Sin For Me (by Furiosity) - parte [1b/3]

Oct 15, 2009 00:06

Titolo originale: The Alpha Watch Archives - Volume I: Sin for Me (Gli Archivi dell’Alpha Watch, Volume I: Il peccato secondo me )
Autore originale: furiosity
Traduttori: Imbrattacarte, Zephan82
Beta reader: Daia Malfoy, Sarenity
Rilettore: .Mione.
Pairing: Draco/Harry
Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Rating: R
Generi: Azione/Avventura, Drammatico, Romantico
Avvertimenti: AU, Lemon, Violenza, Spoiler, Slash, Morte di un personaggio secondario
Note autore: Scritta originariamente per Kara, della quale ho adottato il prompt in occasione del Festival Segreti e Desideri del 2006 sulla community Serpentine Lion LiveJournal. Ringrazio molto anche Jaxmari e Vel per avermi fatto da beta reader, e tutti gli altri per l'aiuto con i nomi spagnoli. Il sottotitolo è inoltre il titolo di una canzone di Lunascape. Il format del principio è stato liberamente tratto da Carrie di Stephen King. La critica costruttiva è come sempre benvenuta ed apprezzata.
Note traduttori: i nomi di persona e le Case di Hogwarts sono state lasciate in inglese, mentre i nomi degli incantesimi, degli oggetti magici e delle creature magiche sono stati tradotti così come li avete conosciuti nei libri ufficiali della saga. Un piccolo specchietto per aiutare chi non conosce la versione inglese di Harry Potter:
Albus Dumbledore: Albus Silente
Severus Snape: Severus Piton
Neville Longbottom: Neville Paciock
Vincent Crabbe: Vincent Tiger
Note beta:
Note rilettore:
Attenzione: Questa storia è stata tradotta grazie al progetto Drarry Translations
Potete trovare l'elenco completo delle storie tradotte finora QUI
Link alla storia originale: http://thehexfiles.net/viewstory.php?sid=5383
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece del suo autore e questa è una traduzione amatoriale ed autorizzata. occorre quindi un esplicito consenso da parte di autore e traduttore per estrapolare parti e/o citazioni dalla storia stessa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Trama: Harry ovviamente non si aspettava che la pace sarebbe durata per sempre. Dumbledore in quel senso era stato un ottimo insegnante. Solo non si aspettava nemmeno che la successiva guerra sarebbe cominciata dopo meno di un mese dalla morte di Voldemort. E non avrebbe neppure immaginato che sarebbe diventata la guerra personale di un uomo contro il sistema. Il mondo magico era quel sistema, e Harry era quell'uomo.


Londra. Ministero della magia.
Griselda Marchbanks era stanca. Mancava ancora un'ora allo scadere del termine per i candidati al Ministero per registrare la loro intenzione a partecipare alle elezione. Marchbanks era decisa a controllare che i nomi di tutti fossero messi sulla lista, e non aveva trovato nessun altro al Wizengamot disposto a fare i turni. Sapeva che Dolores Umbridge avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per impedire a quel Potter di concorrere; ma aveva ben poche chance contro di lui, doveva sperare in un miracolo.
Una serie di rapidi colpi risuonò contro la porta e Marchbanks alzò la testa. Un uccello esotico dall'aspetto buffo e di una taglia impressionante stava entrando nel suo ufficio, con un plico di fogli ben stretto nel becco massiccio. L'uccello fece cadere le missive ai piedi di Marchbanks e si voltò per andarsene con la stessa grazia con la quale era arrivato. Sospirando, Marchbanks si piegò con non poca difficoltà e tirò su gli incartamenti.
Dopo averli srotolati e letti, si dovette toccare gli occhiali per assicurarsi che fossero ancora al loro posto. C'erano. "Oh cielo, ho bisogno che qualcuno mi schiaffeggi!" squittì.

::

