[Hikyuu!!] Influenza estiva

Jul 11, 2015 11:50

Titolo: Influenza estiva
Fandom: Haikyuu!!
Rating: verde
Personaggi: Koushi Sugawara, Daichi Sawamura, Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi
Pairings: Daichi/Suga, Iwaizumi/Oikawa
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: In teoria farebbe parte delle "avventure a Tokyo" della serie crossover Free!/Haikyuu!!, ma questa volta senza Free!
Scritta per il compleanno di Oikawa.
Beta: mystofthestars
Word count: 6170 (fdp)

La differenza tra il calore esterno della strada e la frescura del negozio si avvertiva immediatamente sulla pelle, insieme all'odore di disinfettante che, inevitabilmente, aggrediva le narici. Sugawara si avvicinò ad un lato del bancone e salutò il commesso con un sorriso, porgendogli la ricetta medica appena ritirata: da qualche giorno Daichi aveva mal di gola, forse a causa degli sbalzi di temperatura tra gli ambienti con aria condizionata e il caldo estivo che ormai regnava sovrano. Finalmente era riuscito a convincerlo a farsi dare un'occhiata da un medico, ma le medicine aveva deciso di recuperarle lui, poiché il fidanzato era dovuto scappare in università. In fondo forse era meglio così, aveva l'impressione che altrimenti Daichi non avrebbe mai messo piede in una farmacia.
« Una compressa prima di colazione e una prima di cena. » spiegò il commesso porgendogli il sacchetto con la confezione.
Sugawara aveva già tolto dalla tasca il portafoglio per pagare, quando notò distrattamente lo scampanellio della porta d'ingresso e qualcuno che si avvicinava, tossendo ripetutamente, all'altro lato del bancone.
« Avete qualcosa per l'influenza? » chiese una voce roca che, al di là di quella strana variazione, il ragazzo si stupì di riconoscere.
Voltandosi riconobbe nientemeno che l'acerrimo rivale delle superiori, nonché capitano della squadra che li aveva fatti penare più di una volta: Oikawa Tooru dell'Aoba Johsai. Tuttavia in quel momento aveva ben poco del ragazzo che faceva strage di cuori tra le fan sugli spalti e piazza pulita degli avversari in campo: gli occhi lucidi, le guance arrossate e i capelli in disordine dicevano chiaramente che aveva visto giorni migliori. Senza contare che indossava una felpa quando all'esterno ci dovevano essere almeno 30 gradi.
« Oikawa-san? » si azzardò a chiamarlo, e solo allora l'altro sembrò riconoscerlo.
« Ma guarda chi c'è, Freschezza-kun! Non sei il n. 2 della Karasuno? » esclamò quello, sforzandosi di recuperare il consueto tono squillante ma con scarsi risultati. « Anche tu a Tokyo? »
Sugawara si stupì che non ricordasse il suo nome ma rammentasse il suo numero di maglia,  considerando che aveva giocato davvero per poco durante le partite contro l'Aoba Johsai.
« Daichi ed io ci siamo trasferiti alla fine della scuola ed ora studiamo qui. Mi fa piacere che ti ricordi di me. »
« Ricordo sempre i giocatori di un certo liv... »
Il commento di Oikawa venne interrotto da un accesso di tosse che lo costrinse poi a prendere un profondo respiro appoggiandosi al bancone. Le sue guance sembravano ancora più arrossate.
« Mi spiace ma pare non sia un buon momento per le rimpatriate. »
Il commesso gli allungò il sacchetto con le medicine che il ragazzo pagò prima di dirigersi verso l'uscita. Sugawara rimase ad osservarlo per alcuni istanti, incerto: aveva un'andatura leggermente barcollante e sembrava non stare per niente bene. Chissà se sarebbe stato in grado di tornare a casa senza problemi? L'indecisione durò solo pochi secondi, dopodiché si avviò a passo spedito dietro di lui.
« Oikawa-san! Aspetta, ti accompagno. Abiti lontano? »
L'altro gli rivolse un'occhiata stupita, probabilmente non si aspettava davvero un gesto del genere, non verso un ex rivale comunque, ma Sugawara era sempre stato una persona gentile e con la tendenza a preoccuparsi per tutti.
« Non c'è bisogno che ti disturbi... ehm... »
« Sugawara Koushi. » suggerì. « E invece è proprio necessario. Barcolli e... »
Senza aspettare nessun consenso gli appoggiò una mano sulla fronte.
« … Hai la febbre, come pensavo. Non mi fido a lasciarti andare da solo. »
Koushi si ritrovò a pensare che, se fosse stato nelle sue normali condizioni, era molto probabile che un tipo come Oikawa rifiutasse in modo sprezzante quelle attenzioni o lo deridesse anche solo per averci pensato. Lo ammirava come giocatore e come capitano e ne riconosceva il valore, ma come persona non aveva mai avuto occasione di apprezzarlo particolarmente. Lo ricordava, soprattutto grazie ai racconti di Kageyama, come un tipo dal carattere impossibile.
Tuttavia in quel momento quello che lo raggiunse non fu una risposta brusca o sarcastica, ma uno sguardo di gratitudine.
