[Free!/Haikyuu!!] San Valentino con sorpresa

Feb 14, 2015 00:54

Titolo: San Valentino con sorpresa
Fandom: Crossover Free!/Haikyuu!!
Rating: verde
Personaggi: Makoto Tachibana, Haruka Nanase, Koushi Sugawara, Daichi Sawamura (con la gentile partecipazione di Rin Matsuoka, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki, Shoyou Hinata e Tobio Kageyama)
Pairings: Makoto/Haruka, Daichi/Suga
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation. Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Ipotetico seguito di I grattacapi di un capitano. La canzone cantata da Daichi è questa.
Dedicata alla mia beta con cui ero in debito di una MakoHaru. ♥
Beta:
Word count: 5775 (fdp)

Makoto pensava di essere in grado di cavarsela da solo, quella volta ne era stato davvero convinto e si era impegnato al massimo, ma al terzo tentativo andato letterlamente in fumo, aveva dovuto arrendersi e rassegnarsi all'idea di chiedere aiuto a chi ne sapeva più di lui. Nello specifico, lì a Tokyo, questa persona poteva corrispondere solamente al compagno di corso che aveva conosciuto alcuni mesi prima. Sugawara si era rivelato una persona gentile e affidabile, sempre pronta ad aiutare chiunque avesse bisogno di lui, ed era un piacere partecipare saltuariamente alle partite della sua squadra di pallavolo, ma ora non poteva biasimarlo se lo stava fissando con quell'espressione stupita.
« Dolcetti per San Valentino? »
« Sì. »
« Per il tuo... amico? »
« Ehm... Già. »
Davvero, avrebbe capito se Sugawara gli avesse riso in faccia. L'alzatore invece gli sorrise, con quell'aria rassicurante che assumeva quando doveva incoraggiare qualcuno da bordo campo.
« Non sono esattamente un genio in cucina, ma se ti accontenti delle mie scarse capacità, sarò felice di aiutarti. »
Makoto non avrebbe davvero saputo come ringraziarlo. Erano i primi del mese di febbraio e, consapevole delle probabili difficoltà che avrebbe incontrato, aveva pensato di muoversi in anticipo per preparare qualcosa di speciale per Haruka. Di solito era sempre lui a cucinare delizie, ma questa volta Makoto voleva essere quello che si presentava con una sorpresa, e non doveva essere il solito cioccolato confezionato, non avrebbe avuto lo stesso significato. All'inizio aveva pensato che dei biscotti sarebbero potuti andare bene, aveva cercato diverse ricette e selezionato quelle più semplici e gustose, ma le cose non erano andate come sperava. Al primo tentativo aveva carbonizzato la teglia e il suo intero contenuto (ed era stato difficile spiegare ad Haruka il motivo della puzza di fumo che aleggiava in casa sua), al secondo doveva aver sbagliato qualche dose perché erano venuti duri come sassi e praticamente insapori, del terzo ricordava solo la voce allarmata della sua vicina che bussava alla porta chiedendo se fosse il caso di chiamare i pompieri. Inoltre il fatto di dover agire nei ritagli di tempo, inventando scuse per non andare incontro al compagno alla fine degli allenamenti o cenare insieme, era piuttosto complicato, ed era possibile che Haruka s'insospettisse. Dopotutto Makoto non era mai stato capace di raccontare bugie credibili. Ora invece, grazie a Sugawara, sarebbe riuscito ad essere pronto in tempo per presentare un regalo dignitoso che, oltre che fatto col cuore, fosse adatto anche allo stomaco del destinatario.
« Se per te non è un problema, potresti fare un salto a casa mia dopo le lezioni. » propose Koushi. « Potremmo dare un'occhiata a qualche ricetta. É probabile che ci sia anche Daichi in giro, spero che non sia un problema. »
Makoto scosse la testa sorridendo, mentre sorseggiava la sua bibita. Daichi gli piaceva, era una persona seria e pacata, su cui si poteva sempre fare affidamento, oltre ad essere il capitano della squadra di pallavolo e il fidanzato di Sugawara, mai e poi mai avrebbe potuto dargli fastidio. Un po' d'imbarazzo forse sì, ma questo non poteva certo ammetterlo di fronte al collega.
Sugawara finì il proprio panino e si spazzolò via alcune briciole finite sulla camicia. La pausa pranzo era quasi finita, ma avevano ancora qualche minuto per prendersela comoda e la sala ristoro dell'università non era particolarmente affollata.
« Quindi Nanase-san non è proprio solo un amico, eh? » chiese con un sorriso appena ombreggiato di malizia.
« Beh... »
In effetti non aveva mai spiegato a chiare lettere il rapporto che c'era tra lui ed Haruka e aveva presentato quest'ultimo come amico, anche se aveva riso per dieci minuti quando Sugawara gli aveva confessato che, dai suoi discorsi, l'aveva interpretato come la sua “fidanzata” coinvolgendo anche un ignaro Daichi. Tuttavia aveva la certezza che non sarebbe stato giudicato male da persone come loro, anzi probabilmente nessuno poteva capirlo meglio.