Londra. Numero 12 di Grimmauld Place.
L'acqua calda scivolò lungo la schiena di Harry e lui chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e di pensare all'indomani invece di arrovellarsi sul recente fallimento con Malfoy. Non sapeva proprio spiegare cosa gli fosse preso, ad aprir bocca su tutta quella faccenda gay. Era terribilmente chiaro che Malfoy stesse usando il proprio ragazzo solo per mettere Harry in imbarazzo. E di certo, anche se Harry non l'aveva visto, Malfoy e quel suo ragazzo avevano fatto indubbiamente molto di più che baciarsi di fronte al caminetto...
Harry aprì gli occhi quando l'improvvisa immagine di Malfoy e il suo ragazzo che si baciavano gli attraversò la mente. Il problema di possedere una mente cosciente era che a volte non si riesce ad impedire ai pensieri di apparire nella testa a prescindere da quanto intensamente si sia desiderato che sparissero. Si sentiva come se gli avessero ripetutamente ordinato di non pensare ad un elefante rosa. Le dita di Malfoy che si muovevano su e giù lungo la candela sul tavolo, i suoi occhi illuminati dal chiaro intento di mettere Harry in imbarazzo. Non dirmi che non hai mai avuto delle fantasie su altri uomini.
La candela divenne un sesso eretto e le lente dita di Malfoy scivolavano su pelle morbida, con il pollice che cominciava a creare pigri cerchi attorno al prepuzio... Harry sussultò nel sentire il proprio corpo rispondere a quella fantasia e cercò di scacciare quell'immagine, cercò di pensare a qualcosa - qualsiasi cosa - di diverso. Le mani pallide di Malfoy che gli stringevano le spalle, la lingua di Malfoy che tracciava la linea della conchiglia dell'orecchio di Harry... Un tale spreco di materiale maschile perfettamente fottibile.
Harry si sostenne contro il muro piastrellato con la mano sinistra mentre faceva scivolare la destra attorno alla propria erezione, chiudendo gli occhi e cercando di pensare al ragazzo di Malfoy, a Neville, a Kingsley - a chiunque. Se davvero stava per masturbarsi sulla sua prima fantasia gay, non sarebbe certo stato per quello stramaledettissimo Draco Malfoy. Aveva già pensato agli altri uomini in certi termini prima, ma sempre in astratto, senza mai giungere ad un approccio alla-mano. Ora Harry riusciva solo a sentire la voce di Malfoy risuonargli nelle orecchie e a vedere gli occhi grigi di Malfoy nei propri, e a sentire le mani di Malfoy. Harry venne con un grugnito disperato e fissò il proprio orgasmo scivolare giù dal muro lucido, a malapena cosciente dell'acqua che gli batteva contro il collo.
Merda. Aveva bisogno di uscire di più.

::

