Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 18
Strani giorni
Fu un risveglio a dir poco nevrotico.
La torre era invasa di strilli e lamenti, la sua Hedwige e gli altri animali da compagnia frullavano le ali e miagolavano infastiditi. Harry cominciò a pensare che stesse arrivando l’apocalisse.
Poi, quando mise entrambi i piedi giù dal letto, si rese conto di non aver salutato a dovere qualcuno.
Pix il Poltergeist stava saltellando sulla pancia di Hermione, che invano tentata di convincerlo a tirarsi via. Non tanto per il male che le provocava, quanto per le strida di Hedwige che minacciavano di spaccare i timpani a tutta Hogwarts.
“ Pix, smettila. ”
“ No, fino a che non mi avrete salutato a dovere. Dopo i gemelli Weasley, anche voi ve ne andate! ”
“ Avrai decine di altri studenti da importunare, Pix! ” Hermione riuscì finalmente a scrollarselo di dosso, mentre Ginny apriva la porta della loro stanza.
“ Andiamocene di qua, mi sta scoppiando la…ah, sei tu il colpevole? ”
“ Poltergeist da strapazzo! ” esclamò Ron, alle spalle della sorella.
“ Come ti permetti? ” Pix saltò sulla testa di Ginny e gli spernacchiò in faccia, inviperito.
“ Dai, vestiamoci…prima o poi gli passerà la voglia di torturarci. ”
Ginny si svegliò del tutto, ma forse non grazie alla pernacchia di Pix. “ Colin, Luna, noi dobbiamo portare i bagagli nei nostri dormitori. ”
Vero, i tre avevano l’ultimo anno ad Hogwarts. Quest’anno sarebbero stati tutti e tre caposcuola.
Ancora addormentato, Harry allungò una mano verso i pantaloni che si era tenuto fuori dalla valigia…e non li trovò.
“ PIX! ”
A colazione trovarono la Sala Grande pronta per l’arrivo serale degli studenti, e soprattutto per il banchetto. Questo si portò dietro tutto il relativo marasma, nel quale Pix seppe inserirsi alla perfezione: Vitious che controllava gli arazzi delle Case e la loro posizione, i fantasmi che svolazzavano canticchiando, Gazza che sembrava voler stabilire il record universale di muso lungo…
Tutto nella norma, insomma, solo che questa volta Harry non sarebbe stato lì.
Non aveva mai immaginato che si sarebbe sentito così male. Hermione e Ron saranno con me al Master, si era detto anche la sera prima, quando aveva avvertito le prime avvisaglie di malinconia. E fortunatamente loro ci sarebbero davvero stati…ma ora quel distacco era comunque un mostro titanico da affrontare.
Si fece forza e attaccò l’ultimo suo piatto di bacon e pancakes tra le mura di Hogwarts.
Poco dopo, vide entrare uno dopo l’altro, tutti i professori del Master, ad eccezione dell’insegnante di Incantesimi.
Scambiò un’occhiata truce con Ron, al comparire di Jacques, e si sentì raggelare quando lo vide avvicinarsi proprio a loro, dopo aver consegnato il suo bagaglio ad un elfo domestico. “ Mi aspetto la massima puntualità a cominciare dall’arrivo, Signori. Non perdetevi troppo in chiacchierare, nel salutare la vostra scuola. ”
Quando si fu dileguato, Hermione strinse convulsamente il manico della tazza di the. “ Questa volta ero sul punto di colpirlo io, dico sul serio. ”
Padma scosse la testa. “ E’ anche poco furbo. Sono secoli che è risaputo: creare un clima positivo aiuta di gran lunga l’apprendimento, ma anche l’insegnamento. ”
“ Cosa vuoi che ne capisca, quel…”
“ Hermione! Non ti avevo mai sentito parlare così! ”
“ Come, non c’eri quando ci ha deliziati con le sue considerazioni sulla Umbridge, al quinto anno? ” Harry le ricordava fin troppo bene, e così gli altri presenti. Colin ridacchiò, Neville si guardò attorno un po’ più rasserenato.
Anche Ginny ed Hermione sorrisero, ma molto forzatamente.
Ritrovarono un po’ di sincero entusiasmo quando videro entrare Lupin seguito dai Signori Weasley e Granger. Tutti e cinque si sedettero a tavola con loro, perché una colazione nella Sala Grande di Hogwarts era difficile da rifiutare.
Fortunatamente, portavano notizie davvero buone su Bill e sulla salute di Malfoy. E riferirono anche la data dell’udienza, che si sarebbe tenuta il 10 settembre.
