Kamen /// Third Feeling: Deceit (First Part)

Nov 17, 2009 07:30



Ciao!

Che felicità, finalmente sono riuscita a finire il terzo capitolo ^_^
Fra la fiera cavalli lo scorso week end e altre amenità questo capitolo esce molto in ritardo.
Gomen nasai!!!! *bow*
Rimando ai commenti poi per dire la nostra sulle varie fasi del capitolo, non posso rovinare la suspance.. però.. che colpo di scena!
Solo una precisazione: da questo capitolo non riesco più a trattenermi e metto qualche commentino quà e là durante la storia, spero che non disturbi la lettura. Fatemi sapere..
Ecco il capitolo... douzo!



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Title: Kamen //Can you look right through me?//
Pairing: Akanishi Jin x Kazuya Kamenashi //Akame//
Genre: Romance. Angst, Fluff
Rating: NC-17
Disclaimer: I don't own any of the characters in this story. I don't make profit with this.
Author: Yumiko Okahawa: journal GREEN FEELINGS

Summary: I sentimenti sono come maschere che indossiamo per comunicare il nostro io più profondo. Ma qualche volta ci scopriamo a usare queste maschere per nascondere il nostro vero io.. Quanto Jin sa leggere le emozioni di Kazuya; quanto Kazuya capisce realmente Jin? Dopo essere stati insieme per così tanto tempo, alcune cose iniziano a cambiare, e i sentimenti a scomparire dietro delle maschere.
.
Okay, chi ha scritto "Jin, idiota" per lo scorso capitolo? *alzare le mani*
Credo che sia stato un finale inaspettato, no?

Spero che anche questo capitolo vi piaccia ♥♥♥

A/N#2: Kamen (仮面) is Japanese for Mask.


Third Feeling: Deceit (First Part)

“Questo è meglio di qualsiasi cibo.”

Kazuya si rabbuiò, mentre Ueda inclinava la testa all’indietro e buttava giù in un solo sorso l’energy drink. Sostituire il cibo con queste bevande eccitanti non faceva certo bene alla salute.

“Hah”, sospirò Ueda, appoggiando il bicchiere al tavolo. “Per oggi sono a posto.”

Koki gli gettò un’occhiata e si accigliò, come Kazuya. “Per oggi? Ueda, dovresti mangiare qualche cosa.”

“E’ sufficiente. Non sento la fame.”

“Il che non significa che tu non abbia fame”, disse Nakamaru, scuotendo la testa. “Sei solo pelle e ossa.”

“E muscoli”, aggiunse Ueda. “Li vuoi vedere?”

Nakamaru bloccò Ueda nel momento in cui si stava togliendo la maglietta. “Tutti noi li abbiamo già visti abbondantemente, Tatsuya.”

Ueda gli lanciò un sorriso abbagliante e poi rimise le braccia sul tavolo. “Pensavo che fossi già partito per Oosaka, Kame.”

“Parto domani mattina”, disse Kazuya, mentre apriva il suo cellulare. “Dove sono Jin e Junno?”

Koki scrollò le spalle. “Probabilmente Taguchi sta ancora dormendo.”

In quel momento, la porta si aprì e Jin entrò frettolosamente, mormorando un “Buona sera”, prima di sedersi di fianco a Nakamaru.

Kazuya gli gettò un’occhiata, vide che aveva gli occhi stanchi e si chiese che cosa fosse successo. Sembrava preoccupato.

Dopo che anche Taguchi li raggiunse, la band iniziò la riunione. Kazuya aveva avuto la maggior parte della settimana di riposo, così non si sentiva particolarmente stanco. La riunione durò più del previsto, era già buio quando lasciarono il Jimusho.

In silenzio, Kazuya camminò a fianco di Jin fino alla propria macchina. “Parto domani mattina.”

Jin annuì e si appoggiò contro il freddo metallo della portiera. “Lo so. A che ora?”

