Titolo: Mentre il mondo è in fiamme
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: giallo
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain
Pairings: Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Attenzione! OOC! Scena che ricalca la fine di Jyn e Cassian in "Rogue One", difficilmente comprensibile da chi non l'ha visto. Scritta di getto dopo la fine del film con ancora i lacrimoni. Non betata. Perdonatemi!
Beta:
Word count: 1034 (fdp)
Il galra di guardia lo stava minacciando con un fucile laser e Keith non avrebbe avuto modo di fare nulla, non da quella distanza. Avrebbe dovuto avvicinarsi, era indispensabile per raggiungere il pannello di controllo dell’antenna che avrebbe trasmesso il loro messaggio nello spazio, ad Allura; ma quel galra avrebbe potuto sparargli da un momento all’altro e metter fine alla loro missione disperata. Se solo il suo bayard gli avesse permesso di colpire sulle lunghe distanze… Ma quella era una prerogativa di Lance e lui non aveva idea di che fine avesse fatto. L’aveva visto precipitare sotto il fuoco nemico mentre stavano scalando la torre e aveva sentito il cuore fermarsi, ma non c’era stato tempo nemmeno per realizzare quello che era successo. Aveva dovuto andare avanti, raggiungere la cima della torre, o sarebbe stato tutto inutile. Non poteva permetterlo, quindi aveva proseguito, ricacciando indietro il nodo che gli stringeva la gola.
Ora era lì, tutto quello che lo separava dal pannello di comando erano pochi, semplici passi. I files con l’intera struttura della nave base di Zarkon erano già inseriti, sarebbe bastato premere un pulsante e la trasmissione sarebbe partita.
« La tua inutile corsa finisce qui. » lo minacciò il galra, spianando l’arma.
Keith strinse la propria lama.
« Abbiamo già vinto, l’intera alleanza vedrà quei piani. Zarkon verrà distrutto! »
Era un bluff, ma sperava che distraesse a sufficienza il nemico per permettergli di avanzare.
« Qualunque cosa succeda, tu non sarai lì a vederla! »
Il galra avrebbe potuto sparare, invece balzò in avanti, cascando nella sua trappola. Keith fu sul punto di colpirlo, ma un’esplosione lo raggiunse alle spalle.
Il soldato cadde al suolo pesantemente e il Paladino Rosso alzò lo sguardo, incredulo.
Lance, bayard alla mano, era appoggiato ad una delle colonne di sostegno della piattaforma e gli sorrideva con il consueto ghigno sfrontato.
« Sbaglio o abbiamo un piccione viaggiatore da inviare? » esclamò, mentre la sua arma riprendeva la forma originaria.
Keith raggiunse la console in un balzo, scavalcando il corpo del soldato caduto. Bastò un semplice tocco e il processo si avviò, facendo lampeggiare sullo schermo il messaggio “trasmissione in corso”.
« È fatta. » mormorò poi, ricongiungendosi al compagno con un pallido sorriso sulle labbra.
« Non ho mai avuto dubbi, siamo un’ottima squadra. »
Le parole di Lance vennero interrotte da una smorfia di dolore, che lo indusse a lasciarsi scivolare lungo la colonna. Keith lo sostenne, sentendone l’intero peso gravare sulla sua spalla. Lance sembrava messo male, non avrebbe saputo giudicare con esattezza la gravità della situazione, ma di certo non era rosea. C’era del sangue sui suoi capelli e molto di più sul pettorale della tuta. A giudicare dalla posa, la sua gamba destra doveva avere qualcosa che non andava. Qualunque fosse il problema, si disse Keith per farsi coraggio, non era nulla che le capsule del castello non potessero curare. Perchè ora sarebbero scesi a prenderli, non aveva dubbi. Si aspettava da un momento all’altro di vedere il Leone Nero attraversare l’atmosfera. Per essere raggiungibili, però, dovevano uscire di lì.
« Coraggio! » esclamò. « È ora di andarcene di qui! »
Fece in modo che Lance spostasse interamente su di lui il peso che avrebbe dovuto sopportare la gamba ferita e un po’ lo trascinò, un po’ lo spinse verso l’ascensore che li avrebbe condotti alla base della torre. Ignorò completamente l’immensa sagoma che era apparsa sopra di loro, oscurando la visuale del cielo: non voleva vederla, non voleva nemmeno pensare a cosa significasse.
Lance si appoggiò alla parete della cabina, ansimando leggermente.
« È incredibile, li abbiamo fregati! » esclamò.
« È stato possibile solo perché tu ti sei fidato di me, nonostante quello che sono. » rispose Keith, con un leggero tremito nella voce.
Lance sollevò una mano e l’affondò nei suoi capelli scuri, attirandolo piano verso di sé.
« Chi non si fiderebbe del Paladino pilota del Leone Rosso, così forte e affascinante? »
C’era una sfumatura ironica nella sua voce, ma Keith non vi badò.
« Sai cosa intendo. »
« So che ti amo e che sarei stato comunque con te fino alla fine. »
Keith non ripose, ricacciò indietro i pensieri, le parole, e lo baciò. Lo baciò disperatamente, stringendolo a sé mentre le braccia di Lance gli avvolgevano i fianchi, nonostante il sapore del sangue gli invadesse la bocca.
Vennero interrotti dalle porte dell’ascensore che si aprirono e davanti a loro apparve uno spettacolo meraviglioso e terrificante. Il cielo era infuocato come in un precoce tramonto, le fiamme bruciavano l’aria, la terra, l’orizzonte stesso in turbinio maestoso e mortale. L’immensa nave sopra di loro sembrava quasi sparire dietro le pesanti nuvole di ceneri grigie, testimone di un mondo che si stava sbriciolando sotto di lei.
Lance incespicò e le sue ginocchia cedettero, costringendolo a piegarsi e trascinando Keith con sé. Questo nonostante il giovane paladino non riuscisse a distogliere lo sguardo dal turbinio di fuoco sempre più vicino. Un inferno sulla terra, molto più reale di quanto qualunque immaginazione potesse descrivere.
Fu in quel momento che Lance sorrise, Keith ne fu certo nonostante lo sguardo appannato dalle lacrime.
« Abbiamo salvato l’universo. » lo sentì dire. « E’ grandioso. »
Keith annuì, mentre il suo sguardo correva al fuoco, nonostante tutto, e una consapevolezza crudele, gelida come una lama, si faceva strada dentro di lui: non ci sarebbe stato nessun salvataggio, nessun recupero.
Fece per aprire bocca, ma le mani di Lance si posarono ai lati del suo viso, costringendolo a voltarsi verso di lui.
« Guardami. » disse. « Non distogliere lo sguardo da me, nemmeno io lo farò. Abbiamo salvato l’universo insieme e sono felice di essere qui con te. »
« Lance, io… »
Keith avrebbe voluto dire tante cose, avrebbe voluto scusarsi, sapeva quanto l’altro avrebbe desiderato rivedere la propria famiglia e si sentiva responsabile per averglielo impedito. Lance non meritava di trovarsi lì, non meritava tutto quello che era successo, non meritava nemmeno lui, ma non riuscì a dire una parola. Si limitò a perdersi in quegli occhi azzurri finchè le lacrime glielo permisero, poi lo strinse a sé sussurrandogli amore mentre il cielo andava in pezzi.