Titolo: Break the spell
Fandom: RPF L.A. Lakers/Regal FC Barcelona
Personaggi/Pairing: Pau Gasol/Juan Carlos Navarro
Rating: R
Conteggio Parole: 1544 (W)
Avvertimenti: slash, un sacco di dialoghi, softporn
Note: Gh! ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.
~ Break the spell.
Juan Carlos è incazzato, molto incazzato. Pau, a un soffio di distanza da lui, non sa che fare, perché se ci fosse lui, nei panni di Juan Carlos, probabilmente ora sarebbe anche più incazzato di così.
"Carlos," tenta, comunque, perché non riesce a rimanersene zitto a guardarlo consumarsi di rabbia; Juan Carlos però lo stronca senza neppure esitare, sollevando una mano in un imperativo assoluto: taci. Apri di nuovo quella cazzo di bocca e ti strappo le rotule a morsi, aggiunge il suo sguardo, un po' crudele e un po' soltanto ferito. Pau si arrende, china il capo e aspetta che la temperatura nella stanza si abbassi un pochino, che la tensione si diradi e la smetta di torcergli lo stomaco.
Juan Carlos comincia a camminare su e giù per la camera, scrocchiandosi le nocche quasi sovrappensiero. Pau non vuole sottrarre spazio alla sua passeggiata zen e allora si siede sul bordo del letto, tenendolo d'occhio quasi timidamente e mordendosi nervosamente l'interno della guancia.
Per fortuna, Navarro non è tipo da melodramma, e sbollisce in fretta l'incazzatura madornale che gli ha colorato le guance di rosso. Si calma più in fretta di quanto Pau avesse sperato, si ferma in mezzo alla stanza e si preme le mani sugli occhi. Sospira, e solleva su Pau uno sguardo sconfitto che gli fa rimpiangere l'espressione furibonda. Adesso si sente in colpa, cazzo.
"Fammi capire," chiede Juan Carlos, l'immagine stessa della resa. Si siede accanto a Pau sul letto, quasi stancamente, e aggrotta la fronte prima di parlare di nuovo. "Fammi capire, perché non riesco... davvero, non ci vedo un senso, Pau. Fammi capire."
Pau si agita, un po' a disagio - è da quando aveva sedici anni e ancora le idee piuttosto confuse riguardo la propria sessualità che non gli capitava di sentirsi a disagio attorno a Juan Carlos, e Dio, quello è un periodo che farebbe volentieri a meno di rivivere, grazie, - e poi sospira anche lui.
"È solo che..." esita, non sa come dire quello che gli si dimena nella testa. "Non lo so, Carlos, ho bisogno di una pausa."
"Una pausa," ripete Juan Carlos, atono, e Pau ha seriamente paura di questo automa senza reazioni violente, perciò istintivamente cerca di allontanarsi quanto può, e si allunga all'indietro sul letto, puntellandosi sulle mani. "Una pausa."
"Sì, una pausa. Una vacanza. Ho giocato una stagione asfissiante, un torneo internazionale e un'altra stagione tutte di seguito, me la sarò pure guadagnata, una pausa, no?"
"Ragionevole," annuisce Juan Carlos; si sposta anche lui, indietreggiando sul materasso fino a sedercisi esattamente in mezzo, le gambe incrociate e gli occhi all'altezza di quelli di Pau, che lo guarda, curioso e spaventato e anche decisamente depresso per averlo fatto incazzare. "Ma tra la fine della stagione regolare dell'NBA e l'inizio del ritiro ci sono tre settimane e sei giorni di intervallo." Eccola, l'obiezione totalmente ragionevole alla quale Pau non sa cosa rispondere. "Mi sembra una pausa più che sufficiente, tu non credi?"
Pau sospira, si passa una mano sulla faccia, si lascia cadere sul letto. Sul soffitto c'è una macchia di umidità appena appena visibile, che deve ricordarsi di far controllare.
"Tre settimane e sei giorni lordi. Al netto, Carlos, considerando eventuali festeggiamenti per un'eventuale vittoria dei Lakers, le interviste, le cazzate promozionali che sicuramente organizzeranno sia l'NBA che la federaciòn, quanto resterà? Poco più di una settimana? Te lo ricordi, l'anno scorso, hm? Che siamo arrivati in ritiro con ancora addosso i microfoni dell'ultima intervista per El Mundo."
"Non è un paragone coerente," obietta di nuovo Juan Carlos, la serietà fatta persona, e Pau si domanda se baciarlo ora sarebbe molto inopportuno. "L'anno scorso, il ritiro era già cominciato a fine giugno. Per quest'anno, Scariolo non ci assillerà prima della metà di luglio. E considerando i fusi orari, dovremmo anche riuscire a guadagnare un giorno, se non di più."
"Carlos, ora stai delirando," ride Pau, e si solleva sulle braccia per spostarsi fino a sdraiarsi decentemente sul letto, affondando la testa tra i cuscini quel tanto che basta a stare comodo e riuscire comunque a vedere Juan Carlos, ancora seduto in mezzo alle sue gambe. "Dai. Mi dispiace, lo sai, ma non ce la faccio. Non posso farmi anche il mondiale con la scorsa stagione, l'europeo e questa stagione qui che dobbiamo ancora vedere come finisce sulle spalle. È troppo... faticoso, Carlos."
"Guarda che lo stesso vale per tutti quanti," borbotta Juan Carlos, imbronciandosi. Pau sospira, passandosi stancamente una mano tra i capelli.
