Titolo: Molta tequila per nulla
Fandom: RPF Basket
Personaggi/Pairing: TUTTI/NAVARRO, no, giuro, proprio tutti, e più degli altri Pau e Ricky #obv
Rating: R
Conteggio Parole: 1949 (
fidipu)
Avvertimenti: fluff, slash, mild crack, multiship, preliminari like a boss
Prompt: Too much ado about p0rn @
kinkmemeita.
- 21. Qualcosa di cui vergognarti @
Kyalendario (♥
el_defe).
Note: L'IMBARAZZO OMG. Tra l'altro, incolpo Def anche perché è stato lui a illuminarmi col fatto che MVP = Mas Valiosa Puta. *piange*
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ Molta tequila per nulla.
È solo quando Marc sventra la quarta cassa di birra che ai ragazzi comincia a venire il dubbio che, magari, stanno un po’ esagerando, e sarebbe anche il momento di darsi una calmata, se non proprio di andare a dormire, ma si guardano bene dal farlo presente, perché, Dio, nessuno ha davvero voglia di smetterla di festeggiare.
C’è Ricky che sta girando senza maglietta ormai da ore e, brillo e contento com’è, si diverte a farsi saltellare continuamente la medaglia sul petto; sul cellulare di Rudy c’è un video di lui che non fa altro per otto minuti e quarantasette secondi, e probabilmente è un record, e hanno tutti solennemente giurato che, non appena saranno un pochino più presenti a se stessi, controlleranno su Internet e gli faranno sapere. Non è che si ricorderanno davvero della promessa, ad ogni modo, domani mattina, perlomeno a giudicare dal fatto che, non pago di aver riversato sul letto di suo fratello mezza dozzina di lattine di birra, Marc è riuscito a procurarsi da chissà dove due bottiglie di tequila e un’intera famigliola di bicchierini da shot.
Oh, non promette nulla di buono.
«Shoooooots!» ruggisce Marc, e, beh, fin qui era prevedibile. Serge balza subito in piedi da dove s’era sbracato sul divano, e agita i pugni per aria, entusiasta.
«Chi comincia?» chiede, con un sorriso così grande a spaccargli il viso che probabilmente gli farà male la bocca per una settimana. Marc mette su un’espressione molto simile.
«Te ne puoi fare il doppio degli altri, se vai a prendermi il sale,» dice. Serge scatta via più rapido di una saetta, e Marc ridacchia. Ora non gli serve altro che un tavolo.
Con l’aiuto piuttosto interessato dei due Victor, riesce a portare la scrivania dall’angolo in cui l’hanno confinata fino al centro esatto della stanza, in modo che sia accessibile su tutti e quattro i lati. Buttano giù una lampada e quasi travolgono José, nel processo, però ce la fanno.
Marc appoggia le bottiglie e i bicchieri in bella mostra sul tavolo, e si bea del fatto di avere su di sé l’attenzione di tutti - Felipe e Sergio hanno persino messo in pausa la partita di FIFA, santo cielo, ma esiste qualcosa che l’alcol non riesce a fare?
«Dove diamine si è cacciato il capitano?» sogghigna Marc, piazzandosi le mani sui fianchi. I ragazzi si guardano l’un l’altro, per un lunghissimo istante, assicurandosi a vicenda che, no, Ricky, mi dispiace ma sei ancora Ricky, e non ti preoccupare, Saneme, i tuoi occhi sono ancora azzurri.
Marc sbuffa, divertito, ma prima che possa dire qualcosa Juan Carlos emerge dal breve disimpegno su cui affaccia il bagno della camera; sta ridacchiando, ha le guance arrossate perché si sono tutti quanti premurati che bevesse quanto spetta ad un campione d’Europa, però s’è dimenticato di rimettersi la cintura, e il fatto che Pau lo segua a mezzo passo di distanza non lascia un chissà quanto ampio margine di speculazione.
Marc sogghigna, e Juan Carlos si accorge solo in quel momento del surreale silenzio che regna nella stanza.
«Va tutto bene?» domanda, aggrottando la fronte, preoccupato. Poi nota le due bottiglie di tequila, e impallidisce un pochino.
«Aspettavamo te, hombre,» dice Marc, puntandogli addosso un indice alquanto minaccioso. «È l’ora degli shottini.»
In qualsiasi altra occasione, Juan Carlos avrebbe probabilmente protestato, o forse anche no, perché non è che Marc decida di volersi sbronzare una sera sì e l’altra pure; succede solo per le occasioni importanti, tipo il secondo oro di fila agli Europei, e per le occasioni importanti non è che uno può rifiutare di annegarsi nell’alcol.