“Devo essere alla stazione alle dieci.”

“Vengo io da te o tu da me?” Jin chiese semplicemente.

Kazuya sorrise. “Mi piacerebbe dormire nel tuo letto questa notte.”

Gentilmente, Jin gli accarezzò la guancia e sorrise. “Okay, allora ci troviamo da me.”

Kazuya lo guardò, mentre saliva sulla macchina e partiva, prima di entrare a sua volta nella propria e seguirlo.

“Guidi troppo veloce”, commentò una volta arrivati al parcheggio, mentre usciva dalla macchina e prendeva la sua borsa.

Jin gli gettò un’occhiata. “Risparmiamelo, Kazuya.”

“Ok, ma non vorrei ridurmi come Yamapi dopo che Ryo ha avuto quell’incidente di macchina.”

“Non guido come lui; non ti preoccupare”, disse tagliando corto Jin.

Non parlarono più, sia in ascensore che nel corridoio che portava all’appartamento. Jin aprì la porta e fece entrare Kazuya.

Erano entrambi silenziosi e Jin era contento così.

Non era di buon umore, ad essere sinceri. Per prima cosa questa mattina si era ritrovato nuovamente sbattuto sulle prime pagine dei giornali di gossip. L’articolo riportava fotografie di lui in un club, in compagnia di una donna. L’autore dell’articolo non era stato gentile con lui, e sicuramente Jin avrebbe avuto problemi con il Jimusho.

A peggiorare il suo umore, il pensiero di Kazuya lontano per due settimane.

Jin guardò il più giovane aprire il frigorifero come se fosse quello di casa sua. A Jin questo piaceva. Gli piaceva che Kazuya si comportasse come se quella fosse casa sua.

Jin non l’avrebbe mai detto, non l’avrebbe mai ammesso, ma Kazuya gli sarebbe mancato terribilmente.

Era stato così anche gli anni precendenti.

Il primo anno, dopo che si erano appena messi insieme, si era trattato di un senso di mancanza diverso. Il loro amore era fresco e tutto era nuovo per loro, così quel primo anno era stata la mancanza della sensazione di eccitazione che provava solo a guardare Kazuya.

Quel primo anno a Jin era mancato il sesso.

Ma ora, questa sensazione si era trasformata in qualche cosa di diverso. Gli mancava ancora il sesso, in quelle due settimane senza Kazuya, ma più di quello gli mancava la presenza stessa del più giovane.

Tornare a casa insieme, sedersi insieme a mangiare, queste cose semplici erano diventate un abitudine che aveva creato dipendenza.

Odiava come l’odore di Kazuya lentamente scompariva dalle lenzuola mano a mano che passavano le notti in cui non dormiva nel letto di Jin.

L’anno scorso, Jin era andato a casa di Kazuya dopo una settimana di assenza e aveva dormito nel suo letto. Kazuya non l’aveva mai scoperto.

Jin non avrebbe permesso che lo sapesse. Era la sua debolezza, amarlo in quel modo; non c’era bisongo che Kauzya sapesse quanto potere aveva su Jin; quanto possedeva della sua anima.

Sobbalzò, quando sentì una mano afferrargli dolcemente il braccio. Kazuya lo stava guardando con occhi tristi.

“Cosa c’è che non va, Jin?”

Il più grande sorrise e scosse la testa.” Tutto a posto”.

Kazuya si avvicinò e lo abbracciò. “Sembri esausto.”

“Lo sono”, ammise Jin e lasciò che l’altro lo tenesse stretto; si appoggiò a Kazuya , cercando conforto.

“Hai avuto guai a causa di quell’articolo?”

Jin rimase in silenzio. Ovviamente, Kazuya era a conoscenza dell’articolo. Foto e pettegolezzi erano fioccati numerosi, ultimamente. “Sono solo stanco di leggere questo genere di articoli”, mormorò e si tirò indietro. “Non capisco cosa ci sia di male nel divertirsi un po’ nei clubs.”