« Sei molto gentile. Sai, in questi giorni sono a casa da solo ed è un po' difficoltoso... »
Sugawara avrebbe voluto chiedergli se si era trasferito a Tokyo con la famiglia, se magari aveva un coinquilino o più probabilmente una fidanzata, ma lasciò perdere per non apparire troppo invadente. Oikawa invece sembrava non farsi troppi scrupoli a chiacchierare nonostante il malessere.
« Sei venuto a Tokyo per studiare? Immagino sarai uno dei tanti studenti fuori sede. Essere così lontani da casa a volte è fastidioso. Abiti da solo? »
Sulle prime Sugawara si chiese se fosse il caso di rispondere sinceramente, ma un attimo dopo si rese conto che mentire su una cosa del genere non avrebbe avuto senso. Non vi era niente di sbagliato o di scandaloso.
« Sì, studio in un'università poco distante da qui. Mi sono trasferito con il mio ragazzo e adesso abitiamo insieme. Ti ricordi di Daichi? »
Un lampo di comprensione si accese negli occhi scuri dell'altro.
« Oh, sì, il capitano, lo ricordo bene. Mi ha dato del filo da torcere. Beh, immaginavo che sarebbe finita così, sono contento per voi. » commentò semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Sembrava che la preoccupazione per un'eventuale reazione negativa di Oikawa, perennemente circondato da ragazze, alla loro relazione fosse stata tutto sommato infondata. Sugawara stava per ringraziarlo con un sorriso quando l'altro incespicò su una mattonella e fu questione di un istante: se non l'avesse afferrato al volo sarebbe finito disteso sul marciapiede. Nonostante Oikawa fosse più alto di lui, riuscì a sostenerlo senza eccessivo sforzo avvolgendogli un braccio attorno alla vita.
« Forse faremmo meglio a muoverci. » suggerì. « Manca molto a casa tua? »
L'ex capitano della Seijou gli passò un braccio attorno alle spalle per sostenersi meglio e indicò l'incrocio successivo.
« No, è dietro quell'angolo. »
L'appartamento di Oikawa era al secondo piano di una palazzina di tre, cosa piuttosto anomala in una città dagli enormi grattacieli come Tokyo. Se Sugawara si era aspettato qualcosa di lussuoso, prevenuto forse dal soprannome che avevano affibbiato a scuola al ragazzo, rimase deluso: si trattava infatti di un'abitazione piuttosto normale per uno studente, non particolarmente grande e abbastanza disordinata. Guardandosi attorno gli fu subito chiara la presenza di un'altra persona, ma non notò nulla di femminile lasciato casualmente in giro: un paio di orecchini sul tavolo, una maglietta colorata abbandonata su una sedia, un grembiule ornato di pizzi, nulla del genere. Era molto probabile che il coinquilino fosse un ragazzo, un amico o un compagno di corso.
« Camera mia è quella a destra. » lo informò Oikawa. « Non fare complimenti, entra pure e non fare troppo caso al caos. Stare da solo mi deprime e mi passa anche la voglia di fare la lavatrice. »
In effetti la camera era ancora meno ordinata del soggiorno e una pila di vestiti svettava sulla sedia accanto alla scrivania. Oikawa non vi badò e crollò sul letto lamentandosi per il mal di testa.
Koushi lanciò un'occhiata all'orologio e realizzò che Daichi sarebbe rimasto in università almeno per un altro paio d'ore, quindi non aveva nessun motivo per andarsene di fretta. Non che avesse improvvisamente sviluppato una grande simpatia per l'ex avversario, ma stava male e il suo continuo lamentarsi sull'essere stato lasciato solo era un messaggio abbastanza chiaro.
« Mettiti a letto. » disse quindi. « Mi permetto di usare la cucina per prepararti qualcosa, meglio non prendere le medicine a stomaco vuoto. »
Oikawa non protestò e, mentre si avviava ai fornelli, Sugawara sentì il tramestio mentre cercava un cambio d'abiti. Nell'attesa che bollisse l'acqua, lasciò vagare lo sguardo per la stanza e la sua attenzione venne catturata da alcune fotografie che occupavano un ripiano della piccola libreria in un angolo. In una spiccava l'abbraccio tra Oikawa stesso e Iwaizumi, l'asso dell'Aoba Johsai, mentre entrambi mostravano il segno della vittoria chiaramente dopo una partita. In un'altra gli stessi due sorridevano accanto alla targa che aveva decretato Tooru come miglior alzatore alle scuole medie. In un'altra ancora mostravano entrambi una chiave, Oikawa con espressione entusiasta e Iwaizumi con un'aria molto meno convinta. Fu in quel momento che Sugawara intuì chi fosse l'altro inquilino dell'appartamento e non poté fare a meno di sorridere intenerito: che fossero solo amici o meno, era chiaro che quei due erano destinati a stare insieme.
Terminato di preparare il riso bianco, che aveva stabilito essere la cena adatta ad un malato, tornò in camera con il piatto ma la trovò stranamente silenziosa. Oikawa, con ora addosso un bizzarro pigiama azzurro decorato con facce di alieni, si era addormentato coperto solo a metà dal lenzuolo. Una mano, posata sul cuscino, stringeva il cellulare: la schermata era aperta sui messaggi ma desolatamente vuota.