Wiltshire. Malfoy Manor.
Draco gettò il mantello imbottito sul pianoforte a coda di sua madre, liberando una densa nuvola di polvere nell'aria. Ne aprì la ribaltina e suonò distrattamente alcuni tasti. Le loro note scordate risuonarono attraverso la sala da ballo vuota, rimbalzando negli angoli. L'ultima volta che aveva sentito il suono di quel pianoforte era stato ormai sei anni prima, quando sua madre aveva suonato e suonato e suo padre stava in piedi alla finestra, con un bicchiere di pallido vino in mano. Era stato un bene che Draco si fosse rifiutato di imparare a suonare. Non pensava che sarebbe riuscito a sopportare di udire di nuovo quella melodia, e sapeva che se l'avesse imparata, ora sarebbe stato tentato di suonarla, in memoria della sua infanzia scomparsa.
Non avrebbe voluto che i suoi genitori morissero. Fu un pensiero fragile, subito eclissato dalla domanda che lo aveva tormentato da quando aveva ricevuto la notizia della loro scomparsa. Se avesse saputo che Nott lo avrebbe tradito, avrebbe detto comunque a Potter dove trovare l'Oscuro Signore? Sapendo che avrebbe potuto risparmiare le vite della sua famiglia ma per vivere in un mondo dominato da uno psicopatico senza pietà...? Draco scosse la testa. La risposta non era facile quando aveva sedici anni, ma neppure ora avrebbe saputo trovarla. Non aveva voluto stare a guardare mentre il Signore Oscuro raggiungeva i propri scopi e sapeva che non sarebbe mai riuscito a persuadere i suoi genitori a condividere le sue opinioni. Da una parte, dipendevano troppo da Voldemort. Dall'altra, lui era il loro bambino, che non poteva certo sapere cosa fosse meglio per la loro famiglia.
E così aveva riposto le sua speranze in Snape ed era giunto ad un'alleanza di certo non facile con quelli dalla parte di Potter. Potter aveva persino considerato di invitarlo ad unirsi alla suo ridicolo Movimento dopo la guerra, ma Draco non aveva certo illusioni su come andasse il mondo, a maggior ragione dopo Voldemort. I gruppi segreti di sovversivi avevano ben poche possibilità di prendere il potere con un colpo di stato. Non aveva mai pensato che Potter potesse andare tanto lontano. Non avrebbe mai immaginato che un sempliciotto di Gryffindor potesse giungere a simili livelli. Gli ultimi sei Ministri erano tutti venuti da Slytherin: il tipo più debole e docile di Slytherin, ma avevano tutti comunque trascorso il loro periodo nei sotterranei.
Un uccello trillò fuori dalla finestra vicino a Draco e lui sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, lacrime che aveva ferocemente trattenuto sin dal momento in cui aveva rimesso piedi nella casa dei suoi genitori. Il trillo di quell'uccellino era lo stesso suono che lo aveva svegliato tante di quelle mattine quando era bambino, quando la vita era ancora divisa in cassetti puliti e ordinati senza imbarazzanti miscugli di pensieri e sentimenti tra di essi. Fu come sentire una voce dal passato, un passato che aveva dipinto nella propria mente così tante volte che ormai la sua infanzia gli sembrava un idillio. Se riesci ad udire il suono dei ricordi, la memoria ha la capacità di eliminare le note discordanti nella sinfonia della vita.
La casa non era cambiata. Gli elfi domestici si erano occupati del giardino di sua madre e avevano tenuto la casa tirata a lucido - l'ala del pianoforte era probabilmente l'unico posto dove si fosse annidata la polvere. Prima di partire per Aruba, Draco aveva lasciato specifiche istruzioni di non toccare il piano di sua madre. Ora era tornato uguale a come era partito - un uomo perduto e solo, senza una famiglia. Ma questa volta, aveva la promessa di un futuro lì, dove apparteneva. Non sapeva se pentirsi o meno della serie di scelte che lo avevano condotto a quel punto - cominciando con la decisione di tradire il Signore Oscuro per finire con la decisione di unirsi a Potter ancora una volta. Tutto quello che sapeva ora era che era determinato a non pentirsi di niente di ciò che avrebbe fatto da quel momento in poi. I rimpianti erano per vecchi uomini che scrivono le proprie memorie.
Ci fu un leggero pop e un elfo domestico si materializzò vicino a lui. "Il signore ha una chiamata via Camino," annunciò.
"Dirottala nel salotto, Rolly," disse Draco e si diresse lì. Quando raggiunse il camino del salotto e vide chi lo stava chiamando, si sforzò di sorridere. "Madame Monique! Che piacevole sorpresa."
Madame Monique era la maitresse dal volto affilato della Casa delle Carte, uno dei migliori bordelli di Notturn Alley. Gli sorrise in risposta, con gli occhi da topi attenti come sempre. "Signorino Malfoy. Lieta di vedervi finalmente a casa. Come sono state le vostre vacanze?"
"Prolungate," disse Draco, accomodandosi su una poltroncina bassa di fronte al camino. "Perdonatemi la franchezza, Madame, ma avete un aspetto incantevole." A dire il vero, aveva lo stesso volto sgradevole dell'ultima volta che l'aveva vista, ma c'era un'etichetta da osservare.
"Gli affari vanno a meraviglia," disse lei. "E come sempre, è per affari che mi faccio viva. In segno di benvenuto, mi piacerebbe inviarvi un po' di compagnia per questa sera. Gratis, ovviamente. Sarebbe un gesto gradito?
Il sorriso di Draco divenne sincero. La vecchia secca arpia sapeva esattamente come coccolare i clienti migliori. Non c'era da meravigliarsi che gli affari andassero a gonfie vele. "Ha qualcuno in mente in particolare?" chiese, mettendosi più comodo.
Madama Monique si esibì in una teatrale e volutamente esagerata espressione assorta, come se stesse ragionando molto attentamente. "Hmm, be', pensavo di lasciarvi scegliere personalmente, ma ora che mi ci fate pensare, avrei un adorabile fanciullo di quattro anni più giovane di voi, un recente acquisto del mio catalogo. Penso che lo troverete di vostro gusto."
"Descrivetemelo," disse Draco, calando le palpebre in modo da non doverla guardare in faccia. Ben pochi clienti erano interessati alle vite degli accompagnatori, preferendo di gran lunga le descrizioni fisiche e i loro capricci; Draco era invece stato sempre più interessato alle loro storie.