“Niente di male, se si trattasse solo di questo.”

“Cos’altro c’è?”

“Sei sempre ubriaco, e sempre con una donna fra le tue braccia, Jin.”

“Aspetta”, lo interruppe Jin. “Avevi detto di non essere geloso.”

Kazuya scosse la testa. “Non lo sono. Beh, dopo tutte le foto che girano ultimamente, sarei un partner veramente distratto se non fossi geloso, ma so che posso fidarmi di te. So che almeno non sei serio con loro.”

“Ci divertiamo e basta, Kazuya. Sai che non mi interessano in quel modo.” Jin lo afferrò per le braccia e fece in modo che Kazuya lo fissasse negli occhi.

“Lo so, ho detto che mi fido di te.” Ed era vero. Sapeva che Jin amava conoscere gente nuova e che era sempre affascinato da chi parlava bene l’inglese. Era più o meno tutto l’interesse che aveva per questi amici dei clubs. “E’ solo..”, iniziò la frase, per poi fare un gesto impotente. “Nessuno ti conosce come ti conosco io.”

“Questo che cosa significa?”

“Che la tua immagine è troppo negativa, Jin”, disse Kazuya con cautela. Proprio perchè conosceva molto bene Jin, sapeva fino a che punto poteva permettersi di criticarlo.

“Negativa?” ripetè Jin.

“Sei un idol, Jin. Un idol non passa notti fra alcohol, feste, clubs fino all’alba e..” Kazuya deglutì. “..non dà l’impressione di cambiare amante come se si cambiasse d’abito.” [Nota della traduttrice: e meno male che sapeva fino a che punto poteva permettersi di criticarlo!!!! Cosa voleva fare, sputargli anche in faccia già che c’era??? Povero JinJin..]

Jin lo guardò per un attimo, incredulo. “Pensi veramente questo?”

“E’ quello che fai credere alla gente, no?”

“Jin lasciò le spalle del più giovane e sbuffò. “Non posso crederci.”

“Davvero, Jin, non dovresti..”

“Non lo fare”, disse Jin bruscamente mentre si girava dall’altra parte. “Non ti permettere di dirmi quello che posso o non posso fare.”

“Sto solamente dicendo la verità.” Disse Kazuya con calma.

“Oh, certo. Dal momento che tu sei l’idol perfetto.” Jin uscì dalla cucina. “Non sei mai stato visto in nessun club, nè ubriaco né tantomeno con donne; sei sempre perfetto, sei gentile con tutti e tutti ti adorano.”

Kazuya lo seguì. ”Jin..”

“Tutti ti amano, perché tu non faresti mai delle foto di nudo in un letto con una modella; non ti faresti mai vedere barcollare per la strada all’alba.” Jin lanciò a Kazuya un’occhiata gelida. “Non provarci nemmeno, a farmi fare questa parte.”

Kazuya cercava di mantenersi calmo. Jin era di malumore; non voleva veramente dire quello che stava dicendo. “Non è colpa mia se stai attirando cattiva pubblicità, Jin.”

“Infatti. Quindi non intrometterti.”

“Volevo solo aiutarti.”, disse Kazuya avvicinandosi. “Non sei contento che le cose stiano così, no?”

Jin sollevò gli occhi al cielo. “Non cercare di somministrarmi queste psico-cazzate. Guidi troppo veloce, Jin”, ripetè le parole di Kazuya. “Bevi troppo, la tua immagine è troppo negativa. Ma davvero, risparmia il fiato; non ho bisogno che mi insegni nulla.”

Faceva male; sentire Jin parlargli in quel modo, comportarsi così, Kazuya non poteva sopportarlo. “Penso che sia meglio se questa notte dormo a casa mia.”

“Solo se hai altri consigli da super-idol da darmi”, rispose Jin, cercando di ignorare lo sguardo ferito di Kazuya.