« Oikawa-san... Oikawa-san. » provò a chiamarlo Sugawara, ma l'altro sembrava dormire davvero profondamente.
Si risolse quindi a lasciare il piatto sul comodino insieme alle medicine e ad un bigliettino dove scribacchiò i suoi saluti e il suo numero di telefono in caso di necessità.
Era già sulla porta della stanza, quando il suo sguardo indugiò sulla pila di vestiti abbandonati alla rinfusa e, con un sospiro rassegnato, tornò indietro in punta di piedi facendo attenzione a non svegliare il padrone di casa.

« Gli hai fatto il bucato?! »
L'esclamazione di Daichi esprimeva tutto il suo sconcerto.
« É malato, poverino. Dovevo lasciarlo così? » rispose Suga mentre armeggiava ai fornelli per l'ultimo tocco alla cena.
« D'accordo, ma gli hai anche preparato da mangiare, non sei la sua massaia. »
« Daichi... sto preparando da mangiare anche per te. »
« Ma stiamo parlando di Oikawa, non di un poveretto abbandonato a sé stesso! »
Lo sguardo di Sugawara si fece esasperato.
« Anche se è un giocatore professionista, anche se era considerato il Grande Re, si tratta comunque di un nostro coetaneo lontano da casa, da solo e con l'influenza. Daichi, davvero vuoi farmi credere di essere geloso? Di nuovo? »
Bastò quella domanda e quell'occhiata per convincere il giovane a lasciar perdere quel discorso: dopotutto era passato parecchio tempo da quando Oikawa era l'idolo delle folle, ora la sua fama risiedeva principalmente nelle sua bravura sul campo, o almeno questo sperava. Inoltre era risaputo che avesse un carattere talmente impossibile da gestire che davvero non avrebbe avuto nulla da temere, neanche dallo spirito da crocerossina di Suga. In ogni caso era convinto che un tipo orgoglioso come quello non si sarebbe più fatto sentire.

Durante il pomeriggio successivo le temperature raggiunsero picchi di calore che resero gli allenamenti ardui anche per i più resistenti. Si era addirittura ipotizzato di sospendere le attività della squadra di quartiere finché le temperature non fossero tornate più accettabili - o finché non avessero trovato i fondi per installare un condizionatore nella palestra. Tornando a casa, Daichi gioì di aver messo da parte soldi sufficienti la stagione precedente e di essere riuscito a procurarsi almeno un ventilatore. Suga aveva già provveduto ad accenderlo per rinfrescare l'ambiente e, quando entrò nel piccolo salotto, lo trovò addormentato sul divano, senza maglietta e con un libro abbandonato sulla faccia. Probabilmente era stato un maldestro tentativo di studiare, stroncato sul nascere dal caldo. Daichi sapeva che avrebbe dovuto fare altrettanto, ma era stanco e la voglia latitava.
Si avvicinò silenziosamente al fidanzato e sollevò piano il libro in bilico.
« Pulcino... » gli mormorò all'orecchio. « Se ti addormenti in questo modo finirai per prenderti un raffreddore. »
Inoltre era una provocazione decisamente troppo esplicita per i suoi nervi, già provati dalla temperatura.
Piano, si chinò e gli posò un bacio sulla guancia, risalendo alla ricerca delle labbra, mentre le sue mani gli accarezzavano i fianchi. Nel dormiveglia Sugawara sollevò le braccia, cercandolo a sua volta.
« Mmmm... Daichi, sei tornato? » mormorò attirandolo a sé.
« Già. Abbiamo deciso di rimandare gli allenamenti per oggi. »
Daichi si ritrovò a pensare, forse per la prima volta in vita sua, che quella fosse stata decisamente una buona idea. Suga non si sarebbe comunque presentato, troppo occupato a studiare per l'esame che doveva preparare, ma se l'alternativa era un piccolo diversivo casalingo, allora non aveva nulla di cui lamentarsi. Sentì le dita dell'alzatore infilarsi tra i suoi capelli, mentre con le proprie delineava il contorno dei muscoli torniti del petto e delle braccia. Le loro bocche s'incontrarono a metà strada, prima in un tocco gentile poi via via più intenso mentre il sonno passava e il desiderio si faceva strada. Chissà come, Daichi si ritrovò con le mani di Koushi sotto la maglietta e le proprie sulla zip dei pantaloni dell'altro.
« Fortuna che abbiamo un ventilatore o mi sarei sciolto già da un pezzo. » ridacchiò Sugawara sulle sue labbra, ma Daichi non rispose, troppo impegnato ad assaporare ogni lembo di pelle che aveva di fronte.
Ai suoi occhi Suga era la creatura più bella e perfetta che avesse mai visto e l'amore che provava nei  suoi confronti aumentava sempre di più. Desiderava passare tutta la vita con lui, abbracciarlo ogni giorno in quel modo, sentire le sue mani su di sé, delicate eppure eccitanti. Lo desiderava così tanto che nemmeno il suono del telefono poteva interrompere quell'idillio.
Un attimo... Il telefono? Nel tempo che Daichi impiegò a realizzare, Koushi stava già allungando una mano per recuperare il cellulare.