"Vasile viene dalla Romania. è scappato durante il terribile raid di vampiri dell'anno scorso alla Cort Mare a Bucharest e ha viaggiato verso nord in cerca di lidi più felici. Era stato assunto alla Cort Mare quando aveva solo tredici anni. Non aveva speranza di ricevere un'educazione date le povere condizioni della sua famiglia. Al contrario di Hogwarts, Durmstrang non ha creato dei fondi per gli studenti meno fortunati. A dispetto di tutto, Vasile ha imparato molto dai propri clienti. Probabilmente ha le capacità di uno studente del sesto anno di Hogwarts a questo punto. Avrebbe potuto lasciare la professione anni fa, a dire il vero. Ne ha di certo l'intenzione, ma dice che il lavoro gli piace. Di solito non si occupa di intrattenere i clienti del primo piano - solo quando desidera una distrazione. Vasile è in un certo senso imprevedibile e talvolta lunatico, ma molto affascinante. Non vi sto annoiando, vero?"
"Oh, assolutamente no," disse Draco. "Fino a qui suona molto interessante." Suonava molto anche come quelli che Madame Monique era solita chiamare "la trappola" - quel genere di uomo che nell'esperienza di Draco vorresti avere ancora ed ancora. Un solo assaggio, e ormai hai inghiottito l'amo, dai venti ai trenta galeoni ad ora. Draco strinse mentalmente le spalle. Se era questo il prezzo per mantenere quelle piccole e ridicole illusioni - amore e romanticismo - fuori dalla sua vita, così sia.
"Comunque, penso che voi preferiate ascoltare i dettagli più intimi direttamente dalla bocca del ragazzo, signorino Malfoy. Se quello che ha sentito finora è stato di vostro gradimento, forse potrei --"
"Che aspetto ha?" la interruppe Draco, aprendo gli occhi e fissando lo sguardo nel caminetto.
"Alto e magro - direi un fisico da Cercatore, anche se non ha mai cavalcato una scopa. Ha capelli di un nero intenso e occhi blu scuro - come quelli di sua madre, o almeno così lui dice."
Alto e moro, esattamente ciò da cui Draco era stato stuzzicato negli ultimi giorni. Esattamente ciò che gli serviva per compensare la perdita del biondo, abbronzato e muscoloso Christiaan.
"Quello che mi avete detto suona più che adeguato, Madame Monique. Sarei deliziato di avere la compagnia di Vasile questa sera."
"Che ne dite delle otto?" chiese lei. La sua voce aveva perso ogni traccia delle torbide note di fascino di poco prima.
Draco si sfilò l'orologio da taschino. Erano solo le quattro. "Dico che è perfetto," disse. "I migliori auguri, Madame, e mandate i miei saluti a vostro marito."
"Sarà un piacere," disse lei. La sua testa sparì dal caminetto, ma non prima che Draco catturasse un lampo di trionfo nei suoi occhi. Cominciò a ridacchiare; quella donna capiva proprio i bene i suoi clienti.
"Avrei dovuto immaginare che la prima cosa che avresti fatto una volta tornato a casa sarebbe stato noleggiare un accompagnatore," disse una voce dietro di lui. Potter. Gli elfi domestici dovevano essere stati spaventati dall'idea di interrompere la chiamata di Draco e avevano lasciato entrare il visitatore senza annunciarlo. Cinque anni senza disciplina erano davvero una cosa orribile.
Draco si alzò e si voltò per fronteggiare Potter. "Hai intenzione di darmi un'altra lezioncina su quanto tutto questo sia contro natura, Potter? Risparmiamela. Non potresti assistere comunque, quindi considera la cosa in questo modo, noi due dovremmo cercare di essere felici così come ci riesce."
"Tu ed io abbiamo un concetto completamente diverso di felicità, Malfoy. Non credo che mi farebbe felice fottere l'accompagnatore casuale di turno."
"Ovvio che non ti farebbe felice - tu sei quello normale."
Potter si accigliò. "Lo sai cosa volevo dire."
Draco si chiese distrattamente cosa Potter stesse nascondendo nello sguardo. "Immagino di sì. E comunque sei in anticipo."
"Meglio in anticipo che in ritardo," disse Potter e incrociò le braccia al petto, fissando Draco. Ma l'argomento era stato cambiato con successo come voleva Draco. Un altro punto per la Squadra Malfoy.
"Molto bene," disse Draco, e fece un cenno verso la poltrona accanto alla propria. "Mettiti comodo. Quando ho messo il mio nome nel cappello, mi hai promesso che mi avresti introdotto a questo tuo grande piano supremo. Dai, sentiamolo."
Potter attraversò la stanza e si sedette, e Draco si trovò a chiedersi cosa avrebbe detto suo padre all'idea di suo figlio che intratteneva "quel Potter" nel salottino per gli ospiti alla Malfoy Manor. Probabilmente niente di coerente. Allo stesso modo, Draco decisa che sarebbe stato un ospite impeccabile.
"Desideri qualcosa da bere? Tè? Caffè? Qualcosa di forte?"
"Del vino secco se ne hai," rispose Potter, accomodandosi contro lo schienale della poltrona. "è stata una giornata molto lunga."
Era una cosa strana da dire, qualcosa che solitamente si direbbe ad un amico o ad una conoscenza stretta. Draco non era sicuro da dove venisse questo improvviso cambio di modi da parte di Potter nei suoi confronti. Tutto quello che sapeva era che non gli piaceva; più precisamente, non gli piaceva che lo facesse sentire quasi a proprio agio - come se lui fosse sinceramente il benvenuto in casa sua. Accigliandosi, chiamò un elfo domestico per farsi portare un po' di vino secco per il proprio ospite e del rum di Palmera per sé.
Una volta che l'elfo si fu congedato, i due uomini si fissarono per qualche istante, con i drink tra le mani.
Draco inarcò un sopracciglio. "Quindi?"
"Il piano è semplice," disse Potter. "Sarai tu a diventare Ministro della Magia, ma sarò io che manovrerò i fili del nuovo governo."
Ci mancò tanto così che Draco non si strozzasse con un sorso di rum. "Ti spiacerebbe ripetere?"
"Non volevi sentire il piano? è questo il piano." Potter sorbì il proprio vino, con l'espressione che non tradiva alcunché. Di certo non sembrava star scherzando.

