The Next Best Thing (by Emma Grant) 1/3

Nov 17, 2010 00:34


Titolo originale: The Next Best Thing (Sai che c'è di nuovo?)
Autore originale: Emma Grant
Traduttori: shinu, Gaia Mayse
Beta: Ran_yuu, SimplyRobi, Zephan
Rilettrice: TerryConty90
Note Traduttore:
Note beta:
Note rilettore:
Rating: Nc-17
Generi: Romantico
Avvertimenti: Slash, Sesso Descrittivo

Attenzione:

Questa storia è stata tradotta grazie al progetto Drarry Translations Potete trovare l'elenco completo delle storie tradotte finora QUI.

Link alla storia originale: http://archive.skyehawke.com/story.php?no=12848

Disclaimer:

I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece del suo autore e questa è una traduzione amatoriale ed autorizzata. occorre quindi un esplicito consenso da parte di autore e traduttore per estrapolare parti e/o citazioni dalla storia stessa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Trama: Come fa un ragazzo a farsi notare da una ragazza? Ma fingendosi gay, ovviamente!



"Da quando Pansy Parkinson è diventata così maledettamente sexy??"

Ron ridacchiò e prese un sorso dello scotch&soda che teneva in mano. Non si diede neppure la pena di attraversare con lo sguardo l'affollata reception fino al punto in cui stava la ragazza, circondata da persone attraenti vestite elegantemente. "Era ora che te ne accorgessi, amico."

Harry scosse la testa, incapace di distogliere lo sguardo dalla forma del sedere di Pansy al di sotto della stretta gonna nera che indossava. "Non è mai stata così in forma a scuola."

Dall'altra parte della stanza, Pansy rise, inclinando la testa all'indietro e i corti capelli scuri le sfiorarono le spalle, ondeggiando a tempo con la musica. Il suo viso era sufficientemente girato verso di loro da permettere ad Harry di scorgere un luminoso sorriso. Egli scosse nuovamente il capo, non riuscendo a credere di esserselo perso in tutti quegli anni.

"Su chi state sbavando voi due?" Neville sbucò da dietro la spalla di Ron con un bicchiere di Martini in mano. "Oh, la Parkinson?" Sbuffò e bevve un sorso del suo drink verde brillante.

"Che c'è?" chiese Harry, girandosi a fronteggiare Neville. "Sai qualcosa su di lei?"

Le labbra di Neville si incresparono, dando l'impressione che stesse cercando di non sorridere. "So solo che non avresti nemmeno una chance con lei."

"Perché no?" chiese Ron, suonando offeso per conto di Harry. "Harry non è mica brutto."

Neville inarcò le sopracciglia. "Oh, lo so. Ma fidatevi di me -- non è il suo genere."

Fu il turno di Harry di ridacchiare. "Come potresti tu sapere qual è il suo genere?"

Neville emise un gemito di finta esasperazione. "Per una volta fidati di me, va bene? Ti basti sapere che con lei avrei io più possibilità di te."

Ron fece un suono strozzato. "Non scherziamo, Neville. Tu sei gay."

Neville sorrise. "Appunto."

Harry scrutò Neville, poi Pansy, poi di nuovo Neville. "Aspetta un momento -- vuoi dire che il suo genere sarebbe... che le piacciono uomini che sono gay?"

"Suona un po' come un autogol," commentò Ron con uno sbuffo.

"A dire il vero è patetico," sospirò Neville. "Ma è uscita con una serie di uomini che hanno fatto coming out entro una settimana dopo aver rotto con lei. A cominciare da voi sapete chi."

Harry lasciò quasi cadere a terra il suo bicchiere. "Che cosa?"

Neville roteò gli occhi. "Oh, non lui, per amor del cielo. Intendevo Malfoy."

"Draco Malfoy?" ripeté Harry. "Non sapevo fosse gay."

Questa volta sia Neville che Ron parvero increduli.

"Come facevi a non saperlo?" chiese Neville.

"Già, amico," intervenne Ron. "Persino io lo sapevo."

Harry sentì le proprie guance avvampare, e spostò di nuovo lo sguardo verso il punto in cui si trovava Pansy. Era radiosa, bella, piena di stile -- tutto quello che lui desiderava in una donna. Avrebbe potuto stare a fissarla per ore, semplicemente ammirandola. E per uno strano scherzo del destino lei non si sarebbe mai interessata ad un tipo come lui. "Non è giusto," sospirò, voltandosi nuovamente verso gli amici.

Il sorriso che gli fece Neville fu malinconico e il ragazzo evitò lo sguardo di Harry.z88;

* * *

Gli venne in mente mentre era sotto la doccia e si insaponava il volto con gli occhi ben serrati. Fu un pensiero così geniale che li aprì per la sorpresa, il che lo portò solamente ad imprecare e a sciacquarli per diversi minuti sotto al getto d'acqua.

Prese la metropolvere fino in ufficio e andò dritto al terzo piano, senza nemmeno curarsi di bussare alla porta di Neville prima di irrompere dentro.

"Harry?" domandò Neville, alzando gli occhi dalla pergamena su cui stava scrivendo. "Va tutto bene? Sembri un po'--"

"Posso parlarti di una cosa?" proruppe Harry, chiudendo la porta alle sue spalle. Neville annuì in risposta e Harry non aspettò di venire invitato prima di accomodarsi sulla sedia di fronte alla sua scrivania. "Ho ripensato a quello che mi hai detto l'altra sera."

Il viso di Neville si illuminò. "Riguardo all'inchiesta sulla Randkings? É fantastico, visto che--"

"No, no," disse Harry, agitando le mani. "Riguardo a Pansy Parkinson." Neville lo fissò come se non credesse sul serio a quello che aveva appena sentito. Harry decise di proseguire prima di perdersi d'animo. "L'altra sera hai detto che le piacciono gli uomini che sono gay, quindi stavo pensando--"

"Oh, no," lo interruppe Neville, affondando nella sedia. "No-no-no. So cosa stai per dire e lascia che ti dica subito che è una cattiva idea."

"Vuoi ascoltarmi prima?" sbottò Harry. "Stavo pensando che potrei fingere di essere gay, giusto il tempo di attirare la sua attenzione, e poi--"

"Lasciare che lei ti faccia cambiare idea?" completò Neville. "Harry, è un'idea orribile."

"No, è geniale!" esclamò Harry. "Farò finta di essere confuso e lei vorrà provare a convertirmi, sarà favoloso!"

"Ma ti ascolti quando parli?" sbottò Neville. "Non puoi semplicemente fingere di essere gay! Non funziona in quel modo!"

"Tu potresti aiutarmi," suggerì Harry. "Infatti, stavo pensando che potresti fare finta di essere il mio ragazzo."

Nel sentirlo, Neville serrò la mascella. "Io ho un ragazzo."

Harry arrossì. "Davvero?"

"Bell'amico che sei," si lagnò Neville. "Non che mi aspettassi qualcosa di diverso."

"Eddai, Neville," disse Harry. "Per favore, aiutami. Lei mi piace veramente."

"Non la conosci nemmeno."

"Beh... sono sicuro che mi piacerà quando riuscirò a conoscerla."

Neville alzò gli occhi al cielo. "Vuoi solo scopartela. Per lo meno sii sincero riguardo alle tue motivazioni."

"Sì, naturalmente," sorrise Harry. "Questo vuol dire che mi aiuterai?"

Neville chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. "Hai una minima idea di dove ti stai infilando?"

"Nelle sue mutandine. Sempre ammesso che le indossi."

Neville alzò lo sguardo su di lui e si accigliò. "Bene. Ma non incolpare me quando tutto questo andrà a rotoli." Fece un sospiro e poi proseguì quasi con riluttanza. "C'è una festa a Brighton sabato sera, e io e Louis ci andremo."

"Chi è Louis?" chiese Harry.

Neville gli lanciò un'occhiataccia prima di continuare. "E scommetterei dieci galeoni che Malfoy ci sarà, e se c'è Malfoy, lei gli starà addosso."

"Perché Malfoy?"

"Sono amici," chiarì Neville. "Se lo chiedi a me, ne è ancora innamorata. Il che spiegherebbe un sacco di cose. Ad ogni modo, se ti metti un po' in ghingheri e fai del tuo meglio per sembrare interessato ad ogni ragazzo che vedi, potresti attirare il suo sguardo. Dopodiché io non voglio più averci nulla a che fare."

"Sei il migliore, Neville," esclamò Harry, con un largo sorriso.

Neville borbottò sottovoce qualcosa sul desiderare che Harry se ne fosse accorto prima, ma non sollevò lo sguardo quando Harry lasciò la stanza.

* * *

Venne fuori che Louis era Louis Lampkin, un Tassorosso che aveva cominciato a frequentare Hogwarts due anni dopo di loro.