« … no. » concluse. « Voglio dire, è il mio migliore amico da sempre, però è anche qualcosa di più. Ce ne siamo resi conto pienamente una volta che ci siamo trovati da soli qui a Tokyo. Strano, eh? »
Sugawara ridacchiò.
« Non più di tanto, credimi, non più di tanto. »
I restanti minuti della pausa pranzo vennero impiegati da Koushi per spiegare a Makoto come, prima di lasciare il loro paese, lui e Daichi non avrebbero mai nemmeno immaginato di finire per convivere come una coppia sposata.

Era tardo pomeriggio quando lasciarono infine l'università e si avviarono verso l'appartamento che Sugawara e Sawamura dividevano. Koushi sembrava parecchio entusiasta, come un bambino che porta a casa per la prima volta un compagno di scuola, e continuava a chiacchierare suggerendo ricette.
« Mia madre mi ha costretto a comprare un libro prima di trasferirmi, sosteneva che se avessi fatto affidamento su Daichi saremmo morti di fame entrambi. Invece a volte cucina anche lui, lo diresti mai? E se la cava anche discretamente, non siamo mai finiti al pronto soccorso. Che ne diresti di provare con dei cioccolatini? »
Makoto annuì: i cioccolatini erano un classico ma, chissà perché, aveva immaginato che fossero particolarmente difficili da preparare e non aveva nemmeno provato. Inoltre immaginare Haru che mangiava del cioccolato preparato da lui gli provocava una piacevole stretta allo stomaco.
Quando raggiunsero l'appartamento, Sugawara aprì con le proprie chiavi, lasciarono le scarpe nell'ingresso e attraversarono la piccola anticamera.
« Daichi, sono torn... »
Quello che videro quando giunsero sulla porta della cucina lasciò entrambi senza parole: Sawamura, con addosso un grembiule arancione con stampe di pulcini e la scritta “Captain” sul davanti, stava ancheggiando tra i fornelli al ritmo di una musica bizzarramente anni '70.
« Honey, oh, sugar sugar. You are my candy girl and you got me wanting you. »
I due rimasero paralizzati sulla soglia finchè Daichi non si voltò, con un cucchiaio di legno in mano e un'aria estremamente allegra.
« When I kiss you girl I knew how sweew a kiss could be, I knew how sweet a kiss could be... Bentornato, Suga... Oh. »
In quel momento il giovane si accorse della presenza di Makoto e si bloccò a metà di un gesto.
Sugawara si portò una mano alle labbra per soffocare la reazione che stava nascendo, ma invano, e la risata scoppiò libera e cristallina di fronte ad un Daichi color peperone, che abbandonò grembiule e cucchiaio e schizzò fuori dalla stanza.
« Devo andare agli allenamenti! »
« Daichi, aspetta! »
Makoto rimase in cucina mentre Koushi inseguiva il fidanzato nell'ingresso, li sentì parlottare, poi un lieve schiocco e la porta che si chiudeva. Quando il ragazzo lo raggiunse aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro e le guance arrossate.
« Ti prego di non fare caso a quello che hai appena visto. Quando ho detto che Daichi cucinava, non intendevo questo. » disse sforzandosi di trattenere l'ilarità mentre spegneva lo stereo.
Makoto li invidiava terribilmente: lui non sarebbe mai riuscito a manifestare i propri sentimenti in modo così spensierato. Poteva essere questione di abitudine o forse anche solo di carattere, in ogni caso gli era praticamente impossibile immaginare Haru che cucinava lo sgombro ballando per la cucina con addosso il suo grembiule blu.
« Se ci sono gli allenamenti, io... » iniziò.
« No, niente del genere. » lo rassicurò Sugawara recuperando un libro da una mensola sopra il lavandino. « Ma lasciamogli credere che ci sei cascato, ok? »
Trascorsero il resto del tempo, fino all'ora di cena, a sfogliare il volume e a cercare una ricetta semplice ma adatta all'occasione. Alla fine la scelta cadde su dei cioccolatini aromatizzati all'arancia che era possibile modellare in appositi stampini di silicone. Sembravano semplici da preparare, erano discretamente scenografici e, volendo, si sarebbe potuta scegliere qualunque forma anche diversa dal consueto cuore. Ormai sia i supermercati che i negozi specializzati pullulavano di ogni genere di stampini.
« Perfetto! Domani andremo a caccia di accessori! » esclamò Sugawara entusiasta, come se stesse proponendo all'amico una sessione di shopping nelle vie più “in” della moda, e Makoto scoppiò a ridere.
Tutta quella faccenda si stava facendo sempre più divertente.