“ Potremo esserci? ” chiese Ron, speranzoso.
“ Noi della famiglia sì, è ovvio. E probabilmente anche voi, ragazzi...Il problema riguarda Rebecca. Forse per lei sarebbe meglio potersi distrarre, sta pensando già troppo a questa cosa ” disse Molly Weasley.
“ Non sono sicuro che Bill abbia fatto bene a dirle proprio tutto. ”
“ La stima molto, lo sai, e ha creduto fosse giusto dirle la verità, prima che la scoprisse per la strada a Diagon Alley. ”
“ Sì, ma…Papà, ha dieci anni! ”
“ Beh, ora pensiamo alla soluzione ” sollecitò Molly.
“ Può stare con noi, quel giorno ” si offrì il padre di Hermione. “ Non credi, Gwen? ”
Lei annuì, convinta. “ Ma certo, dite pure ai gemelli di portarla qui, tranquilli. ”
“ Grazie, è un grande favore quello che ci fate. ”
“ Sarà un piacere, ma che mi dite di Malfoy? ”
Arthur terminò il suo the. “ Sì, sembra stare meglio...E' anche meno restio a parlare di quello che è successo…per quel poco che ricorda. Non sono ancora chiari gli elementi della vicenda che lui trova più…ostili. Ha un blocco molto grosso, a causa di quella maledizione. Ma in dieci giorni, le cose dovrebbero migliorare…”
Harry vide che alle parole del padre di Ron non corrispondevano affatto espressioni altrettanto serene.
“ Papà, ” disse ad un tratto Ginny, “ e se io ed Hermione incontrassimo Malfoy? ”
La reazione generale fu da qualificare come un no, categorico e inequivocabile. Seamus freddò con uno sguardo la rossa, che non accennò nemmeno lontanamente a desistere.
Harry cercò lo sguardo di Hermione, e capì con inquietudine che la ragazza ci stava pensando seriamente.
Ron scosse la testa, al pari di sua madre e del padre di Hermione. “ No, assurdo. ”
“ Ron, non è assurdo, e tu lo sai. ”
“ Hermione…” provò a dire Harry, ma lei si alzò dalla panca, decisa più che mai.
“ E’ ora di finirla, Harry. Non puoi continuare a considerare Draco un eterno nemico. ”
Harry avrebbe voluto poter terminare la propria osservazione, che stava più dalla parte di Hermione, ma a parlare fu Lupin. Per lo meno ottenne di far sedere nuovamente la giovane.
“ Ragazzi, non cominciate a discutere tra di voi. Non in giorni come questi. Hermione, la tua idea non è da scartare, no…Arthur, lasciami dire…Ma non è questo il momento. ”
“ Dovremmo aspettare che Bill venga accusato con l’infamia e sperare che Draco trovi all’udienza il coraggio di sbloccarsi e testimoniare così, di punto in bianco?! Mi dispiace, ma la posta in gioco è un po’ troppo alta. ”
“ Hermione, se ti guardi intorno, nessuno di noi vuole ignorare la tua opinione. Ma è chiaro che voi due, tu e Ginny, non siete le persone più serene, che possano sbloccare Draco senza ricordare cose troppo dolorose. ”
“ Professore, mi scusi ma il suo ragionamento è assurdo. ” insistette Ginny. “ Non sarebbe un aiuto solo per Bill. Anche Draco ha il diritto di riavere la sua vita, anche se deve scontare la pena per esser stato nelle schiere di Voldemort. Anche se poi dovrà restare dietro le sbarre, ha il diritto di essere lasciato in pace da quel demone. E anche noi, forse…potremmo avere solo da guadagnarci. ” Guardò Seamus, come per sfidarlo a contraddire.
Lui si raschiò la voce, ma non disse nulla.
“ La penso anche io come loro, professore. ” si decise a dire Harry. “ Ma dovrebbe esserci un modo per garantire che Hermione e Ginny non soffrano ancora di più. ”
“ Harry, sapevamo già che sarebbe finita così. Quando ci è arrivata quella lettera via gufo, quando abbiamo saputo che Malfoy si era suicidato…abbiamo capito subito che…”
“ Che non era vero. ” concluse Harry per lei. “ E’ stata quella donna, il demone. E questo la rende ancora più pazza, e crudele. ”
Arthur Weasley annuì. “ Bill pensa che abbia costretto Draco ad assistere alla morte di suo padre, in un modo o nell’altro. Ha continuamente degli incubi, dice, e non vuole addormentarsi…”
“ Ma gli uomini che li sorvegliano vi hanno permesso di parlare così tanto? ” Neville ebbe una scintilla di ottimismo, “ Se è così, non sono poi così ostili. ”
“ Questo lo vedremo al processo. E’ della severità in aula, che dobbiamo preoccuparci. ”
Harry ebbe la netta impressione che il padre di Ron nascondesse qualcosa. Dal canto suo, si preparò a una lunga discussione con Hermione. Di certo i giorni a venire non sarebbero stati noiosi.