Draco finì il proprio drink e appoggiò il bicchiere di nuovo sul vassoio. "Ti sei bevuto il cervello," disse.
"Che cosa te lo fa dire?" Gli occhi verdi di Potter lampeggiarono dietro il riflesso del suo bicchiere da vino. "Di sicuro non credo di dover entrare nei dettagli."
Draco pensò che avrebbe dovuto essere grato per il pensiero, ma invece sentiva solo che l'irritazione cresceva esponenzialmente. "Ho abbastanza informazioni per entrare nei dettagli da solo. Quello che mi hai appena detto suona molto come uno di quei raffazzonati e infantili piani di battaglia che stavi tramando più o meno cinque anni fa."
Potter prese un altro sorso del vino e si spostò sulla poltrona. "Che ne diresti di pensarci su prima di saltare alle conclusioni?"
"Stai mettendo alla prova la mia pazienza," disse Draco. "Non farmene pentire."
"è semplice esattamente così come te l'ho detto," insistette Potter. "Concorreremo entrambi per il Ministero. Tu vinci, io perdo. Per l'opinione pubblica, io sarò l'opposizione. Ogni singola nuova legge che emanerai, ogni nuova politica che organizzerai, io la metterò in discussione. In realtà però le leggi e le strategie politiche saranno le mie - molte di esse andranno contro quelle sciocche idee che tu ti preoccupi sempre di rivangare. Avrò il supporto di entrambi i fronti - i progressisti e i tradizionalisti - e nessuno lo saprà mai."
Draco si accigliò mentre cominciava a capire cosa Potter gli stesse dicendo. "Il mondo non si divide solo in progressisti e tradizionalisti," iniziò, ma Potter lo interruppe subito.
"Forse no, ma queste saranno sicuramente le due principale scuole di pensiero politico tempo la fine del termine del tuo primo anno. Per quanto riguarda gli altri... be'. Non puoi pretendere di preparare un'omelette senza rompere qualche uovo."

