Titolo: La mattina dopo
Fandom: Haikyuu!!
Rating: giallo
Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya, Maru
Pairings: Asahi/Noya
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Scritta mescolando due prompt del p0rn fest, ovviamente non esplicitamente p0rn.
Beta:
lillabulleroWord count: 1438 (fdp)
L'esclamazione di Noya echeggiò nella stanza, più simile ad un grido che ad un gemito, e il ragazzo si accasciò tra le sue braccia ancora scosso da tremiti. Asahi lo raggiunse poco dopo, reduce dal piacere supremo che lasciò le sue membra prive di ogni forza.
Si abbandonò sul letto, i capelli sciolti sparsi sul cuscino in un disastro di ciuffi scomposti e la pelle ancora umida di sudore. Noya, accanto a lui, respirava affannosamente tentanto in qualche modo di regolarizzare il battito del proprio cuore. Sollevò una mano leggermente tremante, si scostò la ciocca bionda dalla fronte e aprì gli occhi, mentre sulle sue labbra aleggiava l'ombra di un sorriso.
Asahi si ritrovò a pensare che nell'universo non esistesse nulla di più bello di Nishinoya in quel momento.
Quel pensiero venne però quasi subito offuscato dalla preoccupazione.
« Va tutto bene, Nishinoya? Stai... »
« Sto benone! » lo interruppe l'altro in tono di finto rimprovero. « Smettila di preoccuparti, scemotto, è stato bellissimo! »
E sorrise. Il sorriso di Noya per Asahi era come il sole, splendente e carico di calore, ciò che gli dava la forza e la motivazione per alzarsi ogni mattina e che gli impediva di dormire la sera. Quello stesso sorriso, in aggiunta agli occhi luminosi che lo fissavano da sotto le ciglia semi abbassate, sarebbe stato in grado di togliergli il sonno per sempre.
Eppure, nonostante le migliori intenzioni, il torpore iniziava già a farsi strada nelle sue membra e dopo pochi minuti sentì le palpebre farsi sempre più pesanti.
Lo schianto del manico dello spazzolone che si spezzava poteva essere paragonato solamente a quello del suo cuore. Poco importava che nel piccolo deposito delle attrezzature ci fossero altre persone, che qualcuno stesse trattenendo Nishinoya, che qualcun altro stesse tentando di mettere una pezza alle sue parole taglienti. Il dolore che Asahi provò in quel momento, la consapevolezza della propria inutilità sbattutagli di fronte a quel modo, gli fecero desiderare di dare un taglio netto a tutto. Basta con la pallavolo, basta con Nishinoya. Era troppo e il suo cuore non poteva reggere.
Poco importava che i giorni successivi fossero stati i più penosi della sua vita.
Ma Asahi non era mai stato un tipo particolarmente deciso, non si era mai considerato forte, ed era finita com'era finita. Ovviamente non poteva esserne che felice, la pallavolo era la sua vita e riprendere a frequentare Nishinoya era stato come ricominciare a respirare. Il sole era tornato ad illuminarlo e il loro rapporto aveva anche fatto quel balzo in avanti non indifferente. Asahi non avrebbe mai creduto che sarebbe potuto succedere, aveva sempre dato per scontato che il suo fosse un amore senza speranze e, anche una volta che avevano iniziato ad uscire insieme, non avrebbe mai osato sperare di arrivare fino a quel punto. Sentiva un tale calore al cuore che tutta la pena provata in precedenza sembrava essersi sciolta come neve al sole.
Stava ancora sorridendo nel sonno quando qualcosa di umido gli sfiorò la punta del naso e, con una certa insistenza nel contatto, lo costrinse ad aprire gli occhi.
« Mmmm... Nishinoya... » mormorò assonnato, prima di mettere a fuoco quello che aveva di fronte.
Non si trattava del suo ragazzo, ma del suo gatto che, in barba a qualunque genere di intimità, era saltato sul letto e si era messo a leccargli la faccia.
« Maru, insomma... Sta' buono... » disse tentando di scostare la bestiola, ma per tutta risposta quella miagolò di protesta.
Asahi sprofondò la testa nel cuscino: di quel passo avrebbe finito per svegliare Noya e non voleva certo rischiare di non farlo riposare a dovere. Per questo, lentamente, si voltò di lato, solo per scoprire che l'altra parte del letto era vuota.
Non ebbe nemmeno il temo di chiedersi cosa potesse essere successo e dove si fosse cacciato Noya, che un nuovo miagolio di Maru lo riportò all'ordine.
« Ok, ok, ho capito. » brontolò Asahi, allontanando le coperte. « Mi alzo... »
Era decisamente mattina, realizzò, anche se la sua mente era ferma a quanto successo la sera prima, al calore della pelle di Noya, alla luminosità dei suoi occhi, ai suoi sospiri e alle esclamazioni che non aveva mai sentito nemmeno durante gli allenamenti e che, a volte, avevano rischiato di fargli perdere la concentrazione.
