[RPF] I can't tell you everything

May 20, 2012 20:52

Titolo: I can't tell you everything (I mean, there's so much to tell)
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Fabio Borini/Miralem Pjanic, apparizioni random di Totti e Osvaldo e se non mi sbaglio ho nominato il Lamperry da qualche parte
Rating: PG14
Conteggio Parole: 1861 (fidipu)
Avvertimenti: slash, fluff, un poco di angst, Fabio Borini è bello ma Alice è più bella
Note: HAAAAAPPY BIIIIIRTHDAAAAAY TOOOOO YOUUUUUUU, HAAAAAAPPY BIIIRTHDAY TO YOUUUUU, HAAAAAPPY BIIIIIRTHHHDAAAAAAY AAAAALIIIIIICEEEEE HAAAAPPY BIIIIRTHDAAAAY TOOOOO YOUUUUUUUUU \O/ *porge torta invasa di candeline* ciaaaaaoh Ali, sono la Kyappa che ti vuole bene <3 Ti prego, ricordatene quando vorrai ammazzarmi perché ti porto un po' di non-gioia il giorno del tuo compleanno ;O; Giuro che ho provato a tenere questa roba quanto più fluffosa e 'SGNNN' possibile, ma una punticina di angst mi è sfuggita e ;_; spero ti possa piacere un pochino comunque ;_;
- Il 100% di questa storia esiste per via del fatto che Alice è bella e vi sfido a non innamorarvi del suo amore per questi due. O del suo amore in generale. No, non si può. Poi un buon 80% è stato ispirato dal manifesto del Pjanini di Marta, senza il quale il mondo sarebbe un posto significativamente più brutto e meno ordinato (elenchi puntati = ♥). Il resto (come sarebbe, siamo già al 180%? SHHHHHH dai, siamo in amicizia) è esclusivamente colpa del fatto che, come ho già detto, Fabio Borini è bello, però Alice è più bella.
- *agita torta con le candeline*
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.



~ I can't tell you everything.
(I mean, there's so much to tell.)

La prima volta che Francesco si mette a parlare con Miralem in francese, Fabio quasi ci rimette una caviglia, perché è troppo sorpreso - e terrificato, pure, dai suoni smozzicati e strani che sente fare alla voce di Francesco, - per prestare attenzione agli ostacoli che dovrebbe saltare, e finisce invece per schiantarcisi contro maldestramente, ruzzolando in una mestissima capriola sul prato verde di Trigoria e quasi travolgendo Bojan.

Rodrigo gli ride dietro, ma Fabio neppure lo sente; sta lì sdraiato sull’erba, gli occhi appesi al cielo, e ascolta Francesco che smozzica frasi a metà, bestemmia sottovoce quando non gli vengono le parole, - e quindi circa ad ogni respiro che prende, - e, soprattutto, Fabio tende l’orecchio perché Mira, di tanto in tanto, ridacchia.

Ok, in pratica ridacchia senza sosta, con discrezione, evidentemente commosso dal supremo sforzo che Francesco sta facendo per lui. Oh. Ok.

Quando Osvaldo viene a tirarlo su praticamente di peso - «Che sennò il mister si farà scoppiare una vena,» dice, ammiccando, prima di strizzarlo in un rapidissimo abbraccio spaccacostole e poi fuggire via, - Fabio è perfettamente tranquillo.

*
«Ciao, Fabio,» saluta Miralem, mentre s’arrampica sul lettino del massaggiatore, e ciao, Fabio l’ha detto pure nemmeno dieci minuti fa, quando è rientrato nello spogliatoio dopo una telefonata, e ancora venti minuti prima, quando si sono incrociati in corridoio, e di nuovo, un’altra mezz’ora più indietro, mentre finivano il riscaldamento. E un’ora fa, quando si sono ritrovati a correre uno di fianco all’altro. E dev’essere una parola che gli piace proprio tanto, ciao, perché lo dice un sacco.

Fabio, col mento piantato saldamente sulle braccia incrociate, deve concentrarsi per respirare normalmente, e per dimenticarsi del fatto che Mira è sdraiato a meno di mezzo braccio di distanza da lui. E che tutti e due hanno lasciato i pantaloni di là.

«Zdravo,» dice, più piatto che può, senza schiodare gli occhi dalla parete perché, duh, ha solo salutato Mira in bosniaco. No big deal. Comunque, resiste giusto dieci secondi scarsi, che però gli sembrano dilatarsi in un’eternità perché Mira non gli ha risposto niente, non ha neanche rifiatato, e se il frasario che Fabio ha spedito sua madre a comprargli ha mentito?

Perciò, Fabio azzarda un’occhiatina incerta di lato verso Mira, tanto per accertarsi di non aver, tipo, insultato il nome della sua famiglia o qualcosa del genere. E Mira sta lì sdraiato e lo guarda con un’espressione sorpresa, continua a sbattere le palpebre e Fabio, sotto tutta quella barbetta incolta, è a tanto così dal diventare viola e prendere a testate il lettino finché non muore o si ritrova all’Inferno.

