[TSUBASA RESERVoir CHroNiCLE] Horitsuba festival (cap. 4)

Jan 08, 2009 01:43

Titolo: Horitsuba festival
Fandom: TSUBASA RESERVoir CHroNiCLE / Horitsuba Gakuen AU
Rating: verde
Personaggi: Kurogane Suwa, Fay Flourite, Yuui Flourite, Seishiro Sakurazuka, Kamui Shiro, Subaru Sumeragi, Fuuma Monou, Sakura Kinomoto, Li Shaoran, Tomoyo Daidouji, Kimihiro Watanuki, Shizuka Doumeki, Yuuko Ichihara, comparsate della famiglia Imonoyama.
Pairings: Kurogane/Fay, Yuui/Tomoyo, Seishiro/Subaru, Fuuma/Kamui, Shaoran/Sakura
Riassunto: All'Horitsuba Gauken sono in corso i preparativi per il Festival di Primavera. Come la prenderà il nuovo insegnante appena trasferito in questa "scuola di pazzi"? Questa esperienza di collaborazione più o meno forzata porterà al rafforzamento di legami già esistenti e (perchè no?) a crearne di nuovi.
Disclaimer: tutti i personaggi di Tsubasa Chronicle, XXXHolic e delle altre opere citate appartengono alle © CLAMP.
Note: Ho scoperto di recente che il secondo cd drama tratta proprio di un festival scolastico dell'Horitsuba, ma non ho avuto la possibilità di leggere la trama quindi se la mia storiella lo ricorderà in qualche modo mi scuso in anticipo per il plagio non intenzionale.
POTENZIALE OOC.
Beta:


04
***
Try - Provare
(Shaoran)
Lui l’aveva detto in anticipo, non ne capiva niente e non sarebbe stato di nessun aiuto, quindi quando si trovò davanti la più sgangherata compagnia teatrale che si potesse immaginare, Kurogane decise che non si sentiva minimamente in colpa per aver lasciato l’organizzazione nelle mani di quello che si spacciava per un professore di chimica. Quello che vide quando entrò nell’auditorium che la preside aveva loro gentilmente concesso per le prove, assomigliava più a un campo profughi cha a qualcosa che avesse anche solo lontanamente a che fare con la logica.
«Hyuuuu, Kuropon-sensei! »
Quando quella voce acuta lo raggiunse, un muscolo della mascella si contrasse automaticamente.
Calma, calma. Non poteva ammazzarlo, c’erano troppi testimoni.
«Mentre ti aspettavamo, io e i ragazzi, abbiamo dato un’occhiata in giro e abbiamo trovato un curioso deposito! » esclamò Fay saltellando verso di lui. «È pieno zeppo di materiale di scena che potrebbe tornarci utile! »
Senza lasciare a Kurogane nemmeno il tempo di pensare a un modo per protestare, lo afferrò per un braccio e lo trascinò sul retro del palco. Nel farlo scavalcarono gruppi di studenti che si erano accampati sul pavimento a fare colazione, ne aggirarono altri che chiacchieravano come se niente fosse e Kurogane per poco non inciampò su Watanuki che per qualche arcana ragione era spalmato sul pavimento ai piedi di Himawari Kunogi. Probabilmente la ragazza lo aveva appena freddato con una delle sue solo apparentemente innocenti battute. Se avesse avuto libertà d’azione, si sarebbe piantato le mani sui fianchi e avrebbe richiamato a gran voce all’ordine quella massa di scansafatiche. Invece era bloccato dietro le quinte con un esaltato che gli saltellava di fianco davanti a una porticina che non aveva mai visto prima. Quando la aprì, suo malgrado incuriosito, venne investito da una nuvola di polvere. L’Horitsuba Gakuen era di recente costruzione ma quel posto sembrava non venire aperto dal medioevo. Scesero i due gradini di dislivello e si trovarono in una stanzetta buia e stipata di roba. Kurogane starnutì un paio di volte quando Fay gli sventolò sotto il naso una stola che aveva decisamente visto giorni migliori. Tutto attorno a loro si trovavano scatoloni da cui spuntavano strani brandelli di stoffa e sul fondo erano impilate quelle che sembravano sagome di alberi di cartone.