Perciò, che sia per magnanimità o per reale voglia di celebrare degnamente l’ennesima cosa meravigliosa che ha fatto nella sua vita, Juan Carlos scuote piano la testa, ma non si lamenta, e raggiunge Marc su uno dei lati corti del tavolo. Pau, alle sue spalle, sorride tra sé, e va a tirar su Ricky di peso, prendendolo da sotto le ascelle, giusto perché può.
È tornato anche Serge col sale, nel frattempo, e Marc porge a Juan Carlos la prima bottiglia di tequila, perché sia lui a fare gli onori. Lui la stappa senza grandi cerimonie, anzi, anche piuttosto brutalmente, ma i ragazzi gli fanno comunque un applauso e un’ovazione.
«Ma la finirete mai?» brontola Juan Carlos, fingendosi più irritato di quanto non sia, e comunque non riesce a non sorridere un po’. «Toh, aperta. Chi comincia?»
Il sorriso di Marc mette la pelle d’oca, per quanto è malizioso e, chiaramente, nunzio di sventure apocalittiche.
«Juanqui, non fare domande sciocche,» dice, solennemente, guardando uno per uno i presenti, che, peraltro, paiono pendere tutti dalle sue labbra. A parte Pau. Ah, Pau non gli dà mai soddisfazione. «È la tua serata. Perciò, direi che il primo sorso è tuo.»
Nessuno ha da obiettare, perciò Marc annuisce, riempie il primo bicchierino fino all’orlo e poi, con tutta l’attenzione che non concederebbe neanche ad un neonato, lo porge a Juan Carlos.
«Non lo faccio il discorso, stavolta, no?» domanda questi, con un sorrisino asimmetrico. L’avranno costretto a farne perlomeno una ventina, da che hanno colonizzato la camera che divide con Pau per festeggiare, e sono stati uno più divertente e imbarazzante dell’altro, - nonché tutti religiosamente registrati su svariati cellulari, - per cui Marc decide di essere magnanimo, e fa cenno di no. Il sorriso di Juanca s’allarga un pochino. «Bene. A noi, allora.»
E un generale aaaaaaw molto adorante e lusingato si leva dalla platea, mentre Marc gli versa il sale sul dorso di una mano.
«¡Visca el Juanca!» urla Ricky, di punto in bianco, e Juan Carlos quasi si strozza nel buttar giù il cicchetto, ma riesce, in qualche modo, a non crepare. Mentre lui sta lì e un po’ tossisce e un po’ ride, tentando di rimettersi in moto i polmoni, Pau perpetra vendetta in sua vece, tirando uno scappellotto al ragazzino, che se la ride contento, mentre gli altri ancora applaudono e strillano e intonano cori stonati.
Marc ristabilisce l’ordine, e riempie rapidamente tutti gli altri bicchieri, senza curarsi del fatto che la maggior parte dell’alcol finisce sul tavolo.
«Ecco, prendetene tutti,» dice, ridacchiando tra sé perché, duh, si sente un pochino Gesù.
«Ma non ci sono abbastanza bicchieri,» osserva Sada, nel prendere il proprio. Marc agita una mano per aria, non è davvero un problema.
«Faremo a turno,» dice; quando anche l’ultimo cicchetto è sparito tra le mani di José, lui affida il proprio a Serge, e poi si volta verso Juan Carlos, quel sorrisetto inquietante di nuovo al suo posto ad incurvargli le labbra.
«Che c’è?» domanda Juan Carlos, stringendo gli occhi. Marc non risponde, ma gli prende una mano tra le proprie, la volta col palmo all’insù, accarezza con un pollice il polso, il rilievo quasi impercettibile delle vene. Juan Carlos, allora, gli occhi li sgrana, perché scemo non è mai stato. «Oh, no. No, Marc, non--»
Ma Marc non è che ha davvero bisogno del suo permesso per sporcargli di sale la pelle pallida - gli bastano quei venti centimetri e quei trenta chili di vantaggio che ha su di lui, davvero. Juan Carlos continua a scuotere la testa, implorandolo di non farlo, oh, non farlo, Marc, per favore, abbi pietà, voglio continuare a vivere con perlomeno un barlume di rispetto verso me stesso dopo stanotte, ma Marc non sente ragioni. Lecca il sale via dal suo polso, soffermandosi persino a lasciare un bacio alla base della sua santissima mano destra, e poi, senza schiodare gli occhi dal viso oramai porpora di Juan Carlos, beve la tequila tutta d’un sorso.
Ricky dà uno strillo supersonico.
«Beviamo da dosso al capitano!» esclama, versandosi un po’ di tequila sui piedi nella foga, e chiaramente non ha mai voluto a Marc tanto bene come in questo momento.
