Titolo: Summer Cola on a Stretcher
Fandom: RPF Basket
Personaggi/Pairing: Juan Carlos Navarro/Ricky Rubio
Rating: PG
Conteggio Parole: 893 (fidipu)
Avvertimenti: fluuuuufffffffff
Note: Tornerò con del porno (abbi fiducia Def!) su questo setting di Ricky-sulla-branda-dei-massaggi perché sul serio,
guardatelo. Mioddio.
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
Summer Cola on a Stretcher.
«È andato via?»
Ricky ridacchia, deliziato, nascondendo il viso tra le braccia incrociate sulla brandina. Sbircia, da una fessura tra i polsi pigiati insieme, Juan Carlos, che da dietro una colonna due metri più in là lo osserva inarcando eloquentemente le sopracciglia. Ricky non è ancora del tutto sicuro di non stare sognando, o che il caldo madrileno non gli abbia dato alla testa.
«La costa è sicura,» dice, comunque, e si trattiene dall’alzare gli occhi al soffitto con divertita esasperazione, perché Juan Carlos potrebbe picchiarlo, o chiedergli i diritti d’autore.
Juan Carlos sbuffa, si guarda attorno sospettoso ancora per un istante-Ricky, se non avesse le miracolose mani di David a fargli rinascere i muscoli delle gambe in un milione di cotonose esplosioni di relax, potrebbe persino sentirsi oltraggiato-e, alla fine, abbandona il proprio rifugio, avvicinandosi alla branda su cui Ricky è sdraiato.
Naturalmente, nell’istante in cui è a portata di orecchio, le dita di David pigiano sul peggiore posto possibile, il nodo contratto del tendine sull’interno della caviglia di Ricky, e Ricky annaspa, si morde un braccio per non mugolare di dolore ma emette comunque un guaito patetico.
Juan Carlos sogghigna, le mani sepolte nelle tasche dell’ennesimo paio di jeans chiari e leggermente larghi che non dovrebbero potergli stare così bene, è illogico, e invece.
«Sii coraggioso, e sopporta questa terribile, terribile tortura,» lo sfotte Juan Carlos, ma senza cattiveria; solleva persino una mano a mezz’aria, come per accarezzare i capelli o il contorno del viso o le labbra di Ricky, ma ci ripensa in fretta, e accenna a David. «Se fai il bravo, il dottore ti darà un lecca-lecca.»
Ricky sente David, dietro di lui, ridacchiare, del tutto innocentemente; ma non gli importa di cosa David decida o meno di capire-Ricky è parecchio impegnato a fissare Juan Carlos da sotto in su (la brandina è dell’altezza perfetta, ora che ci fa caso), incapace di credere alle proprie orecchie. La battutaccia è lì-Ricky non ha il minimo interesse per il lecca-lecca del dottore, ma acceterebbe più che volentieri quello di qualcun altro-è proprio lì davanti al suo naso che balla, più ovvia e naturale ed evidente di un gol a porta vuota.
Gli angoli delle labbra di Juan Carlos si arricciano all’insù, impertinenti, scomparendo tra la barba; Ricky si morde la punta della lingua e capisce che è stato Juan Carlos a trasmettergli telepaticamente il turpe doppiosenso.
Si sente un po’ preso in giro, ma è una sensazione resa terribilmente carina dal luccichio malizioso negli occhi scuri di Juan Carlos, e Ricky si domanda, distrattamente, se è così che si sente il resto del mondo quando le battutine cominciano a rotolargli lungo la lingua più in fretta di quanto si possa dire flirt.
Ricky sta ponderando la possibilità di sporgersi un poco e pigiare la faccia contro il cavallo dei pantaloni di Juan Carlos-la sua maglietta, magari; fino agli addominali ci arriva, e più ci pensa, alla sensazione dello stomaco piatto e muscoloso di Juan Carlos contro la guancia, e più non gli interessa che probabilmente affondarci il viso contro in pubblico sarà l’ultima cosa che fa nella vita-quando Toni, dall’altro lato della palestra, chiama David a gran voce, sbracciandosi come un poliziotto messo a dirigere il traffico.
«Uhm,» David esita, i pollici ancora premuti contro la base del polpaccio sinistro di Ricky. «Dovrei andare a vedere che vuole, ma-»
«Vai, tranquillo,» gli sorride Ricky, contorcendosi un poco per guardarlo da sopra una spalla. «Sono giovane, posso aspettare.»
David ridacchia, gli ripiega le gambe verso l’interno con attenzione, finché i talloni di Ricky non si posano contro il suo sedere, e poi si dilegua, promettendo che tornerà presto; Ricky sospira, rilassato, e Juan Carlos lo guarda andare via-diventa tutto teso, per un istante, probabilmente perché avrà intravisto la sua nemesi, il fotografo.
Ricky ridacchia, allunga in fuori le braccia e aggancia le dita ai passanti dei jeans di Juan Carlos.
«Non dovresti nemmeno essere qui,» mormora, tirando gentilmente; Juan Carlos gli concede un passo e mezzo, e lo guarda, da lassù-non importa quante volte Ricky si sia ritrovato o si ritroverà in questa posizione, in ginocchio o sdraiato o seduto per terra ai piedi di Juan Carlos; vederlo così, dover piegare indietro la testa e offrire la gola per guardarlo negli occhi, star giù, anche quando, soprattutto quando Juan Carlos lo vorrebbe in piedi per sentirlo addosso dovunque, non smetterà mai di essere la sua cosa preferita-con un’espressione dolce che Ricky vorrebbe mordere e assorbire nel proprio sangue perché lo tenga caldo sempre.
Sono relativamente soli, la branda sistemata in un angolo impopolare della palestra, e per un attimo Ricky ha il sospetto che gli altri gli stiano lasciando spazio apposta; forse Toni non aveva niente da dire a David, forse era tutta una scusa per dargli un po’ di pace-Ricky non si stupirebbe, se fosse così, perché da quando ha chiesto di stare in stanza con Alex, la squadra intera-Rudy incluso, perché l’ironia è quel che è-gli si è chiusa attorno come un riccio estremamente premuroso.
Ricky smette di pensare non appena le dita lunghe di Juan Carlos si arricciano ad incorniciargli una guancia. Ricky sospira, contento, e chiude gli occhi, facendo rimbalzare serenamente i talloni contro il sedere. Piega un po’ la testa di lato per premere un bacio asciutto contro l’interno del polso di Juan Carlos. Gli piace riuscire a farlo rabbrividire in mezzo all’afa appiccicaticcia.
«Duuuuuunque. Che mi dici di quel lecca-lecca che mi avevi promesso?»