"Un'omelette è difficilmente considerabile come qualcosa di gentile," disse Draco con un sospiro.

::

Londra. Numero 12 di Grimmauld Place.
Una delle cose che Harry non sarebbe mai stato in grado di prevedere era l'effetto che la presenza di Malfoy avrebbe fatto un giorno sulla sua capacità di concentrazione. Avevano dovuto terminare presto la loro conversazione la sera prima, probabilmente perché Malfoy non vedeva l'ora di incontrarsi con quel suo accompagnatore straniero. Cosa che a Harry andava benissimo, o così continuava a ripetere a sé stesso. Proprio in quel momento stava cercando di ascoltare Malfoy ma senza riuscirci, continuando a chiedersi invece se avesse trascorso una bella serata, e se avesse intenzione di vedere quell'accompagnatore una seconda volta. Era una cosa decisamente assurda e priva di senso. Harry si sentiva, insomma, geloso, e non lo sopportava, ma non aveva idea di come smettere di esserlo.
"Potter?"
Harry alzò gli occhi su Malfoy, che lo stava fissando in attesa. Si era presentato puntuale a casa di Harry e da allora avevano cercato di portare avanti la loro conversazione. Questo rappresentava un ostacolo che Harry non si sarebbe mai immaginato. Desiderò che Hermione fosse con loro, ma lei aveva delle faccende da sbrigare al Ministero e non sarebbe tornata a casa per ore.
"Scusami," disse a Malfoy. "Ho perso il filo." Meglio apparire ottusi, pensò Harry, che lasciare che Malfoy avesse dei sospetti su ciò a cui stava davvero pensando.
Malfoy ruotò gli occhi, chiaramente esasperato. "Su quale parte del discorso di sei perso? Quella in cui mi domandavo dove potessi trovare il tuo tipo di Pillole della Felicità o quella in cui ti chiedevo perché avessi bisogno di tutto questo?"
Harry sospirò e si grattò la base del collo. "Ho preso in considerazione altre persone, ma tu sei l'unico rimasto della vecchia scuola di pensiero. Le tue chance di vittoria sono migliori di quelle della Umbridge, che sarebbe il tuo avversario più importante. Gli altri quattro prenderanno comunque il due per cento del voto popolare, più o meno."
Malfoy strinse le labbra. "Perché avrei più possibilità degli altri? Perché non, tipo, Goyle o Pansy?"
Harry scosse la testa. "Goyle è notoriamente una testa di legno e la reputazione di Pansy non è certo delle migliori. Potrebbero venire accettati come membri del gabinetto ma nessuno si fiderebbe a metterli a condurre il gioco. Blaise sarebbe stato perfetto, se non fosse pubblicamente collegato a me. Invece tu no."
"Ringrazio Dio per questa piccola grazia," sottolineò Malfoy.
Harry lo guardò male. "Sai bene di essere una specie di leggenda. Blaise ci ha detto che dopo la morte dei tuoi genitori, è cambiata la corrente tra i purosangue; hanno realizzato che Voldemort non era altro che uno psicopatico. Tu lo hai sfidato, hai ricevuto il perdono dallo stesso Scrimgeour, mi hai persino ridotto a chiederti un favore--"
"Dacci un taglio, ti spiace?"
"Senti, sto solo dicendo che sei tu quello con le qualità per farlo," disse Harry, sforzandosi di rimanere calmo. "Credimi, non lo chiedere a te se ci fosse qualcun altro."
Malfoy sorrise. "Lo apprezzo molto."
"è sempre un piacere."
Si fissarono l'un l'altro dalle due poltrone, un po' come il pomeriggio prima, eccetto forse per il fatto che ora stavano bevendo tè. Per Harry, si trattava di un territorio completamente inesplorato - non solo il fatto di essere fisicamente attratto da un uomo, ma anche aver bisogno di lui per essere sicuro che il suo piano funzioni. E Malfoy non avrebbe mai dovuto scoprire di essere necessario. E nemmeno l'altra cosa. La sola idea faceva rizzare a Harry i peletti del collo.
Quando Malfoy parlò di nuovo, la sua voce suonò leggermente sforzata. "Non sono ancora del tutto certo su cosa tutto questo abbia a che fare con me. Perché hai deciso di non concorrere? Avresti sconfitto facilmente la Umbridge..."
Harry emise un lungo sospiro frustrato. "è per qualcosa che tu mi hai detto poco prima di andartene, temo." Non avrebbe voluto ammetterlo. "L'onestà è qualcosa che può essere apprezzato o disprezzato, ma non serve a molto finché non hai il potere. Ma se ottieni il potere o un sacco di pubblicità, molte persone verranno a questionare sulla tua onestà a dispetto della verità. L'ho imparato sulla mia pelle a scuola. Ti vantavi di essere tanto perspicace, Malfoy, ma intanto quando eravamo ragazzi ti preoccupavi un sacco di tutta quella stronzata dell'opinione pubblica."
Malfoy bevve il suo tè. "Giusto, ma quando eravamo bambini non stavi per essere eletto."
"Non sto per essere eletto. Tu lo sei." Harry sentì il desiderio di tirargli qualcosa addosso. Stava solo facendo il finto tonto o davvero non capiva il punto.
Dopo una lunga pausa, Malfoy fissò gli occhi in quelli di Harry, che sentì lo stomaco annodarsi. "Senti, Potter, fammi il piacere di smettere di pensare che sono stupido. Tu mi stai promettendo protezione così che io possa tornare a casa, e in cambio vuoi mettermi sotto i riflettori pubblici durante le elezioni. C'è qualcosa che non torna. Non si sopravvive come ho fatto io dimenticandosi di lasciare l'orgoglio nel guardaroba quando se ne avrebbe bisogno."
Harry scosse la testa. "Pensi che ti stia mentendo? Credi davvero di essere così importante per me? Che ti sto infarcendo di un sacco di stronzate nella speranza di avere nient'altro che, come tu hai così fantasiosamente sottolineato, un vantaggio psicologico su di te? Non siamo più bambini, nel caso tu non l'abbia notato, per cui penso di poter solo parlare per me."
Malfoy aveva l'aria di volerlo fatturare. Harry quasi sperò che lo facesse. "Quindi spiegamelo un'altra volta," disse Malfoy in tono noioso. Harry avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa stesse pensando.
"Chi tu sia davvero non ha importanza in politica. è tutto basato sulle apparenze. Così sembrerà come se tu fossi il nuovo Ministro della Magia, e tutte le tue strategie politiche andranno alla storia con il tuo nome sull'etichetta. Sembrerà che io sia il tuo fermo oppositore politico, ma in realtà sarò io quello che ideerà le strategie politiche," disse Harry, lasciandosi cadere di nuovo contro lo schienale della poltrona e chiudendo gli occhi. In quanti modi Malfoy voleva fargli cantare la stessa canzone?
"E come credi di convincere la gente a votare per me invece che per te? Farai in modo di metterti deliberatamente in ridicolo durante la Tribuna Elettorale della WWN? Chi al mondo potrebbe mai competere contro il Grande Harry Potter?"
Be', a quanto pareva il grande idiota del secolo aveva finalmente fatto la domanda giusta. "Non consumare quella tua povera piccola testolina su come succederà," disse Harry. "Non sai quello che il Movimento è riuscito a diventare dopo che ti sei rifiutato di farne parte. E a conti fatti, non hai bisogno di saperlo."
"Se non ti conoscessi, direi che questa sia una strategia particolarmente brillante per te," disse Malfoy, sorseggiando altro tè.
"Cosa ti fa credere di conoscermi?"
"Il fatto che non è possibile che sia stato tu a creare questo piano. Deve essere stata la Granger a pianificare il tutto."
Harry cercò di sopprimere un sorriso, senza riuscirci. "Mi hai beccato."
Malfoy alzò lo sguardo su di lui e Harry sentì il sorriso scivolargli via. C'era l'acciaio negli occhi di Malfoy, freddo e severo.
"Sei ancora a caccia del sangue dei tuoi nemici? Stai ancora rincorrendo delle ombre?"
"Nono sono mai andato a caccia di sangue, Malfoy. Solo di giustizia. Se la legge non si adegua alla mia idea di giustizia... be', credo che non mi resti che cambiare la legge."
Malfoy abbassò gli occhi. "E non ti importa degli altri? Cambierai la legge, e poi cosa succederà?"
"Ci occuperemo del problema quando si presenterà."