« Non rispondere... » si lagnò il capitano.
« Ma potrebbe essere importante. »
Suga aveva le guance arrossate e il respiro corto, ma appoggiò comunque il cellulare all'orecchio.
« Sì, pronto? »
« Kou-chaaaaaaan! »
La specie di miagolio che ne uscì lasciò entrambi basiti.
« O-Oikawa-san? » lo riconobbe dopo un attimo Sugawara, mentre Daichi sgranava gli occhi incredulo.
« Kou-chan?! Come sarebbe a dire Kou-chan? Come si permette quello... »
« Daichi, stai zitto. »
Il ragazzo si alzò dal divano, allontanando le mani del fidanzato e iniziando a passeggiare per la stanza per recuperare la compostezza.
« Oikawa-san, stai bene? É successo qualcosa? Oh, mi dispiace. Certo, capisco. Ma no, quale disturbo, figurati! Stavo studiando ma una pausa può farmi solo bene. »
Quando chiuse la telefonata e incrociò gli occhi del fidanzato, capì quell'ultima battuta non era stata esattamente felice.
« Stavi studiando, eh? Una pausa ti farà bene, eh? »
« Andiamo, Daichi! » tentò di blandirlo Koushi mostrandogli un'espressione da cucciolo. « Oikawa-san dice che gli è salita la febbre e mi ha chiesto di accompagnarlo dal dottore. Come potevo dirgli di no? »
Sawamura continuò a fissarlo truce mentre si vestiva, ma capitolò davanti al sorriso che gli venne rivolto nell'ingresso e le mani giunte in segno di scuse.
« Ti prometto che al mio ritorno avrai coccole con gli interessi. Ah, so che toccava a me, ma non ti dispiace preparare la cena, vero? »
E il bacio in punta di dita che gli venne lanciato dalla porta fu tutto quello di cui dovette accontentarsi per il momento.

Oikawa si lasciò cadere sul letto, esausto. Quando aveva telefonato a Sugawara, un paio di ore prima, era stato certo che l'altro non si sarebbe fatto vivo e che il numero che gli aveva lasciato fosse stato solo una cortesia formale. Invece il ragazzo aveva accolto la sua richiesta d'aiuto e lo aveva raggiunto, nonostante le proteste di Sawamura - che Oikawa aveva sentito benissimo e di cui aveva ridacchiato sotto i baffi. Era stata una vera sorpresa scoprire dietro il secondo alzatore della squadra rivale un ragazzo gentile e alla mano. Avrebbe dovuto intuirlo dal fatto che la volta precedente gli avesse fatto il bucato a sua insaputa, ma forse era troppo abituato ai modi bruschi del suo coinquilino per non pensare che fosse stato un caso. Già, il suo coinquilino, nonché migliore amico, nonché compagno. Iwaizumi era tornato a casa solo da un paio di giorni, richiamato dai genitori per una questione che riguardava alcuni lontani parenti e che non aveva capito bene, eppure già gli mancava in un modo che non avrebbe mai immaginato né ammesso davanti al diretto interessato. Sapeva che si sarebbe trattato di poco tempo, una settimana o poco più aveva assicurato Hajime, ma gli pesava più di quanto credesse. Era abituato a vedere Iwaizumi tutti i giorni, in classe, agli allenamenti, e ora che abitavano insieme, anche se non frequentavano le stesse lezioni, quella vicinanza era addirittura aumentata. Oikawa odiava fare la parte del fidanzato triste e abbandonato, ma quell'influenza era arrivata proprio nel momento meno opportuno e in quei giorni aveva finito per sentirsi fin troppo depresso. Se Iwaizumi fosse venuto a saperlo, come minimo lo avrebbe picchiato.
« Oikawa-san, dovresti dormire un po'. Il medico ha detto che devi rimanere a letto almeno un paio di giorni. »
La voce sollecita di Sugawara lo raggiunse dalla porta della stanza e Oikawa si rese conto di aver lasciato spaziare i pensieri mentre l'altro era ancora lì.
« Ah, sì, dovrei... » iniziò, prima di venire colto da una voglia improvvisa di prenderlo un po' in giro. Sugawara era davvero un bravo ragazzo, serio e posato, il genere di persona che stuzzicava il suo lato capriccioso e provocatore. « … Ma non sono più abituato a dormire da solo. Vuoi farmi compagnia? »
Gli strizzò l'occhio ma, come supponeva, ricevette in risposta solamente un sospiro.
« Oikawa-san, se Iwaizumi-san ti manca così tanto, perché non gli telefoni? Non so quale sia la situazione, ma non sembra che sia successo nulla di grave tra di voi. Nel caso mi stia sbagliando, ti chiedo scusa per essere stato invadente. »
Tooru nemmeno si chiese come l'altro potesse aver intuito fino a quel punto, del resto che fosse un ottimo osservatore gli era stato chiaro fin dal primo momento. Gli venne del tutto naturale ed istintivo rispondere in modo fin troppo sincero.
« Non posso chiamarlo, non voglio fare la parte del fidanzato fastidioso e appiccicoso, è una cosa che lui non sopporta. E poi si tratta solo di una settimana, sarei davvero pessimo se non fossi in grado di cavarmela da solo per così poco tempo. »
Vide Sugawara sorridere di rimando, mentre la sua espressione mutava in una più comprensiva.
