titolo Red passion
fandom Slam Dunk
personaggi Tetsuo, Hisashi Mitsui
pairing Testuo/Mitsui
rating R
conteggio parole 888 (OpenOffice)
prompt #73 - Red passion @
Criticombola [
Criticartella]
disclaimer Non mi appartengono, non esistono, tutto ciò non è mai accaduto, non ci guadagno.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.
~ Red passion.
Il quindici di settembre a Kanagawa non è affatto torrido come lo è stato il quindici agosto - Kami, è passato solo un mese?, - e tuttavia il clima è tutt’altro che piacevole. Hisashi, abbandonato in un anfratto buio del garage di Tetsuo, si sfiora appena la fronte per scacciare un po’ di capelli che gli si avventurano sulla faccia, e ritrae la mano terribilmente, quasi schifosamente madida di sudore.
L’aria è tiepida esattamente come il fondo di una tazza di tè, umida e appiccicosa uguale, perciò è un sollievo indicibile veder comparire Tetsuo, o meglio, le sue gambe storte, che scavalcano un cumulo di rottami per raggiungere Hisashi e porgergli, reggendola appena con due dita callose e sfregiate, una lattina di birra. Ghiacciata.
Hisashi praticamente geme di gioia nel premersi l’alluminio freddissimo sulle guance, e Tetsuo ride debolmente, lasciandosi cadere a terra, accanto a lui, ma non troppo vicino. Per via del caldo, certo.
“Ridi, tu,” sibila Mitsui, spostando la lattina sulla fronte e poi al collo e sul petto e dietro, sulla nuca, rabbrividendo impercettibilmente per le goccioline di puro freddo che prendono a sfilargli lungo la spina dorsale. “Ridi, ma guarda che ho la pressione bassa. Il caldo mi uccide.”
Tetsuo gorgoglia un’altra risatina, e poi, - pressione bassa, come no, - senza smancerie, decapita la lattina e ne butta giù metà del contenuto in un unico, soffocante sorso. La birra è amara e ghiacciata sul serio, e l’effetto combinato di freddo, caldo e alcol - nonché Hisashi quasi vicino ma non troppo, e nemmeno lontanamente abbastanza - gli va alla testa talmente in fretta che Tetsuo non ha neanche il tempo di darsi dell’emerito cretino.
Quando un pochino si riprende dall’emorragia di dolore che gli ha allagato il cranio, si ritrova steso per metà su Hisashi, che si sta ancora beando, con quei mugolii indecentemente soddisfatti, della lattina fredda sulla sua pelle calda.
“Sei un coglione,” lo apostrofa, con un ghigno supponente, il ragazzino, nell'esatto istante in cui si rende conto che Tetsuo è tornato nel mondo dei vivi, e, normalmente, un insulto di questo calibro andrebbe lavato col sangue, e forse neppure basterebbe, ma Tetsuo non ha la minima voglia d’incazzarsi, non con un puntaspilli surgelato conficcato in mezzo agli occhi. Serra le palpebre, allora, si sistema contro il braccio un po’ sudato di Hisashi e respira piano per cancellare la vertigine che lo coglie giù, nello stomaco, quando ripensa a quel sorso di birra. E al caldo che fa. E a Hisashi. Si rilassa, alla fine, e riesce quasi a dimenticarsi di essere arrivato a un passo dal fottersi totalmente l’esistenza per una congestione.
Poi la lattina di Hisashi comincia a sgocciolare acqua ancora fredda anche su Tetsuo, sulla sua fronte e sul suo naso, e Tetsuo - che per una cazzo di volta nella sua vita stava facendo il bravo bambino, era tranquillo, stava imparando a memoria la sinfonia del respiro di Mitsui, - Tetsuo riapre gli occhi, e la prima cosa che vede è una gocciolina sul collo del ragazzino, a qualcosa ocme cinque centimetri da lui: un insulto alla decenza, nella forma di una sferetta trasparente che, pigra pigra, striscia sulla pelle bianca di Hisashi, proprio lungo la curva del pomo d’Adamo, su e giù sulla gola. Oggettivamente, è troppo anche per lui.
Una supernova di calore che non c’entra un emerito cazzo con la temperatura del garage invade i lombi di Tetsuo, che, prima ancora di poterci pensare, si ritrova a premere la bocca contro quel collo, su quella goccia, in un bacio che non è delicato né gentile e non è neppure un bacio, ma un sigillo di proprietà, un marchio tinto del rosso che, al momento, gli sta bruciando il petto e la ragione.
Hisashi, in risposta, mugola, poi geme, quando il bacio e la bocca si spostano tra le clavicole, e ci sono due mani, sotto la sua canotta, che cercano un modo semplice di arrampicarglisi sulla schiena. Hisashi profuma di buono - di sudore, certo, ed è orribile, ma, Kami, a Tetsuo piace anche quello, di lui, e, oh, porca miseria, sì, Hisa, lì è perfetto.
Lì, poi, è un punto indefinito tra la gola di Tetsuo e il suo bassoventre - un lì lungo quattro spanne, largo la metà, che semplicemente si porta via tanta di quell’attenzione che sembra improbabile riuscire a pensare a qualcosa che non siano le sue mani o gli addominali un po' accesi dal sole su cui premere le labbra.
Tetsuo, letteralmente, perde il controllo di sé mentre precipita giù fino all'elastico che stringe i pantaloni di Hisashi attorno a quei fianchi innaturalmente magri, e poi mentre lo spoglia e si libera della cintura e dei jeans, e ancora quando spinge i boxer di Mitsui fino alle sue caviglie e si sistema meglio tra le sue gambe spalancate e poi lo guarda negli occhi, e ha decisamente bisogno di mangiarselo. Non sta pensando a niente, Tetsuo, e Hisashi glielo legge in faccia - e gli sta bene, per carità, perché non c'è niente di meglio che inarcare così la schiena tanto da spezzarsela quasi e toccare un corpo altrettanto teso e acceso di voglia, anche nel torpore un po' avvilente di metà settembre, anche nel caldo, anche soltanto così, senza ragione, per noia e per vuoto.