[Free!] Old pictures, distant memories

Sep 29, 2013 16:37

Titolo: Old pictures, distant memories
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Rating: verde
Personaggi: Nanase Haruka, Matsuoka Gou, Matsuoka Rin
Pairings: hint Rin/Haru
Riassunto: Il prompt dice già tutto. XD
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono alla Kyoto Animation.
Note: Scritta per la notte bianca della community free_perlatrama con il prompt di yuki013 "Rin/Haruka, Haruka va a casa dei Matsuoka e Gou per intrattenerlo in attesa del ritorno di Rin gli racconta aneddoti imbarazzanti sul fratello. (bonus se Rin li becca mentre sfogliano foto compromettenti di lui da piccolo <333)"
Beta:
Word count: 1866 (fdp)



Haruka camminava lentamente tenendo la testa bassa per combattere il vento che soffiava in senso contrario. A quell’ora avrebbe voluto essere in piscina, quella era l’unica cosa che gli importava, l’unica che avrebbe reso quella giornata degna di essere vissuta. Invece gli allenamenti erano saltati a causa di una manutenzione straordinaria delle attrezzature sportive della scuola e la prof. Amakata era riuscita ad avvertirli solo all’ultimo momento.
Non che gli altri ragazzi sembrassero particolarmente dispiaciuti di questo: Makoto era dovuto correre via per andare a prendere i fratellini all’asilo, Nagisa, neanche a dirlo, aveva trascinato Rei in una sorta di appuntamento in città e Gou, stranamente, non si era nemmeno vista. Haruka avrebbe voluto ignorare tutto questo e recarsi ugualmente alla piscina da solo, ma dopo aver scoperto che era stata svuotata, avevo dovuto arrendersi all’evidenza e abbandonare l’idea. Avrebbe potuto tornare a casa e immergersi nella vasca, così da avere comunque il suo giornaliero contatto con l’acqua, ma un pensiero fugace gli attraversò la mente e decise di ancorarsi in un angolino nonostante cercasse in tutti i modi di scacciarlo. Esisteva un altro modo per poter nuotare in una piscina, e cioè usare quella della Samezuka. Per farlo senza infrangere di nuovo le regole e rischiare un richiamo che avrebbe messo a rischio il club di nuoto, era però necessaria la presenza di qualcuno della scuola che gli desse l’autorizzazione all’ingresso, e la persona che poteva accompagnarlo era una sola.
Così, senza soffermarsi troppo a rimuginare sui motivi e sulle diverse possibilità, si era trovato sulla strada per la casa di Rin. Non aveva idea se il ragazzo fosse già rientrato o meno, anzi, non si era nemmeno posto il problema. Da quando avevano nuotato insieme alla staffetta dei regionali, le cose tra loro sembravano andare molto meglio: Rin era molto meno aggressivo, anche se conservava l’atteggiamento da spaccone con cui lo avevano sempre conosciuto. Non era altro che una facciata, Haruka lo sapeva, l’aveva sempre saputo, dietro la quale si nascondeva una persona perennemente in cerca di certezze e di equilibrio. Si augurava che ora, dopo il loro chiarimento, avesse trovato ciò di cui era alla disperata ricerca. Anzi, in un certo senso sperava anche di farne parte e, dagli sguardi che spesso si vedeva rivolgere dal rosso, aveva la discreta certezza che sarebbe stato così. Una volta conosciuto Rin era impossibile liberarsene, nel bene o nel male rimaneva impresso nella pelle.
Stava ancora riflettendo su questo e sulle strane influenze che la vicinanza di Rin poteva avere anche su di lui, quando si accorse che i suoi piedi lo avevano portato a destinazione, dinnanzi all’ingresso di casa dei Matsuoka. A questo punto, tanto valeva suonare.
Attese solo qualche minuto, ma alla fine invece dell’amico, ad aprirgli fu nientemeno che Gou.
La ragazza sgranò gli occhi davanti a quella visita inaspettata, ma un attimo dopo, gentilmente, lo invitò ad entrare.
«È una sorpresa vederti qui, Nanase-senpai. » commentò con un sorriso. «Se cercavi mio fratello, purtroppo è ancora fuori, ma tornerà presto dagli allenamenti. »
Quindi Rin era ancora a scuola, anzi, alla piscina della scuola. Avrebbe potuto raggiungerlo, ma non era detto che arrivasse in tempo prima che lasciasse l’edificio. Magari si sarebbero incrociati per strada senza vedersi e…
Meglio lasciar perdere.
«Grazie, non importa. » ripose quindi Haruka muovendo un passo indietro per uscire di nuovo.
