[Dragon Ball] Timidamente, Dolcemente (Toma/Bardak)

Dec 20, 2008 22:28

Quell'intrusione… quell'intrusione…

Si morse la lingua per impedire a sé stesso di implorare Toma di smettere, di allontanarsi, di lasciarlo.

Il suo compagno percepiva il suo tormento, ma non aveva abbastanza forza per obbligarsi ad interrompere i propri movimenti, non era in grado di farlo, e Bardak non gliel'avrebbe mai chiesto, neanche fosse stato ad un passo dal morire per il dolore.

"Ah… Toma, cazzo, To… Toma…"

Sentire la sua voce possente spezzarsi in quel modo, rotta da gemiti vogliosi e a malapena trattenuti, ecco, come poteva pretendere di porre fine a tutto quello?

Ma… stava soffrendo tanto…

"B… Bardak, vuoi… ah… vuoi che mi fermi…?" gli ansimò ad un orecchio, sentendolo irrigidirsi appena poi rilassarsi ancora; in totale mancanza di coerenza con quanto aveva appena proposto, però, Toma affondò ancora di più nel corpo dell'amante, spinto dai propri peggiori istinti.

Era tutta colpa di quel corpo, e di quegli occhi che reclamavano attenzione. Di quell'uomo, assolutamente stupendo, indomabile, che si lasciava dominare più frequentemente di quanto si credesse.

Semplicemente, non poteva opporsi. Davanti a quello sguardo, così carico di sottintesi, la sua volontà si piegava rispettosamente, e nonostante in quel momento stesse innegabilmente compiendo un atto di supremazia su Bardak, possedendolo, la verità era tutt'altra: Toma dipendeva da Bardak, completamente, non avrebbe potuto fare un passo senza la certezza che, se fosse caduto, ci sarebbero state quelle braccia a sorreggerlo. Era devoto a lui come a un dio, forse di più, e non riusciva a darsi pace se lontano dai suoi sguardi, o se al di fuori di quegli abbracci, o di quel letto.

Si spinse dentro di lui ancora un po', rallentando i movimenti mentre sentiva il momento dell'orgasmo farsi pericolosamente vicino; si sdraiò sulla schiena del suo amato, cercandone le mani e stringendole tra le proprie. Bardak apprezzò il gesto: da piccoli, s'erano spesso dati sicurezza stringendosi le mani in quel modo, e ora ripetere quella stessa stretta gli dava una piacevole sensazione di calore, di casa. Sentiva che niente e nessuno avrebbe potuto mai infrangere quella magia; se anche Freezer in persona fosse apparso nella loro stanza non avrebbero potuto allontanarsi l'uno dall'altro, mai.

Chiamò il suo nome in un bisbiglio, sentendo le sue labbra muoversi alla frenetica ricerca d'aria accanto al proprio orecchio, e lentamente, lentamente, sentì il dolore delle ferite sparire per lasciare posto al piacere. Chiuse gli occhi e si abbandonò a quella sensazione, perdendo ogni cognizione: tempo, spazio, niente esisteva più all'infuori dei loro corpi uniti, all'infuori di Toma e del suo respiro caldo, all'infuori di Toma e della sua bocca, e di lui, Toma.

L'orgasmo li prese, prima Bardak poi Toma, e li lasciò esausti e affannati, sudati e ancora un po' turgidi, abbracciati, le dita intrecciate, dolcemente, i respiri lenti e i corpi stremati, le anime a urlare quanto amore le legasse e quanto amore, ancora, le avrebbe legate.

*

Toma morì il giorno dopo. Bardak morì con lui.

Portò con sé il suo sangue fino alla fine, così come quello degli altri loro compagni, ma era come se quello di Toma in qualche perverso modo si distinguesse dagli altri; Bardak aveva l'assurda impressione di poterne distinguere ogni goccia, e non poteva smettere di pensare al suo corpo, al suo splendido corpo dilaniato dalle ferite, e ai suoi occhi, ai suoi occhi che non si sarebbero più riaperti, e alla sua anima, alla sua anima malinconica che se n'era andata dal modo tra le sue braccia.

Toma gli era morto in grembo e lui non aveva potuto fare nulla per lui.
Toma gli era morto in grembo, ed era morto anche lui.
Toma gli era morto in grembo, e ora Freezer doveva morire.
Toma era morto.
Toma, che nelle sere d'estate gli confidava con voce dolce e rotta le sue paure;
Toma, che cercava sempre il suo sguardo prima di una missione;
Toma, che tremava quando lui alzava la voce;
Toma, molto più di un ragazzino nell'aspetto, molto meno nel cuore;
Toma, Toma e la sua ingenuità, Toma e la sua dolcezza, Toma e quel modo passionale e timoroso al contempo di possederlo, di fare l'amore con lui, Toma e quel rossore sulle guance che non passava mai ogni volta che, timidamente, chiedeva di essere coccolato e consolato.

Toma.

Toma era morto.

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