Solo che poi Mira si mette a ridere, grazie a Dio; scuote un pochino la testa, e la punta delle sue orecchie è rossa quasi quanto la faccia di Fabio.

«Che brutta pronuncia,» gli dice Mira, ma il suo sorriso rimane dov’è e quindi Fabio si stringe un pochino nelle spalle, contento; si seppellisce il viso tra le braccia, poi, e così rimane, tentando disperatamente di soffocare la risatina isterica che gli si agita sotto il cuore.

Vabbè, magari butta un’occhiatina a Mira, magari pure anche due o tre o quattro o trecento, e non sono esattamente le orecchie né i capelli di Mira né - più in generale - la metà vestita del suo corpo ad attirare l’attenzione di Fabio, ma, insomma, saranno pure fatti suoi.

I massaggiatori, là dietro, ogni tanto si guardano, e, insieme, alzano gli occhi al soffitto.

*
Quando Mira si siede, proprio troppo vicino a Fabio, si appoggia a lui - si appoggia alla sua gamba, no, alla sua coscia sinistra, e il suo tocco è sorprendentemente morbido e fresco e quindi perché Fabio non riesce a non scattar su come un coniglio, e si sente tutto a un tratto andare in fiamme?

Ripensa, a caso, agli spogliatoi di Stamford Bridge, e alle storie che gli dicevano su un certo capitano e un suo vice e c’era sempre qualcuno che rideva, quando Fabio ha sentito raccontare quelle cose; c’era sempre qualcuno che rideva e birra a morire e a Fabio gli si confonde, dentro la testa, tutto il bosniaco che ha imparato ieri pomeriggio, e la verità è che per un istante fa fatica a ricordarsi pure come si chiama, e com’è che si fa a non squagliarsi miseramente sul pavimento.

Mira si siede, Fabio si morde le labbra.

*
Gli offre un passaggio, una sera che così tante cose sono andate male che non basterebbero le cazzo di stelle del firmamento a portare il conto. Gli offre un passaggio, senza pensarci troppo - perché se ci pensasse, probabilmente gli verrebbe in mente che Mira di certo non c’è arrivato a piedi, allo stadio, e così com’è venuto se ne può benissimo tornare a casa, quindi non ha senso che vada con lui, davvero, - perché è stanco e vagamente triste e vuole solo questo - fermare la macchina nel parcheggio, tirare giù il finestrino, offrire a Mira un passaggio.

Naturalmente, Fabio ricomincia a pensare nell’istante esatto in cui la sua bocca si richiude, e si rende conto dell’immane stupidaggine che ha appena fatto. Dio, come gli si spezzerà il cuore a tornare a casa da solo, ora.

«Sono di strada,» aggiunge, allora, cauto, stringendosi piano pianino nelle spalle. Non è proprio vero - d’accordo, non è per niente vero, - e Mira è troppo intelligente per non rendersi conto della solenne cazzata che Fabio gli ha appena rifilato; corruga la fronte, perplesso, e sembra sul punto di dire qualcosa, ma alla fine crolla un pochino, e Fabio sgrana gli occhi.

«Ok,» dice Mira, e fa il giro della macchina e Fabio annaspa per sbloccare la portiera e ancora non riesce a crederci mentre lo guarda arrampicarsi sul sedile del passeggero.

«Ok,» soffia, ancora sorpreso. Mira stringe le labbra in una specie di sorriso, si ficca il borsone tra le ginocchia e si allaccia la cintura di sicurezza.

«Hvala,» dice, dopo un istante. Fabio sbatte gli occhi, completamente perso, e Mira sogghigna. «Grazie. In bosniaco.»

Fabio si trattiene a stento dallo sbattersi una mano sulla fronte.

«Oh! La... la sapevo,» biascica, e Miralem fa un suono inarticolato, divertito e scettico. Fabio arrossisce, mentre evita per un soffio di fare un frontale con la ridicola Smart giallo canarino di Daniele. «Stai dicendo che sono un bugiardo?»

«Non mi permetto,» ridacchia Mira, tranquillo, e Fabio lo guarda - non ne può fare a meno. Si indica gli occhi con due dita, e poi indica Mira, tentando di essere più minaccioso che può - è minaccioso quasi quanto un cucciolo di labrador fradicio di pioggia, - e Mira ride, indica i propri occhi, poi quelli di Fabio, e poi la strada.

Ah, giusto.

*
«L’Uomo Ragno, o Die Hard?» chiede Fabio, meditabondo, scrutando con attenzione lo scaffale dei DVD. «Altrimenti ho Lost, tutte le stagioni, quello che vuoi,» continua, un po’ a casaccio, perché Mira non ha fiatato; quando si volta a guardarlo, si accorge della sua espressione vagamente confusa - Bambi, pensa, nel delirio di un attimo, - e ripercorre a ritroso tutto quello che ha detto. «Uh. Spider-Man.»