Gou parve delusa.
«Non andare via. » tentò di trattenerlo. «Sono certa che rincaserà a momenti e gli farebbe piacere vederti. Andiamo, ti preparo una tazza di tè mentre aspettiamo. »
Haruka la fissò indeciso: di solito in quelle situazioni c’era sempre Makoto con lui e non era obbligato a gestire in prima persona quei goffi tentativi di approccio interpersonale, quindi non sapeva bene come muoversi. Era andato a casa di Rin per uno scopo, che si era rivelato impraticabile, quindi ora non vedeva il motivo di fermarsi oltre, ma era anche vero che offendere la manager non rientrava nei suoi piani. Inoltre, chissà perché, anche se l’idea come sempre gli provocava strani turbamenti, rivedere Rin non gli dispiaceva affatto.
«D’accordo. » capitolò infine.
Dopo quella parola, non avrebbe saputo dire come, si ritrovò in cucina con Gou che chiacchierava come se seduta al tavolo, davanti ad una tazza di tè e un vassoio di biscotti, ci fosse la sua migliore amica e non il ragazzo più taciturno e sfuggente del club di nuoto. Ma ormai era chiaro da tempo che lei non era tipo da farsi intimidire da queste cose.
«Sono felice che tu sia qui e che le cose tra voi e mio fratello vadano bene. » disse soffiando sopra la sua tazza fumante. «Ora tornerà a casa più spesso invece che passare anche i weekend in dormitorio e sarà possibile avvicinarsi a lui senza rischiare di essere sbranati. »
Ridacchiò e Haruka si chiese cosa ci fosse di divertente in tutto ciò: loro avevano passato le pene dell’inferno per riallacciare con Rin un rapporto decente.
«Mikoshiba-san dice di aver visto nel suo armadietto una vostra vecchia foto di gruppo ed è abbastanza sicuro che ce ne sia anche una tua. »
«Mikoshiba…? »
Ora il ragazzo era perplesso, forse più dal fatto che Gou parlasse con il capitano della squadra avversaria che dal fatto che Rin tenesse foto potenzialmente compromettenti nel suo armadietto.
«Oh, sì, a volte ci sentiamo. Si chiacchiera, sai? Tra appassionati di sport… »
Stranamente le guance di Gou sembravano più rosee del solito e il suo modo di parlare si era fatto più affrettato.
«Comunque lasciamo perdere Mikoshiba-san! Non trovi fantastico che mio fratello abbia una tua foto nell’armadietto? Quando era piccolo aveva tappezzato la stanza di foto di gruppo fatte con la squadra. Sapessi quanto vi invidiavo! »
Lo sguardo di Haruka saettava dal volto di Gou alla sua tazza, sollevandola ogni tanto per sorseggiare la bevanda calda e chiedendosi per l’ennesima volta come fosse finito lì ad ascoltare quelle storie.
«Pensa che una volta l’ho beccato con la vostra foto sotto il cuscino! » continuò la ragazza con gli occhi che brillavano. «Sì, sì, davvero! Si era addormentato tenendola in mano come un porta fortuna, era davvero carino! E, a proposito di dormire, sai che da piccolo non si staccava mai dal suo delfino di peluche? Diceva che senza non sarebbe riuscito a riposare come si deve e che di conseguenza non avrebbe potuto nuotare a dovere il giorno dopo. Già all’epoca s’impegnava tanto! E dire che quando papà ci ha portati la prima volta in una piscina, lui era terrorizzato dall’acqua! » Haruka proprio non riusciva ad immaginare Rin spaventato, non dall’acqua almeno, ma la ragazza non perse tempo a descriverglielo a parole, anzi balzò in piedi battendo le mani entusiasta ed esclamando: «Da qualche parte dev’esserci un vecchio album di foto! »
Pochi istanti dopo gli stava mostrando, con gli occhi che brillavano, vecchie immagini di un Rin tanto diverso eppure in un certo senso tale e quale a quello attuale. C’erano fotografie di famiglia al mare, o ritratti di Rin da bambino con vari trofei e medaglie, ma non erano quelle a cui puntava Gou. La sua attenzione infatti si soffermò su una che lo ritraeva rannicchiato su un letto e abbracciato ad un delfino di peluche gigante.
«Eccolo, eccolo! Non è adorabile, Nanase-senpai? » esclamò.
Haruka scrutò l’immagine e, in quel bambino dall’aria innocente, dai ciuffi sparsi sul cuscino e dalle lunghe ciglia abbassate sulle guance paffute, riconobbe l’amico com’era stato un tempo, prima che uno sciocco fraintendimento li dividesse. Senza che se ne rendesse conto gli angoli della sua bocca si piegarono leggermente all’insù.