Sapeva di essere ingiusto.

Ma nel profondo, c’era una parte di lui che odiava come Kazuya fosse riuscito a diventare l’idol perfetto mentre lui, Jin, dava l’impressione di essere il Bad Boy.

Se l’era cercata, ma con la fama che si era creato, aveva perso nei confronti di Kazuya ancora e ancora, e il suo ego non poteva sopportarlo.

Così non si mosse mentre fissava Kazuya radunare le sue cose senza mai guardare dalla sua parte.

Si diresse alla porta, si mise le scarpe, si girò verso Jin solo una volta. “Ci vediamo fra due settimane. Abbi cura di te stesso.”

Jin non rispose, non si mosse mentre Kazuya se ne andava. La sua espressione rimase indifferente fino a quando la porta si chiuse in silenzio.

Doveva seguirlo, lo sapeva.

Doveva seguirlo e dirgli che gli dispiaceva, farlo tornare indietro, farsi perdonare per le sue stupide parole; per il suo stupido orgoglio che ancora una volta era stato più importante del suo amore per lui.

E, pur sapendo che doveva, non poteva.

Aveva pensato che questa notte avrebbe amato Kazuya; intensamente e lentamente, per dimostrargli il suo amore, per compensare le due settimane in cui non si sarebbero visti.

Ora, avrebbe passato la notte solo, sentendosi male, sentendosi solo, rimpiangendo quello che aveva detto e fatto.

Avrebbe passato le due settimane senza Kazuya, sentendo la sua mancanza ogni secondo e realizzando, una volta ancora, come sempre, che se Kazuya non era fra le sue braccia, del suo orgoglio non se ne faceva niente.

Nessuno di loro era un chiacchierone, pensò Kazuya.

Parlavano, se qualcuno gli chiedeva qualche cosa. Ma a parte Taguchi, Yokoyama e Koyama, gli altri non erano abituati a iniziare una conversazione. Erano tutti piuttosto passivi.

Così, nel pullman in viaggio verso Oosaka regnava il silenzio.

Subaru stava dormendo su un cuscino blu con il marchio dei Kanjani8. Aveva parlato un po’ nel sonno prima, frasi senza senso che avevano fatto sorridere Kazuya e Tegoshi.

Aveva chiacchierato con Tegoshi per un po’, ma presto si erano stancati. Non che non avessero argomenti, solo che si rilassavano di più a fare le proprie cose.

Così Tegoshi aveva tirato fuori un Nintendo DS e stava giocado. Come Kazuya aveva immaginato, si era stancato presto e ora non giocava più. Il più giovane aveva una mini palla da calcio con lui ed era probabilmente l’unica cosa di cui non si stancava mai. Poteva tirare calci a quella palla in eterno.

Kazuya chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal suono dei palleggi. Tap, tap, tap. Si stava quasi per addormentare.

Ma non poteva. Ogni volta che stava per scivolare nel sonno, Jin appariva nella sua mente, come al solito, ma in questo momento la sua immagine era confusa e gli provocava dolore.

Jin non l’aveva seguito per scusarsi o almeno per cercare di fare pace. Non aveva nemmeno chiamato.

E dal momento che entrambi erano testardi, nemmeno Kazuya l’aveva fatto. In questo modo, si erano separati litigando e questo a Kazuya non piaceva per niente. Ma non voleva nemmeno mollare.

Avrebbe sentito la mancanza di Jin dolorosamente, come sempre. Ogni anno, da quando erano diventati una coppia, Kazuya non aspettava certo con ansia il tour di Dream Boys. Passava sempre le sue notti desiderando Jin al suo fianco e i suoi giorni pensandolo.

Subaru sollevò la testa di scatto, quando un cellulare iniziò a suonare. Scusandosi, Tegoshi lo rassicurò con la mano. “E’ il mio, torna a dormire, scusami.”