La presenza di Harry lo rese sorprendentemente nervoso, facendolo inciampare nelle parole e sistemarsi i capelli praticamente ogni minuto. Questo in ogni caso non gli impedì di parlare come un treno.

Mentre Louis chiacchierava, Neville aggiustò l'abbigliamento di Harry con qualche incantesimo scelto. I suoi movimenti erano ancora un po' rigidi, come se stesse lottando per contenere la sua irritazione di fronte al fatto che il suo ragazzo sembrasse più interessato ad Harry che a lui.

"Dunque," disse Harry, falciando Louis nel bel mezzo di una descrizione, piuttosto dettagliata, di una delle ultime volte in cui l'aveva visto giocare a Quidditch "come vi siete conosciuti tu e Neville?". Louis rimase attonito per esattamente un secondo, e poi riprese a parlare con tanto entusiasmo quanto ne aveva appena avuto per il Quidditch.

Due minuti dopo, nel mezzo di una storia che era decisamente un po' troppo minuziosa per il benessere di Harry, Neville in un atto di misericordia interruppe il suo ragazzo. "Tesoro, andresti a prendere un pettine dal bagno qui di fronte?" Louis ballonzolò via e Neville si avvicinò ad Harry a sufficienza da sussurrargli all'orecchio. "Sei sicuro che ti sentirai a tuo agio con tutta questa storia?"

"Naturalmente," replicò Harry. "Starò bene."

Neville parve esitare. "Allora... quanto lontano vuoi spingerti?"

Harry batté le palpebre. "Cosa vuoi dire?"

"Cosa faresti per guadagnarti la sua attenzione? Flirteresti con un uomo? Lo baceresti?"

Harry deglutì. "Io... io non ci ho veramente pensato."

"Lo immaginavo" commentò Neville, lanciandogli uno sguardo avveduto.

Harry sentì le sue guance arrossarsi. "In realtà ho già baciato un uomo prima d'ora, lo sai."

Neville sembrò sentirsi a disagio. "E sappiamo entrambi quanto ti sia piaciuto, no?" Sospirò e gli diede quasi esitante una pacca sulla spalla. "Ascolta, questa festa è... beh, in genere è un gran luogo per rimorchiare, e devi mettere in conto di venire abbordato." Esaminò la silhouette di Harry e rialzò lo sguardo. "Un sacco."

"Beh, dovrò soltanto farmi notare velocemente da lei."

"E se non succede?"

Harry si costrinse a fare un sorrisetto arrogante. "Non ti preoccupare, Neville. Funzionerà."

Neville aprì la bocca per ribattere, ma prima che riuscisse aggiungere qualcos'altro Louis irruppe con il pettine in mano.

* * *

Si smaterializzarono tutti insieme, Louis aggrappato ad un braccio di Neville e Harry all'altro, dato che solo lui sapeva dove stessero andando. Ricomparvero in un garage illuminato soltanto da una freccia scintillante che qualcuno aveva incantato affinché galleggiasse in aria, puntata su un uscio chiuso. Luci e suoni filtravano dai bordi della porta, che pareva pulsare a tempo con un ritmo di bassi.

"Pronto?" chiese Neville, piantando un gomito nel fianco di Harry. Sembrava preoccupato.

Harry gli sorrise, sebbene in modo un po' rigido. "Certamente. Entriamo, ok?"

Neville non parve convinto, ma Louis squittì e li trascinò verso la porta. Harry lo seguì, cercando di ignorare la propria crescente apprensione.

Neville spalancò la porta e i tre entrarono nella stanza. C'era della musica, amplificata magicamente fino ad un volume che sfiorava l'assordante. L'aria sopra le loro teste era piena di fuochi artificiali in miniatura che brillavano e mandavano scintille contro il soffitto, simili a luci da discoteca. Vassoi di cibo e bevande svolazzavano in giro, incantati in modo da indugiare davanti a chiunque si fosse fermato a guardare cosa contenevano. Uno di questi, contenente in ugual misura condom e tortini a misura di boccone, urtò Harry mentre passava, e un uomo muscoloso senza maglietta lo salutò da una delle confezioni di preservativi. Il vassoio cominciò a librarsi in cerchio per mostrare ad Harry le sue merci, così lui gli diede le spalle il più velocemente possibile.

Louis stava spingendo Neville tra la gente, ballando già a tempo con il ritmo martellante. Harry cercò di seguirli, ma c'erano così tante persone nella stanza che faceva fatica a stare loro dietro. Qualcuno alle sue spalle lo palpò, e quando si voltò un uomo gli strizzò l'occhio con aria lasciva prima di svignarsela tra la folla. Nel momento in cui Harry si voltò di nuovo, Neville e Louis non si vedevano da nessuna parte.

"Merda," sibilò, incrociando le braccia sul petto rivestito da una camicia luccicante. La gente gli lanciava buffe occhiate, e alcuni lo stavano addirittura indicando mentre sussurravano. Perché aveva creduto che sarebbe stata una buona idea? Avrebbe soltanto istigato ancora i giornali e al lavoro non avrebbero più finito di lagnarsene.

Decise di fare un giro della casa, spostandosi da una stanza all'altra come meglio poteva. Prima o poi si sarebbe imbattuto in Neville. In un minuto riuscì a farsi rovesciare addosso un drink mentre il suo proprietario si accigliava irritato, fino a quando non lanciò un'occhiata ad Harry e si offrì di leccarglielo via. Harry rifiutò cortesemente e continuò a farsi strada verso la stanza successiva, che era affollata esattamente come la precedente . Si fermò nel mezzo e cominciò a ruotare lentamente, cercando di esaminare i volti al meglio delle sue possibilità.

"Potter?"

Harry trasalì -- conosceva quella voce. Girò la testa fino ad individuare Draco Malfoy, sgradevolmente vicino, che lo fissava. Era vestito in maniera impeccabile e appariva abbastanza diverso da com'era l'ultima volta che Harry l'aveva visto. Naturalmente, era accaduto diversi anni prima e nessuno dei due era stato se stesso fino al concludersi della Guerra. E neppure uno di loro aveva indossato pantaloni tanto aderenti, al tempo. Harry si incupì.

"Devo ammettere che sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere qui stasera." Malfoy inarcò un sopracciglio e lasciò che il suo sguardo scivolasse lungo i pantaloni piuttosto stretti che Neville aveva trasfigurato a partire dai jeans di Harry.

Harry si ritrovò completamente senza parole. Si era aspettato di venire abbordato, ma non da qualcuno che conosceva realmente. O meglio dire che disprezzava. Ma non che avesse mai conosciuto davvero Malfoy, dopo tutto. Serrò le labbra sforzandosi di non accigliarsi.

"Pare che tu non abbia nulla da bere," disse Malfoy, mentre uno strano sorriso gli faceva capolino agli angoli della bocca.

Harry aveva una risposta sarcastica sulla punta della lingua, ma il pensiero che Pansy avrebbe potuto essere nelle vicinanze lo tenne a freno. Si costrinse a mostrargli tutto quello che riuscì a racimolare di un sorriso. "Sono solo appena arrivato, in verità. Non è che potresti mostrarmi il bar?"

Malfoy lo scrutò per un momento prima di girarsi e farsi strada tra la folla. Harry fece del suo meglio per stargli dietro, e cercò di ignorare gli sguardi che si posavano su di lui al seguito di Malfoy. Ricevette anche un paio di pizzicotti, ma continuò a seguirlo, tenendo gli occhi fissi sulla sua nuca. Sperò che la zona del bar fosse meno gremita.

Non lo era. Malfoy si aprì la strada verso un elaborato bar in mogano che sembrava essere stato trasfigurato a partire da un antico armadio cinese. Scomparve momentaneamente alla vista e Harry cercò di non mostrarsi tanto a disagio quanto si sentiva realmente a stare in piedi lì, nel mezzo della folla, da solo.

"Ehi," gli sussurrò una voce all'orecchio. Si voltò e vide un uomo a petto nudo dagli appuntiti capelli blu che lo occhieggiava. "Non sei mica Harry Potter?"

Harry lo fissò in rimando, cercando di decidere se avrebbe potuto ragionevolmente cavarsela con una bugia.

Tuttavia gli occhi dell'uomo dai capelli blu erano inchiodati sulla sua fronte ed egli si accostò ancora facendo scorrere una mano sul culo di Harry. "Non sapevo che fossi gay, ma certamente ci avevo fantasticato sopra." Le sue pupille erano un po' troppo dilatate e stava biascicando le parole. Si piegò in avanti e premette le labbra contro l'orecchio di Harry. "Vuoi che ti mostri come?"

In quel momento Malfoy ricomparve con due bicchieri e, nel vederlo, Harry fu quasi sollevato. Malfoy lanciò un'occhiataccia all'uomo, e Harry dovette mordersi le labbra per impedirsi di sorridere di fronte alla velocità con cui scomparve.