« Sentire la mancanza della persona che si ama non è segno di debolezza. » disse. « Sono sicuro che ad Iwaizumi-san farebbe piacere sentirti, anche solo per sapere se stai bene. »
Era un ragionamento sensato e senza dubbio più realistico delle sue paranoie, ma Oikawa non era il tipo da cedere così facilmente una volta che si era messo in testa qualcosa.
Quella sera Sugawara gli lasciò di nuovo qualcosa di pronto per cena e promise di passare l'indomani a vedere come stava. Era imbarazzante essere accuditi in quel modo da un ex rivale ma, inaspettatamente, Tooru si ritrovò ad essere grato a quel ragazzo anche per la sua sola presenza. Doveva essere l'influenza a renderlo così sentimentale.

L'indomani Daichi aveva preferito spostare gli allenamenti al mattino, in modo da poter sfruttare le poche ore di fresco, ma Suga decise di comunque di disertare e utilizzare quel tempo per studiare, farlo durante il giorno era diventato impossibile nonostante il ventilatore. Era quasi mezzogiorno quando pensò che fosse il caso di fare un salto a vedere come se la cavava Oikawa, se la febbre era scesa e se aveva qualcosa da mangiare in casa. Si sentiva un po' mamma chioccia, ma non poteva farci niente se sentiva questa propensione a prendersi cura di chi aveva bisogno.
« Ti sta sfruttando. » sentenziò Daichi imbronciato, quando gli comunicò che stava uscendo.
« Ma cosa dici? Oikawa-san non mi ha chiesto di tornare da lui oggi. »
« Sarà, ma secondo me è tutta una subdola strategia perché sa benissimo che sei un bravo ragazzo. Lo sanno tutti che il Grande Re è un manipolatore! »
« Tutti chi? Ma insomma, Daichi... »
Vide il ragazzo stringere i pugni e spostare lo sguardo, visibilmente a disagio.
« E... e poi ti ha chiesto di dormire con lui... »
A quelle parole per poco Sugawara non scoppiò a ridere.
« Era solo una sciocca battuta, non ci sarebbe cascato nessuno. Gli manca Iwaizumi-san e si sente solo, quindi tentava di darsi un contegno facendo dell'ironia. Però, se la cosa ti preoccupa tanto, perché non vieni con me? Sono sicuro che ad Oikawa-san farà piacere rivederti, magari potreste fare due chiacchiere da capitani! »
Sawamura gli lanciò uno sguardo obliquo e scarsamente convinto, ma alla fine accettò: era chiaro come il sole che non gli andava a genio l'idea di passare del tempo con l'ex avversario, ma gli andava ancora meno a genio che fosse Suga a farlo.
Sulla porta dell'appartamento poco distante, aprì loro un Oikawa più arruffato e meno impeccabile del solito, tanto che persino Daichi si zittì.
« Kou-chan... e c'è anche il capitano... »
Suga s'informò subito sulle sue condizioni e l'altro si passò una mano tra i capelli scomposti, visibilmente in imbarazzo.
« La febbre è scesa un po' ma non faccio altro che dormire. Probabilmente è segno che il mio organismo ha bisogno di riposo per riprendersi. »
Solo quando il suo sguardo si posò su Sawamura, sul suo volto si aprì il consueto sorrisetto malizioso.
« Ma guarda, oggi il principe è venuto a guardia della sua principessa. » commentò ironico. « O forse dovrei dire il drago... »
Daichi lo fulminò.
« Non avrei bisogno di venire a guardia di nessuno, se questa non fosse la tana del Re Demone. »
Sugawara li squadrò da capo a piedi con l'espressione di una maestra pronta a mandare dietro la lavagna due alunni indisciplinati ed entrambi si zittirono, portando la discussione su argomenti più innocui.
« Hai qualcosa di nutriente in casa? » chiese Koushi. « Con questo caldo la pressione tende ad abbassarsi e il tuo corpo ha bisogno di energie. »
Oikawa sembrò ragionare alcuni istanti poi scosse la testa.
« Di solito è Iwa-chan ad occuparsi della cucina e in questi giorni non ho avuto la forza di andare a fare la spesa. »
Suga stava per rispondere che ci avrebbe pensato lui, ma era evidente che Daichi non aveva la minima intenzione di lasciarsi sfuggire una sola possibilità di provocazione.
« Ma guarda, il Grande Re che non sa nemmeno cuocersi un uovo! » lo punzecchiò.
« Oh, invece scommetto che tu sei un grande chef! » ribatté Oikawa piccato. « Qual'è il tuo piatto forte? La frittata? »
« RAGAZZI! »
Di nuovo Sugawara fu costretto a riportarli all'ordine. Forse non era stata una grande idea quella di portarsi dietro Daichi e, a quanto pareva, in casi del genere Oikawa non poteva fare a meno di tirare fuori quel lato del suo carattere che lo aveva reso tristemente famoso. Si rendeva condo che Kageyama forse non esagerava quando lo definiva terribile.
