Titolo: Vinegar-coated
Fandom: Criminal Minds
Personaggi/Pairing: Derek Morgan, Aaron Hotchner, David Rossi, vari altri; hints (quasi invisibili) Rossi/Morgan e Hotch/Morgan
Rating: PG16
Conteggio Parole: 1498 (W)
Prompt: La foto di un uomo immerso nell'oscurità @
syllablesoftime [
tabella] [3/7]
; Criminal Minds @
fivefandom Note: SPOILER PER LA SEASON-FINALE DELLA QUINTA STAGIONE!! Difatti, si tratta della mia ipotesi riguardo quel che accadrà nella 6x01 XD
; Potrei continuarla, ma non so né come né quando, perciò per ora la lascio come oneshot ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.
~ Vinegar-coated.
L'intero corpo di polizia dello stato della California si riversa dentro la casa d'infanzia del detective Spicer e Derek Morgan vorrebbe soltanto essere morto al suo posto. Piegato in due dall'ultimo calcio che quell'uomo gli ha regalato, Derek stringe gli occhi e i denti e prega che qualcuno lo prenda e lo ammazzi, sostituisca al cadavere di Spicer il suo, metta il detective al suo posto; Dio, è insopportabile il solo pensiero del proiettile che ha trapassato il cuore di quel poveraccio, spaccandolo come un uovo, senza rimedio, senza possibilità di errore. Il grilletto tirato oltre il punto di non ritorno e ciao ciao, Matt Spicer.
"Derek!"
È Rossi il primo a corrergli addosso, naturalmente. È sempre Rossi, se non c'è Derek, il primo ad infilarsi nelle situazioni fottutamente pericolose, dentro le case in cui non sai se ti aspetta la morte o il nulla, giù per le cantine che nascondono un orrore che solo Dio sa come sia stato possibile farcelo finire.
"Derek," lo chiama Rossi, una nota così evidentemente disperata nella voce che Derek sorriderebbe, se ne avesse la forza e la voglia, e gli suggerirebbe di rivedere le sue doti di attore. "Derek, Dio santo, dimmi soltanto da uno a dieci quanto sei in pericolo di crepare."
In lontananza, Derek sente Prentiss mormorare piano parole di conforto alla sorella di Spicer; sente qualcuno singhiozzare e qualcun altro trattenere a stento un conato di vomito, devono aver visto il cadavere. Sente Hotch borbottare ordini, ma è un brusio indistinto e coperto ancora dalle urla di Ellie, la figlia di Spicer, e dal rumore del proiettile che trapassava il petto, le costole, il cuore, la schiena.
"Derek."
"Sette e mezzo, Rossi," riesce a scandire, e nell'istante in cui dichiara al mondo di essere stato pestato a sangue Derek si accorge di essere ancora riverso sul pavimento, la faccia premuta nella moquette e soltanto le mani aggrappate in uno spasmo alla giacca di Rossi.
"Grazie a Dio. Ora ascoltami, sto per tirarti su, d'accordo? Se ti fa male da qualche parte, avvertimi."
Derek mugola un assenso sconnesso e poi d'improvviso tutto torna al proprio posto - il comò vittoriano di fronte a lui, le gambe degli agenti, il sangue di Spicer e l'espressione avvilita ed esterrefatta che aveva quando la canna della pistola ha gentilmente incontrato il suo petto.
"Cristo," soffia Derek, distogliendo bruscamente lo sguardo e voltandosi oltre, inchiodando gli occhi all'armadio a muro bianco macchiato di sangue - gli schizzi sono ad alta velocità e troppo in basso per essere di Spicer, gli suggerisce la metà professionale del suo cervello; quello è il tuo sangue, Derek. "Cristo."
Rossi è rapido a stringerli forte una spalla, a ricordargli che per nessuna ragione al mondo è rimasto solo.
"Derek, guardami."
No, no, col cazzo.
"Derek, per favore."
"Slegami." Adesso Derek lo sta guardando e probabilmente Rossi vorrebbe che non l'avesse mai fatto - non gli piace il grado di nero sciolto nei suoi occhi, non gli piace la linea dura delle sue labbra, non gli piace la tensione che vede nel collo e nelle spalle perché non sa interpretarle, non ci capisce più niente. "Slegami, Rossi."
Lasciarlo da solo per andare a cercare un coltello è evidentemente l'ultima cosa che David Rossi vorrebbe dover fare in questo momento, ma suo malgrado, dopo un minuto, si risolleva; stringe ancora una volta la spalla di Derek e poi si allontana piano, nella stanza che ormai si è svuotata - perso interesse per il cadavere, tratta in salvo la sorella, rimangono solo due agenti della scientifica e Hotch.
Hotch.
Non appena Dave muove due passi allontanandosi da Derek, al suo fianco compare Hotch, puntuale come neppure un orologio atomico nei suoi momenti migliori. Hotch non gli stringe una spalla, Hotch non cerca mai il contatto fisico con i suoi colleghi, se non capisce di cosa, esattamente, i suoi colleghi stiano soffrendo. Sostanzialmente, deduce Derek, Hotch teme di fargli male anche solo a toccarlo, e neppure su una scala da uno a infinito esiste un valore abbastanza alto per descrivere quanto si senta patetico in questo momento.