"Sei venuto qui da solo?" domandò Malfoy, conducendolo verso il vano di una porta.

"No," rispose Harry. "In realtà sono qui con Neville." Davanti allo sguardo stupito di Malfoy, aggiunse, "E il suo ragazzo."

Entrarono in una stanza che era molto meno affollata, anche se altrettanto poco illuminata. C'erano divani e sedie sistemati in giro, e la maggior parte di essi era occupata da corpi intrecciati a diversi livelli. A quella vista il senso di inquietudine nello stomaco di Harry si solidificò in un nodo. Era appena sfuggito ad una sessione di ebbri palpeggiamenti con uno sconosciuto solo per caderne in una con Malfoy?

Malfoy gli strattonò la manica e fece un cenno in direzione di un gruppo di persone in un angolo, e il cuore di Harry perse un battito. Pansy Parkinson era lì, seduta su un divano, la testa rovesciata all'indietro mentre rideva. Indossava un aderente abito bianco che spiccava nella luce soffusa, per cui era abbastanza difficile perderla di vista. Si sporse in avanti per toccare il braccio di qualcuno e i suoi seni minacciarono di schizzare fuori dal bustino. Le sue labbra erano truccate di un rosso stupefacente, risaltando sulla pelle pallida e sui capelli scuri.

Era perfetta. Harry avrebbe potuto non fare altro che contemplarla.

Malfoy prese Harry per un braccio e lo spinse verso l'angolo, fermandolo davanti a Pansy. Gli occhi della ragazza si spalancarono quando vide Harry, e lanciò a Malfoy un'occhiata interrogativa.

"Guarda cos'ho trovato," fece Malfoy, sistemandosi sul divano al suo fianco e sorseggiando il suo drink. Alzò lo sguardo su Harry come se lo stesse valutando. "Il grande Harry Potter, eroe del Mondo magico. Stava vagando come una piccola pecorella smarrita, senza essere nemmeno sicuro di dove fosse il bar."

La bocca di Pansy si curvò in un sorriso. "Povero ragazzo. Vedo che in questo l'hai aiutato."

Harry alzò il bicchiere e le sorrise in rimando. Poi guardò di nuovo Malfoy, che lo stava ancora studiando con uno sguardo interessato.

Gay, pensò Harry. Se lui non crede che io sia gay, lei non lo farà mai. Anche se andava contro ogni suo istinto, sorrise a Malfoy in una maniera che sperava fosse allettante. "Vi spiace se mi unisco a voi?"

"Spostati un po' più in là, tesoro," disse Pansy, spingendo Malfoy e dando un colpetto al sofà.

"Non sapevo che fossi gay," interloquì Malfoy, facendo vorticare il suo drink. "Non ti ho visto in alcun locale o festa. Nemmeno a quelle a cui Paciock riesce a farsi invitare."

Harry scrollò le spalle e studiò il suo bicchiere. "Beh, io... non esco molto di questi tempi."

La mano di Pansy sulla sua coscia lo fece sussultare un poco, e si girò a guardarla. "Io direi che è appena uscito allo scoperto. Guarda com'è instabile. Povero cuccioletto sperduto." Gli strizzò l'occhio.

Harry aprì la bocca per rispondere, ma la mano di Malfoy si posò sull'altra sua coscia e lui si voltò di nuovo. Di questo passo gli sarebbe venuto un capogiro.

"Già," fece Malfoy, lanciandogli un'occhiata maliziosa. Le sue dita contornarono la coscia di Harry, risalendo un po' e facendolo dimenare. "È un po' volubile."

"Ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui, Draco," miagolò Pansy. "Per essere sicuri che non si cacci nei guai stasera."

Malfoy strinse la gamba di Harry, le punte delle dita che quasi sfioravano la piega dell'anca. "Cosa ti fa pensare che con me non si caccerà nei guai?"

"Sono qui, sapete," si intromise Harry, spingendo via la mano di Malfoy il più casualmente possibile. "Non dovete parlare di me come se non ci fossi."

Pansy rise e si avvicinò, premendo il suo davanzale contro la spalla di Harry. "Non intendiamo fare niente di male, vero Draco? È una buona cosa che ti abbia scovato, sai. Non puoi immaginare là fuori che sorta di predatori avrebbero potuto riuscire a mettere le mani su un pezzo di carne fresca come te." Si fece più vicina e sussurrò, "Prima ancora di rendertene conto ti saresti ritrovato sulla schiena nel guardaroba con tre cazzi dentro di te."

Malfoy ridacchiò sotto i baffi e Harry prese un grosso sorso del suo drink, cercando di capire dove avrebbe dovuto andare il terzo pene.

"Vai a prendercene un altro giro, lo faresti caro?" Pansy gli fece un sorriso affettato, sfarfallando le ciglia.

Malfoy le sorrise con l'aria di chi la sa lunga, quindi si alzò e sparì nella calca. Harry si voltò di nuovo verso Pansy, deliziato da questa occasione di stare da solo con lei. Non si era immaginato che sarebbe successo così in fretta.

Pansy gli sorrise. "Gli piaci. Posso indovinarlo."

"Davvero?" chiese Harry. Non aveva avuto per niente questa impressione.

"Non ti avrebbe portato da me altrimenti," replicò lei. Si allungò per scostargli i capelli dagli occhi, e lui praticamente rabbrividì al contatto. "Ti avrebbe semplicemente portato in bagno per scoparti, e io avrei sentito i dettagli più tardi."

"Ti racconta sempre questo genere di cose?" domandò Harry finendo il suo drink.

"Sì," rispose lei, mentre i suoi occhi affondavano in quelli di lui. "Siamo coinquilini, sai. A volte mi lascia persino guardare."

Harry ebbe un improvviso flash di Pansy che spiava da un buco della serratura, mentre con una mano si frugava furiosamente tra le cosce e si contorse sul divano. "Sul serio?" fu tutto quello che riuscì a mettere insieme come risposta.

"Sì," disse lei, la voce più roca di quanto non lo fosse stata prima. Sbatté le palpebre e le lunghe ciglia nere sfarfallarono contro la sua guancia. "Mi piace guardare."

Harry rimase pietrificato. Si chiese se sarebbe stato sciocco cercare di baciarla, ma Malfoy riapparve prima che avesse il tempo di decidere. Porse loro delle bevande fresche e si sistemò nuovamente accanto ad Harry, questa volta appoggiando mollemente un braccio sullo schienale del divano, dietro le spalle di Harry.

"Non credere a una parola di quello che dice, Potter," lo punzecchiò. La punta delle sue dita scorse lungo la pelle nuda della nuca di Harry e lui fremette. Malfoy si fece più vicino, tanto vicino che Harry poteva sentire il suo alito accarezzargli un orecchio. "Non l'ho mai lasciata guardare."

Harry buttò giù metà del suo drink.

L'ora successiva divenne una visione confusa di mani che sfioravano, allusioni e battute sottointese che Harry non capiva. Perse il conto di quanti drink avesse bevuto e si era dimenticato di dove si trovava quando si rese conto che Neville incombeva su di lui con un'aria preoccupata.

"Harry? Ho detto che stiamo andando. Vieni con noi?" L'aspetto del viso di Neville rese chiaro che non stava dando ad Harry una possibilità di scelta.

"Oh, già," disse Harry, sforzandosi di alzarsi in piedi. "Suppongo che dovrei."

"Oh, non andartene ora, Harry," Pansy gli fece un sorriso lezioso, allungandosi a prendergli la mano. "Ci prenderemo cura di lui, Neville."

"Sono certo che lo fareste," ribatté Neville, con voce severa. Trascinò Harry verso la porta.

Si materializzarono di nuovo all'appartamento di Harry prima che lui avesse il tempo di rendersi conto di cosa era successo. "Ehi," protestò quando Neville lo condusse nella sua camera da letto e lo aiutò a svestirsi. "Non ero pronto per andarmene."

"Sì," sospirò Neville, sbottonandogli i pantaloni. "Lo eri."

"Mi stavo divertendo."

"Ma certo che ti stavi divertendo. Esci dai pantaloni."

Harry si sfilò i pantaloni e incespicò all'indietro sul letto. Neville lottò per un momento con la sua camicia, poi sospirò e si sporse a prendere la sua bacchetta. Un momento più tardi, Harry era nudo.

"Oops," fece Neville. "Sono abituato ad usare questo incantesimo per un altro motivo. Per esempio andrebbe benissimo sotto le coperte con te." Infilò Harry nel letto e gli accarezzò i capelli abbassando lo sguardo su di lui. "Hai della pozione antisbronza?"

"Penso di sì," borbottò Harry. Chiuse gli occhi, e la stanza cominciò a girare.

"Ne avrai bisogno domani mattina. Buonanotte." Ci fu un momento di pausa, e Harry sentì le labbra di Neville sfiorare le sue.

