istante nel sacchetto appeso al suo braccio.
Keith, ovviamente, non si era lasciato sfuggire nemmeno per un istante la possibilità di prenderlo in giro.
Pidge aveva trovato il suo habitat naturale a uno stand che vendeva romanzi di fantascienza vintage e non aveva voluto saperne di allontanarsi finché Shiro non le aveva comprato almeno tre esemplari introvabili. Quel gesto l'aveva lasciata talmente spiazzata ed euforica, che si era attaccata al suo braccio con un sorriso a trentadue denti per tutto il resto della passeggiata.
Chi aveva davvero difficoltà a gestire la situazione, invece, era Lotor, che faticava a mettere un freno alla sua fin troppo esuberante fidanzata. Allura passava da una bancarella all'altra lanciando esclamazioni entusiaste per tutto quello che vedeva, dai dolci alle decorazioni natalizie di artigianato tradizionale. Essendo una signorina di buona famiglia, non aveva mai avuto occasione, da piccola, di frequentare luoghi del genere, quindi ogni sguardo era una scoperta. Lotor stava tentando di trattenerla dal comprarsi mezzo mercatino ma, davanti al banco di un artista del vetro, che proponeva meravigliose decorazioni dipinte a mano, aveva dovuto gettare la spugna e ammettere che un albero di Natale addobbato con quelle sarebbe stato estremamente elegante e di tendenza.
Dopo aver saccheggiato la bancarella, Allura aveva anche ceduto alle bizzarre insistenze della figlia del proprietario, una ragazzina che, a quanto pareva, voleva fare la parrucchiera ed era rimasta incantata dalla sua chioma candida. Il risultato era stata una splendida acconciatura, decorata di nastri e agrifogli, che riscosse immediatamente un successo tale che anche Shay e la ragazza di Matt chiesero di poterne avere una.
Davanti a quello spettacolo allegro, che scaldava il cuore, Lotor non non obiettò più, nemmeno quando la vide lanciarsi sul carretto dello zucchero filato e passare a lui un bicchiere di vin brulè fumante.
Guardando tutti sorridere e divertirsi, Keith si diede mille volte dello stupido per aver pensato che gli amici sarebbero stati un impiccio al suo appuntamento. Lance rideva di gusto, aveva gli occhi che brillavano e sprizzava entusiasmo mentre seguiva Hunk a uno stand di dolci o Allura a uno di addobbi. La borsa che portava a tracolla, con i libri dell'accademia, si era riempita di ogni genere di acquisto e ora probabilmente pesava il doppio, ma questo non sembrava turbarlo minimamente.
Sì, organizzare quell'uscita era stata una buona idea.
Stava giusto pensando questo, quando Lance, di ritorno da una bancarella con un bastoncino di zucchero in mano, gli rivolse uno sguardo supplichevole da cucciolo.
« C'è un posto dove vorrei tanto tanto tanto andare. » esordì. « Un posto che sarebbe il perfetto coronamento romantico di questo appuntamento e vorrei andarci con te. »
Keith lo fissò stranito per un attimo: aveva già progettato il finale di quella giornata, ma se Lance aveva un desiderio, non sarebbe stato certo lui a dirgli di no.
« Ma certo, quale posto? » chiese quindi.
Lance si voltò e, un po' esitante, indicò la grande ruota panoramica in fondo alla piazza che si stagliava, luccicante d'oro, contro il cielo scuro dell'imbrunire.
Keith ridacchiò tra sé, dandosi dello sciocco per aver anche solo pensato a qualcosa di diverso.
« Mi stavo domandando quando me l'avresti chiesto. » rispose e, a quelle parole, Lance lo trascinò letteralmente verso la coda di persone in attesa di salire.
Non dovettero aspettare per molto e, quando lo sportello della cabina si chiuse alle loro spalle, Lance si sedette accanto a Keith.
« Finalmente un po' di tempo a tu per tu. » mormorò, facendosi più vicino. « Non fraintendere, adoro questa uscita di gruppo, ma volevo anche stare un po' da solo con te. »
Il suo sguardo scivolò sulle mani che Keith aveva inconsapevolmente stretto in grembo, per proteggerle dal freddo. Non se n'era nemmeno reso conto, ma i mezzi guanti che indossava non erano per nulla sufficienti con la temperatura di quel giorno e le punte delle dita erano arrossate per il gelo.
Lance gli prese le mani tra le sue, strofinò le dita intirizzite e vi soffiò sopra per scaldarle. Era un gesto che ripeteva spesso, da quando era iniziato l'inverno, ma Keith ancora non riusciva a farsene una ragione e arrossiva miseramente ogni volta.
« Hai davvero bisogno di un paio di guanti nuovi. Che ne è stato di quelli che ti piacevano tanto? »
A quella domanda Keith tentennò per un attimo.
« Ah... beh, in realtà ho pensato che non fosse una spesa così necessaria. In fondo, questi li posso usare ancora... e... »
La sua voce si smorzò gradualmente, mentre Lance frugava nella borsa che portava a tracolla, alla ricerca di qualcosa.
« Sì, hai fatto bene, risparmiare è sempre una cosa saggia. » annuì, continuando a cercare, finché non scovò un pacchetto avvolto in carta argentata, con un fiocco rosso brillante. « Ed è di grande aiuto a chi vuole farti dei regali! »
Keith rimase per un attimo senza parole, prima di riuscire a riscuotersi il tanto che bastava a prendere il pacchetto tra le mani.
« Lance. » iniziò, con il tono do voce che suonava come un avvertimento.
« Sh-sh-sh! » ribatté l'altro, agitandogli un dito sotto il naso. « Ho uno stipendio e quindi spendo come mi pare.»