«Potremmo riutilizzare questi costumi. » esclamò Fay. «In questo modo non dovremo dare troppo fondo al nostro budget! »
Kurogane storse il naso.
«Mi era sembrato di capire che avremmo messo in scena una leggenda occidentale. Quello che hai in mano è un kimono e a giudicare dall’aspetto potrebbe essere stato della mia bisnonna. »
«Questo non è un problema! Abbiamo dalla nostra due sarti praticamente professionisti! Ho convinto Yuui-chan a darci una mano, Daidoji è bravissima e qualcosa riuscirà a fare anche Kunogi o almeno spero! »
«Se lo dici tu…» borbottò Kurogane.
I costumi non erano affar suo. Era stato stabilito che lui si occupasse delle scenografie e così avrebbe sfatto. Il suo sguardo scettico corse al boschetto di cartone appoggiato al muro.
«Cosa dovremmo farcene di questo ciarpame?! » sbottò seccato. «Com’è possibile che in una scuola praticamente nuova si trovino questi residuati bellici? »
Fay ridacchiò.
«Magari si tratta di qualche generosa donazione da parte dei vecchi studenti dell’Istituto Clamp che il direttore Imonoyama ha altrettanto generosamente passato a noi. »
In parole povere quello sgabuzzino era la discarica di Nokoru. Fantastico.
«Vorrà dire che troveremo il modo di tirar fuori qualcosa di decente da queste cianfrusaglie del secolo scorso. » sentenziò convinto Kurogane.
L’importante era quello, esserne convinti. Anche se ci sarebbe stato parecchio da lavorare…

Li Shaoran stava chiacchierando tranquillamente con Sakura e Tomoyo quando i professori riemersero da dietro le quinte. Fay-sensei aveva l’espressione di chi è appena stato nel Paese dei Balocchi, Suwa-sensei invece era come al solito imbronciato, oltre che ricoperto di polvere.
«Allora, avete finito di bighellonare?! » tuonò battendo a terra la sua spada di legno. «Un po’ di ordine, accidenti! »
«Kurochu-sensei, questa è una scuola non una caserma. » obiettò Fay allegramente.
«Tu fa’ silenzio! » lo rimbeccò Kurogane. «Se non sei capace di metterli in riga, come farai a dirigere i lavori? Sta’ zitto, non voglio saperlo! »
Osservandoli, Shaoran si chiese se quelle scenette fossero costruite. Vedere quei due insieme era uno spettacolo. No, decise, Kurogane non si sarebbe mai prestato a quel genere di scherzi. Questo significava che Fay rischiava seriamente la vita ogni volta che apriva bocca e lo faceva di proposito.
«Allora, sono pronti i copioni? » continuò intanto Kurogane che sembrava deciso a prendere in mano la situazione.
Subaru si fece avanti con una pila di fogli ciclostilati tra le mani e prese a distribuirli. Solo quando si trovò in mano il suo fascicolo, Shaoran iniziò a rendersi conto di cosa avrebbe significato davvero recitare in uno spettacolo. Fino a quel momento era stato molto più interessato alla gara di arti marziali e non aveva prestato attenzione a quel secondo incarico che aveva ricevuto per il Festival di Primavera. In realtà non si era nemmeno particolarmente preoccupato del ruolo che avrebbe dovuto ricoprire. Sì, sapeva di essere il grande cattivo di turno, ma non conosceva altri lati del personaggio.