« Oggi pomeriggio non ci sono allenamenti. »
La voce di Haruka lo colse mentre aveva la testa completamente da un'altra parte: era anomalo che si distraesse mentre era in sua compagnia, di solito tutta la sua attenzione era concentrata su di lui, ma quella mattina stava pensando al suo progetto e a come sarebbe riuscito a preparare una bellissima sorpresa grazie all'aiuto di Sugawara.
« Makoto, mi stai ascoltando? »
« Scusami, Haru, pensavo ad altro. Ehm... »
Di solito era più Haruka quello che non gli prestava attenzione, perso in pensieri riguardanti l'acqua, il nuoto, la nuova piscina, i suoi allenamenti, la voglia d'immergersi nella vasca da bagno e altre cose del genere. Scoprire che Makoto non lo stesse ascoltando aveva provocato in lui un'espressione strana, quasi di fastidio. Oltretutto, quando lo informava che non avrebbe avuto allenamenti nel pomeriggio, di solito Haruka sottintendeva la proposta di fare qualcosa insieme: quindi Makoto lo invitava a casa sua, oppure a prendere il tè in qualche locale carino, o ai grandi magazzini, o anche solo a fare un giro in centro mano nella mano. Non era necessario fare qualcosa di straordinario, bastava passare del tempo insieme. Erano giornate che accadevano di rado e di solito Makoto ne era entusiasta, ma quel giorno non era così.
« Oggi le tue lezioni finisco presto, no? » continuò Haruka, sbirciandolo di sottecchi.
« Sì, ma ho un impegno, mi dispiace. »
Si sentiva incredibilmente in colpa a giustificarsi in quel modo, ma non aveva alternative se voleva portare a termine il suo progetto, anche se questo significava la consapevolezza che Haru avrebbe passato il pomeriggio immerso nella vasca, nel suo appartamento mezzo vuoto.
« Ah, sì? »
Questo era la massima espressione d'interesse che poteva aspettarsi da lui, un misto di “cos'hai da fare?” e “con chi?” e Makoto si sentì improvvisamente come un bambino pescato con le mani nella marmellata.
« Un mio collega mi ha chiesto di accompagnarlo a fare... ehm... spese. Lo conosci anche tu. Ti ricordi di Koushi-san? »
Lo sguardo di Haruka si fece più intenso, segno che qualcosa doveva averlo colpito.
« Vengo anch'io. »
« Eh? No, non si può! » esclamò Makoto colto alla sprovvista.
Da quando ad Haru interessavano le “spese” altrui?
« Voglio dire... Non è il caso, ti annoieresti, deve cercare alcune cose per la squadra di pallavolo, ginocchiere nuove... ehm... palloni... »
« Quindi andrete in un negozio di articoli sportivi, potrei comprarmi un costume nuovo. »
Makoto annaspò: perché  Haru voleva andare con loro a tutti i costi? In quel modo avrebbe mandato a monte tutti i suoi piani e trovare un altro momento libero sarebbe stato difficoltoso. Prima iniziavano a sperimentare la nuova ricetta e meglio era, voleva fare almeno tre tentativi prima della versione definitiva e il tempo stringeva.
« Haru... » lo pregò quasi, senza osare aggiungere altro che avrebbe rischiato di smascherarlo.
Per tutta risposta, Haruka gli voltò le spalle e s'incamminò più spedito.
« Se non vuoi che venga con te, non importa. »
Ad un orecchio non allenato poteva sembrare un tono indifferente, ma Makoto colse chiaramente la sfumatura seccata e se ne dispiacque. Avrebbe voluto dirgli che avrebbe volentieri passato ogni secondo della sua vita in sua compagnia, che non aveva motivo di arrabbiarsi, che poi avrebbe capito, invece se ne uscì con un: « Ti prometto che verrò a prenderti in piscina per il resto della settimana, ok? » al quale l'altro rispose con uno sbuffo seccato.

La risata argentina di Sugawara risuonò nella corsia del supermercato, occupata solo da un paio di signore di mezza età intente a scegliere i biscotti.
« Non dirmi che Nanase-san è geloso di me! »
« Non è divertente, Koushi-san. » borbottò Makoto rigirandosi tra le mani alcuni stampini a forma i cuore e riappoggiandoli poi sullo scaffale, imbarazzato. « Haru sembrava esserci rimasto davvero male, non voglio che pensi che non apprezzi la sua compagnia. E men che meno voglio che pensi che preferisca uscire con qualcun altro. »
Era così frustrante e imbarazzante al tempo stesso! Makoto era sicuro che Sugawara e Sawamura non avevano mai avuto quel genere di problemi, di certo ne avrebbero parlato e avrebbero risolto all'istante. Nessuno dei due avrebbe nascosto niente all'altro e, in un caso come quello, si sarebbero limitati a capire la questione dell'impegno altrui senza mettere bronci di sorta. Non che stesse criticando Haru, assolutamente no, era colpa sua che non era in grado di farlo sentire tranquillo.
« Ma-ko-to-san! »
La voce di Sugawara e il suo dito che gli punzecchiava la spalla lo distrassero da quei ragionamenti.
