Guida per riconoscere i tuoi santi in paradiso - puntata #2

Jan 05, 2008 16:39

Puntate precedenti: [0] e [1]. Questo post, come quei due, e' di interesse nullo per chi non fa parte del mondo universitario.
Gioco-storia che riassume il tutto in maniera divertente ma non eccessivamente esagerata:
http://www.oipaz.net/V_Ricercatore.htmlUna lettera scritta da alcuni miei amici (adesso ha fatto il giro del mondo universitario, ma ( Read more... )

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baffo January 6 2008, 12:03:25 UTC
A me sembra, magari te l'ho pure già detto, che il problema non è il sistema dei concorsi. A me che si facciano dei concorsi pubblici per titoli ed esame per assumere professori e ricercatori sembra francamente una cazzata: io se devo contrattare un esperto di qualunque cosa con il quale lavorare mica faccio un concorso. E perchè un'università si dovrebbe comportare in un altro modo?

Le dinamiche dei gruppi di lavoro, come sanno tutti quelli che ci sono passati, non sono solo fondate sulla produttività accademica misurabile ma anche su fattori nascosti - un esempio classico è uno che non scrivere, non ama pubblicare, ma è un eccellente programmatore e sviluppatore di software di ricerca. O magari ti serve uno che sappia parlare il cinese.

Per cui mi va proprio benissimo che non ci siano concorsi ma annunci pubblici di "abbiamo bisogno di un professore di X", e che poi la gente mandi i CV, si facciano dei colloqui e qualcuno decida in modo assolutamente verticale e antidemocratico - come btw si fa in tanti posti che eccellono nella ricerca.

Quello che a noi in Italia per ora manca sono le conseguenze. In questo momento il responsabile che, di riffa o di raffa, contratta il contrattista o fa vincere il concorso al professore o in generale amministra ciò di cui è responsabile non paga (o non gode) molto delle conseguenze delle sue azioni.

Lo vedo in almeno un paio di posti che conosco: professori (ricercatori, dottorandi, perfezionandi...) eccellenti o massimamente inutili (dal punto di vista didattico, della ricerca e dell'amministrazione) sono trattati, pagati etc. esattamente allo stesso modo. E chi ha fatto in modo che avessero quel posto non ha nessuna conseguenza visibile - obv. ce ne sono di invisibili, ma comunque tutto nell'oscurità. Non c'è poi lo spettacolare grant non rinnovato tipo NSF.

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baffo January 6 2008, 12:04:18 UTC
Oh, Cristincroce, volevo dire "mi sembra che il problema non sia", che imbarazzo.

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drpsycho January 6 2008, 12:15:26 UTC
ahah tranquillo, non ci sono grammar nazi qui.
e poi noi siamo vil meccanici, non abbiamo tempo da perdere con le belle lettere (che sono roba da checche).

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drpsycho January 6 2008, 13:05:21 UTC
ah ma infatti la mia conclusione fondamentale (al momento) e' che il sistema preciso e' molto meno rilevante rispetto alle condizioni al contorno.
il confronto tra sistemi formalmente simili (italiano e francese) con esiti diversi, mi sembra una buona dimostrazione di cio'.
e appunto identifico come te il busillis nella diversa responsabilita' che si assume chi opera la scelta. in italia e' nulla. se si abolisse il concorso ma rimanesse la stessa mancanza di responsabilita', la situazione non migliorerebbe (a parte l'essere meno ipocrita: i nepotisti assumerebbero i parenti piu' in fretta e senza scomodare troppe gazzette ufficiali).

poi la mia preferenza per il concorso rispetto all'interview e' basata su principi diversi.
dal punto di vista del datore di lavoro ha assolutamente senso quello che dici tu: ci sono competenze che sono difficili da dedurre dalle normali metriche di produttivita' accademica.
pero' se il posto fisso dev'essere l'investitura a formare le prossime generazioni in un dato campo (anche fuori dall'universita', negli enti di ricerca, la funzione di mentore e' sempre presente e ha un enorme ruolo sociale), direi che comunque ci deve essere una valutazione a tutto tondo in cui la parte fondamentale del curriculum dev'essere comunque cio' che le persone del campo considerano parte essenziale dell'appartenenza al proprio campo.

e' verissimo che, come di solito si capisce fin dall'inizio, avere una qualita' extra-accademica "utile" (tipo essere dei guru della programmazione o dell'elettronica, in un campo dove queste due cose sono ancillari ma indispensabili) facilita enormemente la carriera.
pero' se uno si specializza enormemente nella programmazione, trascurando il proprio sapere nominale fino al punto di non esserne particolarmente piu' esperto rispetto a quando si e' laureato, che vantaggio puo' portare a un'universita' in cerca di un posto da professore?
(o in un ente di ricerca, che cerca persone da mettere in un'attivita' di ricerca come individui autonomi, potenziali propositori di esperimenti?)

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baffo January 6 2008, 14:51:35 UTC
Beh, horses for courses, no? Si tratta di dare a chi fa lo hiring la possibilità di specificare come accidenti sembra a lui (a meno di cose proibite dalla legge, tipo la discriminazione per genere, religione etc.) il candidato che gli piace. O anche di non specificarlo affatto e dire "io assumo Gino perchè con Gino lavoro bene e lo so già". E finita lì. Poi Gino è sua responsabilità.

E poi sai, le qualità extra-accademiche diventano -dopo un certo grado di carriera- qualità profondamente accademiche. Per esempio, la capacità di leggere un bilancio, un business plan o The Economist è accademica o no? Io direi di no, però se vuoi diventare direttore di un dipartimento o rettore è meglio che tu -te- l'abbia ed assai sviluppata.

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baffo January 7 2008, 16:31:26 UTC
>se si abolisse il concorso ma rimanesse la stessa mancanza di responsabilita', la situazione non migliorerebbe (a parte l'essere meno ipocrita: i nepotisti assumerebbero i parenti piu' in fretta e senza scomodare troppe gazzette ufficiali).

Dipende. Il problema ruota come dici tu intorno al principio di responsabilità, che trova un'applicazione fondamentale in ambito giuridico-amministrativo. Un individuo legittimato a prendere scelte importanti (DA SOLO) risponde tanto più pesantemente di esse quanto cresce il potere di cui è investito. Sembra banale, ma frammentando le responsabilità di una decisione tra i soggetti del collegio che l'ha emanata, il meccanismo del concorso rende assai difficile quando non impossibile la sanzione (in senso lato) di una scelta sbagliata. Il sistema dei concorsi, così com'è abusato nel nostro ordinamento, nascondendosi sotto il paravento dell'imparzialità (oltretutto dimostrandosi insufficiente a garantirla) sgretola il principio di responsabilità e genera un cattivo andamento delle cose. Oltre a una questione di malafede e giochi di potere (ci sono anche in Francia, infatti ;-))non si può negare la mentalità piuttosto deresponsabilizzante che pervade tutta l'amministrazione pubblica, dal semplice impiegato al vertice, e un sistema di cose per cui si va avanti solo ad anzianità. Quella mancante, certo, è la volontà politica di prendere ad esempio i casi sani e funzionanti e riformare in tal senso (e questo, per forza, sta ai vertici..)

Francesca

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drpsycho January 7 2008, 16:37:17 UTC
probabilmente hai ragione. pero' e' tutto vano se manca una verifica seria, cioe' se chi sbaglia non paga.

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