Su consiglio di Fay intanto Subaru stava iniziando a spiegare a grandi linee la storia. Più Shaoran ascoltava, più si rendeva conto che quella parte non aveva niente a che fare con lui: il crudele grande sacerdote che tradisce la fiducia della principessa imprigionandola e condannando il loro mondo al disastro. Insomma, lui era un bravo ragazzo, non era per niente sicuro di essere convincente nei panni del tiranno. Senza contare che la principessa era interpretata da Sakura…
«Quello che i Cavalieri non si aspettano e che anche lo spettatore scoprirà solo alla fine » continuò Subaru. «è che in realtà la principessa Emeraude e Zagart sono innamorati. Lei si è rinchiusa di sua spontanea volontà e quello che Zagart stava facendo combattendo i Cavalieri non era altro che proteggerla. »
A quelle parole Shaoran si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie. Ancora peggio! Altro che tiranno, avrebbe dovuto interpretare un innamorato disperato. Il suo sguardo corse automaticamente a Sakura che però aveva voltato di scatto la testa per non incrociare i suoi occhi. Tomoyo le stava sussurrando qualcosa all’orecchio ridacchiando e Shaoran sentì l’imbarazzo salire alle stelle.
«Forza, diamoci da fare! » esclamò Kurogane. «Gli attori della prima scena sul palco! Quelli che non hanno da fare comincino a sistemare le scenografie e a dare un’occhiata ai costumi! »
Alle sue spalle, Fay iniziò a battere le mani.
«Wow, sei fantastico, Kurotan-sensei! Sei così bravo a organizzare! »
«Sta’ zitto! Questo sarebbe il tuo lavoro! »
«Ma se tu sei così bravo, cosa ci sto a fare io qui? » disse Fay con la massima semplicità.
Sotto gli occhi allarmati degli studenti, l’espressione di Kurogane si fece ancora più minacciosa.
«Non provare a giocare a scaricabarile! Non pensarci nemmeno! » tuonò. «Anzi, vedi di renderti utile! » Poi si rivolse ai ragazzi. «Li, Kinomoto, Daidoji! Si può sapere cosa state aspettando?! »
Shaoran sobbalzò e si precipitò sul palco. A quanto pareva i ruoli si erano invertiti ed ora era Suwa-sensei ad avere in mano le redini dello spettacolo, quindi era meglio prendere la faccenda seriamente. Lanciò di nuovo un’occhiata a Sakura, intenta a leggere il copione con Tomoyo. Erano amici d’infanzia e da quando aveva memoria si erano sempre conosciuti. Andavano molto d’accordo e avevano anche frequentato diversi anni di scuola insieme, ma ultimamente le cose erano cambiate. Non che ora non si trovassero più bene, ma tra loro si era creata una sorta di barriera di imbarazzo reciproco causato da… non sapeva bene cosa! No, bhè, ad essere sinceri Shaoran la causa del suo imbarazzo la conosceva eccome. Da quando aveva cominciato a considerare Sakura una ragazza e non una semplice compagna di giochi, ogni volta che tentava di intavolare una conversazione la sua mente si svuotava e finiva per dire solo cose stupide. In momenti come quello Fuma e Watanuki non finivano più di prenderlo in giro e lui avrebbe voluto dimostrarsi un uomo duro che pensava solo alle arti marziali, ma poi incrociava gli occhioni verdi di Sakura e il suo cervello si disconnetteva.
«Terra chiama Li Shaoran! Li, rispondi! »
La voce seccata di Suwa-sensei lo riportò al presente.
«Cosa? »
«Come cosa? La tua battuta! »
Shaoran si sentì sprofondare: l’ennesima figura! Completamente nel panico, prese a sfogliare il copione a caso finché non sentì una vocina sussurrargli all’orecchio: «No, proprio nulla, monaca guida Clef. »
Shaoran si voltò di scatto e si trovò davanti Tomoyo che sorrideva complice.
«È la tua risposta. Forza, riproviamo? »
Con molta naturalezza, la ragazza guidò Sakura fino a farla sedere su un immaginario trono al centro del palco, poi sistemò Shaoran in ginocchio davanti a lei, infine si sistemò al suo fianco.
«Ai vostri ordini…» recitò il ragazzo senza distogliere gli occhi dalla “sua” principessa.
Si alzò, continuò a fissarla per un attimo, poi si inchinò e si diresse verso l’uscita. Tomoyo lo raggiunse poco prima che sparisse tra le quinte.
