May 08, 2011 20:27
Ho un nodo alla gola.
Ma uno di quei nodi legati a doppiofilo - che ti fanno pensare a una striscia d'acciaio attorno alle corde vocali. La mia voce è ruggine, sparsa in giro per la carotide; finirò col diventare una statua di ferro e sale, prima o poi.
E' che non lo so, è da qualche giorno che mi è salita la malinconia.
Come la febbre; sono a quaranta gradi di febbricitante tristezza - di quella dolce come zucchero, però. Che ti spezza il cuore piano piano e nemmeno lo capisci, il perché.
Un po' di sere fa con Giordana parlavamo del bisogno di condividere, del perché è così importante.
In realtà credo che sia una sorta di terapia comportamentale; più esci fuori da te stesso, più prendi distacco dalle tue forme indefinite. Lasci agli altri il compito di sbrogliare la matassa, li lasci liberi di giudicarti. Strano pensare al giudizio come a una forma di rassicurazione.
Mi sento sospesa in una dimensione onirica. Irreale.
Come se le cose intorno a me fossero fatte di nebbia e pensieri nevrotici; e le mie sinapsi nient'altro che ragnatele argentate, di quelle che distruggi con un dito.
Tutto quello che riesco a desiderare, ora, è sempre la stessa cosa.
Essere normale.
Di quella normalità brillantonosa e luccicante fatta di capelli puliti e lucidalabbra alla fragola; di quella normalità bella che non si vergogna di niente, che non ha il cuore che batte nella gola anzichè nel petto. Quella normalità che non ti fa esplodere le parole nel cervello, che non le fa inseguire e accavallare tra loro. Quella normalità che esclude la maniacalità e le ipocrondrie, e tutti questi bisogni non veramente necessari nascosti nei numeri o nelle abitudini.
Invece divento sempre più un agglomerato di paure. Una crisalide di emozioni condensate sotto la pelle - e nelle ossa si calcificano una quantità innumerabile di fobie.
Se solo fossi in grado di difendermi, in qualche modo.
paura,
piccoli traumi privati,
disarmata