Ovviamente a Gou non doveva essere sfuggito quel particolare, infatti sfilò l’immagine dalla pagina dell’album e gliela porse.
«Te la regalo. » disse con semplicità. «Così sarete pari. »
Haruka la fissò sconcertato, chiedendosi se fosse il caso di rifiutare, ma questo avrebbe significato dover trovare delle spiegazioni e delle giustificazioni, e non era certo di averne voglia. Inoltre doveva ammettere che Rin in quella foto era davvero tenero e il fatto che stesse abbracciando un delfino gliela faceva apprezzare ancora di più.
«Non so se…» iniziò, giusto per circostanza, ma la ragazza gliela spinse in mano.
«Insisto. »
Era il tono che Gou usava durante gli allenamenti quando proponeva loro un nuovo programma, quindi era chiaro che non avrebbe accettato di essere contraddetta. Di conseguenza Haruka capitolò e mise la foto in tasca.
Evidentemente la ragazza ne fu soddisfatta perché sorrise e subito dopo sviò il discorso indicandogli una nuova foto dove un Rin di pochi anni fissava con sguardo colpevole un lenzuolo bagnato steso in giardino.
«Quando bagnava il letto si giustificava dicendo che aveva sognato di nuotare. » spiegò con una risatina e Haruka questa volta dovette portare una mano a coprire le labbra per evitare di mostrare di stare a sua volta ridendo.
Notando quella reazione, la ragazza proseguì nel proprio intento, certa che anche Haruka, in fondo si stesse divertendo.
Si stavano soffermando sulla foto di un piccolo Rin vestito da medusa ad una recita scolastica, quando il rumore della porta d’ingresso che si apriva e si chiudeva li distrasse e la voce del Rin del presente riecheggiò nell’ingresso.
«Sono a casa! Gou, ci sei? »
Alzando gli occhi dall’album, Haruka lo vide entrare in cucina e notò questa successione di emozioni sul suo volto: stupore nel vederlo, allarmismo nel notare cosa stavano guardando, profondo imbarazzo e infine irritazione verso la sorella e l’amico che stavano ridendo di lui.
«Haru, che diavolo ci fai qui?! » fu la prima cosa che esclamò, immediatamente seguita da: «Gou, ti sei bevuta il cervello?! Cosa gli stai facendo vedere? »
Con uno scatto felino afferrò l’album e lo richiuse, sottraendolo alle grinfie dei due osservatori impenitenti.
«Non osate mai più ridere alle mie spalle! » ringhiò.
«Non stavamo ridendo alle tue spalle. » obiettò Gou, calmissima. «Semplicemente stavo mostrando a Nanase-senpai quanto potevi essere carino da piccolo. »
Apparentemente insensibile a quella scenata, Haruka aveva però notato quanto si fossero arrossate le guance del ragazzo, certamente per l’imbarazzo, molto probabilmente per il fatto che quell’imbarazzo fosse stato provocato da lui.
«In ogni caso non hai ancora risposto alla mia domanda. Che ci fai qui, Haru? » ribadì Rin rivolgendosi finalmente a lui.
«La piscina dell’Iwatobi è in manutenzione. » fu la semplice risposta.
Il che spiegava molte cose e portava Rin a dedurre l’ovvia conclusione.
«Quindi vuoi venire alla Samezuka. »
Era un’affermazione, non una domanda e Haruka non ritenne necessario rispondere.
«Vengo proprio dalla piscina, ma se si tratta di nuotare con te non mi farò certo pregare. » continuò il rosso rimettendosi in spalla la borsa che aveva posato a terra. «Coraggio, muoviamoci! »
Haruka si alzò e chinò appena il capo in segno di saluto verso Gou, che nel frattempo li fissava con espressione maliziosa ed un sorriso fin troppo luminoso. La foto che gli aveva dato era chiaramente percepibile nella tasca dei suoi pantaloni e, mentre seguiva Rin attraverso l’ingresso, una domanda nacque spontanea sulle sue labbra.
«Bagni ancora il letto quando sogni di nuotare? »
L’espressione di Rin quando si voltò nella sua direzione fu impagabile, qualcosa che avrebbe meritato di finire in quell’album dei ricordi.
In quel momento decise che prima o poi avrebbe dovuto fargli anche un altro genere di domanda, cioè perché una sua foto, sua e non della squadra, si trovava nel suo armadietto. Ma l’avrebbe fatto quando lo sguardo di Rin fosse stato meno assassino.

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