« Oikawa-san, torna a letto, non ti fa bene agitarti! Daichi, scendi al supermercato all'angolo e compra quello che ti dico. No, niente storie, cucinerò anche per noi e non ho intenzione di saltare il pranzo! »
Dopo che il ragazzo se ne fu andato brontolando, Sugawara si sedette al tavolo della cucina con un sospiro rassegnato: se avesse saputo che sarebbe finita così avrebbe evitato di far incontrare quei due. Non capiva perché Oikawa si comportasse in quel modo quando nei suoi confronti era sempre stato gentile, che fosse lo spirito di competizione? Ma poi per quale motivo?
« Mi spiace. »
La voce di Tooru lo raggiunse dalla porta della stanza, facendogli alzare gli occhi.
« Sei stato gentile a venire e a preoccuparti per me e io sono stato scortese con il tuo ragazzo. »
Sugawara si stupì di quelle inaspettate scuse e fece per rispondere scuotendo la testa, quando venne interrotto dallo stesso Tooru che si sedette a sua volta.
« Oggi sono particolarmente di cattivo umore, vorrei credere che sia la febbre, ma temo non sia così... » iniziò, per poi cambiare bruscamente argomento, tornando a sorridere e appoggiando il mento sul palmo di una mano. « Come vi siete dichiarati tu e il capitano? Si è confessato lui o l'hai fatto prima tu? »
Era una domanda indiscreta, ma non sembrava vi fosse malizia dietro a quella curiosità. Inoltre Suga non lo considerava affatto un segreto e aveva smesso da tempo di provare imbarazzo a parlarne, quindi non si pose problemi a rispondere.
« É stato poco dopo che ci siamo trasferiti qui. Senza rendercene conto avevamo iniziato a comportarci come una coppia, al punto che le persone che conoscevamo iniziavano a farsi delle domande. Una sera Daichi ha pensato di chiarire la questione e ha tentato di dichiararsi, e io... »
Sugawara represse a stento un risolino.
« … Io non l'ho nemmeno lasciato finire, ho esclamato “Si!”, gli sono saltato in braccio e siamo caduti entrambi sul divano. In effetti, a ripensarci, è stato imbarazzante. »
Si grattò una guancia mentre il suo volto assumeva una delicata sfumatura di rosa: non era passato chissà quanto tempo, eppure quello era già diventato uno dei suoi ricordi più dolci, pervaso da una gran voglia di sorriderne ogni volta che lo raccontava. Sperava tanto che anche per Daichi fosse così.
Anche Oikawa sorrideva nell'ascoltarlo, sorriso che s'incrinò appena alla domanda: « E tu e Iwaizumi-san? »
« Vuoi sapere come ci siamo messi insieme? Scommetto che quell'occasione la ricordi bene anche tu, è stato dopo la semifinale del torneo primaverile, l'ultima partita giocata dall'Aoba Johsai così come la conoscevamo. »
Lo sguardo del ragazzo sfuggì il suo, come a voler celare chissà quale debolezza che aveva portato alla sconfitta quella volta, e si velò di malinconia. L'istinto di Sugawara gli suggeriva di dire qualcosa, un commento qualsiasi su quanto fosse stata impegnativa quella partita e ottimo il gioco della squadra e del suo capitano, ma Oikawa proseguì.
« Quella volta ho avuto una discussione con Ushiwaka, prima di rientrare, per l'ennesima volta mi ha rinfacciato di non essere entrato nella sua stupida accademia, ma non ero nello stato d'animo adatto per ascoltare quelle sciocchezze. Sapevo che avevamo dato tutto il possibile, sapevo che eravamo stati bravi, ero orgoglioso della mia squadra e, sì, anche di me stesso. Era una sconfitta, ma anche un punto di svolta e mi sentivo ancora addosso tutta l'adrenalina della partita. Per questo, quando ho incrociato Iwa-chan che era tornato a cercarmi, ho detto qualcosa di, beh... molto stupido. »
Ridacchiò al pensiero e Koushi sorrise con lui.
« É stata una confessione impulsiva, quindi? »
Oikawa si portò una mano alla nuca, arrossendo leggermente, reazione probabilmente molto rara in lui.
« Iwa-chan mi è venuto incontro con aria arrabbiata, chiedendomi dove mi fossi cacciato e se andava tutto bene. Era preoccupato per me e io me ne sono uscito con un: “Posso baciarti?” lì, nel bel mezzo del corridoio del palazzetto. Fortuna che non passava nessuno! »
L'ex capitano tacque e Sugawara lo fissò in attesa: per quanto fosse una persona discreta, ora era decisamente incuriosito dal seguito della vicenda, anche se era chiaro come si fosse infine conclusa.
« E... e quindi? »
Oikawa sogghignò.
« E quindi niente, lì per lì ho pensato che mi avrebbe picchiato, invece mi ha preso per un braccio mentre me la stavo già dando a gambe e ha detto “Ok.”. Non mi ha fatto nemmeno mezza domanda, come se per lui fosse ovvio che prima o poi sarebbe successo, e probabilmente era proprio così. Il nostro primo bacio è stato proprio in quel corridoio, se disgraziatamente fosse passato un giornalista, avrebbero avuto ben altro di cui parlare che non la sconfitta della testa di serie Aoba Johsai per mano dei “corvi che non sanno volare”. »
Non c'era astio in quelle parole e Sugawara si ritrovò a pensare che fosse davvero una fortuna, per lui, che l'amarezza della sconfitta fosse stata mitigata dalla dolcezza di quel ricordo.
