[Hetalia] Welcome back tea

Aug 29, 2011 00:43

Titolo: Welcome back tea
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Inghilterra, Chibi America, Chibi Canada, Chibi Seychelles, Chibi Hong Kong
Pairing:
Riassunto: Di ritorno dall'ennesimo viaggio di conquista, Inghilterra si ritrova in casa le piccole colonie riunite dal suo capo con l'intento di dargli il bentornato. Peccato che i ragazzini non la pensino così e che Inghilterra debba inventarsi un'espediente per rasserenare l'atmosfera.
Disclaimer:  Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Minific scritta per akisame_chan con prompt "tè Ceylon".
Beta:
masuko

Inghilterra non era affatto certo che si trattasse di una buona idea, ma ormai non poteva farci più niente. Era stata una decisione del suo capo, probabilmente volta solo a fargli piacere, ma a suo avviso riunire le colonie in occasione del suo rientro a casa poteva avere conseguenze disastrose. Ora, mentre varcava la soglia della residenza, con il tricorno pirata calato sugli occhi e un vago sentore di sangue che ancora si levava dai suoi vestiti, desiderava solo farsi un buon tè. Come quello scoperto di recente nella nuova colonia e di cui aveva provveduto a portare in patria almeno un paio di casse per uso personale.
«Sono tornato. » annunciò con un sospiro, quasi temendo di scoprire la casa devastata dai quattro ragazzini.
Per fortuna sembrava tutto tran…
«Inghilterra!!! »
Neanche il tempo di formulare per intero il pensiero, che il piccolo America gli si era gettato addosso con un tale entusiasmo da farlo barcollare. Inghilterra ricambiò con affetto l’abbraccio del ragazzino.
«Come stai, America? Hai fatto il bravo, mentre non c’ero, e aiutato tuo fratello ad ambientarsi? »
«Uffa, ma lui è sempre così noioso! » brontolò il bambino, gonfiando le guance. «E poi se ne va sempre in un angolo a piagnucolare. »
Inghilterra sospirò: Canada non avrebbe dovuto rappresentare un problema ma, dopo il passaggio dalla sovranità francese alla sua, era sempre malinconico. Stessa cosa si poteva dire della piccola Seychelles, che non lo aveva mai davvero accettato come padrone. Hong Kong, l’ultima delle colonie invitate, era taciturno già di suo, quindi non trovava particolarmente preoccupante non sentirlo, ma la sua presenza silenziosa era comunque inquietante.
Inghilterra avanzò nel salone, conscio che l’accoglienza festosa di America sarebbe rimasta un caso unico. Del resto era comprensibile, si disse tentando di non rimanerci troppo male, era entrato in casa loro come conquistatore, non poteva pretendere che tutti lo accogliessero a braccia aperte come America.
Come si aspettava, Canada sedeva in un angolo, ignorato da tutti, e quando lo vide abbozzò semplicemente un timido sorriso. Seychelles era rannicchiata su una poltrona con un libro illustrato sulle ginocchia, che Inghilterra riconobbe come la sua raccolta sugli spiriti delle acque. Hong Kong era seduto a gambe incrociate sul tappeto di fronte al caminetto e non alzò nemmeno la testa al suo ingresso.
Sospirando, Inghilterra si chiese cosa avrebbe potuto fare per coinvolgere i piccoli e rendere il suo rientro un po’ più piacevole, finché non ricordò del pacchetto di tè che aveva ancora in tasca. Le casse erano rimaste sulla nave, ma ne aveva a sufficienza per preparare la prelibata bevanda per tutti.
«Cosa sono quei musi lunghi? » iniziò. «Ho qui qualcosa che vi farà tornare subito il buonumore! »
Abbandonò su una poltrona la giacca e il cappello piumato e si diresse verso la cucina, seguito solo dal piccolo Alfred che gli trotterellava accanto.
Una decina di minuti dopo era di ritorno con un vassoio e cinque tazze del più pregiato tè Ceylon, arrivato direttamente dallo Sri Lanka.
«Provatelo, è fantastico! » esclamò con un gran sorriso rivolto ai bambini che lo fissavano scettici. «Ve ne innamorerete! »
Il primo ad accettare la tazza fu America, che l’annusò diffidente e subito dopo fece una smorfia e l’allontanò.
«Lo sapevo, è una delle tue brodaglie. » brontolò. «Sono insipide, non mi piacciono. »
Canada e Seychelles si scambiarono una sguardo, poi il ragazzino trovò il coraggio di parlare.
«Papa ci ha sempre raccomandato di non bere quella cosa perché fa diventare matti e its… ist… isterici. »
La bambina accanto a lui annuì e Inghilterra sgranò gli occhi: e così Francia andava dicendo in giro che lui era isterico? Dannato vinofilo da strapazzo!
Mentre meditava un’atroce vendetta verso l’amico-nemico di sempre, si voltò verso Hong Kong, sua ultima speranza.
«A te piace il tè, vero? »
«Certo, » rispose il ragazzino con espressione estremamente seria. «ma mi rifiuto di bere qualcosa che avrai di certo rubato a casa di qualche mio vicino. »
Inghilterra lo fissò, leggermente shockato da quelle parole, poi chinò il capo, prese la propria tazza e andò a sedersi da solo sul divano nei pressi del caminetto.
Lui l’aveva detto che riunire le colonie sarebbe stata una pessima idea. Quei ragazzini non volevano saperne di lui: Canada e Seychelles di certo avrebbero preferito stare con Francia, Hong Kong non faceva mistero del suo attaccamento per Cina, e America… beh, forse era l’unico che apprezzava la sua presenza, anche se a volte gli sembrava piuttosto insofferente alle sue regole. Aveva fatto di tutto per diventare forte e importante, l’Impero Britannico aveva possedimenti in tutto il mondo, ma la realtà dei fatti non era cambiata da quando era una piccola isola separata dall’Europa: era solo, irrimediabilmente solo.
Si rese conto di essersi appisolato solo quando un piccolo movimento sulle sue gambe lo indusse ad aprire gli occhi. Abbassando lo sguardo scoprì una scena che mai avrebbe immaginato di vedere: Hong Kong raggomitolato ai suoi piedi, Seychelles appoggiata alle sue gambe e Canada con la testa posata sul suo grembo, tutti rigorosamente persi nel mondo dei sogni. Non potendo credere ai propri occhi, voltò la testa alle ricerca di America e lo sorprese nel gesto di posare una tazza sul piattino.
Il ragazzino mascherò l’imbarazzo di essere stato scoperto con una risatina.
«Non è male la tua brodaglia, in fondo. » disse mentre si arrampicava a sua volta sul divano e appoggiava la testa sulla spalla di Inghilterra.
Anche le altre tre tazze erano vuote.
Inghilterra reclinò il capo all’indietro e chiuse gli occhi con un leggero sorriso, mentre le sue mani sfioravano le due testoline bionde e le due brune. A volte le parole e i gesti esprimevano sentimenti completamente opposti e spesso nell’affetto le prime non erano necessarie.

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