Titolo: End it uos oll ièllo
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: David Beckham/Iker Casillas, Sergio Ramos
Rating: PG14
Conteggio Parole: 1227 (
fidipu)
Avvertimenti: slash, fluff
Prompt: bend him like Beckham @
Santa!Fest di
maridichallenge.
- Coldplay - Yellow @
Maritombola 4 di
maridichallenge (
cartella).
Note: Boh. LOL?
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ End it uos oll ièllo.
La prima volta, il misterioso messaggio gli arriva proprio mentre sta pescando le ultime cose prima di andare a giocare la finale di scudetto. David sente il cellulare vibrare nella tasca anteriore del borsone, e lo tira fuori solamente per scrupolo, perché non si sa mai, potrebbe essere un’emergenza; e invece no, è soltanto un messaggio da un numero che, peraltro, non ha nemmeno in rubrica. È l’indirizzo di un sito web, e dato il mittente sconosciuto, David intuisce che si tratterà di inutile spam.
Sarebbe persino disposto a cliccarci su comunque, per via di una curiosità morbosa che lo assale quando ha a che fare con Internet e misteri, ma non può permettersi distrazioni, non proprio oggi che gli hanno fatto sapere che c’è Pau Gasol in tribuna a guardarli; dunque, il misterioso messaggio finisce cestinato in meno di due secondi, e poi, per buona misura, David spegne pure il telefono.
Passano forse due giorni e mezzo prima che il messaggio ricompaia.
David stava preparandosi una fetta di pane, burro e marmellata, al diavolo alla dieta ché ormai è mezzo pensionato e potrà pur strafogarsi di tutte le calorie che gli pare, quando il cellulare si mette a vibrare come un insetto isterico sul ripiano del tavolo. David mette giù la colazione, bilancia con cautela il coltello sporco sull’orlo del barattolo aperto di marmellata di albicocche, e recupera l’aggeggio infernale.
Riconosce subito il misterioso messaggio, un po’ perché, essendo David Beckham, ha memorizzato in rubrica i numeri di più o meno tutti gli esseri umani del pianeta, e quindi gli capita di rado che qualcuno che proprio non conosca si faccia vivo; e un po’ è perché il link è sempre lo stesso, e non è il genere di stringa casuale di lettere e cifre che passa inosservata.
David, morso dalla curiosità più ancora che dalla fame, pigia sul link col pollice; gli si apre un profilo di Instagram, col nuovo layout che è un po’ un frigorifero coperto di magneti e un po’ una cosa semplicemente troppo brutta per essere vera, e David s’avvicina il cellulare al naso per essere sicuro che gli occhi non lo stiano ingannando.
No, niente allucinazioni per lui; il nome dell’utente è davvero bendhimlikeBeckham.
David, ora sul divertito andante, scrolla in giù lungo la schermata, e osserva la collezione di foto casuali che Instagram cortesemente gli offre: sono tutte più o meno simili, e ritraggono un uomo, presumibilmente sempre lo stesso, piegato all’altezza della vita, col fondoschiena gioiosamente in mostra, da svariate angolazioni e negli ambienti più disparati. David sbuffa una mezza risata, sorpreso; in alcuni scatti, il tizio indossa dei pantaloncini gialli aderenti che proprio nessuno nell’universo mondo potrebbe avere il coraggio di infilarsi, perché non è un giallo slavato e trascurabile, e non è nemmeno quel genere di aderenza superficiale che capita quando alla stoffa tocca tendersi per seguire le flessioni di un muscolo.
Quei pantaloncini gialli sono proprio gialli, gialli come un evidenziatore particolarmente giallo, gialli come è gialla solo l’essenza stessa del giallo; sono gialli come Titti, luminosi come una lucetta catarifrangente, e sono aderenti nel senso che pure con la pedestre qualità della foto su Instagram, David riesce a distinguere la linea delle mutande del tizio.
Sono pantaloncini di quel genere di giallo aderente che quei simpaticoni del reparto design del Real Madrid hanno pensato bene di appioppare ad Iker, ecco.
