May 12, 2011 21:29
"La rabbia, di fatto, la provo solo nei giorni migliori.
Ma in verità non me ne è rimasta molta.
In verità le forme che vedo si sono andate pian piano svuotando.
Non hanno più nessun contenuto.
Sono soltanto figure.
Un treno, un muro, un mondo.
O un uomo.
Unaa cosa che penzola con le sue espressioni insensate in mezzo a un vuoto ululante.
Senza che ci sia alcun significato nella sua vita.
Nelle sue parole.
Perché dovrei cercare compagnia in una cosa del genere?
Perché?"
(Cormac McCharty, Sunset Limited)
Cosa ci separa dal Sunset Limited?
I libri su di me hanno - anche - quest'effetto. Non solo quello di estraniarmi dalla realtà per farmi piombare in un luogo sacro sicuramente migliore di questo; soprattutto mi fanno pensare. Danno un' ulteriore spinta agli ingranaggi del mio cervello.
Sunset Limited è un testo teatrale di nemmeno troppe pagine; un dialogo di due personaggi ai giorni nostri, senza nome e senza storia. uno ha salvato l'altro mentre cercava di buttarsi sulla linea dell'alta velocità; ne consegue un dialogo che parla un po' di tutto.
Della gente. Della felicità. Di Dio.
Ma la domanda, alla fine, rimane questa: cosa ci separa dal Sunset Limited?
Non ho saputo rispondere la prima volta, e credo di non saperlo fare nemmeno ora; anzi, a maggior ragione non posso farlo ora. Ora che ho letto, ora che so come va la storia e quali sono le motivazioni.
Perché in fondo quello che dice McCharty è vero, no?
Siamo inutili. Superflui. La nostra vita è senza uno scopo, siamo la variabile impazzita del mondo. Il delirio della genetica, che ci ha plasmato con due gambe e due braccia e due occhi e questo tumulto interiore che chiamiamo sentimenti.
Abbiamo filamenti di nervi e muscoli sotto la pelle, siamo perfetti.
Basta pensare alla mattina - al momento del risveglio.
L'ultimo filamento di sogno trascina con sé il lungo elenco di immagini notturne, lasciando piano piano posto alla realtà. Il cuore pompa sangue, arriva uno stimolo che parte dall'ipotalamo su, fino al cervello. Piano piano, dal nulla viscerale in cui piombiamo durante la notte, il mondo intorno a noi si ridisegna.
La prima cosa è il calore. Poi i rumori, e gli odori; infine, la vista. Le cose del giorno prima sono tutte ancora lì.
In media, ognuno di noi si alza, fa colazione e va in bagno. Una sciaquata alla faccia, col classico luogo comune del "scrollarsi di dosso le tracce della notte".
Poi si va a lavorare, a scuola o ovunque sia la destinazione. Perché ce ne è sempre una, per ognuno di noi, vagabondi compresi.
La mattinata passa così. Break. Lavoro. Ora di pranzo. Qualcuno torna a casa, e c'è il pomeriggio da riempire.
Se sei fortunato, all'ora di cena te ne stai col culo incollato alla sedia a guardare il gioco dei pacchi tra pentole e bottiglie; se sei ancora più fortunato, hai genitori, o marito, moglie e forse anche i pargoli intorno.
Poi te ne vai a dormire e di nuovo ti spegni e dondoli in momenti di riposante nulla.
Questo è più o meno ciò che fa il mondo intero, con la stessa, abitudinaria routine. Con gli stessi stereotipati discorsi e battute infelici; e ogni posto di lavoro ha il suo clichet di umano medio coi suoi medi problemi e la sua vita assolutamente media.
Badata bene, non sto cercando di farmi passare per intellettualoide diversa e spropositatamente intelligente; io sono la massa. La impersonifico pienamente, e per di più ho un amore viscerale e straordinario per i clichet. Ma ho lo spirito critico che mi esce dalle orecchie, e ogni tanto non posso fare a meno di odiare e odiarmi.
Però, c'è un però.
In mezzo a questo tessuto, a questo insieme vitale di luci e corpi, a questa Guernica e estasi deformata di cerebralità, c'è l'imprevisto.
Che forse, è la risposta alla domanda "cosa ci separa dal Sunset Limited?"
L'imprevisto.
La cosa che non ti aspetti.
Non gli sto dando necessariamente un' accezione positiva, anzi; nel mio essere tendenzialmente pessimista e un attimino troppo fantasiosa, l'imprevisto - specialmente coi tempi che corrono - potrebbe essere anche finire appesa a un albero a testa in giù.
Ma su sei miliardi non succede a tutti quanti no? Alla fine c'è sempre chi resta vivo, in un modo o nell'altro.
Il punto è che non lo sai qual'è il giorno, l'evento e l'ora precisa in cui la vita ti cambia. Potrebbe essere un giorno che inizia come tutti, o anche peggio. Potrebbe capitare all'alcolizzato disoccupato depresso di turno o allo stronzo che odiano tutti.
Poi succede quel qualcosa.
Non sto necessariamente parlando di un incontro in stile fiabesco con l'uomo/donna della vita, anzi.
Può essere anche questo, certo. Può essere la gratificazione professionale che aspettavi da una vita. Può essere incontrare qualcuno che non vedevi da tanto tempo, o ricevere un aiuto inaspettato.
Puoi anche fare qualcosa tu - si, tu. Qualcosa che non fai mai, ma che ti aiuti a realizzare che in fondo, come dicono in American Beauty, è una gran cosa quando realizzi di aver ancora la capacità di sorprenderti.
Penso che la risposta alla domanda "cosa ci separa dal sunset limited" sia questo; la speranza.
Non la fede, o l'amore, o l'amicizia. Quelle sono cose che vengono dopo.
Ma la speranza. La scintilla di calore che scalda il cuore, anche quando le cose vanno male.
Quindi mi rivolgo a te che leggi - sì, proprio a te. Anche se non l'ho mai fatto e per certi versi lo considero una cosa stupida; e anche se questo blog sembra più un muro del pianto che altro.
Se sei arrivato qui, non importa come.
Se hai letto.
Se hai pensato.
Se hai avuto una giornata di merda, iniziata male e finita peggio, eppure sei riuscito a trascinarti davanti al pc e queste poche parole sono state la tua piccola cosa inaspettata, allora ricordati, chiunque tu sia e ovunque tu sia.
Ricordati che in fondo c'è sempre la speranza, come nel vaso di pandora.
E che alla fine, sono le cose che non ti aspetti quelle che ti cambiano la vita.
Good Luck!
violenza creativa,
sunset limited