Keith non protestò più e si limitò a scartare il pacchetto, sollevando tra le mani i guanti di pelle foderati di pelo che tanto aveva desiderato. Gli avrebbero permesso di mantenere l'aria da duro pur con le dita al caldo e questo era impagabile in quella stagione.
« Grazie, Lance. » mormorò, commosso. « Sono bellissimi, li adoro... ma questo lo sai già. Non me l'aspettavo davvero. »
« Questo perché pensi di comprarti sempre tutto da solo quando io vorrei ricoprirti di regali e mi tocca correre per batterti sul tempo. »
Keith ridacchiò della sua espressione finto offesa e pescò dalla tasca della giacca il cofanetto della gioielleria.
« Non sei l'unico che vorrebbe ricoprire di regali qualcuno. » mormorò, imbarazzandosi all'idea di quello che stava consegnando.
Alla vista della scatoletta di velluto blu, Lance sbarrò gli occhi per un attimo.
« E a quanto pare non sono nemmeno l'unico a compiere gesti inaspettati. » commentò, prendendola e sollevando lentamente il coperchio.
Quando il suo sguardo si posò sul gioiello all'interno, la sua espressione mutò da timorosa a incredula e infine scoppiò in una risata.
« Oh, Keith! Questo sì che è davvero inaspettato! » esclamò, sollevando tra le dita una sottile catenina d'argento a cui era appeso un cuore spezzato in due ciondoli. Su ciascuno di essi era incisa una lettera: L e K. « Era da quando andavo alle medie che aspettavo che qualcuno mi scegliesse come suo amico del cuore regalandomi una cosa del genere. »
A quelle parole, Keith s'irrigidì e allontanò le mani dalle sue. L'ansia che gli aveva stretto lo stomaco fino al giorno prima aveva improvvisamente trovato conferma quando ormai pensava di aver scampato il pericolo del fallimento.
« Hai ragione. » mormorò, scostandosi un poco. « È un regalo stupido, da ragazzini. Lo riporterò al negozio e mi farò dare un anello. Era quello che ti aspettavi, vero? Mi dispiace per non averlo capito prim... »
Non riuscì nemmeno a finire la frase che si trovò Lance letteralmente addosso, che lo stringeva in un abbraccio stritolante, mentre le labbra cercavano con insistenza le sue.
Keith non provò nemmeno a opporre resistenza, semplicemente si abbandonò a quel bacio coinvolgente, che diceva più di mille parole.
« Non voglio. » disse Lance, dopo aver ripreso fiato. « Lo adoro ed è il mio regalo, non voglio cambiarlo con nient'altro. »
« Ma... »
« No, tesoro, no. »
Lance gli si arrampicò in braccio, sedendosi sulle sue gambe e avvolgendogli le braccia attorno al collo. Nell'atmosfera soffusa e nella penombra della cabina, Keith si lasciò cullare da quella vicinanza, mentre le luci della città sottostante regalavano riflessi d'oro ai capelli di Lance.
« Adesso ho capito perché non ti sei comprato i guanti e perché avevi smesso di venire in caffetteria ultimamente. »
Le mani sulle guance che lasciavano carezze dolci.
« E so anche che dovrei sgridarti per aver usato così i soldi della tua borsa di studio. »
Un bacio a fior di labbra, uno schiocco tenero.
« Ma non lo farò perché amo questo regalo. »
Un altro bacio.
« E devo farmi perdonare per essermi messo a ridere come un cretino, facendoti rimanere male. »
Keith bloccò il terzo bacio in arrivo e si strinse addosso il suo ragazzo, affondando il volto nell'incavo del suo collo, mentre la ruota girava lenta e il panorama suggestivo tutto intorno a loro passava completamente inosservato.
« Ti amo. » sussurrò. « Scusami se sono un disastro in queste cose. »
Lance gli posò un bacio sui capelli, coccolandoselo.
« Non sei affatto un disastro, sei dolce, sei tenero e attento, adoro questo lato di te. Ti amo anch'io, stellina. »
Quando scesero dalla ruota, trovarono il gruppetto di amici ad attenderli appena oltre i cancelli.
Ormai era buio e la folla che riempiva i mercatini si era diradata. L'aria profumava ancora di spezie e Shiro si fece loro incontro con due bicchieri di vin brulè fumante.
« Per scaldarvi un po'. » esordì. « Anche se forse non ne avete bisogno. » aggiunse adocchiando la giacca aperta di Lance.
« Insomma, non si fa così! » avanzò Hunk, brontolando. « Mi sono voltato e non vi ho più visto. Se dovete fare una fuga d'amore almeno avvertite, così non mi prende un colpo. »
« Dai, cucciolo, la prossima volta facciamo un giro sulla ruota anche noi. » lo blandì Shay, prendendolo sottobraccio mentre si avviavano. « Adesso andiamo a casa, ci aspetta il tuo meraviglioso cenone. »
Lance e Keith accettarono i bicchieri mentre quest'ultimo sussurrava a Shiro un: « Grazie per averli tenuti a bada. » che ottenne come risposta una strizzata d'occhio.
Anche Allura si avvicinò a loro, con aria preoccupata e premurosa.
« Lance, dovresti allacciarti la giacca, rischi di prendere un raffreddore con questo freddo. » disse, avvicinando i lembi del collo di pelo che il ragazzo indossava.
Lui le sorrise e sollevò la cerniera solo fino a metà torace, scostando la sciarpa per mettere in evidenza il ciondolo che portava al collo.
« Non più di così, perché tutti devono vedere il regalo che mi ha fatto il ragazzo più dolce dell'universo. »