«Zagart! Non hai proprio niente da dirmi? » chiese con espressione accorata.
Shaoran scosse la testa sperando di sembrare anche solo un filo convincente.
«No… proprio nulla, monaca guida Clef… nulla…»
Detto questo svoltò l’angolo del palco e uscì di scena. Da lì rimase a guardare Tomoyo che tornava verso Sakura e la ragazza che, con le mani strette al petto e un’espressione affranta annunciava: «Evocherò i Cavalieri Magici! »
Alle proteste di Tomoyo, sfoderò uno sguardo che avrebbe spezzato il cuore a una pietra.
«Io… amo Zagart…» singhiozzò e Shaoran sentì una vampata di calore salirgli alle guance.
Stava davvero solo recitando? Era spaventosamente realistico e Sakura era veramente brava, una dote che non pensava potesse possedere. Dovette reprimere a forza l’istinto di correre ad abbracciarla per consolarla. A spezzare l’atmosfera giunse un applauso dalla prima fila di poltroncine dove Fay si era accomodato con una fumante tazza di thè tra le mani.
«Bravissima, Sakura-chan! Sei un fenomeno! Dovresti fare l’attrice! »
La ragazza arrossì mentre Kurogane gli lanciò un’occhiata che avrebbe potuto incenerirlo.
«Che accidenti stai facendo? »
«Prendo un thè, Kuropon-sensei. Ne vuoi? » rispose candidamente Fay.
A quelle parole, Shaoran si riparò istintivamente dietro un lembo di sipario: ora sicuramente Kurogane l’avrebbe ucciso. Invece nessun urlo risuonò tra le mura dell’auditorium. Kurogane era sì furibondo e avanzava a passo di carica verso il collega, ma quando parlò la sua voce suonò pericolosamente misurata.
«Forse non ci siamo capiti. L’accordo era che ti dessi da fare e non facessi lo scemo. Ora le possibilità sono due: o ti metti al lavoro o io me ne lavo le mani e me ne infischio se ti affiancheranno Ashura-sensei o Nokoru Imonoyama in persona. »
Sentendo quelle parole Fay si irrigidì e una mano si strinse sul bracciolo della poltroncina. Il consueto sorriso tardò un secondo di troppo a comparire sul suo volto.
«Oh, non essere così dispotico, Kuromin-sensei, fai paura! » esclamò.
Inevitabilmente Kurogane perse le staffe.
«Muoviti o ti strozzo! » gridò balzando giù dal palco e piombando sul malcapitato che lo evitò all’ultimo momento saltando su dalla poltroncina.
«Va bene! Va bene! » esclamò ridendo. «Visti i tuoi metodi molto persuasivi, mi troverò qualcosa da fare! »
Mentre raggiungeva i ragazzi impegnati a controllare le scenografie, Kurogane tornò sul palco sbuffando come un mantice.
Le prove ripresero e le scene si susseguirono coinvolgendo volta per volta tutti i personaggi. Quando non aveva battute, Shaoran rimaneva ad osservare da dietro le quinte. Doveva ammettere che Kamui nella parte del protagonista faceva una figura non indifferente. Il ruolo sembrava cucito su di lui, Subaru aveva fatto un lavoro eccellente. Segretamente Shaoran invidiava Kamui, sempre così affascinante, con quello sguardo magnetico e l’aria perennemente imbronciata. Il classico bello e dannato per cui le ragazze stravedevano. Forse, si era trovato a pensare, se fosse stato un po’più antipatico sarebbero corse dietro anche a lui. Persino Sakura in quel momento lo fissava con occhi sognanti. Forse era solo il suo ruolo, forse era solo la scena, ma Shaoran provò l’impulso di piombare in mezzo al palco e tirare un pugno a Kamui.
«Non sarebbe una buona idea. »
Quella voce improvvisa lo fece sobbalzare come colto in fallo.
Tomoyo, alla sue spalle, rise della sua espressione sconvolta.