« Sarà meglio che torni a stendermi, mi gira un po' la testa. »
Sugawara si alzò a sua volta, per aiutare l'altro, e non gli sfuggì l'espressione vagamente triste che aveva assunto.
« Qual'è il problema, Oikawa-san? Se con Iwaizumi-san è tutto a posto, perché sei di cattivo umore? O meglio, perché sei così giù di morale? »
L'altro glissò per qualche istante, distogliendo lo sguardo e muovendo qualche passo in direzione della propria stanza.
« É che... » tentennò ancora un poco poi parve risolversi. « Oggi è il mio compleanno e non ne ho mai trascorso uno senza Iwa-chan. »

Dopo pranzo Daichi aveva da fare in università e Suga aveva deciso di tornare a casa per continuare lo studio. Oikawa sembrava essere a posto, nonostante il pessimo umore e il capriccioso, per sua stessa ammissione, motivo. Per questo Koushi si soffermò solo un attimo per salutarlo prima di andarsene e raccomandargli di farsi vivo se avesse avuto bisogno di qualcosa. Quando si affacciò alla porta della stanza, però, lo vide addormentato sul letto, con il cellulare tra le mani e pericolosamente in bilico.
Sugawara entrò in punta di piedi, gli sfilò il telefono dalle dita e fece per posarlo sul comodino quando lo sguardo gli cadde sulla schermata. Come la volta precedente, era aperta sui messaggi ma non era vuota, anzi spiccava in verde un testo scritto per metà, come se il suo proprietario si fosse addormentato mentre pensava a come proseguire.
“Come vanno le cose a Miyagi? Qui fa caldo, stavo pensando di comprare un ventilatore. Spero che i tuoi affari con i parenti finiscano a breve e che torni presto. Ti a...”
Sugawara non era mai stato un ficcanaso e sapeva benissimo che quel messaggio e tutto ciò che concerneva non era affar suo, inoltre Daichi lo stava aspettando nell'ingresso e sembrava volersene andare il prima possibile. Però era anche vero che non se la sentiva di lasciare le cose come stavano, voleva essere d'aiuto ad Oikawa in qualche modo e, considerando quanto fosse palese che quel messaggio fosse diretto a Iwaizumi, la sua esitazione durò solo una manciata di secondi.
Quel “Ti a...” poteva significare qualunque cosa, “Ti aspetto”, “Ti avverto”, ma Sugawara lo concluse aggiungendovi solamente due lettere e premette l'invio, dopodiché si chinò su Tooru e gli lasciò una carezza leggera sui capelli.
« Buon compleanno, Oikawa-san. »

Fu il campanello a svegliare Tooru. Stordito, assonnato e con la testa che girava, si alzò su un gomito per recuperare la sveglia dal comodino. Segnava le otto di sera. Le otto di sera?! Possibile che avesse davvero dormito tutto il giorno? Stupida influenza...
Il campanello suonò di nuovo, insistente.
Oikawa si sollevò a fatica e si diresse verso la porta borbottando: « Sarà Kou-chan? »
Quando riconobbe la persona nell'ingresso, si bloccò con gli occhi sgranati. Forse stava ancora dormendo...
« Allora sei vivo, Stupikawa, mi hai fatto prendere un colpo! » esclamò Iwaizumi, posando a terra lo zaino che portava sulle spalle. « Beh, prima mi fai tornare in fretta e furia e poi non mi fai neanche entrare? »
Oikawa lo fissò confuso: sì, aveva desiderato che tornasse velocemente, ma non ricordava di aver fatto nulla in proposito.
« Ti ho fatto...? » iniziò titubante.
Iwaizumi sollevò una mano e gliela posò sulla guancia, stupendolo per quel gesto tenero.
« Sei caldo, hai la febbre. » notò Hajime. « Avrei dovuto immaginarlo dal messaggio che mi hai scritto. »
« Messaggio...? »
Sempre più strano: non ricordava di aver mandato nessun messaggio, o meglio, aveva iniziato a scriverlo, ma poi aveva deciso di lasciar perdere e probabilmente si era appisolato.
« Oi, Oikawa, la febbre ti ha fuso il cervello? Il messaggio che mi hai mandato questo pomeriggio presto, quello in cui hai scritto... »
Iwaizumi inaspettatamente arrossì e distolse lo sguardo.
« Mi sono preoccupato perché di solito fai lo scemo in giro cinguettando “mi piaci, mi piaci”, come un bambino di cinque anni, ma non mi avevi mai detto... ti amo... »
Questa volta fu il turno di Oikawa sprofondare nell'imbarazzo, perché ricordava di averlo pensato, di essere stato sul punto di scriverlo ma di aver alla fine desistito. Forse l'aveva scritto davvero nel dormiveglia, probabilmente lo aveva inviato senza rendersene conto e quello era il risultato.