"Mi hai baciato un'altra volta," bofonchiò Harry, ma Neville non rispose. Harry udì lo scatto della porta che si chiudeva e si addormentò.

* * *

Il giorno successivo Harry non lasciò il suo appartamento. I postumi della sbornia erano tra i peggiori che potesse ricordare di aver mai avuto, e i dettagli della sua serata a Brighton erano sufficientemente confusi perché il cercare di schiarirsi la memoria gli facesse venire la nausea. Aveva fatto una colossale figura di merda, ne era sicuro. Pansy e Malfoy probabilmente ne stavano ancora ridendo, di quanto fosse stato palesemente fuori posto.

Il lunedì e il martedì della settimana seguente evitò Neville sul lavoro, mortificato che fosse stato necessario che l'altro andasse a salvarlo e a metterlo a letto come un bambino. Non voleva pensare a quello che sarebbe potuto succedere se fosse rimasto alla festa.

Si era quasi convinto a scordarsi completamente di Pansy quando arrivò il gufo. Era grosso e magnificente, e nell'istante in cui Harry lo vide, capì di chi doveva essere. Il biglietto era raffinatamente scritto a mano su una pergamena di lusso, e quando lo srotolò rilasciò nell'aria una fragranza muschiata.

Potter,

spero vivamente che tu ti sia ripreso dai festeggiamenti della scorsa settimana. Devo porgerti le mie scuse per essere stato un padrone di casa tanto inopportuno da farti bere così tanto. Mi concederai di farmi perdonare, spero?Questo giovedì presenzierò a una serata privata di beneficenza in Scozia e sarei lieto se ti unissi a me.

Draco Malfoy

Harry lesse il biglietto per tre volte prima di prendere atto che Malfoy gli stava chiedendo un appuntamento. Si appoggiò all'indietro contro la scrivania, sbigottito. Malfoy pensava davvero che lui fosse gay? E ancora più sorprendentemente, a Malfoy interessava Harry?

Il gufo di Malfoy agitò il capo ed emise un verso di irritazione. A quanto pareva non se ne sarebbe andato senza una risposta. Harry contemplò nuovamente il biglietto, mentre il profumo muschiato gli riempiva le narici. Malfoy non gli piaceva, ma non aveva nessuna buona ragione per continuare a portargli rancore dopo tutti quegli anni. Dopo tutto Malfoy era stato di capitale importanza nel corso della guerra, anche se il suo coinvolgimento era stato tenuto in larga parte segreto. E aveva condotto una vita piuttosto rispettabile fino ad ora - beh, non contando la faccenda dell'essere sfacciatamente gay, per lo meno.

Era solo una serata e sarebbe tornato a casa prima che fosse ora di andare a letto. Inoltre avrebbe potuto implicare un'occasione di vedere Pansy di nuovo e doveva coglierla. Fece un cenno al gufo e allungò una mano verso la penna.

* * *

"Sei impazzito?" sputacchiò Neville.

Harry serrò la mascella. "Non è così."

"Stai andando ad un appuntamento con Malfoy, Harry! Che cos'hai in testa?"

"Lui e Pansy sono coinquilini. La vedrò un'altra volta."

"Harry, lui è... è un bastardo, della peggior specie! Scopa allegramente in giro con chiunque ci stia, li usa nel peggiore dei modi e poi li getta via quando si annoia di loro. Non è degno di-- "

"Vuoi darti una calmata?" sbottò Harry. "Tutto ciò non ha la minima importanza, perché a me non interessa lui. Questo riguarda Pansy."

Neville sprofondò nella sedia e scosse la testa. "Non finirà bene."

"Certo che sì," replicò Harry. "L'hai detto tu stesso -- si stancherà di me in una settimana e mi getterà via, e io potrò andare a piangere da Pansy."

"È una cazzata."

"No, non lo è," ribatté Harry. "È geniale." E tutto quello che dovrò fare sarà fingere per una manciata di giorni che mi piaccia Malfoy."

Neville sbuffò. "Oh, tutto qui. E come pensi di mostrargli che ti interessa?" Harry si accigliò, e Neville sollevò lo sguardo. "Si aspetterà qualcosa di più che un sorriso, sai. Se neanche lo baci si accorgerà che non sei veramente gay."

"Mi inventerò qualcosa," rispose Harry.

"Per esempio?" domandò Neville, incredulo.

"Non lo so," disse Harry frustrato, guardando torvo Neville. "Ma mi verrà in mente."

Neville parve del tutto scettico. "Già."

* * *

Alle 7.00 di giovedì sera Harry bussò alla porta intarsiata dell'appartamento che Malfoy e Pansy condividevano a Mayfair (*). Dopo un istante la porta si aprì a rivelare Pansy, per la delizia di Harry. Era vestita con semplicità, eppure non sembrava meno bella di quanto lo era stata il precedente fine settimana. Si chiese se sembrasse sempre così elegante anche mentre gironzolava per l'appartamento.

"Ciao, Harry," disse sorridendo. "Draco si sta ancora vestendo. Lo sai come sono i ragazzi." Gli strizzò l'occhio e indietreggiò, facendogli segno di entrare.

Lo condusse verso un divano e gli si sedette accanto, sorridendo. "Sei arrivato direttamente dall'ufficio?"

"Ehm, già," rispose Harry, arrossendo. Era rimasto incerto su come vestirsi per la serata, così aveva stabilito di usare una veste formale, supponendo che sarebbe andata bene. "Avrei dovuto cambiarmi?"

"Lo lasceremo decidere a Draco," fece lei, scivolando un po' più vicina. "E' lui l'esperto. Mi veste lui quando usciamo."

"Quindi il vestito che indossavi lo scorso finesettimana era una sua idea?"

"Naturalmente," rispose lei, raggiante. "L'incantesimo di riduzione è stata una sua idea. E non sarei mai riuscita a sistemarmi le tette in quel bustino senza aiuto."

Harry non poté resistere alla tentazione di inarcare un sopracciglio in rimando e lei scoppiò a ridere. Le sorrise, affascinato dai suoi occhi scuri. Si chiese se lei qualche volta gli avrebbe permesso di aiutarla a vestirsi. E se le sarebbe terribilmente spiaciuto se la mano gli fosse sbadatamente scivolata, giusto un pochino?

"Bene bene, stiamo diventando intimi?" La testa di Malfoy si infilò tra loro mentre il resto di lui si sporgeva al di sopra dello schienale del sofà. "Speri che Harry penda da entrambi i lati, non è vero?"

Harry sobbalzò, sorpreso, ma Pansy scoppiò a ridere. "Mi conosci troppo bene, tesoro. Ma ho paura che lui sia tutto tuo." Con questo ammiccò e si alzò in piedi, e Harry rimase sospeso tra il sollievo e il disagio sapendo che non sospettava del suo stratagemma. "Solo una cosa, non fate troppo rumore quando tornate stanotte, ragazzi. Divento irascibile quando non faccio il mio sonno di bellezza." Si defilò oltre Malfoy, stampandogli un casto bacio sulle labbra, e poi scomparve in quella che Harry suppose fosse la sua camera.

"Andiamo?" chiese Malfoy, offrendogli un braccio.

Harry lo fissò per un istante prima di realizzare che Malfoy si stava offrendo di materializzarli a destinazione. Dato che non aveva nessuna idea di dove stessero andando, non aveva molta scelta. Afferrò il braccio che gli veniva offerto e rimase sbalordito quando Malfoy lo agganciò per una manica tirandoselo vicino. Harry cercò di non reagire, ma venne pressoché sopraffatto dalla stessa essenza muschiata che si era spanta dal bigliettino di Malfoy qualche giorno prima. Alzò gli occhi e si trovò a sbattere il naso contro il mento di Malfoy. L'altro era più alto di lui di diversi centimetri. Harry in genere non era consapevole della propria altezza, ma per qualche ragione si sentì un po' intimidito.

"Rilassati," fece Malfoy, abbassando lo sguardo. "Non mordo mica." Facendogli l'occhiolino fece scivolare le braccia attorno al busto di Harry, in quello che era praticamente un abbraccio. "A meno che non mi venga chiesto molto cortesemente. Tieniti stretto."

Harry non era sicuro se la sbandata nel suo stomaco fosse stata provocata dalla materializzazione o dalla sensazione delle braccia di Malfoy attorno a sé, ma non volle pensarci. Aprì gli occhi e si ritrovò dentro ad un guardaroba in quella che sembrava una casa privata ben fornita. Prese le distanze da Malfoy, cercando di scuotersi di dosso il senso di inquietudine.

"Ti dispiace?" chiese Malfoy, agitando la bacchetta e facendo cenno verso Harry.

"Scusa?" domandò Harry.