"Con tutto il rispetto," mormora, "non penso che giocare contro il Montepaschi Siena sia anche solo paragonabile ad una partita contro i Celtics."
Juan Carlos lo guarda con un'espressione a metà tra lo scettico e il quasi incazzato.
"Non provare a rifilarmi queste puttanate sulla superiorità intrinseca dell'NBA," avverte, puntandogli addosso un indice piuttosto minaccioso. "Col cazzo che il primo ragazzetto esaltato d'oltreoceano può pretendere che il suo anello valga più del culo che mi faccio ogni anno in tre tornei diversi solo perché un qualche cazzone nella sua lega si chiama Shaq o Kobe Bryant."
Pau sorride e solleva le mani in segno di resa, ma Juan Carlos non ha finito:
"E poi, scusa, ho un vuoto di memoria, dov'è che giocano tuo fratello, José e Rudy? Nell'NBA, no? Mi sembra siano stati convocati anche loro, o sbaglio? E l'hanno accettata, la convocazione, o sbaglio di nuovo?"
"Dove vuoi arrivare, Carlos?"
Juan Carlos sbuffa, incrocia le braccia al petto.
"Voglio che la pianti con queste stronzate, ecco che voglio," sbotta. "Riposo? Vacanza? Sono le cazzate diplomatiche che si può bere un giornalista, non io. Voglio la verità." Sospira. "Voglio sentirti dire che non vieni perché non hai voglia. Perché ti sta sul cazzo Scariolo. Perché non ti piace la cucina turca. Non m'interessa se è un capriccio da ragazzine, Pau, voglio sapere la verità. Che cazzo, penso di meritarmela."
C'è qualcosa di così definitivo nel suo tono, nella linea dura delle sue labbra, che Pau non si prende nemmeno il tempo di raccogliere le idee, ansioso com'è di chiarire, di dare a Juan Carlos soltanto la verità - ha ragione, naturalmente ha ragione, si merita tutta la sincerità di questo mondo e perché Pau non ci ha pensato da solo? Maledizione, stargli lontano gli fa più male di quanto credesse possibile.
"Ho solamente paura," dice, e Juan Carlos lo guarda così intensamente che forse non c'è neppure bisogno di parlare, forse gli sta leggendo direttamente nel pensiero, ma Pau continua comunque a dare aria alla bocca perché è un po' come alleggerirsi da un peso. "Ho una paura fottuta di non reggere. Sono stanco, e la stagione deve ancora finire. So che comincerò a peggiorare, in campo, e cazzo non è una cosa che posso permettermi a due, tre partite dalla finale. Magari durante la finale stessa. Carlos, non me lo posso permettere. Lo sai meglio di me com'è l'NBA, hai ragione, scusa, come sono le leghe, tutte quante, un errore un po' più evidente e sei fottuto. E non voglio fottermi la carriera, Carlos, non voglio tornarci sconfitto, a casa, voglio fare come te, farmi una bella storia con i Lakers e poi venire in trionfo a casa, a Barcellona, se mi vorranno. Non posso mandare all'aria tutto quanto, e se vengo a giocare il Mondiale ho paura che non arriverò nemmeno a metà della prossima stagione. Cazzo, amore, lo sai meglio di me quanto vorrei giocare. Con te. Però... no, sono troppo terrorizzato." Sospira pianissimo, scrolla le spalle. "La puoi ridurre a una questione di priorità. Giocare bene con la squadra che mi firma gli stipendi ha la priorità, tipo, assoluta. Mi spiace."
Juan Carlos si morde le labbra, pensieroso, e Pau resta zitto a guardarlo, cercando di indovinare quali insulti nuovi di zecca stia coniando per descrivere con la massima precisione la sua nuova opinione di lui. Alla fine, Navarro sospira e s'imbroncia di nuovo.
"Vabbè. Però non vale," borbotta, e nemmeno con tutta la buona volontà del mondo riesce ad impedirsi di sorridere un po'. "Mi hai fatto gli occhi dolci, sei uno sporco baro."
Pau ride, e allunga le braccia per invitarlo a venirgli incontro, ma Carlos non ha esattamente bisogno di incentivi. Gattona rapidamente fino a poterlo baciare brevemente sulle labbra, Pau sorride e gli stringe le braccia attorno al collo, intrappolandolo tra le proprie gambe.
"E dopo avermi cosparso di pece e piume, mi amerai lo stesso?" chiede, mordendogli il labbro inferiore un attimo prima che Juan Carlos s'imbronci di nuovo.
"Ovviamente no," risponde, poi lo bacia ancora a fior di labbra, poi su una guancia, dietro l'orecchio, di nuovo sulle labbra. "Sei un mercenario traditore della patria, nessuno ti amerà mai."
Pau soffoca una risata contro il suo collo e poi lo ribalta sul letto, baciandolo con un certo impegno e spingendo un ginocchio in mezzo alle sue gambe, strusciandolo con insistenza contro l'erezione già tesa di Carlos.
"Posso anche accontentarmi di una conoscenza superficiale e qualche incontro, uhm, poco professionale di tanto in tanto," propone, accarezzandogli una guancia col dorso delle dita, e Juan Carlos sembra ponderare seriamente la questione.
"Chiarisci il concetto di incontro poco professionale," mormora dopo un po', e Pau scoppia a ridere, e Juan Carlos si solleva appena dal materasso per zittirlo con un bacio.