Disordine

Apr 18, 2011 22:54

Vorrei poter scrivere tante cose, ma tutto quello che mi viene in mente è un disordine casuale.
Un flusso radioattivo di pensieri che si inseguono tra di loro - si attorcigliano (in)constantemente.
Diapositive. Sovrapposizioni.
Volti del passato che si mischiano a volti del presente, alla ricerca di somiglianze e differenze, vicinanze e lontananze.
La disperata ricerca di un'entità di misura. Misura, si; per vedere, contare, capire quanto c'è di pieno e di vuoto.
L'avanzata dei deserti tutte le sere a bere per struccarti useranno delle nuvole.
Mi sento come una spugna - il processo graduale e policromatico della luce che scorre dalla mattina alla sera.
Inchiodare le stelle, dichiarare guerre.
Ho qualcosa che prude sotto il tallone; forse l'ennesima scheggia di vetro che ho scambiato per un diamante.
E se cerco tra le corde vocali la mia voce trovo solo ruggine e aria compressa nel tentativo di non gridare.
Non so cosa debba essere questa... se una poesia o un tentativo di sabotare il mio "io" intimo.
Exogenesis, di nuovo.
Mi vengono in mente fiori che sbocciano piano e paesaggi metropolitani con le macchine che scorrono la notte.
Il significato confortante della luce.
E ogni tanto penso che anche io vorrei l'amore che corre dietro ai treni; ma poi mi rendo conto che non so nemmeno leggere il mio corpo.
Vorrei che i miei nei mi indicassero la strada da percorrere.
Che nella linea della vita ci fosse un segnale chiaro di quello che devo fare.
Perché stasera - stasera, stasera, stasera - mi sento senza direzione. E mi sembra di vacillare.
Mi sento instabile.
E fragile.
Così nuda e così esposta al freddo, così piccola... eppure mi sembra di essere così bella, come non mai.
Sarà la vita che punge sotto agli occhi.
Sarà l'età, sarà la voglia di libertà.
Sarà che tra stra e ordinario c'è una differenza di quattro lettere. E che la parola "trust" suona così bella, con la lingua che sbatte contro il palato.
Ma poi dici fiducia e sembra quasi sibillina.
Pensi agli altri e pensi a te stesso.
Ai cappotti di chi se ne è andato che le tue dita non hanno saputo trattenere e alle cose che non sono riuscite a infrangere la barriera del suono.
C'è la mia striscia di cielo che sembra così sporca, stanotte - non si vedono neppure le stelle.
Chissà come sono le case degli altri e i loro pezzi di cielo.
Gli angeli ballano sulla capocchia degli spilli.
C'è qualcuno che può accendere un fiammifero per me, stanotte?

violenza creativa, le luci della centrale elettrica, muse, quo vadis?, disarmata, disordine

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