"Derek," lo chiama Hotch, quasi dolcemente, e Derek non può fare a meno di notare che anche lui, come Rossi, non ha usato il cognome. "Derek, raccontami cosa è successo."
Non è una domanda, naturalmente; non c'è spazio per la gentilezza, per lasciare a Derek il tempo di cui ha bisogno per metabolizzare il fatto. Hotch sa fin troppo bene che cose del genere non le superi mai, e l'unica cosa che ora può arrivare alle orecchie di Derek sono gli ordini.
Il coroner sta portando via il cadavere di Spicer, ora; Derek guarda la barella tremare e allontanarsi, e si sente un po' svuotato, molto avvilito. D'improvviso, la sua immensa, irrimediabile inutilità nell'universo lo colpisce a pesci in faccia.
"Ho pensato che difficilmente l'S.I. sarebbe andato a casa della sorella di Ma- di Spicer," comincia Derek, e vede distintamente le dita di Hotch flettersi, in attesa, quando lui inciampa sul nome del detective. "Non era coerente con il profilo. Ho pensato... ho pensato che le avrebbe portate qui, sicuramente. Il detective era d'accordo. Avremmo dovuto aspettare rinforzi, dovevamo aspettare rinforzi... ma non avrebbe potuto aspettare un secondo di più. Lui è entrato dalla porta sul retro, abbiamo controllato il piano terra. C'è un cadavere, davanti alla porta principale, suppongo sia il nuovo proprietario della villa. Io… sono arrivato di sopra, ho visto le due donne, l'S.I. mi ha preso alle spalle. Mi ha legato, mi ha picchiato. È arrivato Spicer, l'S.I. s'è fatto scudo della ragazzina. Gli ho detto di non abbassare la pistola, di non assecondarlo, di non- non mi ha ascoltato. È stato al suo gioco, e il bastardo ha ammazzato lui e s'è portato la ragazzina. Non-"
"Va bene così," lo interrompe Hotch, e dal modo in cui solleva le mani per insistere sul concetto - stai zitto, Derek, stai zitto - Morgan capisce che avrebbe voluto fermarlo un millennio fa. Arriva Rossi - ha trovato un coltello a serramanico, Derek non vuole veramente sapere dove l'abbia pescato, - ed è una liberazione e una sofferenza insieme potersi muovere di nuovo.
Derek flette piano le dita per lasciar scorrere il sangue su e giù lungo i palmi delle mani e improvvisamente sente sciogliersi la polla di adrenalina che gli appesantiva lo stomaco. È pieno, adesso, di un bisogno devastante di distruggere. Vuole sentire qualcosa andare in pezzi sotto le sue dita, che sia un televisore, uno scalpo o anche solo un elenco del telefono non ha importanza, Cristo, ha così tanta rabbia a fluirgli liberamente nel corpo che potrebbe fare il giro del mondo nuotando e volando.
Salta in piedi, e un cerchio pauroso alla testa minaccia di ributtarlo per terra, in mezzo al sangue, ma da un lato Rossi e dall'altro Hotch lo tengono su, preoccupati e forse spaventati - forse sarebbe anche ora, però, che capissero esattamente quanto Derek si senta coinvolto.
"Dobbiamo trovarlo," osserva Morgan, gelido come ghiaccio; Hotch lascia la presa sul suo braccio e Rossi, invece, la intensifica. "Dobbiamo trovarlo prima che possa-"
"Derek, basta così. Ho bisogno che ora tu faccia un respiro profondo," dice Rossi, con la voce più seducente che ha, e Derek respira, ma non migliora per niente. "Ho bisogno che ti calmi un secondo. L'unica cosa che dobbiamo fare ora è andare in ospedale e farti controllare; ti reggi in piedi a stento, hai una spalla dislocata e ho idea che le tue costole non se la stiano passando granché bene. Andiamo in ospedale, adesso."
"Reid, Prentiss ed io ci occuperemo di rintracciare l'S.I.," interviene Hotch, calmo e serio, ma sono abbastanza vicini perché Derek possa sentire il frullare dei suoi pensieri e accorgersi che il suo Supervisore sta facendo i conti con la possibilità che questo episodio lo abbia danneggiato per sempre. "Rossi ha ragione, devi seguirlo in ospedale."
"No."
Hotch non batte ciglio e la sua espressione non cambia di una virgola - e di questo, più che di ogni altra cosa, Derek gli è immensamente grato, del suo essere immutabile come una roccia e saldo altrettanto, soprattutto quando chiunque altro, al suo posto, avrebbe dato di matto in un niente, - mentre replica:
"Non era una proposta," e nella sua voce c'è una sfumatura appena di innocente stupore della quale Derek - il vecchio Derek, quello che non aveva ancora visto un cuore saltare senza poter fare nulla per impedirlo - sorride.
Il Derek di adesso, forse per colpa della voce di Rossi, forse perché l'adrenalina ha rapidamente smesso di annebbiargli il cervello, semplicemente chiude gli occhi e annuisce, arrendendosi ad un consiglio più saggio di lui.
"Teneteci aggiornati."
"Senz’altro."
Rossi lo accompagna fuori dalla casa, praticamente lo sospinge, una mano premuta lievemente contro la sua schiena, appena un pochino troppo in basso. Derek è tentato di rinfacciargli che è perfettamente in grado di camminare anche da solo, ma in fin dei conti il contatto è anche confortante, e comunque no, non è veramente sicuro di farcela.