« Ci stai pensando troppo, non è successo niente di grave. Vedrai che a Nanase-san passerà presto il malumore, quando vedrà quanto ti sei impegnato per questa sorpresa. »
Makoto annuì con un sospiro, augurandosi che avesse ragione: all'inizio quell'idea gli era sembrata molto divertente, ma non aveva messo in conto quel possibile risvolto. Ora sperava solo di non dover raccontare altre bugie ad Haru.
La visita al supermercato si concluse con l'acquisto di diverse tavolette di cioccolato, alcune fialette di aroma all'arancia e dei graziosissimi stampini a forma di delfino. Sugawara, dal canto suo, ne comprò alcuni a forma di pulcino e il ragazzo si trovò a chiedersi che problema avessero lui e il fidanzato con i volatili.
« Ne preparerò anch'io per Daichi. » disse invece l'alzatore prevenendo una sua eventuale domanda. « Per farmi perdonare di averlo messo in una situazione imbarazzante ieri sera. »
Quando rientrarono nell'appartamento dei due, questa volta non c'era nessuno e Makoto tirò un sospiro di sollievo: non ci teneva a venire in odio al capitano per avergli monopolizzato il fidanzato, invaso la casa e averlo sorpreso nelle vesti della perfetta massaia.
Il primo esperimento di cioccolatini fu piuttosto arduo: nessuno dei due era certo dei tempi di raffreddamento, quindi il cioccolato risultava sempre o troppo liquido o troppo solido. Se non mescolavano accuratamente tendeva a rapprendersi e a formare dei grumi o delle bolle, senza contare il dosaggio dell'aroma, piuttosto approssimativo. Il risultato non fu esattamente eccellente e, quella sera, Daichi si ritrovò strani uccellini e delfini deformi come dessert.

« Haru, mi dispiace, stasera non posso proprio cenare con te. Ho una sessione di studio intensiva per il prossimo esame con Koushi-san. »
L'occhiataccia che Haruka gli rivolse lo fece rabbrividire.
« Oh, non importa. Tanto stasera dovevo sentire Rin su Skype. Te lo saluterò. »

L'ultimo tentativo venne effettuato dai due aspiranti pasticceri la sera del 13 febbraio. Makoto era arrivato a casa di Sugawara con una faccia da funerale che era tutta un programma e che, ovviamente, scatenò subito la preoccupazione dell'altro.
« É successo qualcosa? » chiese l'alzatore, apprensivo.
Makoto sospirò e non tentò nemmeno di dissimulare.
« Haru mi ha detto di non andarlo a prendere perché dopo gli allenamenti sarebbe uscito con gli altri  ragazzi della squadra. Sembra che il coach li abbia invitati per farli rilassare un po' in vista delle prossime gare. »
« E... è un problema così grosso? Anche Daichi a volte esce a bere con i ragazzi della squadra e non sempre riesco ad andare anch'io, ma ti assicuro che non succede nulla di strano in quel genere di serate. Anzi, essendo professionisti, suppongo che non toccheranno nemmeno una goccia d'alcool. »
Quelle parole non rassicurarono più di tanto Makoto. Sapeva già di per sé che Haru non era il tipo da ubriacarsi, non era quello che lo preoccupava.
« É che... in realtà Haru non ha mai voluto partecipare a questo genere di cose, lui si rilassa nella vasca da bagno o cucinando lo sgombro. Fa così perché è arrabbiato con me! »
Il solo pensiero riempiva Makoto di ansia. Haruka non era mai stato un tipo vendicativo e nemmeno particolarmente possessivo, o almeno così gli era sempre sembrato, quindi il fatto che assumesse comportamenti così strani lo turbava.
« Forse vuole solo dimostrarti che può sopravvivere anche se tu hai altri impegni, ogni tanto. » esclamò Daichi affacciandosi alla porta del salotto. « Sai, noi fidanzati abituati ad essere sempre coccolati, finiamo per diventare dipendenti da tanta gentilezza, e quando viene a mancare è un grosso problema. Ci tocca trovare altro da fare per non mostrare quanto ci manchi. »
Strizzò l'occhio a Sugawara e ridacchiò. L'alzatore abbozzò un mezzo sorriso di condiscendenza e sospirò.
« Andiamo. » disse a Makoto. « Non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene. Tu invece stai fuori dalla cucina per un po', fidanzato abituato troppo bene. » aggiunse rivolto a Daichi.
Il ragazzo rise di nuovo e alzò le mani.
« In tv danno una partita del campionato nazionale in cui giocano Oikawa e Ushijima, se avete bisogno di me mi trovate qui. »
Visti i tentativi precedenti, questa volta i due ragazzi fecero tesoro dei loro errori e riuscirono a seguire la ricetta con molte meno difficoltà. Sia le dosi che i tempi risultarono perfetti e a fine serata su due piatti da portata troneggiavano file di delfinotti e pulcini di cioccolato lucidi e invitanti. Makoto era letteralmente commosso dal risultato: nonostante la buona volontà non si era aspettato un risultato tanto soddisfacente ed esteticamente gradevole.