La sera prima aveva chiesto al professor Glowen di poter fare tappa nell’ospedale babbano dove erano ricoverati i Dursley. Il permesso era stato accordato, e probabilmente Jacques aveva indirizzato a questo la sua frecciatina di quella mattina.
“ Stai calmo, Harry ” gli disse Hermione, vedendolo guardare il professore che si alzava da tavola, con la solita arroganza.
Non lo poteva davvero sopportare.
Due colpi alla porta.
“ Permesso? ”
Nulla.
Il visitatore si azzardò comunque ad aprire.
“ Ho chiesto di poter essere io a portarti qualcosa da mangiare. ”
Nessuno rispose.
Tonks avanzò con il vassoio nella penombra della stanza. Una stanza che andava assolutamente aperta, decise.
Appoggiò il vassoio sul tavolino ai piedi del letto e iniziò ad aprire le tende.
“ Lasciale chiuse. ”
Tonks sapeva che, in certi momenti, Ylena arrivava a vedere delle ombre, ma nulla di più. Ora, detestava anche quelle. “ Ylena, in questo buio marcirai. ”
“ Mi sto allenando per Azkaban. ”
“ Ylena…” La giovane Auror fissò per un attimo quella che era stata la sua compagna di studi al Master. Come poteva fare, per scuoterla? Scelse di tentare la carta dell’allegria. “ Sai benissimo che Azkaban non esiste più, come carcere. Ricordi? Era una delle cose che speravamo più di tutte. ”
L’altra non ebbe reazioni. Sul suo volto, il sorriso era più una smorfia di cinica rassegnazione. Sbatteva le palpebre sulle cornee lese, distrattamente si asciugava ogni tanto qualche lacrima. E quando le sue mani sfioravano il cerotto sul viso, si ritraevano automaticamente. Le ultime ore prima che riuscissero a farla addormentare erano state il ripetersi di questi gesti.
“ Da cosa vuoi cominciare, oggi? ” esordì la strega in visita, che aveva abbandonato i colori shock per una tinta di capelli paurosamente comune, un rosso mogano.
“ Quando verranno a prendermi? ”
“ Per andare dove, scusa? ”
“ Tonks, non giocare con me. ”
“ Ylena, sono pronta anche a imboccarti, se è per questo. Malocchio è inflessibile, su queste cose. ”
“ Ho ucciso un uomo, Tonks. ” la voce della paziente si incrinò. “ Ho ucciso per divertimento. Cosa vuoi che mi importi di mangiare? ”
“ Non provarci con me…Quell’infermiera può accettare di essere spedita fuori dalla stanza dalla tua scontrosità., ma questo a me non lo devi fare. ”
“ E’ la verità. ”
“ Non l’hai ucciso, Ylena. Si è salvato. Tu ti sei fermata. ”
“ E’ morto, Tonks. Non mentirmi. ”
“ Se ti preoccupi che io possa mentirti per indorare la pillola, non hai capito niente di me. Ti assicuro che non è morto, e che starà meglio. ”
“ Si trova qui al San Mungo? ”
“ Sì, ma in tutt’altra ala. Tu sei al reparto…”
“ Lo so in quale reparto sono. Dovrebbe rendermi più sopportabile l’idea di aver aggredito un uomo? Di averlo torturato e ferito con un vetro? Ah, si, è tutto più facile, ora che so di trovarmi nel reparto in cui si sciolgono gli incantesimi di possessione da demoni. ”
Tonks si sedette sul bordo del letto. Non toccò in alcun modo l’altra Auror, memore della reazione che questa aveva avuto il giorno prima. “ Beh, è quello che ti è stato fatto, Ylena. Non è un tentativo di giustificarti. E’ stato un demone. ”
“ Un demone al quale io sono andata incontro con le mie stesse gambe. ”
“ Ylena…Avevi appena saputo della morte di Hanek. Ascolta, hai davvero bisogno di mettere qualcosa nello stomaco, se vuoi affrontare i prossimi giorni. Non si scappa. Perciò mangia e cerca di tenerti su. ”
“ Non vuoi capire, vero? Sei un Auror, ma non capisci. Se anche quell’uomo non è morto, resta la crudeltà della mia azione. Proprio perché sono un Auror, io non potrò mai assolvermi. ”
“ Proprio perché sei un Auror, ti sei resa conto di quello che ti avevano fatto, di quello che stavi per fare…e hai chiesto aiuto. Fanny non sarebbe mai arrivata da te, se la tua anima si fosse sporcata del tutto. Conosci bene le fenici, Ylena. ”
Ylena continuava a puntare gli occhi vuoti verso la finestra che non poteva vedere, offrendo il volto alla fresca aria autunnale.