Kazuya osservò Tegoshi mentre controllava chi fosse la persona che lo chiamava e vide il suo viso illuminarsi.

“Senti già la mia mancanza?”

Kazuya sorrise. Aveva risposto nello stesso modo quando Jin l’aveva chiamato l’anno scorso. Un’ora e mezza dopo la loro partenza da Tokyo.

“Non ancora. Sono ancora sul treno”, Tegoshi disse mentre si metteva un dito sulle labbra. “Shhh”, bisbigliò, “Subaru-kun sta dormendo.”

Subaru aprì gli occhi e guardò Tegoshi, che non se ne accorse. Il più giovane era totalmente preso dalla chiamata.

“E’ tutto okay; non sono annoiato, davvero. Posso parlare con Kamenashi-san e ho i miei giochi.” Ridacchiò. “Sì, la palla da calcio.. già, tutto a posto.”

Kazuya ascoltava senza volerlo. Immaginò la madre di Tegoshi dall’altra parte del telefono, preoccupata per il suo grazioso figlio lontano da casa tutto da solo per così tanti giorni. Avrebbe tenuto d’occhio Tegoshi, decise, così che sua madre non si sarebbe dovuta preoccupare.

Dopotutto, Tegoshi aveva la tendenza a cadere dai punti più alti, come Kazuya aveva già notato durante le prove.

“Davvero?” Kazuya notò che Tegoshi aveva abbassato la voce, e ora aveva un sorriso gentile sulle labbra. “Ti chiamo questa sera. Sì, promesso.”

Kazuya pensò che anche lui aveva fatto la stessa promessa in passato; e aveva poi richiamato Jin, dicendogli che stava bene, che avrebbe comprato qualche souvenir per lui e chiedendogli che cosa preferiva.

Tegoshi mormorò un dolce “Bye”, prima di riagganciare.

“Ah”, Subaru sospirò e si sedette. “Quando avevo la tua età, anche mia madre mi chiamava, ogni volta che facevo qualche lungo tour con il gruppo.”

Kazuya si appoggiò allo schienale e sorrise. “Anche la mia. Ora pensa che sono diventato grande, e non mi chiama più.”

Tegoshi girò la testa e arrossì leggermente, evitando di guardarli negli occhi.

Subaru ridivenne serio di colpo. “Non era tua madre.”

Tegoshi sogghignò, scrollando le spalle. “Non ho mai detto che lo fosse.”

“Kame-chan, non era sua madre!”

Kazuya sorrise. “Il tuo partner?”, lo solleticò.

Allungando la mano, Tegoshi gli diede una leggera spinta. “Smettila di chiamarlo così!”

Subaru sogghignava con gusto. Masuda-kun ti parla come se fosse tua mamma?”

“Non come mia madre”, lo corresse Tegoshi. “E’ il mio migliore amico.”

Subaru rise ostentatamente, come a mettere in dubbio le sue parole, e Kazuya guardò Tegoshi per un momento, riconoscendo lo sguardo timido, il rossore che era abbastanza marcato da far capire che il ragazzo mentiva. Rise anche lui.

Kazuya conosceva quelle parole molto bene, conosceva quel comportamento.

Anche lui si era comportato nello stesso modo. Arrossendo quando qualcuno menzionava il loro legame speciale, parlava di quanto fossero attaccati l’uno all’altro. Kazuya aveva sempre dichiarato che erano migliori amici, ancora adesso dichiaravano di essere solo amici, nessuno sapeva di loro.

Apparentemente, a giudicare da come si comportava, Tegoshi era nella sua stessa situazione, provava gli stessi sentimenti, aveva lo stesso segreto.

Ma, in qualche modo, Kazuya pensò mentre guardava fuori dal finestrino, si sentiva anche diverso.

Desiderava di poter tornare a quei primi anni. Tornare al tempo in cui lui e Jin erano stati così innamorati che era difficile nasconderlo agli altri.

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