« Grazie, Koushi-san! Senza di te non ce l'avrei mai fatta! » esclamò strofinandosi il naso con la mano ancora sporca di polvere di cacao e finendo per impiastricciarsi tutta la faccia.
Fu mentre stava riponendo con cura i delfini di cioccolato in una scatola decorata acquistata per l'occasione, che il suo cellulare prese a squillare. Era strano che qualcuno lo chiamasse a quell'ora tarda, di certo non poteva essere Haru visto che non portava mai il telefono con sé. Quando vide il nome lampeggiare sul display, però, si allarmò più che se a chiamarlo fosse stato lo stesso Haruka.
« … Rin...? »
Era assurdo che l'amico lo chiamasse dall'Australia, doveva essere successo qualcosa di grave.
« Makoto! Si può sapere che diavolo state combinando, maledizione?! » sbraitò il rosso fuori di sé. « Domani ho una gara importante, non ho tempo da perdere dietro alle vostre scemenze! »
Makoto scosse la testa confuso, sotto lo sguardo perplesso di Sugawara, che evidentemente si stava chiedendo chi lo chiamasse a tarda sera urlando.
« Di cosa stai parlando, Rin? Quali scemenze? »
« Vuoi dire che non sei con Haru? Oh, ma certo, ecco perché. »
Lo sentì sbuffare, spazientito, poi riprendere a parlare con un volume di voce più ragionevole.
« Allora alza le chiappe e vai a prendere la tua fidanzatina ubriacona ovunque si trovi, perché se osa di nuovo chiamarmi nel cuore della notte giuro che non rispondo di me! »
Detto questo riagganciò senza una parola di saluto e Makoto rimase immobile in mezzo alla cucina, con il telefono a mezz'aria e un'aria shockata: doveva essere successo qualcosa ad Haruka, non c'era altra spiegazione. E poi cosa significava “fidanzatina ubriacona”? Haru non aveva mai bevuto una goccia d'alcool in vita sua, non era possibile che... si fosse ubriacato e... avesse chiamato Rin... in Australia...
« Koushi-san, perdonami, devo scappare! » esclamò afferrando la scatola con i cioccolatini e la giacca, senza nemmeno ripulirsi dal cacao che gl'imbrattava la faccia e i vestiti. « Ti ringrazio tantissimo per l'aiuto, troverò il modo di sdebitarmi. E ringrazia tanto anche Daichi-san per la pazienza. »
Così dicendo si fiondò fuori di casa, tentando nel frattempo di comporre il numero di Haru. Se aveva chiamato Rin significava che aveva il cellulare con sé. Per qualche istante l'apparecchio suonò a vuoto e Makoto temette che non volesse parlargli: dopotutto era arrabbiato con lui e quella doveva essere la motivazione principale di quell'assurda catena di eventi. Poi finalmente qualcuno rispose.
« Haru! Dove sei? Cosa sta succedendo? » esclamò ansioso.
Tuttavia la voce che gli rispose non fu quella di Haruka, bensì quella di un suo compagno di squadra.
« Tachibana-san, sei tu? Nanase-san si è addormentato sul tavolo dopo un paio di bicchieri. Non lo regge proprio l'alcool, eh? »
Il tono era allegro, fin troppo, e la cosa non tranquillizzò affatto Makoto, che si fece dare l'indirizzo del locale in cui si trovavano e si precipitò sul luogo. Mai avrebbe immaginato di trascorrere la vigilia di San Valentino riportando a casa in spalla il suo ragazzo, totalmente brillo, che borbottava assurdità su come gli squali australiani fossero scortesi quando rispondevano al telefono.

La mattina successiva Makoto si era alzato presto nonostante non ci fosse lezione: era preoccupato per Haru, ma almeno quel giorno avrebbe potuto spiegargli tutto e dargli i cioccolatini. Inoltre era sabato, quindi avrebbero potuto passare tutta la giornata insieme senza preoccuparsi di studio, allenamenti e altri impegni del genere.
Era già sulla porta di casa di Haruka, con un gran sorriso sul volto, la scatola di cioccolatini in mano e pronto a suonare il campanello, quando uno strano trambusto proveniente dall'interno lo insospettì. Posò mano sulla maniglia e non si stupì per nulla di trovarla aperta, quindi entrò.
« Haru, quante volte devo dirti che devi chiudere a chiave... »
« Mako-chan! »
L'esclamazione briosa lo portò ad alzare gli occhi, incredulo, e a trovarsi davanti le ultime persone che si sarebbe aspettato di vedere in quel momento e in quel luogo.
« N-Nagisa? Rei? Cosa ci fate qui? »
I due amici gli sorrisero entusiasti e il biondino si piazzò le mani sui fianchi.