"Non sei esattamente vestito per l'occasione," fece Malfoy. "Resta immobile." Contro ogni buon senso Harry resistette all'urgenza di precipitarsi verso la porta e un attimo dopo si ritrovò indosso una veste molto elegante. "Decisamente meglio," commentò Malfoy, riponendo la bacchetta e sorridendo come se non avesse appena insultato il gusto nel vestire di Harry. "Andiamo?"

Harry lo seguì oltre la porta nella stanza principale della casa, mentre il terrore lievitava nel suo stomaco. Malfoy accettò due bicchieri di champagne offertigli da un giovane uomo in abiti servili e ne porse uno ad Harry.

"Eccoci qui," disse Malfoy, toccando lievemente il bicchiere di Harry con il suo e prendendone un sorso.

Harry sorrise e fece lo stesso. Era un ottimo champagne, del genere che non si trova molto spesso e che serve a ricordarti quanto semplicemente meraviglioso possa essere lo champagne. Solo quando fu in mezzo ad una folla di maghi e streghe elegantemente abbigliati, con metà dello champagne nello stomaco, Harry si accorse di essersi dimenticato di domandare che tipo di beneficenza sostenesse quella serata.

Venne fuori che non era necessario saperlo, dato che tutti sembravano molto più interessati ad attaccare bottone con Harry piuttosto che a parlare del perché erano lì. Malfoy percorse la stanza senza sforzo, guidando Harry da un gruppetto all'altro e introducendolo come se fosse un ospite d'onore. Il nome di Harry aveva ancora un certo peso nel Mondo Magico e presto si ritrovò a stringere mani di ammiratori a destra e a sinistra. Harry cominciò a chiedersi se Malfoy non lo avesse portato lì per rafforzare la propria immagine, invece che essere spinto da chissà quale interesse personale.

Nessuno parve domandarsi perché Harry Potter, l'eroe di guerra, fosse presente ad un ricevimento del genere insieme al playboy gay più malfamato del Mondo Magico, e Harry fu grato che Malfoy non lo presentasse come qualcosa di più che una conoscenza. Infatti Malfoy non solo aveva mantenuto le distanze da Harry, ma dopo mezz'ora praticamente lo abbandonò a se stesso.

All'inizio Harry non ci badò, ma dopo un'ora di piccole conversazioni con persone che a malapena conosceva cominciò a sentirsi leggermente irritato. Si scusò con un'affascinante coppia che lo stava infastidendo affinché raccontasse (per la quarta volta quella sera) cos'era successo la notte in cui aveva affrontato Voldemort e andò in cerca di Malfoy.

Lo trovò finalmente che chiacchierava in cucina con un giovane cameriere, lo stesso che aveva continuato ad offrire loro champagne per tutta la sera. Quando Harry entrò stavano ridendo ed erano più vicini l'uno all'altro di quanto fosse appropriato. Malfoy si sporse per accarezzare con un dito la guancia dell'uomo e un'inspiegabile ondata di irritazione attraversò Harry. Si schiarì la gola.

Gli occhi di Malfoy si spalancarono quando lo vide e si allontanò dal cameriere, un po' troppo rapidamente. "Ehi," disse, stampandosi in faccia un sorriso.

Harry lo guardò per un momento, poi si voltò e lasciò la stanza. Non sapeva perché la vista di Malfoy che flirtava con il cameriere lo infastidisse. Non è che fosse davvero interessato a Malfoy, dopo tutto. L'intero appuntamento era fasullo, un espediente per far sì che Pansy lo notasse.

Ritrovò la strada per il guardaroba e si sedette su una panca, agitato. In realtà era per il principio. Malfoy non l'aveva forse invitato ad un appuntamento con lui? Era davvero questo il modo in cui trattava le persone, proprio come gli aveva detto Neville? Era semplicemente confuso -- e questo era tutto. A Malfoy lui non interessava veramente. Aveva usato Harry, proprio come Harry stava usando lui. Harry sospirò. Sarebbe stato meglio se l'avesse tenuto presente.

Un paio di minuti dopo, la porta si aprì e Malfoy ci sbirciò attraverso, con aria contrita. Harry senza pensarci gli lanciò un'occhiataccia. Malfoy trasalì ed entrò, chiudendo la porta dietro di sé. "E' stato un cattivo inizio, non è vero?"

Harry sbuffò. "È questo che mi devo aspettare quando abbiamo un appuntamento? Forse è meglio che io lo scopra da subito." Era straordinariamente facile mettergli il muso.

Malfoy sospirò e si diresse verso Harry, sedendosi accanto a lui sulla panca. "Stavamo solamente parlando e tu eri occupato, per cui--"

"Occupato a parlare con tante persone che non conosco!" sbottò Harry. "Che invece si suppone che tu conosca, ma mi hai piantato lì per andare a flirtare con un cazzo di...di cameriere." Harry sollevò lo sguardo e notò che Malfoy lo fissava con una strana espressione. Scosse la testa e si alzò in piedi. "Bel primo appuntamento. Penso di averne avuto abbastanza."

"Aspetta," fece Malfoy, alzandosi e afferrandolo per le spalle. "Mi dispiace. Non avevo pensato che tu... voglio dire..." Fissò Harry per un lungo, sgradevole secondo e poi si sporse in avanti e lo baciò.

Harry si ritrovò premuto contro un muro di vesti, la bocca piena della lingua di Malfoy. Era troppo sbalordito per fare qualsiasi altra cosa che non fosse permettersi di farsi baciare. Scoprì che Malfoy era decisamente un buon baciatore il che, per qualche ragione, sorprese Harry. E nell'istante in cui questo pensiero finalmente penetrò nel suo cervello, Harry tornò in sé e spinse via Malfoy.

"Che cazzo stai facendo?" ringhiò, pulendosi la bocca col dorso della mano.

Malfoy sembrò andare in confusione. "Io..."

Ad Harry girava la testa. Aveva appena pomiciato con Draco Malfoy, di tutte le persone, e aveva reagito come una goffa ragazzina in età scolare nella torre di Astronomia. Avrebbe dovuto smaterializzarsi e fingere che non fosse mai accaduto. Ma se fosse successo, avrebbe perso qualsiasi opportunità con Pansy. Si passò una mano tra i capelli e gettò uno sguardo torvo a Malfoy, mentre un piano si andava plasmando nella sua mente. "Pensi che un bacio basti a rimediare il modo in cui mi hai trattato stasera?"

"No, io-- "

"Dovrai fare di meglio che questo," disse Harry. Fece un passo in avanti e spinse Malfoy contro la porta, abbastanza forte da farglici sbattere la testa. Piantò le mani ai lati della testa di Malfoy e lo fulminò. "Non sono uno dei tuoi giocattolini. Non sono qualcuno che riesci a scopare e poi getti via. Se mi vuoi, dovrai impegnarti."

Malfoy lo fissò, gli occhi sgranati per la sorpresa. Il suo respiro era irregolare e aveva le guance arrossate, e Harry ebbe un piccolo fremito di trepidazione quando si rese conto che non era dovuto alla rabbia -- Malfoy era eccitato. Probabilmente doveva avere una qualche specie di lato perverso e gli piaceva essere dominato, per quanto ne sapeva Harry.

Al solo pensiero un brivido di un qualcosa fin troppo simile al desiderio si agitò nell'inguine di Harry. La bocca di Malfoy era schiusa e così vicina. Harry valutò se baciarlo di nuovo, tanto per dimostrargli che era lui ad avere il controllo, lì.

Fece un passo indietro, lasciando andare Malfoy. Aveva bevuto troppo champagne e si stava un po' confondendo -- ecco tutto. Oltretutto era un mese che non faceva sesso ed era stato stranamente voglioso negli scorsi giorno. Era difficile aspettarsi che ragionasse logicamente in queste circostanze, no?

"Potter--" cominciò Malfoy, ma Harry si rassettò la veste trasfigurata e si smaterializzò senza aggiungere altro.

Di nuovo nel suo appartamento, giacque sotto le coperte per un lungo lasso di tempo prima di permettere finalmente alla sua mano di scivolare sotto alla banda elastica dei pantaloni del pigiama. Pensò a Pansy, immaginando le sue labbra rosse avvolte attorno al proprio uccello e si masturbò velocemente e con forza. Ma alla fine fu l'immagine di Malfoy inginocchiato in quel guardaroba che lo portò all'orgasmo.

* * *

Il gufo di Malfoy si presentò alla finestra del suo ufficio alle nove precise del mattino successivo. Harry strappò il messaggio senza leggerlo. Il gufo spalancò gli occhi per la sorpresa e volò via risentito.

Ovviamente la curiosità ebbe la meglio su di lui dopo dieci minuti, per cui ripescò i pezzi dal cestino e li incantò in modo che la pergamena tornasse intera.

Harry,

sono un coglione. Passa di qui stasera e mi farò perdonare.

