[Frozen/ROTG] Un'avventura d'inverno (cap. 2)

Mar 27, 2014 17:45

Titolo: Un'avventura d'inverno
Fandom: Crossover Frozen/Rise of the Guardians
Rating: verde
Personaggi: Elsa, Jack Frost, Anna, Hans, Pitch Black
Pairings: Jack/Elsa
Riassunto: "«Mia sorella pensa che sia pazza. »
«Questo non l’ha detto. »
«Però crede che m’immagini le cose. »
«Se vogliamo essere precisi, non ha detto neanche questo. »
«Insomma, Jack, da che parte stai? »"
Disclaimer: Frozen e tutti i suoi personaggi appartengono alla Disney. Rise of the Guardians e tutti i suoi personaggi appartengono alla Dreamworks.
Note: Ambientata dopo la fine di Frozen ma molto prima di Rise of the Guardians.
Dedicata ad
pinkabbestia per ringraziarla dei preziosi consigli. ♥
Beta: mystofthestars
Word count: 2146 (fdp)

La prima reazione di Elsa alla rivelazione di Jack fu di sorpresa, seguita subito dallo sconcerto.
«Perdonami se ti sembro scettica, ma quella dell’Uomo Nero è una favola per bambini. Posso credere alla storia dei Guardiani, ma questo mi sembra esagerato. »
Se si era aspettata che Jack scoppiasse a ridere dicendo che l’aveva presa in giro, rimase delusa. L’espressione dello spirito del gelo infatti si mantenne cupa.
«Vorrei tanto che fosse una favola, ma non è così. » rispose infatti. «Pitch è la maggior fonte di grattacapi per i Guardiani e, al di là di questo, una gran seccatura anche per il sottoscritto. Per quanto possa far divertire i bambini, questo è di poca utilità se la notte tremano di paura per il buio. Quello con Pitch è un conflitto continuo. »
Mentre parlava aveva cominciato a camminare su e giù per la stanza agitando il suo bastone e spargendo ovunque fiocchi di neve congelati.
«Il fatto che ora si trovi qui e che bisbigli alle spalle di quell’Hans non mi piace per niente, le sue intenzioni non sono mai buone! »
Vederlo così agitato turbò ancora di più Elsa: il suo primo pensiero fu che, se la situazione era così seria, doveva subito mettere in guardia Anna. Era già davanti alla porta, con una mano sulla maniglia, quando Jack la richiamò.
«Non ti crederà. » disse in tono grave. «Non l’ha fatto riguardo a me e non lo farà riguardo a Pitch. Non è colpa sua, semplicemente non può vederci. »
Elsa sospirò tornando sui suoi passi e rannicchiandosi nell’amata poltrona accanto alla finestra.
«Anna è ingenua e capace di grandi entusiasmi. » mormorò. «É impulsiva nelle sue reazioni ma ha un grande cuore, capace di perdonare chiunque. Ha perdonato persino me che l’ho ignorata per anni.»
Quando parlava in quel modo si sentiva ancora la bambina timorosa che aveva passato la sua infanzia rinchiusa, e mostrarsi in quel modo davanti a Jack la faceva sentire un po’ in imbarazzo. Del resto però, si diceva, lui la conosceva da sempre, quindi certe remore avevano poco senso e non doveva temere di mostrare il lato che la Regina di Arendelle celava ai più.
«Elsa…»  tentò di interromperla lo spirito del gelo, ma lei continuò.
«Proprio per questo devo proteggerla. Le ho già fatto troppo male in passato, ora devo fare in modo che viva felice. »
«Convincerla sarà difficile. »
«Lo so, ma tu puoi darmi una mano. »
«Certo, lo farò volentieri, ma…» tentò di obiettare Jack, ma Elsa era già balzata in piedi, pronta a cercare la sorella.