« Iwa-chan... » iniziò, ma non riuscì ad aggiungere altro, troppo stupefatto anche solo dall'idea che il suo ragazzo, di solito così brusco, fosse tornato in fretta e furia da Miyagi per un motivo del genere.
Iwaizumi si riprese in fretta, lo afferrò per le spalle e lo spinse verso la camera.
« I malati devono starsene a letto. » sentenziò. « Hai preso le medicine? Hai mangiato decentemente in questi giorni? »
« Iwa-chan, se parli così sembri Kou-chan. » rise Oikawa, facendo però come diceva.
« E chi sarebbe Kou-chan? Non dirmi che sei andato a disturbare qualcuno dell'università o della squadra? »
Tooru gonfiò le guance e lo guardò storto.
« Hai sempre questa pessima opinione di me! Non ho disturbato nessuno, sto parlando di Sugawara della Karasuno, te lo ricordi? Ci siamo incrociati in farmacia e mi ha fatto da infermierina in questi giorni, scatenando le folli gelosie di Sawamura, il capitano. »
Iwaizumi lo spinse sul materasso e lo costrinse a sdraiarsi.
« Anch'io sarei geloso se un tale scemo girasse attorno al mio ragazzo. » borbottò.
Oikawa lo fissò dal basso verso l'alto.
« Stai dicendo che sei geloso di me? »
« Di te? Ma figuriamoci! Solo un perfetto idiota cascherebbe nei tuoi stupidi flirt, non ho niente da temere. »
« Rude, Iwa-chan! Sei troppo rude! »
Iwaizumi gli voltò le spalle e fece qualche passo nella stanza, come se stesse riflettendo, e Tooru sentì di nuovo addosso l'imbarazzo e il peso delle parole che aveva scritto. Erano la sacrosanta verità ed era disposto a confermarlo in qualunque momento, solo non voleva che Hajime ne fosse sopraffatto. Avrebbe voluto forse dirgliele di persona, se mai avesse trovato il coraggio, o almeno esserne più consapevole, e si sentiva stupido per non essere riuscito a dire al suo ragazzo una cosa semplice come “mi manchi”.
« In ogni caso... » iniziò Iwaizumi continuando a dargli le spalle. « … La risposta è “anch'io”, quindi smettila di farti inutili paranoie e guarisci in fretta, abbiamo da fare. »
Oikawa, strappato dalle sue riflessioni, rimase a fissarlo confuso.
“Anch'io” era la risposta al suo messaggio? A quel “Ti amo” scritto con tutta l'inconsapevolezza del mondo? Le orecchie arrossate che poteva vedere al di sotto dei ciuffi corvini scomposti del ragazzo ne erano la conferma. Tooru si alzò dal letto e lo raggiunse lentamente.
« Lo so, abbiamo da fare con la squadra, ma... »
« No, abbiamo da fare con il tuo regalo di compleanno. » disse Iwaizumi allungandogli una busta.
Sempre più stupito, Oikawa si trovò a rigirarsela tra le mani, prima di aprirla e trovarvi all'interno due biglietti aerei per Okinawa.
« Iwa-chan... »
« É tanto che non facciamo una vacanza e ho pensato che ti sarebbe piaciuto andare al mare. » spiegò Iwaizumi sempre dandogli le spalle.
« Iwa-chan! »
Oikawa lo aggirò e gli saltò letteralmente in braccio, facendolo barcollare e rischiare di crollare a terra sotto il suo peso. A stento l'altro riuscì a reggerlo.
« Iwa-chan, grazie! É fantastico! Io non so davvero cosa... Grazie! Ti adoro! Mi piaci tantissimo! Ti... »
Si bloccò su quelle parole, il cuore gonfio di emozione dovuta alla felicità del regalo, alla gioia di averlo di nuovo vicino ma anche a qualcos'altro: un senso di affetto più profondo, quel tipo di attaccamento che poteva essere espresso solamente con due parole.
« Ti amo. »
Vide Iwaizumi sgranare gli occhi e sentì le braccia attorno a sé stringersi, mentre il giovane riusciva a fare qualche passo indietro per sedersi sul letto e portare Oikawa sulle sue ginocchia.
« Come ti ho già detto, la risposta è “anch'io”. Buon compleanno, Tooru. »
E mentre le loro labbra si univano, Oikawa sentì che quello era l'unico augurio di cui aveva veramente bisogno.

« 37°C e 8. »
Daichi sollevò il termometro e lo scosse per far scendere l'asticella di mercurio.
Suga sprofondò la testa nel cuscino con un sospiro.
« Farò il bravo e non ti dirò “te l'avevo detto”. » sentenziò il capitano.
« Infatti non me l'hai detto. »
« Solo perché è ovvio e scontato che a stare vicino a qualcuno con l'influenza si rischia il contagio.»
Daichi gli passò una mano tra i capelli e scese ad accarezzargli una guancia. Era davvero raro vedere Sugawara così vulnerabile, di solito era sempre lui a prendersi cura degli altri, e questo gli provocò un improvviso moto di tenerezza. Si chinò su di lui e gli posò un bacio sulla fronte.
« Qualcosa mi dice che quell'esame che volevi dare dovrà essere rimandato, ma non preoccuparti, ci penserò io adesso a prendermi cura del mio pulcino. »

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