Draco.

Harry roteò gli occhi e lo strappò di nuovo.

Il secondo messaggio arrivò mezz'ora dopo. Harry prese in considerazione l'idea di buttarlo direttamente via, ma il gufo sembrava un po' minaccioso. Lo srotolò, scrollando le mani in modo da mandar via l'odore del profumo di Malfoy.

Ok, era un po' indelicato, lo ammetto. Intendevo dire che ti preparerò la cena. O meglio, la farò cucinare a Pansy, dato che è molto più brava di me. Per favore?

Anche se il pensiero di Pansy che cucinava per lui era senza dubbio attraente, Harry accartocciò la pergamena e la gettò nel cestino.

La terza volta che il gufo tornò, stava trasportando un pacchetto. Quando Harry lo aprì, ne saltò fuori un enorme mazzo di fiori che andò a sistemarsi in un vaso di vetro apparso per l'occasione sulla sua scrivania. Li fissò, arrossendo furiosamente, e si dimenticò di cercare il bigliettino di Malfoy fino a che il gufo non lo beccò.

Dimmi di andare a farmi fottere se vuoi, ma per favore questa volta abbi la cortesia di rispondere.

Oh, Pansy dice che può cucinare per noi stasera, vuole sapere se hai qualche particolare richiesta. Le 8:00 ti vanno bene?

Harry non poté fare a meno di sorridere. Questo doveva voler dire che Malfoy aveva raccontato a Pansy quanto stronzo era stato. Lei l'avrebbe compatito e, quando Malfoy avesse continuato a fare il bastardo lui, avrebbe potuto correre da lei per parlarne, essere consolato e così via.

Afferrò una penna e scrisse ‘Ok.' sotto al messaggio di Malfoy, poi lo legò nuovamente alla zampa del gufo. L'animale volò via con aria sollevata. Harry gli chiuse dietro la finestra con un incantesimo, poi si voltò ed esaminò i fiori.

Erano incantevoli, anche se non aveva idea di che tipo fossero. Non gli erano mai stati regalati dei fiori prima d'ora e non era sicuro che avrebbe dovuto tenerli. Era un tantino imbarazzante.

Qualcuno bussò velocemente alla porta del suo ufficio prima che questa si spalancasse e Neville infilasse dentro la testa con un allegro, "Ehi, vuoi venire a mangiare qualcosa per pranzo?" Lo sguardo gli cadde sul gigantesco bouquet di fiori sulla scrivania di Harry e spalancò la bocca. "Cosa...?"

"Non è nulla," disse Harry arrossendo. "Sì, il pranzo. Fantastico." Si alzò in piedi e si diresse verso la porta, ma Neville era già entrato nell'ufficio per darci un'occhiata più da vicino.

"Oh no -- non dirmelo."

"Allora non chiedermelo," disse Harry. "Andiamo e basta, ok?"

Neville chiuse la porta e si girò a fronteggiare Harry, lievemente pallido. "Non sei andato a letto con lui, vero?"

"No!" sibilò Harry. "Certo che no!"

Neville serrò la mascella. "Eddai, Harry. Sai bene quanto me che gli uomini ti mandano fiori solo quando hanno mandato tutto a puttane oppure quando hanno scopato."

"E' la prima che hai detto," replicò Harry, spedendogli uno sguardo irritato. "È stato una grandissima testa di cazzo la scorsa sera, mi ha piantato in asso per andare a flirtare con un altro ragazzo e mi sono un po' arrabbiato. Adesso sta cercando di riconquistarmi, tutto qui."

Neville lo fissò a bocca aperta. "Harry, ti ascolti quando parli?"

"Certo che sì," disse Harry in tono secco, mettendosi la giacca. "So quello che faccio."

Neville lo osservò per un momento, e poi sembrò venire colpito da qualcosa. "Oh no -- l'hai baciato, vero?"

Harry non poteva mentire a Neville, non importa quanto lo desiderasse. Così distolse lo sguardo, e Neville sospirò.

"Non posso credere che tu sia finalmente bi-curioso (**), e che tu lo sia riguardo a Malfoy."

"Neville--"

"No, non farlo. Non dire nulla. Sono riuscito a dimenticarti molto tempo fa e con Louis sono felice, ma non farò finta che la cosa non mi ferisca."

"Mi dispiace," azzardò Harry. "E non sono bi-curioso. Lo sto usando per arrivare a Pansy, ricordi?"

"Continua a raccontartelo," replicò Neville. Si voltò verso la porta.

"E per il pranzo?" domandò Harry.

"Credo di avere del lavoro da sbrigare, in realtà. Magari un'altra volta." Neville non degnò Harry nemmeno di un'occhiata mentre usciva.

Harry sospirò e si appoggiò all'indietro contro la propria scrivania. Aveva un brutto presentimento.

* * *

Harry dovette fermarsi fuori dall'appartamento di Malfoy a darsi contegno per quasi un intero minuto. Era nervoso, il che non aveva senso -- avrebbe dovuto essere Malfoy ad agitarsi, non sapendo a che punto era con Harry, non il contrario.

Fece un profondo respiro, e poi bussò alla porta. Una manciata di secondi dopo si aprì e Malfoy si allungò contro la cornice della porta, con un sorrisetto arrogante sul viso.

"Sapevo che saresti venuto."

Harry inarcò un sopracciglio. "Avevo quasi deciso di non farlo." Entrò, sfiorando Malfoy mentre lo oltrepassava.

Malfoy gli afferrò una mano e la tirò, facendo voltare Harry fino a che non furono di fronte. "Sono felice che sia andata diversamente." Si portò la mano di Harry alle labbra e ne baciò il palmo, tenendo gli occhi inchiodati in quelli di Harry mentre lo faceva.

Con gran terrore di Harry, il ragazzo si sentì arrossire. Il sorriso di Malfoy diventò quasi perfido e Harry tirò via la mano. Non era così che sarebbe dovuta andare la serata.

"Sto interrompendo qualcosa?" La testa di Pansy fece la sua comparsa nell'entrata sbucando fuori da un angolo. "A quanto pare no. Harry, tesoro!" Prima ancora che Harry si rendesse conto di quello che stava succedendo, lei era tra le sue braccia e gli baciava le guance.

"Ciao," disse, sentendosi un po' senza fiato per la sua vicinanza. Lanciò uno sguardo a Malfoy e lo vide scuotere la testa divertito.

"Devi scusare il suo entusiasmo. È da mesi che non si fa una sana scopata."

"Tu ne hai fatte abbastanza per entrambi," ribatté lei, ammiccando verso Harry. "Qualcosa da bere?"

"Da mesi?" sillabò Harry in direzione di Malfoy mentre la seguivano in cucina.

"È patetico," gli sussurrò lui in rimando.

Fecero quattro chiacchiere davanti ai loro bicchieri, e fu veramente piacevole, con grande sorpresa di Harry. Venne fuori che Pansy era alquanto pettegola e Harry si ritrovò affascinato di fronte al numero di cose che sapeva delle persone con cui erano andati a scuola. I commenti di Malfoy erano sarcastici e divertenti, e anche se si manteneva ad una rispettabile distanza da Harry, tutte le volte che Harry posava lo sguardo su di lui Malfoy lo stava guardando. Avrebbe dovuto farlo innervosire, ma per qualche motivo non era così. Harry scoprì che gli piaceva molto essere al centro della loro attenzione.

Due bicchieri dopo, Pansy si scusò e andò in cucina per finire di preparare la cena, lasciandoli soli.

"Vuoi fare un giro?"

Harry perlustrò con lo sguardo il piccolo appartamento. "Non si può fare già da qui?"

"Eddai," fece Malfoy, alzandosi in piedi. Harry lo seguì per qualche metro fino ad una porta che Malfoy spalancò. "Il bagno."

"Non l'avrei mai detto," replicò Harry.

"Questa," disse Malfoy, facendo il giro del divano per andare ad indicare una porta chiusa, "è la stanza di Pansy." Storse il naso e abbassò la voce fino ad un sussurro cospiratorio. "È abbastanza trasandata, quindi non entreremo."

Harry sorrise. Pansy sembrava sempre tutta elegante, così il fatto che fosse disordinata lo sorprese.

"E questa," fece Malfoy, aprendo un'altra porta, "è camera mia." Fece un cenno con la testa ad Harry di entrare.

Harry sbirciò dalla porta, esitante. Probabilmente era una cattiva idea. Non voleva veramente prendere in giro Malfoy, ma allo stesso tempo aveva bisogno di giocare le sue carte. Entrò nella piccola stanza scarsamente illuminata e si guardò attorno. I mobili sembravano antichi e ben tenuti, ma c'erano molti altri tocchi di stile che ad Harry piacevano. Malfoy aveva buon gusto.