Ormai era tardo pomeriggio e il castello si era fatto silenzioso. Anna non era nella sua stanza, in nessuno dei salotti e nemmeno in cucina. Rimaneva da controllare la galleria dei ritratti, che Elsa aveva sempre evitato da quando un drappo nero aveva coperto quello dei genitori, ma la pena le venne risparmiata anche questa volta. Infatti, gettando un’occhiata fuori dalla finestra che dava sul giardino innevato, vide la sorella seduta su una panchina di pietra, intenta a parlare con Olaf. Sembrava preoccupata per qualcosa ma, quando la raggiunse, la ragazza le rivolse il suo consueto sorriso carico di calore.
«Elsa. Va meglio? » le chiese. «Sembravi tanto agitata prima che temevo…»
«Che potessi perdere il controllo? » ironizzò la Regina. «Tranquilla, non intendo scatenare tempeste di neve. »
«Ma no, che sciocca! Temevo che non ti sentissi bene. Non credo che possa cadere più neve di così!»
Le due ragazze si fissarono per qualche istante poi scoppiarono contemporaneamente in una risata: non avrebbero mai potuto litigare seriamente, di questo Elsa ne era convinta.
«Devo parlarti di una cosa importante. » disse quindi una volta esaurita l’ilarità.
Sentiva la presenza di Jack accanto a sé e questo le dava la forza di proseguire.
«So che pensi che stia esagerando, ma devo metterti di nuovo in guardia riguardo Hans. »
Quando vide l’espressione di Anna ambiare, si affrettò ad aggiungere: «So per certo che c’è qualcuno dietro di lui, qualcuno che l’ha spinto a tutto questo e che vuole il nostro male. »
«Di chi stai parlando? » chiese la ragazza, confusa. «Chi potrebbe volere il nostro male? I rapporti con i Paesi vicini sono buoni, i commerci vanno bene e le alleanze funzionano. Persino con le Isole del Sud la diplomazia sta facendo passi da gigante. »
«No, qui i rapporti diplomatici non c’entrano. Si tratta di…»
Elsa esitò e lanciò un’occhiata a Jack in cerca d’aiuto. Lo spirito tuttavia scosse la testa: Anna non lo vedeva quindi poteva fare ben poco.
«… Di qualcosa di diverso, di soprannaturale, se mi passi il termine. So che ti sembra assurdo, ma ti prego di fidarti di me. Dopotutto sappiamo entrambe che la magia esiste, no? »
Probabilmente quelle non erano le parole migliori per convincere qualcuno, ma Elsa davvero non sapeva cosa dire per dimostrarle che non era semplicemente paranoica.
«Ma io mi fido. » rispose Anna. «Sei mia sorella, non potrebbe essere altrimenti, però mi chiedo se… Insomma… Sei stata chiusa in questo palazzo per anni, ti sarai sentita sola e forse, per passare il tempo e tenerti compagnia…»
Non fu necessario aggiungere altro, Elsa capì al volo quello che intendeva e il suo sguardo si fece addolorato: sua sorella pensava che si fosse inventata tutto, come i bambini che giocano con gli amici immaginari. Peggio, sospettava della sua sanità mentale.
Abbassando gli occhi, voltò le spalle alla ragazza e s’incamminò a passo spedito verso il castello.
Jack, che fino a quel momento era stato pronto a lasciar cadere della morbida neve per convincere Anna della sua esistenza e per alleggerire l’atmosfera che si era creata tra loro, abbandonò quel proposito e la seguì in silenzio.
Anna provò a richiamarla, ma la Regina non si voltò e non tornò sui suoi passi: si rendeva conto che aveva preteso l’impossibile, ma faceva male vedersi rifiutata in quel modo. Così facendo non poteva proteggere Anna, non in modo diretto almeno, e Hans e Pitch Black avrebbero avuto vita molto più facile. Aveva bisogno di riflettere, doveva trovare una linea di difesa, una strategia che li mettesse tutti al sicuro.
Giunta nella sua stanza, per poco non chiuse fuori addirittura Jack.
«Adesso calmati. » tentò di blandirla lo spirito del gelo. «Farti prendere dal panico non sarà d’aiuto.»