«Tranquillo, non leggo nel pensiero. E’ che la tua faccia diceva chiaramente “voglio picchiare Kamui”. »
Quella ragazza era incredibile, capiva sempre tutto.
«M… ma no…» balbettò Shaoran tentando di salvare il salvabile, ma era chiaro che Tomoyo non si sarebbe lasciata ingannare.
«Pensi davvero che a Sakura-chan possa piacere uno come Shiro? » chiese.
«Figurati! Cioè, voglio dire… potrebbe anche essere, ma non vedo cosa io…»
Di questo passo non sarebbe andato da nessuna parte e avrebbe fatto la figura dello stupido anche con Tomoyo.
«Ho capito. » disse la ragazza. «Stando così le cose, penso che ti aiuterò. »
«Eh? A fare cosa? E poi perché? »
L’ultima cosa che Shaoran voleva era l’intromissione di altri in una situazione già abbastanza difficile da gestire per lui.
Tomoyo sorrise dolcemente.
«Perché tu renderai felice Sakura-chan e se Sakura-chan è felice allora lo sono anch’io. »
In quel momento Kurogane la chiamò in scena e la ragazza corse via, lasciando Shaoran a riflettere su quelle ultime parole.
Tomoyo era sempre gentile con tutti, ma nonostante questo sembrava non aver approfondito nessun legame di amicizia. All’interno della scuola era conosciuta come Tomoyo-hime, la principessa del canto del coro dell’Horitsuba, grazie alla sua voce melodiosa che ne aveva fatto la solista. Oltre ad essere gentile e di talento, era anche molto carina con qui lunghi riccioli corvini e i profondi occhi grigi, e questo l’aveva resa popolare sia tra i ragazzi che tra le ragazze. Forse proprio per questo sembrava suscitare un’involontaria soggezione in chi le stava vicino e non aveva mai fatto davvero amicizia con nessuno. Solo Sakura era riuscita ad avvicinarsi a lei. Che fosse tanto ingenua da non sentire minimamente lo spirito di competizione?, si chiese Shaoran. Fatto sta che le due erano diventate amiche per la pelle e Tomoyo aveva sempre mille piccole attenzioni per lei. Era certo quindi che se si era offerta di aiutarlo lo facesse più per Sakura che per lui.
«Non riuscirai mai a sconfiggere Zagart! » declamò in quel momento Tomoyo dal palco.
Kamui, a cui era rivolta la frase, le restituì uno sguardo sbigottito.
«Ehm… Daidoji, veramente non è quella la battuta. » disse. «Qui dovresti incoraggiare il Cavaliere del Fuoco. »
Tomoyo lanciò un’occhiata fugace a Shaoran dietro le quinte e ridacchiò.
«Oh, davvero? Ti chiedo scusa, devo essermi confusa. »

Durante la pausa pranzo i ragazzi abbandonarono i loro incarichi e si sparpagliarono per l’auditorium chiacchierando, chi con il proprio cestino chi con semplici panini. Mentre cercava un angolino dove mangiare in santa pace, Shaoran vide Tomoyo parlare con Fuma e entrambi scoppiare a ridere. Poi la ragazza prese da parte Sakura e le due andarono a mangiare insieme sulle ultime poltroncine del teatro. Intanto Fuma gli si era avvicinato. Kamui non era nei paraggi, si era rintanato in un angolo del palco con Subaru e stavano discutendo animatamente di qualcosa.
«Sei stato di nuovo scaricato? » scherzò Shaoran rivolto al ragazzo dagli occhi dorati.
Fuma scoppiò in una risata.
«Mi ama alla follia, solo che ancora non lo sa! Io e te siamo sulla stessa barca, non dobbiamo mollare adesso! »
«Magari…»
Shaoran un po’ invidiava Fuma. In confronto al suo, quello del compagno sì che sembrava un amore senza speranza. Eppure lui non si abbatteva mai, continuava a cercare Kamui nonostante l’altro lo insultasse in continuazione e non si vergognava di palesare i propri sentimenti. Forse doveva prendere esempio da lui.