Sentì lo scatto della porta che si richiudeva e voltandosi scorse Malfoy che si appoggiava all'indietro contro di essa, osservandolo. Harry deglutì.

"Ti sto mettendo a disagio?" chiese Malfoy.

"No" mentì Harry. Spostò la sua attenzione al letto che riempiva la maggior parte della stanza, molto più grande di quanto uno si sarebbe potuto aspettare in un appartamento di quelle misure.

"Continuo a dirmi che dovrei lanciare un incantesimo per ingrandire la stanza," fece Malfoy. Stava proprio alle spalle di Harry adesso, ed Harry ebbe la netta impressione che Malfoy dovesse sforzarsi molto per non toccarlo. "Ma dovrei andarmeli a cercare, e sono pigro."

Harry sbuffò. "Potresti sfruttare lo spazio, invece. Come sei riuscito a farci entrare il letto?"

"Magia," disse Malfoy. "Ovvio."

Harry fu felice che la stanza fosse in penombra -- se tutto andava bene Malfoy non sarebbe stato in grado di notare il suo imbarazzo. Si accigliò, rendendosi conto che era arrossito troppe volte a causa di Malfoy negli ultimi giorni, più di quanto gli fosse mai capitato con chiunque altro da lungo tempo. Si voltò e indietreggiò per mettere un po' di spazio tra di loro, accorgendosi un attimo troppo tardi che in realtà si era spostato più vicino al letto.

Malfoy coprì la distanza, con un'aria vagamente predatoria, e Harry si ritrovò intrappolato contro il letto. "Ti sto mettendo a disagio," disse Malfoy. Allungò una mano e prese quella di Harry. "Perché?"

"Già, perché?" ripeté Harry. Non aveva idea di come rispondere alla domanda.

Malfoy inclinò la testa. "Non so dire se stai solo facendo il difficile, o se sei spaventato."

"Non sono spaventato," disse Harry. "Magari è solo che non mi piaci."

Malfoy sorrise. "Ma io ti piaccio. È palese. Non riesci a smettere di fissarmi, e quando ci sono io sei sempre nervoso. Anche ora posso sentirti tremare."

"Non sto tremando," fece Harry, allontanando la propria mano. Era nervoso perché si sentiva a disagio, dato che non aveva nessun interesse nel ritrovarsi solo in una camera buia con Draco Malfoy -- ecco qual era il problema.

"Posso baciarti?" chiese Malfoy.

Harry sentì uno strano brivido percorrerlo. "Io--scusa?"

Il sorriso di Malfoy si allargò un poco. "Mi piacerebbe baciarti, se non ti dispiace."

"Non ti sei preoccupato di chiedermelo la scorsa volta."

"Ed è stato un errore," replicò Malfoy. Posò le mani sui fianchi di Harry e attirò più vicini i loro corpi. "Non farò nulla che tu non desideri che io faccia."

Harry sentì una bizzarra fitta di disappunto. Non voleva dover chiedere proprio niente. Sarebbe stato tutto molto più facile se Malfoy fosse stato un odioso imbecille e invece si stava comportando con gentilezza. Era quasi sensibile.

Harry lo scrutò per quelli che sembrarono numerosi lunghi secondi, non sapendo cosa fare. L'idea di baciare Malfoy non gli repelleva -- l'aveva già fatto una volta e non era stato sgradevole. Se si fosse rifiutato adesso, Malfoy avrebbe supposto di non interessargli e sarebbe stata la fine di tutto. Se Harry avesse accettato, Malfoy avrebbe pensato di avere un'opportunità e ciò era necessario per il suo piano.

Harry annuì.

"Scusa?" fece Malfoy. "Non ho afferrato."

Harry alzò gli occhi al cielo. "Sì. Mi puoi baciare."

Malfoy si sporse in avanti, facendo scivolare una mano sulla parte bassa della schiena di Harry. Sembrò volerci un'eternità prima che le loro labbra si toccassero, così tanto che Harry cominciò a sentirsi frustrato per l'attesa. E poi la bocca di Malfoy fu sulla sua, muovendosi dolcemente. Un momento dopo la sua lingua premette tra le labbra di Harry, lenta e gentile, e Harry fremette prima di poterlo evitare.

Non importava che Malfoy fosse un uomo -- era un baciatore tanto dotato che tutto quello che Harry riuscì a pensare fu quanto fosse piacevole e quanto volesse continuare a farlo il più a lungo possibile. Non riusciva a ricordarsi l'ultima volta in cui si era sentito tanto coinvolto da un solo bacio, se mai era successo. Avvolse le braccia attorno a Malfoy e lo attrasse a sé, meravigliato dal calore tra di loro e dal modo in cui i loro corpi si adattavano l'uno all'altro. Era diverso da qualsiasi cosa avesse mai sperimentato, ma non era per niente sgradevole. Quasi per abitudine fece scivolare una mano verso la curva del sedere di Malfoy e lo strinse, e Malfoy gemette nella sua bocca. Quel suono gli spedì un tremito lungo la spina dorsale, e Harry posò l'altra mano sulla nuca di Malfoy approfondendo il bacio e prendendone il controllo.

Non tornò in sé fino a quando non percepì un'erezione premere contro la sua coscia e si allontanò. Lui stesso era quasi duro, e non voleva pensare a che cosa avrebbe potuto significare -- non adesso. Fece un passo laterale per distanziarsi da Malfoy, mentre il cuore gli martellava nel petto.

"Forse non dovremmo far aspettare Pansy," disse, sperando che non fosse una scusa troppo miserevole.

Malfoy appoggiò entrambe le mani sul letto e si piegò in avanti, emettendo un suono strozzato. "Dammi un minuto." Harry non poté evitare di ridacchiare, e Malfoy si girò a gettargli una falsa occhiataccia. "Sei tu quello che mi ha fatto questo. Il minimo che potresti fare è darmi una mano."

Harry sbarrò gli occhi di fronte all'allusione, ma si costrinse a rispondere con un sogghigno. "Mi dispiace," disse. "In questo sei da solo."

Riemersero due minuti dopo. Pansy stava mettendo in tavola e si interruppe per lanciare loro uno sguardo malizioso.

"Ha un profumo fantastico," disse Harry, mettendosi a sedere.

Pansy gli fece l'occhiolino e sparì ancora una volta nel cucinotto. Malfoy la seguì, e ci fu quasi un minuto di mormorii indistinti, seguiti da una risatina che sembrò venire da Pansy.

Rispuntarono dalla cucina sorridendo, ognuno con un vassoio in mano. Pansy si sistemò ad un'estremità del tavolo e Malfoy si sedette di fronte ad Harry, ed entrambi lo fissarono. Harry cercò di non agitarsi, ma non poté fare a meno di sentirsi un po' escluso. Il suo obiettivo era di intromettersi tra di loro, ma non era sicuro che stesse funzionando.

Pansy gli passò un piatto, e lui si dimenticò momentaneamente del suo malcontento quando vide che cosa conteneva. "Carbonara?" Guardò Pansy meravigliato. "È la mia preferita."

Lei sorrise e si sistemò un ricciolo ribelle dietro un orecchio. "Ho le mie fonti." Ammiccò verso Malfoy, che scosse la testa divertito.

Non era la miglior carbonara che avesse mai mangiato, ma il fatto che Pansy avesse senza dubbio chiesto in giro per scoprire che cibi gli piacessero fece sentire Harry lievemente lusingato. Dovette fare uno sforzo per prestare più attenzione a Malfoy che a lei durante il pasto, ma nessuno dei due parve accorgersene. Chiacchierarono amabilmente, a volte includendolo nella conversazione e a volte no. Harry non colse nessuna delle loro battute private, ma rise comunque, perché non sembrasse che non si stava divertendo.

Quando finirono Malfoy insistette per lavare i piatti, così Harry e Pansy si mossero verso il divano con un bicchiere di cognac. Pansy era civettuola e dolce, dato che a quanto pareva aveva bevuto un bel po' del vino italiano con cui aveva cucinato. Si allungò contro lo schienale del divano e posò i piedi nudi in grembo ad Harry, dimenandoli un po' più di quanto fosse strettamente necessario.

Harry le allontanò i piedi dal proprio inguine e fece un profondo respiro. "Draco si sta prendendo il suo tempo, eh?"

"É così pignolo riguardo alla cucina," rispose lei, stiracchiandosi. "È un vero e proprio maniaco della pulizia."

"Ti ho sentita," disse Malfoy dalla cucina.

Harry sorrise. "Non è una cattiva qualità in un coinquilino."

Pansy alzò gli occhi al cielo fingendosi esasperata. "Magari può sembrare affascinante, quando te lo porti a letto. Ma sarò costretta ad ascoltare le sue lagne riguardo a che casino ho lasciato in cucina per i prossimi due giorni."

Harry non era sicuro di cosa rispondere, per cui invece disse : "Grazie della cena. Era deliziosa."