«Lo so, ma… »
La ragazza si torse le mani.
«Mia sorella pensa che sia pazza. »
«Questo non l’ha detto. »
«Però crede che m’immagini le cose. »
«Se vogliamo essere precisi, non ha detto neanche questo. »
«Insomma, Jack, da che parte stai? »
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli candidi e mosse un paio di passi ondeggiando il lungo bastone.
«Dalla tua, ovviamente. O meglio, dalla vostra. Non penserai che ora Anna sia tua nemica, vero? »
Elsa sospirò, ma ben presto il sospiro si trasformò in un sorriso.
«Ma certo che no, è mia sorella. »
Si rendeva conto che a volte reagiva in modo troppo impulsivo ed era ipersensibile al giudizio delle persone. Forse Anna aveva ragione: vivendo reclusa per molto tempo, con il costante timore che qualcuno scoprisse il suo segreto, aveva finito per dare per scontato che qualunque obiezione le venisse mossa fosse un’accusa contro di lei. Questo non significava che fosse pazza o visionaria, era solo insicura.
Alzando gli occhi si accorse che Jack si era appollaiato sul bracciolo della sua poltrona preferita e la fissava con un sorriso condiscendente, facendole cenno di raggiungerlo. Quando si accomodò a sua volta, percepì come una leggera brina che si posava dolcemente sulla sua pelle trasmettendole serenità. Socchiuse gli occhi e sentì la mano di Jack accarezzarle i capelli lentamente, in modo da tranquillizzarla.
«Ho promesso di proteggervi. » disse. «Farò tutto il possibile per impedire che vi accada qualcosa. »
Quando avvertì le sue labbra fresche posarsi sulla sua fronte, le venne quasi spontaneo alzare la testa e cercarle con le sue, in un gesto tenero che voleva essere solo una ricerca di rassicurazione, ma che stupì lo spirito stesso. Tuttavia Jack non si ritrasse, anzi assecondò il desiderio di contatto della Regina, sorridendole poi con dolcezza.
Se si fosse trattato di chiunque altro, Elsa sapeva che non sarebbe più nemmeno riuscita a guardarlo negli occhi, ma con Jack era diverso, con lui tutto assumeva una sfumatura più leggera e delicata, più calda, a dispetto dell’elemento che rappresentava, e che la faceva sentire bene.

Quella notte Elsa riposò più tranquilla, senza le immagini angoscianti provocate dall’ansia, che la tormentavano anche in sogno, cullata dai fiocchi di neve candidi e delicati che cadevano fuori dalla sua finestra e dalla consapevolezza che il loro creatore avrebbe vegliato su di lei come durante la sua infanzia.
Per questo motivo quando si svegliò, ancora prima che le cameriere giungessero per aiutarla a vestirsi, si stupì di sentire un leggero bussare contro i vetri e di veder apparire Jack con un’espressione tormentata sul volto.
«Che succede? » domandò subito allarmata, spalancando le imposte e ignorando il vento gelido che spirò nella stanza.
«Qualcosa di molto preoccupante. » rispose Jack sedendosi sul davanzale, le gambe a penzoloni verso l’interno della camera e il bastone stretto in pugno con presa nervosa. «Questa notte ho ascoltato una conversazione tra Hans e Pitch e pare che stiano preparando qualcosa di grosso ai danni di una compagnia di tagliatori di ghiaccio. Non so cosa questo possa c’entrare con i loro piani, ma pare che abbiano inviato un drappello di guardie a tendere loro un agguato sulla strada per la Montagna del Nord. »
Elsa lo ascoltava con gli occhi sgranati, mentre il freddo che si stava impossessando di lei non aveva nulla a che fare con quello gentile della neve: tagliatori di ghiaccio… la Montagna del Nord…
«Kristoff! » esclamò sconvolta. «Non riesco ad immaginarne il motivo, ma vuole fare del male a Kristoff! Forse per colpire indirettamente me e Anna. Dobbiamo fermarlo, impedirò a quel drappello di guardie di partire! »
«Sono già partiti, Elsa, questa notte, con il favore delle tenebre indotte da Pitch. Nessuno li ha visti.» rispose Jack con aria grave.
