[Twilight] Il buio è un peso, è un imbroglio (Jacob Black)

Oct 29, 2009 16:08

titolo Il buio è un peso, è un imbroglio
fandom Twilight
personaggi wee!Jacob Black, Ed Cullen, nominée Billy, Sam Uley
rating PG14
conteggio parole 773 (Criticoni)
prompt: Paura @ Dolcetto o Scherzetto Fest di fanfic_italia [ Bat-tabella]
#1 - Cavo elettrico @ Criticombola [ Criticartella]
note Titolo preso in prestito dai buoni Marlene Kuntz.
disclaimer Non mi appartengono, non esistono, tutto ciò non è mai accaduto, non ci guadagno.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.

~ Il buio è un peso, è un imbroglio.

Il bosco è nero come il fondo di un pozzo e Jacob non ha neanche tredici anni, perciò non è scemo, da parte sua, tremare per ogni sospiro del vento in mezzo agli alberi. Sobbalza quando una civetta attacca a cantare, lugubre e triste, e deve coprirsi la bocca con entrambe le mani per non mettersi a urlare quando qualcosa di peloso e caldo gli sfiora una caviglia.

Tutti gli anziani del villaggio, persino il vecchio Percy che è muto e un po' orbo e decisamente scemo, si raccomandano in continuazione di non andare mai nel bosco di notte, né da soli né in compagnia, e l'esperienza ha insegnato ai piccoli Quileute che non importa quanto possano essere petulanti nell'assillaare i loro genitori, nessuno dei grandi si degnerà di svelare loro il segreto del bosco prima che il Sole si spenga.

E Jacob, parlando sinceramente, alla fine è un bravo bambino, e lo capisce che se gli vietano di fare qualcosa, allora ci sarà un motivo - nella fattispecie, lo ha scoperto quando, in barba a tutte le raccomandazioni di questo mondo, s'è messo a mordicchiare il cavo elettrico che sbucava dal muro dietro il garage e non è stato per niente divertente, poi, prendersi tutti gli strilli di mamma papà sorelle e della riserva intera, e da allora ha deciso di fidarsi del giudizio dei grandi, grazie, - però Quil ha avuto quella malsana idea della scommessa e, insomma, tutti i maschi, per quanto piccoli, sono pieni di testosterone fino alle orecchie, no?

Adesso che è circondato di alberi ischeletriti e dal buio più tetro, però, Jake non è più il bambino spavaldo che innocentemente pianta i denti in un cavo, affondando i canini oltre il sottile strato di plastica e trovando il rame e arrivando a tanto così dal crepare per l'elettroshock: si ferma in mezzo alle foglie secche e si morde le unghie e si guarda attorno, terrorizzato fino al midollo. Pensa a casa, alle coperte da cui è sgusciato fuori e al pigiama piegato sotto le lenzuola e al vecchio Dottor Holmes che si starà sicuramente preoccupando per lui (no, Jacob non dorme con un orsacchiotto di peluche, è quello scemo d'un orso che insiste ad infilarsi nel suo letto ogni notte!), ed esala un sospiro tremante.

Poi una mano ossuta e freddissima piomba sulla sua spalla, e Jacob caccia uno strillo ultrasonico che terrorizza a morte tutta la fauna del bosco.

"Calmati!" dice una voce che Jake non conosce ma gli fa rizzare ogni singolo capello e pelo, e un'altra delle cose che gli anziani del villaggio ripetono in continuazione, sebbene sia assolutamente assurda, è che bisogna sempre fidarsi del pelo, e Jacob, senza nemmeno doverci pensare, si fida, e dà uno spasmo per allontanarsi. Peccato che la presa della voce sia praticamente fatta d'acciaio. "Fermo, tranquillo, non voglio farti del male."

Certo, come no, pensa Jacob, ma si costringe ad alzare la testa e guardare in faccia il mostro che gli mangerà le budella, stanotte: la luna, da qualche parte sopra gli alberi, illumina un ragazzo bellissimo e bianco, che Jacob è sicuro di non aver mai visto prima, né alla riserva né a Forks, perché quel colore di capelli lì se lo ricorderebbe sicuramente.

"Ti sei perso?" domanda il tizio, e Jacob non è spaventato abbastanza per non notare l'assurdità della domanda.

"Secondo lei?" pigola, rivolgendo al ragazzo uno sguardo che accenderebbe una candela a dieci passi di distanza, e quello, per tutta risposta, ride.

"Ti accompagno a casa, dai," dice, allentando un po' la presa sulla spalla di Jacob - grazie a Dio, cominciava a formicolargli tutto il braccio. "Dov'è che abiti?"

"Alla riserva," mugugna Jake, e gli sembra che il tizio sia impallidito ancora un po', però lo guarda meglio e si accorge che sarebbe impossibile che diventi ancora più bianco di così. "Sicuro di star bene, signore?"

"Sto bene," si sente rispondere, e poi la mano sulla sua spalla prende a pilotarlo in direzione del buio; nel giro di un paio di battiti di ciglia - o almeno questa è la sensazione che ha Jacob, - spuntano nella radura dove sorge la scuola della riserva, dove c'è Billy con in mano una fiaccola e sulle ginocchia il Dottor Holmes, e dietro di lui Sam Uley, che scruta la foresta con aria guardinga.

Jacob si getta verso di loro prima ancora di rendersi conto di essersi mosso, poi, con la faccia ancora immersa nella pancia pelosa dell'orso, si volta a cercare il ragazzo che l'ha salvato - per ringraziarlo, per chiedergli come si chiama, per offrirgli una cioccolata calda siccome sembrava averne davvero bisogno, - ma quello e i suoi assurdi capelli sono spariti nel nulla.

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