[Mani nude] Courage the cowardly dog (Rafaelo)

Feb 22, 2011 02:50

Titolo: Courage the Cowardly Dog
Fandom: Mani Nude
Personaggi/Pairing: Rafaelo
Rating: PG
Conteggio Parole: 915 (fidipu)
Prompt: Coraggio per la seconda settimana della Cow-T di maridichallenge.
Avvertimenti: gen, violenza, linguaggio
Note: *piange male*
- Il titolo è il nome originale della serie Leone il Cane Fifone. Mi sembrava disgustosamente appropriato perché a) il coraggio è il tema principale della fic e b) Rafaelo è un Cane, no? *piange male più intensamente*
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.

~ Courage the Cowardly Dog.

Il freddo, prima di ogni altra cosa, ti colpisce come una stilettata allo stomaco.
Ti sei addormentato come un idiota nell’auto di quel tizio con la barba, fiero della duplice conquista - un atto di vandalismo ben riuscito e poi averla fatta franca, Dio, ti sei davvero sentito un genio, - e adesso ti svegli al freddo, al gelo, come un cazzo di bambin Gesù al buio, e di auto e tizi con la barba non c’è neppure l’ombra, neppure l’odore.
«Se è uno scherzo,» dici, «non è affatto divertente!»
Però non sei sicuro di aver parlato davvero, perché il buio è troppo fitto e dubiti che la tua voce sia riuscita a scalfirlo.
«Ste,» riprovi, «Stefy, che gran trovata. Dai, figlio di troia, accendi la luce.»
Pare che non ci sia nessuno, comunque. Non senti respirare, non senti ridere, e Stefy non sarebbe capace di tenersi in bocca una risata neppure se lo pagassero.
Ti fai coraggio - ti fa un sacco, un sacco, un sacco di coraggio, così tanto come non credevi di averne, - e cerchi, a tentoni nel buio, una parete, un tavolo, qualcosa. Cieco, avanzi pian pianino, e ti sembra di non muoverti davvero, tanto è il buio, tanto è profondo, tanto è spaventoso, ma alla fine trovi qualcosa - qualcosa che ha tutta l’aria di essere un corpo.
«Ehi? Ehi, amico, tutto ok?» domandi, ma forse avresti fatto meglio a tacere, perché la tua voce - ora la senti distintamente - è quella roca e metallica di un pazzo assassino da film dell’orrore, e che cazzo è successo? Il poveretto qui a terra avrà avuto, come minimo, un infarto per lo spavento.
«Ehi, amico, mi senti?»
È imbarazzante e hai paura di ficcargli un dito in un occhio o peggio, nel naso, ma ti vedi costretto a mettergli le mani addosso e toccarlo, alla ricerca del collo, perché è così che va fatto, te l’avranno ripetuto un milione di volte, in centinaia di telefilm differenti. Quello però non reagisce, e cominci a sospettare il peggio, e il sospetto diventa certezza quando, sfiorandolo là dove dovrebbe esserci la mandibola, immergi le dita in una poltiglia tiepida e vischiosa.
«Oh, Dio!» ansimi, la fifa blu che ti attanaglia lo stomaco e te lo strizza per bene e ti riempie la gola del sapore acre della bile. È morto, il tipo è morto e metà della sua faccia è completamente andata. «Ehi,» cominci a urlare, «ehi! Aiuto! C’è nessuno? C’è un morto, qui!» Il tipo che l’ha ridotto così potrebbe essere ancora nei paraggi, ci pensi, ci pensi davvero - non ci credi, però, non ci vuoi credere, e allora ti costringi ad ignorare spavaldamente il lume della ragione. «Maledizione,» borbotti, e poi, urlando di nuovo, stavolta più forte, «EHI! Aiuto!»
Non sei così scemo, lo capisci presto che non arriverà nessuno. Ti lanci, allora, in avanti, e ti accorgi che, Dio Cristo, le gambe fanno un male cane, e devi avere qualche ferita orribile sulla schiena, perché hai i nervi praticamente impazziti per il dolore.
In qualche modo, incespicando e bestemmiando, raggiungi una parete e ti ci accanisci contro, lieto che sia di alluminio, fragile e rumoroso. Rimani una vita a sbattere pugni e urlare, inondandoti le braccia di sangue, e a un certo punto hai pure l’impressione di sentire una voce, alle tue spalle, mormorare.
La ignori.
Ignori anche un’eco spaventosa che ti riempie la testa, il rimbombo lontano e confuso di un crack, un crack che non ricordi, un crack che era fuori e dentro di te e dappertutto e che non sai e non vuoi spiegarti. Stringi gli occhi, piangi e urli più forte, e continui anche quando la testa comincia a girare così forte che non distingueresti più Gatto da Giulia. Ricordi vagamente le carezze della mamma, quando avevi sei anni e troppa paura del mostro sotto il tuo letto per andare a dormire, e il modo in cui il suo profumo ti dava coraggio, coraggio, coraggio, lo stesso coraggio che adesso ti sfugge, sghignazzando crudele. Ti abbracci le ginocchia e singhiozzi piano, perché non hai proprio altro da fare, maledizione, morirai così e non vuoi morire, proprio non vuoi, ed è a quel punto che arriva la luce e ti sommergono voci, mani, calore e odore di terra.
Non morirai.
Non capisci niente, ma pare che non morirai e vorresti avvisare gli uomini che ti sciamano attorno che c’è un pazzo a piede libero, sì, un pazzo assassino con una forza mostruosa, un pazzo assassino con una forza mostruosa che ha fatto a pezzi un uomo, lì dentro, e tu ci tieni davvero a restare vivo, quindi bisognerebbe chiamare la polizia, e fare attenzione, e Dio, perché fa così freddo?
Ti portano via, ti sembra di sentirli ridere - ma non è possibile, perché dovrebbero ridere? Ti portano via attraverso distese di sangue e piscio di cane e altre puzze spaventose; vorresti vomitare, sai di dover ma non hai nemmeno più la forza per aprire gli occhi, e allora lasci che uno di loro prema le dita contro il fondo alla tua gola, e il tuo corpo, meccanicamente, fa il resto.
Anche se nessuno ti ha ancora chiesto il tuo nome, non puoi fare a meno di augurarti che ti riportino a casa presto; addirittura ti azzardi a chiedere a Dio se, gentilmente, può fare in modo che tutta questa situazione non sia che un malato incubo di merda, ma Lui è distratto, forse troppo occupato, e non ti ha sentito. Non ti sentirà mai, perciò non ti resta che farti coraggio, Rafaelo.

» challenge: cow-t, mani nude, } 2011, mani nude: rafaelo, › ita

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