Chiacchierando e mangiando i loro panini, iniziarono a camminare attorno alla sala dell’auditorium, fin dietro le quinte.
«Quest’aula è nata come sala per le assemblee, solo più tardi la preside ha deciso di farne un teatro. » spiegò Shaoran. «Per questo il retro del palco è così ampio. »
«Ah, ecco perché c’è anche quello sgabuzzino! Sai, i retroscena teatrali mi hanno sempre incuriosito. Per esempio gli effetti speciali tipo le cortine fumogene o le entrate in scena ad effetto. Era proprio di questo che parlavo con Daidoji, prima. »
Per Shaoran era piuttosto arduo immaginare Fuma seduto in silenzio in una platea che si poneva queste domande tecniche.
«Per esempio, tutti questi marchingegni sono grandiosi! » esclamò ancora il ragazzo fermandosi davanti a un pannello pieno di leve e pulsanti. «Se pensi che basta un gesto per far calare quel pesante sipario o spostare la scenografia… Chissà a cosa serve, che ne so, quest…»
«YAAAAAAAAHHHHH!!! »
«UAAAAAARGHHHHH!!! »
A quelle urla provenienti dal palco, Shaoran si irrigidì e Fuma si bloccò con la mano sulla leva appena abbassata.
«Oh… oh…»
«Mi sa che hai appena combinato un guaio, genio! » lo rimproverò Shaoran azzardandosi ad affacciarsi dalle quinte.
Sakura, Tomoyo, Subaru e Kamui si erano radunati attorno a un buco che si era spalancato al centro del palco.
«Oddio! Fay-sensei! Suwa-sensei! State bene? » chiamò Sakura preoccupata.
Intanto Fuma aveva raggiunto Shaoran, con espressione ansiosa.
«Non è successo niente di grave, vero? »
«Nooo…» fece quello sarcastico. «Ti comunico che hai solo ucciso due insegnati. »
«Oddio…»
Nel frattempo tutti gli studenti si erano radunati sul palco attorno alla voragine traditrice.
«Fay-sensei, mi sente? » chiamò Tomoyo. «Vi siete fatti male? »
Dal fondo si levò la voce flebile del giovane insegnate.
«Ehm… credo che la mia gamba abbia qualcosa che non va e ho un bernoccolo… per il resto i danni non sembrerebbero gravi, però sono preoccupato con Kurotan. Non si muove…»
«Non mi muovo perché sei seduto sulle mie costole, idiota! Levati! » ringhiò Kurogane.
Fuma tirò un sospiro di sollievo, a quanto pareva non aveva ucciso nessuno quindi poteva anche uscire da suo nascondiglio ostentando indifferenza.
«Sarà meglio darsi da fare per tirarli fuori di lì! » esclamò. «Forse è anche meglio chiamare Seishiro-san. »
«Sì, vado subito! » esclamò prontamente Subaru ma Tomoyo lo riacciuffò al volo prima che si precipitasse fuori.
«No, tu ci servi qui! Ci andrà Sakura-chan e Li l’accompagnerà. Vero, Li? »
E così Shaoran si trovò solo nel corridoio in compagnia di Sakura. Se quello era il piano di Tomoyo, allora faceva acqua da tutte le parti. Lui aveva occasione di rimanere da solo con Sakura quando voleva, il problema era che non riusciva a parlarle. Per un po’ infatti camminarono in silenzio finché il ragazzo non tentò di intavolare una conversazione.
«Per fortuna che i sensei stanno bene, eh? »
«Già…»
«Certo che a volte Fuma farebbe meglio a tenere le mani in tasca. »
«Sì…»
«Chissà se Sakurazuka-sensei…»
«Senti, Shaoran-kun, » lo interruppe bruscamente Sakura. «ma io ti sto antipatica? »
Il ragazzo si fermò in mezzo al corridoio spiazzato.
«Cosa? »
«Ero convinta di piacerti almeno un po’, so che è presuntuoso ma è così. » continuò lei. «Però tu da un po’ di tempo hai smesso di parlarmi come facevi una volta, così ho pensato che forse ho fatto qualcosa di male senza rendermene conto. »
Se era quello che Sakura pensava, allora lo aveva frainteso completamente.