« Siccome è San Valentino, abbiamo pensato di venire a Tokyo a trovarvi per il week end. É importante trascorrere questa festa con le persone a cui si vuole bene! »
Makoto lo fissò come se avesse appena visto un alieno, incapace di una qualunque reazione sensata. Intendiamoci, voleva bene a Rei e Nagisa, davvero, gliene voleva un sacco, erano i suoi più preziosi amici, ma... perché a San Valentino? Non riusciva a spiegarselo se non con una bizzarra congiunzione astrale che si opponeva ad una sua riappacificazione romantica con Haruka.
« Dov'è Haru? » fu tutto quello che riuscì ad articolare infine.
« In bagno. » rispose Nagisa con un sospiro. « Non appena ci ha visti, si è chiuso lì dentro e non è più uscito. Non è esattamente il modo migliore di accogliere degli ospiti, è successo qualcosa? »
Makoto scosse la testa facendo eco al sospiro e si diresse verso il bagno. Probabilmente Haru aveva ancora addosso gli strascichi della sbornia della sera prima, quindi di certo non era entusiasta di trovarsi per casa un piccolo ciclone come l'amico biondo. Makoto però ancora si chiedeva cosa gli fosse saltato in mente: il fatto che fosse arrabbiato con lui non giustificava un comportamento così assurdo.
« Haru? Haru, ci sei? » provò a chiamarlo, ma non ricevendo risposta entrò cautamente. « Haru, va tutto bene?»
Il ragazzo era immerso nella vasca, come previsto, con la nuca appoggiata sul bordo e gli occhi chiusi. Aveva un'aria stranamente “arruffata” e ombre scure sotto gli occhi. Al richiamo del compagno, sollevò appena una palpebra per sbirciare nella sua direzione e la richiuse.
« Non urlare, ho mal di testa. » fu tutto quello che riuscirono a cavargli di bocca per la mezz'ora successiva.
Quando Haruka si fu sufficientemente ripreso, anche grazie ad un buon caffè gentilmente preparato da Rei, non ci fu più verso di trattenere Nagisa che, evidentemente, aveva deciso che andare a Tokyo “solo” per stare con le persone a cui voleva bene era uno spreco di tempo: dovevano tassativamente fare anche qualcosa di divertente.
« Andiamo al luna park! » fu la proposta che nacque come diretta conseguenza di tutto quell'entusiasmo. « Non sono mai stato in un luna park di città, dev'essere fantastico! Daiiii, andiamo! Ci divertiremo un mondo! Rei-chan! Mako-chan! Haru-chan! »
E nonostante Rei tentasse di placarlo adducendo come scusa le evidenti condizioni precarie di Haruka, non ci fu verso di farlo desistere.
« Dopo potremmo andare all'acquario. » fu la proposta che fece capitolare anche il moro, convincendolo a trascinarsi fuori a sua volta, quindi Makoto non poté far altro che accodarsi alla decisione generale e sperare che quella giornata volgesse presto al termine senza altri incidenti.

Si trovavano alla stazione, davanti al tabellone delle partenze per controllare quale treno avrebbero dovuto prendere per il luna park, quando un'esclamazione squillante attirò l'attenzione di Makoto.
« Eccolo, eccolo, l'ho trovato, Suga-san!! »
Il ragazzo si voltò istintivamente e si ritrovò faccia a faccia con Sugawara e Sawamura che stavano raggiungendo un piccoletto saltellante ai piedi del tabellone. In loro compagnia si trovava anche un altro ragazzo, alto e dallo sguardo inquietante.
« Ma guarda che coincidenza, Makoto! E c'è anche Nanase-san! Buongiorno! » esclamò Sugawara con un sorriso solare, ricevendo in cambio il medesimo gesto dal primo e un cenno del capo dal secondo. « Andate anche voi da qualche parte in questa bella giornata? »
Makoto notò lo sguardo di Koushi indugiare su Haruka, per poi scivolare, un po' dubbioso, su Rei e Nagisa, e si augurò con tutte le sue forze che non facesse domande relative ai cioccolatini o alla sera prima. Ma Sugawara era una persona discreta e gentile, non avrebbe mai chiesto nulla che avesse potuto mettere a disagio qualcuno.
« Già. Sono venuti a trovarci dei nostri amici, kohai dell'Iwatobi, e abbiamo deciso di andare al luna park. »
Sugawara assunse un'espressione stupita e Sawamura si fece aventi ridendo.
« Coincidenze su coincidenze! Loro sono i nostri kohai della Karasuno, Kageyama Tobio e Hinata Shoyou, e stavamo giusto pensando dove portarli visto che sono in visita. Che ne direste se ci aggregassimo a voi? »
« Daichi, non essere invadente! » lo rimproverò Koushi, ma Makoto sorrise.