“ Tu sei riuscita a liberarti dalla sua possessione, anche prima che arrivassero i medi-maghi. ”
“ Sarà come dici tu…”
Tonks sorrise, anche se sapeva che la discussione era tutt’altro che esaurita.
Il viaggio alla volta dell’accademia che avrebbe ospitato il Master avvenne in carrozza. Fu necessario stendere su tutti loro, e su ogni bagaglio, un incantesimo di invisibilità, perché i Thestral e le carrozze avrebbero dovuto attraversare un paio di quartieri babbani piuttosto affollati.
La carrozza dove si trovavano Harry, Hermione, Ron e Seamus si staccò dalle altre e voltò nel quartiere che ospitava l’ospedale.
Pochi minuti dopo, si trovavano di fronte ai Dursley. Ad Harry si spezzò il cuore. Erano entrambi seduti al tavolo posto tra i quattro letti della camera. Notevolmente dimagriti, avvolti in una apatia da medicinali…Harry si sentì morire.
“ Zio…Vernon. ”
“ Ragazzo…vieni, entra pure con i tuoi amici. Zia Petunia è appena andata via, sai? ”
Hermione represse a stento un singhiozzo.
“ Ciao ” bofonchiò il cugino Dudley alla volta di Hermione e degli altri amici di Harry.
Ron era cadaverico, intrappolato nel ricordo di una visita fin troppo simile al reparto del S.Mungo, dove avevano conosciuto i genitori di Neville. “ Ciao…”
Era purtroppo chiaro che nessuno dei due pazienti era in grado di sostenere una conversazione. Ora Ron si rendeva conto di quello che aveva portato Harry ad essere silenzioso e solitario, quando nell’ultimo anno - e soprattutto durante la preparazione dei M.A.G.O. aveva lasciato per interi pomeriggi il castello per fare ritorno a letto solo a notte inoltrata.
Rimasero con i Dursley una buona mezz’ora, mentre il dottore che li curava parlava con Harry.
“ Ma non sarebbe stato meglio ricoverarli al S.Mungo? ” chiese ad un tratto Seamus, gli occhi azzurri umidi che fissavano la partita di carte di padre e figlio senza riuscire a staccarsene.
“ Harry lo aveva chiesto ai dottori, ma hanno consigliato strettamente di no. ” rispose Hermione.
Ron rifiutò educatamente, la sedia che gli offriva un compagno di camera che stava distribuendo un mazzo di carte agli altri giocatori. “ Credo che questo dottore conosca per un qualche motivo il Mondo magico. Deve avere un figlio mago, credo. Ha detto che essere trasportati in un mondo che non hanno mai accettato avrebbe potuto peggiorare le cose. ”
“ Sì, ma lì forse avrebbero potuto curarli meglio. E’ chiaro che queste sono le conseguenze della Cruciatus. ”
“ Appunto, i genitori di Neville…? Non mi sembra che si sia potuto fare poi molto. ”
In quel momento rientrò Harry, che volle rimanere con i parenti ancora un po’.
Da quando la loro carrozza si era rimessa in viaggio, dai finestrini Harry aveva già riconosciuto la stazione di King’s Cross, un paio di monumenti e uno stralcio del ponte di Londra.
Tutto gli passava davanti con una lentezza impietosa, esasperante.
Si chiedeva perché, proprio mentre stavano per iniziare nuove fasi della sua vita, il senso del dover far visita allo zio e al cugino diventasse sempre un bisogno fisico, per lui. Era il desiderio di placare il proprio senso di colpa? Probabilmente. Quasi sicuramente. Ed era comunque il solo aiuto che potesse dare loro. Ma mentre lui, poco a poco, andava costruendosi il futuro, loro non ne avrebbero più avuto uno.
“ Siamo arrivati, signori ” annunciò il conducente della carrozza. “ I vostri animali da compagnia e i vostri bagagli sono già stati portati dentro ”
Sugli scalini, Harry si trovò di fronte alla villa più bella che avesse mai visto.