La Regina prese a camminare nervosamente su e giù per la stanza, mordendosi le labbra.
«Non posso rimanere qui a far nulla mentre quell’essere spregevole minaccia l’uomo di cui mia sorella è innamorata! Potrei mandare anch’io delle guardie e…»
«E quando ti chiederanno il motivo della missione, non potrai giustificargliela. No, andrò io. Chi meglio di me può raggiungere una montagna viaggiando alla velocità del vento? »
Elsa lo fissò ansiosa.
«Jack…»
«Li avvertirò in anticipo. I tagliatori di ghiaccio delle montagne sono uomini forti, non avranno problemi contro un gruppetto di guardie magroline! »
«Le guardie di Hans non sono affatto magroline, ma non è questo che mi preoccupa. Come potrai avvertirli se non possono vederti? »
«Lo faranno. Sono tra i pochi che credono in me, anche se a modo loro. »
Era una rassicurazione piuttosto labile e non la faceva affatto sentire meglio, inoltre in quel modo avrebbe perso anche l’unico appoggio che aveva lì a palazzo. Tuttavia non vedeva alternativa: se avesse inviato le guardie di corte accusando Hans dell’ennesimo tradimento senza avere prove, sarebbe stata a sua volta accusata di calunnia. Se avesse parlato della testimonianza di Jack Frost invece, come minimo l’avrebbero tacciata di follia e le conseguenze avrebbero potuto essere pessime sia per lei che per il trono di Arendelle. Quella di agire di nascosto sembrava l’unica soluzione possibile.
«Va bene, d’accordo. » capitolò infine. «Però fai attenzione, io non…»
Abbassò gli occhi, consapevole del leggero rossore che le colorava le guance, ma altrettanto determinata a portare a termine la frase.
«… Non voglio perderti adesso che ti ho trovato. »
Elsa che per anni non aveva abbracciato nessuno, che per tempo immemore aveva anche solo temuto di sfiorare un’altra persona, terrorizzata all’idea di poter fare del male, ora desiderava avere vicino qualcuno che andasse oltre sua sorella, qualcuno come lei, che la capisse e l’accettasse.
Inaspettatamente Jack le si avvicinò e le posò un bacio delicato sulla fronte: era evidente che quella situazione lo imbarazzava e probabilmente non si era aspettato un risvolto del genere, ma i suoi gesti verso la giovane erano sempre volti a rassicurarla e a mostrarle affetto.
«Non mi perderai. » mormorò. «Tornerò presto e con me ci sarà anche Kristoff. Allora tutto sarà chiaro e potremo dare a Pitch e Hans quello che meritano. »
Quando lo sentì staccarsi da lei e lo vide scavalcare la finestra per allontanarsi in volo, la ragazza rimase a fissarlo finché la sua sagoma non sparì alla vista, mantenendo un sorriso tenue sulle labbra. Finché non fosse tornato avrebbe dovuto continuare a comportarsi come se niente fosse, pregando per la salvezza di tutti, mentre una volta che la situazione si fosse risolta avrebbe potuto finalmente parlare ad Anna di quel nuovo sentimento appena sbocciato. Era fiduciosa, per la prima volta nella sua vita, che sarebbe andato tutto bene.
Per questo il comunicato che giunse al castello un paio di giorni più tardi cadde su di lei come un fulmine a ciel sereno. La missiva, consegnata da un alfiere affannato, comunicava in poche righe la caduta in un’imboscata di briganti e la fine impietosa dell’intera squadra di tagliatori di ghiaccio.

fic_un'avventura d'inverno, pair_jack/elsa, pg_elsa, crossover, pg_anna, fandom_frozen, pg_jack frost, fandom_rise of the guardians

Previous post Next post
Up