Mira sgrana gli occhi, annuisce.

«Spider-Man, se ti va,» dice.

Fabio, onestamente, non ha nessunissima preferenza, quindi pesca il DVD senza esitare, e fa del proprio meglio per camminare normalmente - quando in realtà vorrebbe poter ballonzolare felice - fino al televisore.

Va tutto sorprendentemente liscio - il cassettino del lettore DVD non tenta di mangiargli le dita né di spaccare il disco, le pile del telecomando non sono drammaticamente scariche e lo schermo non decide di cascargli sulla testa senza motivo, - e neppure due minuti dopo Fabio può buttarsi sul divano, spaparanzandosi ad una educatissima spanna di distanza da Mira.

Smanetta con i comandi per saltare le pubblicità, i teaser di film ormai vecchi di anni e l’avviso anti-pirateria - perde pure un attimo a spendere un pensiero per Osvaldo, a quel punto, - e poi, quando finalmente compare il menù principale, il cursore a forma di ragno - la fantasia, sul serio - sta già volando verso la voce Inizio del film, quando Fabio si ferma.

E si pone un problema.

«In che lingua ce lo guardiamo?» chiede, piegando la testa di lato e all’indietro sullo schienale del divano e scoprendo che così può fissare Mira e sta pure comodissimo.

Mira sbatte le palpebre un paio di volte, come se stesse cercando di decidere esattamente quanto è scemo Fabio.

«In italiano va bene, Fabio,» dice, raddrizzando un poco la schiena. «Non ti devi dare disturbo.»

Fabio quasi si butta in ginocchio a giurare sul bene dei suoi amati gerani che non è un disturbo, né potrebbe esserlo mai, ma neanche se s’impegnasse; però non è tanto sicuro che riuscirebbe a farglielo capire a parole - e in difetto non è certamente Mira, ma Fabio, incapace con le parole come con poche altre cose, tipo la cucina o la maturità intellettuale, - quindi lascia perdere prima ancora di cominciare.

Sullo schermo pulsano placide le sue opzioni; italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese, cinese - ma forse è giapponese; insomma, una roba stramba, - russo. Fabio fa a Mira un sogghigno scemo, e seleziona il russo.

Mira si acciglia.

«Lo sai che sono due lingue diverse, il bosniaco e il russo, sì?» dice, incerto se offendersi o meno, probabilmente.

Fabio annuisce.

«Così non ci capiamo niente in due,» dice, sorridendo. Mira gli tira un pugno sul braccio e poi alza gli occhi al soffitto, vero, però poi ride, quando Fabio si mette a ridoppiare il film, recitando battute a caso e facendo le vocine, e gli sta dietro.

*
Fabio, nonostante vada tutto storto, è contento, e più di ogni altra cosa è contento del fatto di essere riuscito a trovare un briciolo di contentezza, se mai è una roba che ha un senso. È un po’ come un vassoio di cannoli la sera che hai perso una partita, avere Mira sul divano che guarda Spider-Man con lui e improvvisa dialoghi nel suo italiano peggiore; però il paragone non regge perché a Palermo hanno vinto, a Palermo Fabio ha pure segnato - è un bel ricordo, ma non bello come quello che gli rimarrà di stasera, nonostante tutto, - però, ecco, non è che sia meno vero.

Mira gli sta premuto contro dalla spalla al ginocchio, e sembra non farci nemmeno caso. Fabio non riesce a smettere di sorridere e di ficcarsi un po’ di più contro di lui ogni volta che può, ogni volta che Mira si copre la faccia con le mani per il troppo ridere; e poi Peter Parker sta baciando Kirsten Dunst - Kirsten Dunst, eh, mica la fioraia al pianterreno, - ed è un pochino troppo facile, per Fabio, ammutolire, pizzicarsi un angolo del labbro inferiore tra i denti e guardare Mira.

E Mira sta guardando in giù verso di lui, e Fabio non è appeso al soffitto per i piedi perciò il bacio è solo un pochino storto, però ehi, anche prima non è che stessero seguendo il copione proprio alla lettera.

Fabio, quando Miralem lo lascia andare per fargli riprendere fiato, sorride come un idiota.

Almeno una cosa buona ce l’ha - almeno una. Mira gli sorride, vagamente imbarazzato, vagamente sorpreso, vagamente bellissimo - no, non vagamente, proprio del tutto, assolutamente bellissimo, - e Fabio sa con assoluta certezza di aver superato il trauma di sentir Francesco parlare francese; ecco quanto è una cosa buona Mira.

A/N.
- Zdravo, in bosniaco, dovrebbe significare tipo 'salve', quindi un saluto più formale del semplice ciao XD Niente, volevo specificarlo because of reasonsdfghljkghg;sdjsg.

rpf calcio: fabio borini, • gift, rpf calcio: miralem pjanic, } 2012, rpf calcio, › ita

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