« Sareste i benvenuti! Più siamo e più ci divertiamo. A proposito, loro sono Hazuki Nagisa e Ryugazaki Rei. »
In ogni caso non sarebbe stata l'uscita pacifica e romantica che Makoto si era immaginato per quel giorno, quindi tanto valeva divertirsi il più possibile. Tenere il broncio e lamentarsi non avrebbe avuto senso e sarebbe stato scortese nei confronti degli amici che erano venuti a trovarli. Inoltre Haruka non sembrava essere particolarmente infastidito da quella novità, forse non si sentiva ancora in forma, ma non aveva nemmeno l'aria seccata che avrebbe messo Makoto in allarme, quindi poco dopo si ritrovarono tutti sullo stesso treno diretti verso la stessa meta. Meta che, quando venne raggiunta poco più tardi, scatenò reazioni bizzarramente simili nei kohai più piccoli.
« Waaahhh! Non avevo mai visto un luna park così grande! É fantastico! Non è vero, Rei-chan? » esclamò Nagisa correndo avanti come un bambino entusiasta, seguito a ruota da Hinata.
« É grandioso! Capitano! Suga-san! »
« Hinata, non sono più il tuo capitano. » obiettò Daichi con un sorrisetto imbarazzato, mentre alle sue spalle Kageyama sbottava un: « Non fare casino, scemo! »
« Sarai sempre il capitano, Sawamura-san! » ribatté il rossino con un sorriso a trentadue denti.
Daichi si passò una mano sulla fronte borbottando: « Se Ennoshita ti sentisse si metterebbe a piangere. » ma venne bellamente ignorato.
Alle sue spalle Makoto e Sugawara camminavano affiancati tenendo sotto controllo la situazione e soprattutto Haruka, taciturno come al solito, che si era ritrovato accanto Kageyama che, ogni due per tre, strillava insulti alla volta del compagno.
« Mi dispiace che siamo piombati nel tuo San Valentino. » disse l'alzatore con espressione contrita. « Immagino che avessi ben altri programmi. »
Makoto scosse la testa, sospirando.
« Nulla che non fosse stato già mandato all'aria. Ah, non fraintendere, sono davvero felice che Rei e Nagisa siano qui, solo non me l'aspettavo. »
Insomma, che il tempismo di quel diavoletto biondo non fosse dei migliori era un fatto risaputo e ormai leggendario, ma sperava che vivere in un'altra città l'avrebbe aiutato a sottrarvisi.
« Voi invece? Sembrate due genitori che portano i bambini in gita. »
Questa volta fu il turno di Koushi sospirare.
« Scommetto che Hinata-kun e Kageyama-kun non sanno nemmeno che giorno è. Sono qui solo perché “è sabato e non ci sono partite di campionato”. »
Quando i loro sguardi s'incrociarono, i due ragazzi scoppiarono a ridere in contemporanea e Makoto capì che avevano davvero fin troppe cose in comune.

« Quanto siete lenti! Dai, sbrigatevi! Sho-chan! Tobio-chan! »
« Nagisa-kun, non prenderti tutta questa confidenza con persone appena conosciute! »
« Ehi, non chiamarmi in quel modo! Anzi, non chiamarmi proprio per nome! »
La scena si ripeté diverse volte durante la giornata, tanto che Sugawara si sentì in dovere di spiegare che Kageyama probabilmente reagiva in quel modo perché gli ricordava il nomignolo usato da un suo senpai “un po' problematico”.
Nagisa e Hinata erano talmente su di giri da trascinare gli altri su tutte le giostre possibili, dagli autoscontri alle montagne russe, da cui Daichi scese con un colorito che tendeva al verdognolo. Quando Sugawara si offrì di accompagnarlo a rinfrescarsi un po', Nagisa trascinò Hinata, un recalcitrante Kageyama e un rassegnato Rei per un altro giro e Makoto si rese conto di non vedere Haruka da nessuna parte. Scusandosi con i ragazzi, li lasciò al loro divertimento e iniziò a guardarsi attorno alla sua ricerca. Che si fosse sentito male a sua volta? Magari si era allontanato per cercare un po' di pace dagli schiamazzi di Nagisa e Hinata, non sarebbe stata la prima volta che agiva in quel modo. Cercarlo alla cieca per tutto il parco però sarebbe stato complicato e avrebbe richiesto troppo tempo, farlo chiamare con gli altoparlanti era fuori discussione, lo avrebbe messo a disagio e quindi era probabile che non rispondesse nemmeno. Makoto si fermò a riflettere un istante e la soluzione si affacciò alla sua mente come la cosa più naturale del mondo: all'ingresso del parco, nell'ampia piazza antistante i cancelli, c'era un'enorme fontana ricoperta di piastrelline azzurre a mosaico che la facevano vagamente somigliare ad una piscina. Era molto probabile che Haru si trovasse lì. Si affrettò quindi in quella direzione, attraversando mezzo parco e schivando la folla di coppiette che lo animava quel giorno: in effetti non era stata una grande pensata andarci con un gruppo di amici proprio in quella festività. Più si guardava attorno, più Makoto si ritrovava ad invidiare tutta la felicità che vedeva nell'aria. Anche lui avrebbe voluto camminare con Haru mano nella mano, comprare lo zucchero filato o una di quelle bibite con due cannucce che avrebbero imbarazzato a morte entrambi. Inoltre aveva perso tutte le occasioni possibili per dargli i cioccolatini e ormai la giornata stava volgendo al termine.