"Una scelta dettata dalla rabbia può far vincere o perdere una guerra, ma non è abbastanza per tenere insieme una società," disse Malfoy dentro la tazza da tè.
"Già, per questo abbiamo bisogno dei politici," commentò la voce di Ron con tono aspro dal ritratto.
Malfoy sussultò, versandosi il tè sui vestiti. "Mio Dio," squittì.
"Tu puoi chiamarmi 'Ron Weasley'," disse Ron.
Harry si impegnò per non ridere mentre guardava Malfoy eliminare le macchie di tè dai vestiti con un colpo di bacchetta. La tensione di poco prima era stata spezzata dalla battuta di Ron, e Harry ne fu felice. Era così vicino al suo obiettivo che l'idea di riuscire davvero a raggiungerlo dopo tutti questi anni lo terrorizzava a morte. Non aveva risposte per Malfoy, ma non voleva ammetterlo. Doveva cercare soltanto di prendere tutto in una volta sola.
Malfoy si infilò di nuovo la bacchetta nel mantello e si alzò. "Bene, suppongo che sia arrivato per me il momento di andare. Il ricevimento si terrà tra cinque giorni; riceverai il tuo invito domani."
Anche Harry si alzò e lo seguì fino al caminetto. Malfoy indossava una sottile sciarpa bianca gettata sulle spalle; lo faceva sembrare un perfetto politico per qualche ragione che Harry non avrebbe saputo definire. Osservò Malfoy afferrare un pugno di polvere volante e gettarlo poi tra le fiamme, udendolo esclamare, "San Mungo!" scandendo bene e infine lo vide sparire. Il tutto si ripresentò nella mente di Harry come la pellicola rovinata di un film, proiettandogli ancora e ancora la stessa scena, nella quale Harry afferrava l'estremità della sciarpa bianca, strattonava Malfoy contro di sé e poi...
Harry schiacciò la fronte contro la mensola del camino e chiuse gli occhi. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, ma la vita si era sempre divertita a gettargli addosso imprevisti. Non poteva fare altro che accettare quell'amaro calice, o no?