«No, non è così. Tu non hai fatto niente di male…» cominciò.
«Allora perché? » insisté Sakura.
Ferma davanti a lui nel corridoio deserto, gli prese una mano tra le sue.
«Rispondi a questa domanda, per favore: io ti piaccio o no? »
Shaoran riuscì solo ad arrossire furiosamente e anche le guance di Sakura si erano colorate vivacemente, ma non desistette.
«Tu mi piaci molto quindi vorrei capire come la pensi. Finora ti sei sempre comportato da buon amico ma io…»
Ora o mai più, si disse Shaoran prendendo il coraggio a due mani.
«Senti, io non sono un buon amico. Sono il sacerdote che rapirà la principessa perché vuole averla solo per sé. La principessa è disposta a lasciarsi rapire? »
L’espressione di Sakura si aprì nel sorriso più luminoso che avesse mai visto mentre la ragazza gli gettava le braccia al collo.
«Certo che sì! »
Shaoran l’abbracciò stretta e le bisbigliò a un orecchio: «Allora questa è la mia risposta. »
Delicatamente le sollevò il viso e le posò un bacio sulle labbra.
Forse la situazione non era così complicata come credeva. A volte anche il gesto o la parola più semplice poteva apparire come un ostacolo insormontabile, ma una volta superato portava alla più perfetta delle felicità.

Quando finalmente, più di mezz’ora dopo, i due ragazzi tornarono nell’auditorium accompagnati da Seishiro Sakurazuka, i professori erano stati recuperati dalla botola e stavano bisticciando come al loro solito.
«Se avessi controllato meglio dietro le quinte come ti avevo detto, questo non sarebbe successo. » stava dicendo Fay. «Se fosse successo ai ragazzi avrebbero potuto farsi male. »
«Io mi sono fatto male! » ribatté Kurogane tenendosi il braccio sinistro.
«Se avessi controllato…»
«Se non ti fossi aggrappato a me mentre cadevi…»
«Se se se! Quante storie, Kurochu-sensei! Siamo tutti interi, no? A parte questo bernoccolo. » disse Fay massaggiandosi la testa.
«Quello non è un problema. » ribatté vendicativo Kurogane. «Il tuo cervello non si può danneggiare più di così. »
«Kuromu, cattivo! »
Shaoran, che teneva ancora per mano Sakura, distolse lo sguardo dai due insegnanti per dirigerlo verso Tomoyo che sorrideva poco lontano. Quando Seishiro chiese l’aiuto della ragazza per controllare la caviglia di Fay e il gomito di Kurogane, Shaoran la lasciò per raggiungere l’amica.
«Tutto bene, vedo. » commentò Tomoyo.
Shaoran sorrise felice annuendo.
«Di’ la verità, tu sapevi che io non avrei aperto bocca e sarebbe stata Sakura a parlare, vero? Per questo eri così sicura che l’avrei resa felice. »
«Una buona amica sa creare le occasioni giuste. »
«Ah, certo. E dimmi, per creare quest’occasione era proprio necessario che Fuma fosse quasi accusato di omicidio e che Fay-sensei e Suwa-sensei rischiassero di rimetterci la pelle? »
Tomoyo non smise di sorridere.
«Diciamo che ho preso due piccioni con una fava, anche se le azioni delle persone si possono programmare solo fino a un certo punto. »
Poco lontano Kurogane stava sbraitando: «Ti ripeto che sei tu che mi sei caduto addosso! »
«Questo è impossibile. » obiettava Fay. «Essendo caduto per primo, sarei dovuto finire sotto, invece non è stato così. Ti sei spostato per proteggermi, che dolce, Kuro-chan! »
«MA NON DIRE BESTIALITA’! »
«Vedi? » disse Tomoyo rivolta a un perplesso Shaoran. «Sono i gesti più istintivi a mostrare i veri sentimenti. »

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