Proprio come aveva immaginato, lo trovò seduto sul bordo della fontana, una mano immersa nell'acqua e lo sguardo perso sui mille luccichii delle piastrelle. Aveva l'aria vagamente triste di chi si sente solo nonostante si circondato da tantissime persone e Makoto si sentì stringere il cuore: era colpa sua, che l'aveva trascurato per tutti quei giorni e poi l'aveva coinvolto in un'uscita di gruppo in cui di certo si era sentito a disagio.
Senza pensarci due volte, recuperò il proprio telefono e inviò un messaggio a Sugawara.
“Koushi-san, perdonami, Haru ed io torniamo a casa. Scusami tanto anche con Daichi-san e gli altri.”
Stava per raggiungere Haru alla fontana, quando il telefono squillò e la voce di Nagisa gli trillò nell'orecchio.
« Buona serata, Mako-chan! Datti da fare! Rei-chan ed io stasera dormiamo in hotel, ci vediamo domani! »
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che chiuse la comunicazione e Makoto si ritrovò a sorridere. Sì, voleva davvero bene a Rei e Nagisa.

Haruka non aveva aperto bocca praticamente per tutto il percorso fino a casa. Makoto si era scusato più volte e gli aveva chiesto se si sentiva ancora male, ma le risposte erano state delle semplici rassicurazioni sul fatto che no, era solo un po' stanco e frastornato, e non aveva nulla di cui scusarsi. Sul treno si era appoggiato alla sua spalla e aveva finito per appisolarsi così, abbandonato contro di lui e con un'espressione finalmente distesa.
Makoto si era incantato a guardarlo per tutto il tragitto, ammirando le ciglia lunghe abbassate sulle guance pallide e i capelli scuri che ricadevano sulla sua giacca in ciocche leggere. Avrebbe voluto stringerlo a sé, accarezzarlo, ma la paura di svegliarlo e spezzare l'incanto gl'impedì anche solo di muovere un muscolo, quindi fu con un certo rimpianto che si ritrovò a scuoterlo delicatamente quando giunse la loro fermata.
Fu quando giunsero sulla porta dell'appartamento di Haruka che Makoto prese finalmente coraggio e tolse dallo zaino la scatola con i cioccolatini che aveva preparato, porgendola al ragazzo.
« Buon San Valentino, Haru. » mormorò rosso come un peperone e con lo sguardo basso. « Mi dispiace averti fatto stare in pena. »
Haruka scosse la testa, come a indicare che non aveva motivo di scusarsi di nuovo, e prese la scatola. Makoto vide i suoi occhi spalancarsi quando si posarono sul contenuto e subito dopo cercare i propri.
« Makoto... »
« Ah! Sono certo al 99% che siano commestibili, mi sono fatto dare una mano da Koushi-san con la ricetta. »
Ma non sembrava quella la preoccupazione di Haruka.
« Era per questo che eri tanto impegnato in questi giorni? » chiese.
La sua espressione poteva apparire impassibile ad uno sguardo poco esperto, ma i suoi occhi brillavano di aspettativa.
« Beh, sì... » iniziò Makoto, ma non potè aggiungere altro perché si trovò le braccia di Haruka attorno al collo.
Un passo dopo l'altro, il ragazzo lo trascinò nell'ingresso di casa, chiuse la porta con un piede e fece in modo di appoggiarvi la schiena.
« Sai... » mormorò. « Mi ha fatto piacere che Rei e Nagisa siano venuti a trovarci e gli voglio davvero bene, ma... Non vedevo l'ora di liberarmi di loro, oggi. »
A quella confessione, Makoto ridacchiò: questa volta sembrava essere Haru a leggergli nel pensiero. Ma l'altro non aveva ancora finito.
« Ti va di fermarti a cena? E magari anche dopo? »
La sua espressione si addolcì in un piccolo sorriso, mentre le guance si coloravano di rosa.
« Voglio passare quello che resta di questo San Valentino con te. »
Makoto non avrebbe potuto chiedere di meglio e, mentre si chinava per accogliere tra le sue le labbra del suo ragazzo, si ritrovò a pensare che non aveva importanza la festività, avrebbe voluto passare ogni giorno della sua vita accanto ad Haru.
Ah, e che doveva ricordarsi di dire a Sugawara che alla fine aveva avuto ragione.

pair_daichi/suga, pair_makoto/haruka, crossover, pg_koushi sugawara, crossover free!/haikyuu!!, oneshot, fandom_free! iwatobi swim club, pg_daichi sawamura, pg_makoto tachibana, pg_haruka nanase, fandom_haikyuu!!

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