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Wiltshire. Malfoy Manor.
Il pianoforte era sparito, stipato in un angolo del magazzino. Draco non pensava di poter sopportare di sentire di nuovo quel piano suonare, e perciò lo aveva nascosto là dove qualsiasi eventuale visitatore avrebbe capito che sarebbe stato tentare la sorte inviare un giovane musicista ossessionato ad aprirne la ribaltina per schiacciarne i tasti. Non che a Draco sarebbe dispiaciuto avere a che fare con un giovane musicista attraente, ma avrebbe preferito un violinista o un violoncellista, o persino un direttore d'orchestra. Bastava che il piano se ne restasse tranquillo.
Il pavimento della sala da pranzo riluceva del riflesso di un enorme candeliere posto nel centro del soffitto a volta. Gli elfi domestici si affannavano mentre correvano di qua e di là per apparecchiare la tavolata sistemata ad H che ora occupava la maggior parte della stanza. La luce delle candele faceva scintillare i disegni argentati sul bordo dei piatti, e il tavolo era così bianco che rischiava di accecare. Era ironico che Draco stesse tenendo un ricevimento - un evento, a dire il vero - per celebrare la prospettiva di candidarsi al Ministero della Magia. Suo padre gli aveva detto una volta che i ricevimenti caratterizzavano il futuro di un Ministro come il petto cremisi caratterizzava un pettirosso - chi dava il ricevimento, otteneva la poltrona.
Draco aveva pensato che era più probabile che fosse dovuto alla somma di denaro di cui poteva disporre un candidato, ma non aveva dato voce ai suoi pensieri di fronte al padre. Non sapeva che farsene dell'arrogante e presuntuosa promessa di farlo vincere alle elezioni. Credeva davvero di convincere così tante persone a votare in favore di Draco? Le risorse di Potter non potevano certo essere così vaste.
Draco sapeva di poter contare sul voto dell'aristocrazia purosangue; si era incontrato con diversi uomini importanti durante il corso delle settimane trascorse e tutti loro gli avevano fatto capire in modi diversi che molte speranze erano risposte nella sua eventuale vittoria per ottenere il posto più importante della politica nel mondo magico in Inghilterra. Il ruolo del Ministro era quello di impedire ai Babbani di scoprire troppo sulla società magica, ma mentre la burocrazia aumentava, così avevano fatto anche le ambizioni di chi la manovrava.
Draco scosse la testa. Sapeva di essere tenuto deliberatamente all'oscuro di un gran numero di cose, ma non aveva chiesto risposte, specialmente non a Potter. Per cui avrebbe fatto ciò che sapeva fare meglio, e avrebbe giocato la parte dell'ospite impeccabile al ricevimento. La tradizione sarebbe stato il tema dominante, e Draco sapeva essere altre cose prima di diventare uno strumento di una tradizione ormai rovesciata.
"Non ha senso," disse a Blaise, che stava studiando il menù con le sopracciglia aggrottate. "Il caviale non ha mai ucciso nessuno."
"Non ho mai detto che abbia ucciso qualcuno. Ho solo detto che è di gran lunga passè." I denti banchi di Blaise scintillarono in un sorrisetto eloquente.
"E io dovrei prendere lezioni da uno che pensa che la California produce buon vino!" disse Draco in tono deliberatamente teatrale.
Si guardò attorno rivolto ad una platea immaginaria e notò Potter appoggiato contro lo stipite della porta, che lo guardava. Se Draco non lo avesse conosciuto, avrebbe detto che Potter lo stesse squadrando. Sarebbe stato un po' triste, in realtà. Si trovava nella stessa stanza con due dei migliori esemplari di maschi inglesi sul mercato ed entrambi erano etero. Doveva essere stato davvero cattivo nella sua vita passata.
"Harry!" disse Blaise, che doveva aver notato Harry nello stesso momento. E fu allora che qualcosa attraversò l'aria tra i due uomini, come una specie di scossa di energia magica - o si trattava solo dell'immaginazione di Draco? Scosse la testa e la sensazione se ne era già andata, ma Potter si stava avvicinando, con la mano tesa verso Blaise. I due si scambiarono i soliti convenevoli, e poi le cose presero una strana piega.
"Blaise, ci puoi lasciare un momento?" chiese Potter. Suonò come una domanda, ma Draco, che aveva udito quel tono imperativo nella voce di sua madre abbastanza spesso da riconoscerlo, non ne fu ingannato. Con sua infinita sorpresa, Blaise inclinò la testa - sempre sorridendo - e si diresse verso l'ampia finestra a volta che si trovava sul lato opposto della stanza.
"Ti darei qualsiasi cosa per scoprire come diavolo hai fatto," disse Draco distrattamente mentre guardava Blaise camminare sul pavimento scintillante.
"Fatto cosa?" chiese Potter. "Camminiamo," aggiunse, indicando la porta laterale che conduceva fuori nel giardino.
Draco non si mosse. "Tu hai fischiato e Zabini ha preso il volo. Non è possibile."
"Niente è impossibile. Andiamo."
Draco lo seguì controvoglia in giardino. Faceva freddo, ma gli spessi tralicci che crescevano lungo la graticciata di ferro battuto che circondava il perimetro li proteggeva dalla maggior parte del vento. Foglie rosse e oro bisbigliavano sotto i loro piedi mentre camminavano, e i raggi del sole del tardo pomeriggio illuminavano il cielo terso di un bagliore soffuso. Potter trafficò con i lacci del mantello e si voltò per fronteggiare Draco.
"C'è più di una cosa che ho bisogno che tu faccia prima che lo show cominci," disse.
In qualche modo, Draco capì che Potter non intendeva il ricevimento di quella sera. Studiò il volto pallido di Potter, chiedendosi quanti segreti si nascondessero dietro quei suoi occhi. Nel corso delle ultime due settimane, Draco aveva realizzato di non conoscere l'uomo che Potter era diventato - di non capirlo. Era qualcosa di snervante. "Sono sicuro che non possa essere niente di peggio di diventare il re su un trono per le bambole," mormorò. "Comunque sia, sentiamo."
"Adesso dovrai fare un Voto Infrangibile per obbedire ai miei ordini," disse Potter.
Draco sbatté le palpebre. "Tu sei matto."
"Non mi fido di te." Ed eccoli lì, su un tavolo metaforico, la scomoda verità distesa tra di loro come un abisso nero.
Draco lo sapeva già da tempo, ovviamente - sarebbe stato sorpreso se Potter si fosse fidato, lui o chiunque altro. Tradisci una volta, ed ecco che sarai marchiato come appartenente ad un certo tipo di persone. Draco non aveva problemi ad essere quel tipo di persona, ma c'erano dei limiti che non era disposto a superare. "Scordatelo, Potter," disse, facendo un passo indietro. "Ho accettato di aiutarti. Credo che sia abbastanza." Mi devi molto di più, non disse.
"Hai accettato di fare questa cosa alle mie condizioni," disse Potter, abbassando lo sguardo sul tappeto di foglie gettato sul selciato. "Queste sono le condizioni."
"Figlio di puttana," ansimò Draco. "Razza di disonesto, infido, subdolo bastardo. Questo è degno di un... un..."
"Di uno Slytherin?" Le labbra di Potter si arricciarono in un sorriso e lui alzò lo sguardo. "Non ho mai detto che il tuo gruppo non aveva buone idee."
Era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Potter gli aveva tenuto deliberatamente nascosto quell'aspetto della faccenda, tutto il tempo che aveva potuto, per assicurarsi che non rovinasse i suoi piani ritirandosi all'ultimo momento. Poteva tornare in casa e annunciare che non avrebbe più partecipato alle elezioni, ma non avrebbe fermato Potter; avrebbe solo messo lui in cattiva luce. Con Draco fuori gioco, Potter si sarebbe seduto sulla poltrona da Ministro nel giro di un mese. Avrebbe forse impiegato di più a realizzare i cambiamenti che desiderava fare così disperatamente, ma alla fine ce l'avrebbe fatta. E quanto a Draco, sarebbe stato obbligato a lasciare il paese e non avrebbe più potuto tornare indietro.
Scacco matto.

fiction: sin for me, autore: furiosity, traduttore:imbrattacarte, traduttore: zephan, progetto dt

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