Pansy lanciò giocosamente uno dei cuscini del divano in direzione della sua testa. "È stato carino avere qualcuno per cui cucinare. Beh, qualcun altro, intendo."

"Non cucini per il tuo ragazzo?" chiese Harry, facendo del suo meglio per sembrare sincero.

"Ah," rispose Pansy. "Mi piacerebbe."

"Non mi dirai che non mangia?"

"Non è questo," fece lei, lisciandosi la gonna sulle cosce. "A dire il vero, non mi vedo con nessuno al momento."

"Stai scherzando," disse Harry, come se fosse rimasto sbalordito dalla notizia. "Ma sei così bella, dolce e divertente. Avrei immaginato che a forza di bussare i pretendenti ti avessero ormai buttato giù la porta!"

La ragazza rise e gli lanciò un'altra occhiata. "Per quello esistono degli incantesimi, ma non sono abbastanza disperata da usarli. In ogni caso, non sono mai stata molto fortunata in fatto di uomini." Inarcò un sopracciglio nella sua direzione.

"Forse non hai ancora incontrato quello giusto," suggerì Harry.

"O forse l'ho incontrato," rispose lei. "Ma io non ero l'uomo giusto per lui."

"Capisco," fece Harry. Le prese un piede e cominciò a massaggiarlo, guadagnandosi un sospiro beato.

"Perché i ragazzi gay sono sempre i migliori quando si tratta di massaggi? Se solo non foste così riluttanti a leccare fiche."

Harry quasi si strangolò. "Sei sempre così spudorata?"

"Sì!" gridò Malfoy dalla cucina.

Pansy sollevò la testa e fece un gestaccio vagamente in sua direzione. "Pare che dovrò accontentarmi, per il momento, di insignificante sesso occasionale."

Harry passò all'altro piede. "Capisco cosa intendi. È frustrante dover stare al gioco e poi... beh, a volte ti trovi meglio a fare da te, in questo campo."

"Amo dire alle persone che ho una relazione con me stessa," ridacchiò Pansy. "Ma a volte non ti capita di desiderare semplicemente un cazzo duro dentro di te, che... ti scopi furiosamente e basta? Non c'è nessuna magia sessuale che ti faccia sentire allo stesso modo."

Harry cercò di ridere, ma gli venne fuori più che altro un colpo di tosse.

"Capisci quello che voglio dire?" chiese Pansy, sorridendogli.

"Sì," rispose Harry, sorridendole in rimando. "Credo di sì."

"Dunque," cominciò a dire Pansy, con un'espressione in volto assolutamente malvagia, "ti piace fare sesso orale?"

Harry mantenne il sorriso fermamente al suo posto. "Certo. A chi non piace?" Non era propriamente una bugia -- naturalmente aveva fatto sesso orale soltanto per riceverne. Ora che ci pensava, non gli era mai piaciuto molto farlo.

"Io l'adoro," disse lei, sospirando, come se si stesse immaginando di farlo proprio in quel momento. "Amo la sensazione di un uccello duro nella mia bocca."

Harry deglutì e tentò di non abbassare lo sguardo. "Già, so cosa intendi."

"Quindi," chiese Pansy, abbassando la voce fino ad un sussurro cospiratorio, "preferisci sputare o ingoiare?"

Harry praticamente si strozzò. "Non è una cosa un po' personale?" riuscì a domandare.

Pansy rise e si avvicinò così tanto che Harry pensò che lo stesse per baciare. "Io ingoio sempre," disse lei, scandendo ciascuna sillaba così nitidamente che egli non poté evitare di fissarle la bocca. Dio, era così rossa.

Se non voleva farsi mettere in imbarazzo era necessario cambiare discorso. Distolse lo sguardo e le carezzò la pianta del piede con un dito. La ragazza balzò via, ridacchiando.

"Soffri il solletico?" chiese, afferrandole l'altro piede. Lei squittì e si allontanò; un momento dopo si stavano azzuffando sul divano, ridendo e cercando di farsi il solletico a vicenda.

"Vi state divertendo?"

Harry alzò lo sguardo e vide Malfoy in piedi accanto al divano, con una strana espressione sul viso. Non riuscì a capire se fosse irritazione o sospetto.

"A dire il vero sì," ribatté Pansy. Gli fece un sorriso compiaciuto. Malfoy strinse gli occhi e la fissò in rimando.

Harry sapeva di aver oltrepassato una linea -- diavolo, ne aveva attraversate decisamente più di una -- e non era sicuro di come si sentiva a riguardo. Si districò dal groviglio che formava con Pansy e finse di guardare l'orologio. "Dovrei veramente andare. Ho un appuntamento preso in precedenza."

Malfoy si girò ad osservarlo, con un'espressione illeggibile. "Oh."

Harry si alzò in piedi e si sistemò la camicia. "Grazie," disse, andando con lo sguardo dall'uno all'altro. "Ho immensamente apprezzato la cena." Strizzò l'occhio a Malfoy e si diresse verso la porta.

Malfoy lo seguì oltre di essa, chiudendosela alle spalle e appoggiandovisi contro. "Quindi... ti va di uscire domani sera?"

"Uscire?" ripeté Harry, voltandosi a guardarlo.

"Un vero e proprio appuntamento. Cena, ballare, quel genere di cose." Malfoy sorrise in una maniera che parve speranzosa, anche se quell'espressione pareva bizzarra sul suo viso, come se non fosse abituato a non sapere a che punto si trovava con qualcuno.

Harry stava quasi per accettare, ma poi ci pensò meglio. Malfoy era disposto a dargli la caccia, dopo tutto, quindi forse avrebbe dovuto continuare a fare il difficile per il momento. "Ho da fare, domani."

Il sorriso di Malfoy rimase saldamente al suo posto, come sostenuto dalla pura volontà. "Che ne dici di martedì sera, allora?"

Harry scrollò le spalle. "Non ne sono sicuro. Posso farti sapere?" Cominciò a voltarsi per andare, ma Malfoy gli afferrò la mano e lo tirò a sé.

"Sei sicuro di non poter restare un po' più a lungo?" chiese, la voce ridotta a poco più che un sussurro.

I suoi fantastici occhi grigi erano spalancati, quasi invitanti, e ad Harry ci volle un momento per ricordare che quello che lo guardava in quel modo era non solo Draco Malfoy, una persona che aveva odiato per la maggior parte della vita, ma soprattutto un uomo. Ad Harry gli uomini non piacevano -- non in quella maniera. A dispetto di quanto era accaduto quella sera, ne era assolutamente certo. Deglutì e cercò di parlare, ma aveva la bocca secca. Si leccò le labbra.

E poi stava baciando Malfoy ... e non aveva idea di come fosse accaduto. Era semplicemente meraviglioso, come lo era stato prima nella camera da letto. Interruppe il bacio e appoggiò la fronte su quella di Draco, confuso. Era appena stato sul divano con Pansy ed era rimasto totalmente incantato da lei, ma un momento più tardi si ritrovava fuori nel corridoio a baciare Malfoy facendosi quasi venire un'erezione. Non aveva senso.

Probabilmente era dovuto al fatto che era stato tanto eccitato da Pansy. Doveva essere questo. E le labbra di Malfoy si erano schiuse proprio come quelle di lei, e magari erano un po' rosse perché lui le aveva morse.

Harry sospirò. Ecco com'era. Era praticamente riuscito ad avere Pansy che gli mangiava in mano, e Malfoy ai suoi piedi. Doveva solo giocare a questo gioco ancora per un poco.

Sfiorò di nuovo le labbra di Malfoy con le proprie e sospirò. "Che cosa devo fare con te?"

Le braccia di Malfoy gli scivolarono attorno alla vita e Harry lo poté sentire sorridere contro le proprie labbra. "Oh, riesco a pensare ad un bel po' di cose. Posso mostrartele?"

"Non stasera," rispose Harry, indietreggiando. Scrollò la testa in direzione di Malfoy.

"La prossima volta allora" disse Malfoy sorridendo.

Non sapendo come rispondere, Harry annuì e si smaterializzò.

Di nuovo nel suo appartamento rimase sveglio fino a ben oltre la mezzanotte, mentre il tocco fantasma delle labbra di Malfoy aleggiava sulle sue. Era turbato da quello che aveva provato quella sera, ma per quanto ne sapeva era tutto normale. Era certamente eterosessuale, dopo tutto. Un bacio passionale era un bacio passionale. Non significava niente. Chiuse gli occhi e pensò ai piedi nudi di Pansy che gli sfioravano l'uccello attraverso i jeans, e al modo civettuolo con cui gli aveva sorriso mentre gli diceva cosa le piaceva a letto, e cercò di dormire.

fiction: the next best thing, progetto dt, autore: emma grant, traduttore: shinu, traduttore: gaia mayse

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