Era un castello anche quello, le cui dimensioni non avevano nulla da invidiare ad Hogwarts, ma lo stile rinascimentale capovolgeva totalmente l’atmosfera. Una volta varcato l’immenso cancello grigio - che per i babbani risultava inclinato e arrugginito - dovettero attraversare un viale lungo almeno un chilometro, fiancheggiato da immense querce e aceri incendiati dai colori autunnali, per arrivare all’ingresso principale, cui si accedeva salendo una scalinata di marmo grigio.
“ E’…è stupenda! ” esclamò Harry.
“ Avete visto, ragazzi? ” Neville comparve alle loro spalle insieme a Blaise Zabini, e i due si offrirono subito come ciceroni per una breve visita guidata del poco che avevano potuto conoscere.
La cosa dovette interrompersi prima del previsto, perché cominciarono a incrociare altri studenti che puntavano tutti - senza possibilità di equivocare - al refettorio.
“ Si mangia! ” Seamus si sfregò le mani, compiaciuto.
“ Capirai se Finnigan non pensa solo a mangiare! ” osservò la voce di Padma. “ Ciao, Hermione, ” disse subito dopo, abbracciandola per poi passare agli altri, “ siamo in stanza assieme ad una ragazza di origini spagnole. Te la presento a tavola. ” Annunciò tutto questo senza smettere di respirare.
Harry cercò alla svelta l’interruttore per spegnerla, ma pareva non esserci.
Il pomeriggio sembrò a tutti infinito, con la miriade di informazioni e regole da tenere a mente.
Subito dopo pranzo, vennero loro mostrate le aule e le due ampie palestre. L’aula di Pozioni e quella di Difesa contro le Arti Oscure si rivelarono particolarmente grandi, rispetto a quelle di Hogwarts. Hermione e Padma sorrisero, nel vedere le pareti completamente spoglie.
“ Che avete da ridere? ” chiese Seamus.
“ Stavamo pensando che Allock avrebbe avuto tutto lo spazio che voleva per i suoi quadri. ”
Come c’era da aspettarsi, Harry e Ron restarono a bocca aperta di fronte allo stadio, dove in realtà di partite a Quidditch se ne facevano ben poche. Era chiamato stadio, me vi si svolgevano unicamente esercitazioni di duello in volo.
Harry ricordò il commento che James, suo padre, aveva messo come post scriptum ad una lettera inviata a sua madre. Era proprio il caso di dire “ Niente Quidditch qui, sob! ”
Sui loro letti, nelle camere, trovarono per ognuno la divisa in dotazione alle reclute Auror: pantaloni grigi e giacca grigio-blu per l’autunno ormai iniziato, una valanga di maglie e pantaloni per gli allenamenti, il borsone per gli spostamenti verso le palestre e una mantella grigia.
Tutte le stanze erano molto luminose, composte di tre letti ciascuna, dai soffitti alti e splendidamente affrescati. A ciascuno di loro era assegnato un tavolo scrivania e uno scaffale libreria, dove trovarono subito i libri del primo anno. Venne detto loro dove si trovava la Gufiera e dove avrebbero potuto portare gli animali per eventuali medicazioni.
Alla sera vennero convocati subito nel Salone Centrale, dove ritrovarono i professori. Alcuni molto graditi, come il Preside Glowen, altri…molto meno.
Hermione sostenne con una certa rabbia lo sguardo interessato di Jacques, mentre il Preside dell’Accademia terminava il suo discorso: “…che vi impegnerete al massimo, e che sopporterete i piccoli disagi fino al momento in cui non vi avrete fatto l’abitudine. Buon inizio a tutti quanti i nuovi arrivati, e buon proseguimento di studi ai futuri Auror degli anni successivi. Le lezioni cominceranno domani, dopo la colazione che sarà in tavola fino alle otto. Buonanotte a tutti. ”
“ Hai sentito, ‘Mione? Niente elfi domestici da liberare! ” Ron le sorrise, “ Niente berretti da confezionare. ”
“ Quella parte sui disagi non mi è piaciuta un granché, però, osservò Seamus. ”
“ Non ti facevo un damerino, Finnigan. ”
Lentamente, la Sala centrale si stava svuotando, e tra un commento e l’altro anche i professori sparivano dalla lunga tavolata dietro alla quale li avevano accolti.
Il gruppo si separò all’incrocio tra due corridoi, quando Hermione e Padma svoltarono per
raggiungere la loro camerata.
Harry guardò Hermione allontanarsi ridendo con l’amica.
“ Andiamo, DonGiovanni. ” lo trascinò allegramente Ron, “ La pacchia di dormire assieme alla tua donna è finita. ”
Continua…