«Non credo proprio,» dice Juan Carlos, e poi, con una smorfia, s’asciuga il polso sulla maglietta di Marc. Ricky mette su un broncio tristissimo, sgrana gli occhi e, siccome è un bastardo fatto e finito, riesce persino a farsi venir su le lacrime. Juan Carlos tenta di preservare la propria integrità, ma si vede proprio chiaramente l’esatto istante in cui capitola.
«Allora?» domanda Marc, sogghignando come un pazzo. Ricky fa un altro mezzo passo in avanti, spinge un po’ più all’infuori il labbro inferiore.
Juan Carlos si passa una mano sulla faccia, sconsolato.
«Niente foto,» dice, guardandoli uno per uno e sventolando un indice. Quasi non lo si sente più, per via dell’esultanza in cui esplodono tutti quanti, quando continua: «Niente video. Oh, ascoltatemi! Niente di niente, capito? Niente. E non mi tolgo i pantaloni. Un solo giro, non fate i furbi. E passatemi la seconda bottiglia, Gesù santo, ma chi me l’ha fatto fare.»
«Io sono andato giù in cucina a prendere il sale, ho diritto a due shot,» dice Serge, facendosi avanti, con un sorriso furbo.
«Oh, non credo proprio,» comincia Juan Carlos, ma le sue proteste s’infrangono in poco più di un guaito sorpreso quando la lingua di Serge accarezza, umida e calda, l’incavo del suo collo. Il secondo pizzico di sale Serge lo lecca via poco più in basso, dal rilievo di una clavicola.
Juan Carlos vuole morire, ma per fortuna dopo Serge si fa avanti Felipe, che sogghigna e pensa bene di fargli il solletico, prima di - santo cielo - lasciargli l’ombra di un succhiotto sull’interno del braccio. Tocca a Rudy, poi, che naturalmente lo costringe a sdraiarsi sul tavolo, si siede a cavalcioni dei suoi fianchi e gli tira su la maglietta, contemplandolo con aria assorta finché non si decide a tracciare una linea drittissima di sale lungo il suo sterno.
Saneme è un gran signore, e lo aiuta a tirarsi su, leccando la sua porzione di sale dalle nocche di Juan Carlos, e lui gli sarà eternamente debitore per questa piccola grazia. Dopo di lui, Sergio vuole a tutti i costi assaggiargli una caviglia, e Juan Carlos ormai è talmente disperato che gli lascia fare pure quello.
E poi c’è Ricky, che si morde le labbra e lo guarda negli occhi mentre gli spolvera di sale un indice e lo circonda con la lingua, prima di prenderlo in bocca fino alla nocca e succhiare. Juan Carlos ha bisogno di - di prenderlo a schiaffi, ecco; chiude gli occhi, serrando la mandibola, e Ricky se ne approfitta per rubargli un bacio rapidissimo, poco più che una carezza impacciata.
Marc s’infila per un secondo round completamente abusivo, ma Juan Carlos è abbastanza distratto e non dice nulla, perlomeno finché non sente le sue labbra chiudersi attorno ad un capezzolo e, oi, piano.
«Un pochino inappropriato, no?» domanda, arricciando il naso. Marc ingoia la tequila, sogghigna, ma non dice nulla.
C’è Pau, finalmente, e Juan Carlos è diviso tra un’incontenibile gioia di vederlo e un abissale imbarazzo perché, Dio, ha addosso il DNA di mezza squadra, è la cosa più disgustosa che gli sia mai capitata e ha cresciuto due figlie e Marc Gasol è uno dei suoi migliori amici, perciò non è che non abbia esperienza, quanto a schifezze.
«Ehi,» mormora, stropicciandosi il viso con una mano. Pau stringe le labbra, probabilmente è a disagio quanto lui, quanto un pinguino in mezzo a un branco di coyote, e Juan Carlos si fa coraggio, lo guarda. Gli viene un’idea, allora, e ruba dalle mani di Pau un pizzico di sale, spolverandoselo poi sulla lingua, con somma gioia di José e Sergio in particolare, che si mettono ad acclamarli rumorosamente.
«Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio!» cantilenano, e Juan Carlos è piuttosto sicuro che Rudy li stia riprendendo, ma in fin dei conti va bene anche così. Pau gli sorride, gli prende il viso tra le mani e si china a baciarlo, senza fretta. Juan Carlos si aggrappa alla sua maglietta, tirandolo giù, e contemporaneamente si solleva sulle punte dei piedi, spingendoglisi contro.
I ragazzi si mettono a brindare agli sposi, e lui non è proprio sicuro che sia una cosa poi tanto tremenda.