David continua a guardare foto a caso per un minuto ancora, finché il suo cervello, in criminale astinenza da zuccheri perché la colazione è ancora lì che aspetta, non connette tutti i gialli puntini. A quel punto, con una frenesia quasi comica David si mette ad esaminare ogni singola foto e, sì, oddio, a guardar bene quello gli pare proprio l’angolo di un armadietto del Bernabéu; e oh, cielo, quella è la cucina di casa di Sergio, come ha fatto a non notarlo prima?
La galleria, di punto in giallo, ha una nuova, epocale importanza ai suoi occhi.
David si affretta a salvare il link e a inviarselo pure via mail, tanto per star sicuro; dopodiché si siede, appoggia il cellulare sul tavolo e osserva una foto a caso.
Non sa se essere scandalizzato, geloso o farsi semplicemente una risata.
Opta per una temperante sospensione del giudizio, allora, e smanetta rapidamente col telefono per scrivere un nuovo messaggio.
sergio, è inutile che mi mandi messaggi con numeri che non conosco, sei riconoscibilissimo
Dopo nemmeno due secondi, - al diavolo il fuso orario, ma d’altra parte, quando mai Sergio ha avuto un bioritmo credibile? - il cellulare trilla per annunciargli l’arrivo della risposta.
non so di che parli
Subito dopo, un secondo messaggio:
ok, lo so, ma intendo dire che non sono stato io. Devi prendertela con álvaro e il chori, stavolta
David gli crede, perché non sarebbe da Sergio disconoscere la paternità di una furba malefatta del genere, se davvero ne fosse l’autore. E poi, nelle svariate decine di foto - svariate decine di foto del culo di Iker, puntualizza il cervello di David, quasi con pigrizia, e, Dio, c’è da sperare che il ragazzo non finisca mai in prigione per quanto è apparentemente facile convincerlo a chinarsi, - pubblicate sul profilo, si nota una criminale assenza di dita tese a formare iniziali a casaccio, quindi non può essere stato Sergio.
Álvaro e il Chori, dunque.
David non sa cosa fare - se contattare loro o Iker o Mourinho, o direttamente Florentino; non sa, poi, se gli conviene andare al computer e scaricare per intero la pagina di Instagram, oppure salvare le foto una per una sul cellulare. Si alza per recuperare la fetta di pane e marmellata, allora, perché magari lo shock zuccherino gli darà una mano a decidersi.
Alla fine, inoltra l’sms a Iker. Dopo un istante, lo manda pure a Victoria.
Iker è a cena con Sara e una vagonata di sue amiche e amici, e se ricorda sì e no tre nomi giusti è già tanto. Il cellulare gli vibra nella tasca del jeans e lui si guarda intorno di sottecchi: nessuno se lo sta filando di striscio, perciò Iker non si sente neanche tanto in colpa a metter giù il pezzetto di onigiri che stava colpevolmente per addentare, e tirar fuori il telefono.
Sbircia lo schermo, e già sorride come un idiota quando vede il mittente del messaggio; poi, curiosissimo, pigia sul link.
Quando la pagina gli si carica, e quando capisce cos’è che sta guardando, - cos’è che anche David sta, o stava guardando, - gli sfugge un verso miserabile identico a quello di qualcuno che si stia strozzando con una lisca di pesce.
Dà la colpa al sushi con un gesto vago, quando la tizia seduta di fronte a lui gli rivolge un’occhiata perplessa e preoccupata, e poi si mette a meditare vendetta, torture e punizioni inenarrabili per quei tre cazzoni nullafacenti di Sergio, Álvaro e Raúl, - è chiaro che sono loro i responsabili, è ovvio come il sole è ovvio, e l’unica cosa che resta da definire è l’eventuale coinvolgimento di Xabi, ma Iker non ci vuole pensare, - solo che David, nel frattempo, deve essersi pentito dell’sms troppo stringato, o forse riesce a leggergli nel pensiero anche ad un oceano di distanza, perché gli scrive di nuovo.
non essere troppo crudele con zipi e zape, è pur sempre arte ;)
Iker fa, di nuovo, lo stesso singulto. Avvampa a casaccio, e mette via il cellulare, e si concentra sul cibo, ma non smette di sorridere tra sé per tre giorni filati.