Chissà dove si era cacciato Noya? Non poteva credere che se ne fosse andato in quel modo, non dopo che lo aveva rassicurato sul buon esito del loro “esperimento”.
Maru miagolò di nuovo e Asahi, stropicciandosi gli occhi, entrò in cucina con l'intenzione di preparargli il suo agognato pasto. Probabilmente era ancora nel mondo dei sogni perché quello che vide lì per lì non lo classificò affatto come realtà. Noya, con addosso solo la sua maglia n. 3 che gli arrivava alle ginocchia, era in punta di piedi davanti ad un armadietto spalancato e si stava allungando il più possibile per arrivare alla scatola dei cereali. Era oggettivamente la cosa più carina che avesse mai visto. Inoltre, un angolo remoto del suo cervello registrò un lieve profumo di caffè che si diffondeva nella stanza.
Nishinoya, evidentemente, avvertì la sua presenza e si voltò, con un broncio a gonfiargli le guance.
« In questa casa siete tutti troppo alti, dovrebbe essere un crimine tenere i cereali in un posto così inaccessibile! » brontolò.
Tanto bastò perché Asahi si rendesse conto di essere effettivamente sveglio e che quella che aveva di fronte era la realtà.
« Ma cosa stai...? » iniziò titubante.
Nella sua immaginazione, la cosiddetta “mattina dopo” avrebbe dovuto essere un susseguirsi di gesti teneri, lui che guardava Noya dormire, coccole, parole dolci, non il suo gatto che gli leccava la faccia e il suo ragazzo più arzillo che durante una partita. Era frustrante.
« Beh, non ti svegliavi più e ho pensato di preparare la colazione e portartela! » fu la risposta spiazzante, data con un sorriso più luminoso del sole seguito dal segno della vittoria. « Sono da sposare, no? »
Asahi arrossì di botto poi sospirò: era anche per questo che lo adorava e sì, era da sposare.
« Allora grazie. » disse afferrando senza difficoltà la scatola di cereali.
« E buongiorno! » aggiunse Noya afferrandolo per il colletto della maglietta, costringendolo ad abbassarsi, e stampandogli un bacio sulle labbra.
« Ti sei messo la mia maglietta... » iniziò Asahi in imbarazzo, ma questo non sembro turbare per nulla l'altro.
« Già, e nient'altro! Ho sempre desiderato farlo! » esclamò entusiasta, come se fosse la cosa più naturale del mondo e facendo andare a fuoco le guance dell'asso. « Che mi dici? Sto bene? »
E con un'incredibile disinvoltura, che prima o poi avrebbe portato Asahi all'infarto, afferrò una delle sue mani e la guidò oltre l'orlo della maglia, lungo la propria coscia.
« Sei... carino, sì... » riuscì a dire, mentre la sua mano si stava avvicinando pericolosamente a fare cose per cui la cucina non era un luogo consono.
Maru si strusciò sui loro piedi in cerca di attenzioni, a quando pareva Noya gli piaceva a sufficienza da fare una cosa del genere, ma Asahi le rimandò nuovamente: era troppo occupato dal sollevare quasi di peso l'altro e riportarlo in camera.
Noya rise quando atterrò sul materasso, e si scostò i ciuffi troppo lunghi dagli occhi. Lo prese in giro per il suo essere così intraprendente e Asahi arrossì di nuovo come un peperone, cosa che invece di mettere qualche remora all'altro non fece che istigarlo. Era incredibile sentire le mani di Noya sulla pelle, le labbra sulle sue, la maglietta che veniva strattonata via in un calore crescente. Era talmente preso dalla foga che non fece minimamente caso ad un certo particolare finché non fu Nishinoya stesso a farglielo notare.
« Sarebbe meglio che il tuo gatto non ti salisse sulla schiena mentre lo stiamo facendo, Asahi-san...»
« Che?! Maru! »
Asahi si raddrizzò di colpo e quello che ne seguì fu un miagolio strozzato di protesta e una sensazione di dolore bruciante lungo tutta la schiena. Fu un vero miracolo se un'imprecazione piuttosto colorita non gli sfuggì dalle labbra, ma Noya non si fece alcuno scrupolo a ridere di lui fino alle lacrime. Solo quando gli mancò il fiato, si decise a consolare e medicare il povero asso, che ormai aveva messo una pietra sopra qualunque atmosfera romantica mattutina.
La prossima volta, si disse Asahi, avrebbe chiuso Maru fuori dalla stanza, anche se, il giorno dopo, quando Tanaka gli chiese maliziosamente cosa fossero quei segni, non dovette preoccuparsi che “mi ha graffiato il gatto” suonasse come una patetica scusa.