Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 16
Per le strade di Londra
Emerse completamente impolverata.
Emerse da un camino qualunque, in un appartamento qualunque della Londra babbana.
Ma in quelle stanze non aveva vissuto una famiglia qualunque, la sua non poteva assolutamente essere definita una famiglia qualunque.
La polvere si era appropriata di quelle stanze, di quei mobili, di quei tappeti.
Il parquet scricchiolava sotto i suoi piedi, le finestre erano sbarrate.
Sapeva dove andare, anche se non sapeva bene perché fosse voluta venire lì. Dopo dodici anni. Aveva attraversato Diagon Alley come un automa, lasciandosi alle spalle piccoli gruppi di maghi che si salutavano davanti al Paiolo Magico. Si era soffermata a guardare le gabbie di gufi e civette che “L’Emporio del Gufo” esponeva in vetrina.
Era stato allora, sì. Forse proprio allora il ricordo del messaggio ricevuto l’aveva spinta a prolungare la passeggiata notturna.
Per arrivare lì, a casa sua, dove era iniziato tutto.
Lì suo fratello aveva cominciato ad attirarla morbosamente a sé, a coinvolgerla nella sua nuova vita. Di Mangiamorte.
“ Adesso mi dirai tutto, e in fretta. ”
“ Cosa vuoi che ti dica? Perché non cominci a farti gli affari tuoi? ”
“ Perché ti voglio bene perché sei mio fratello, e ti stai cacciando in guai dai quali potresti non venire più fuori. ”
“ Piantala di parlare come se fossi mia madre, Ylena. Piantala di giocare a fare l’Auror anche qui a casa. Lasciami vivere la mia vita! ”
“ Vivere la tua vita significa fare questi…sporchi lavori per conto dei Mangiamorte? Sai chi stai andando a uccidere, lo sai? ”
“ Lo so benissimo, mam…”
Gli aveva dato uno schiaffo così forte da tramortirlo. “ Allora sai anche che ti dovrei denunciare. ”
“ Fallo, Ylena, fallo! Ho chi mi tirerà fuori da Azkaban in meno di una settimana. ”
La ragazza aveva chinato la testa.
“ Non volevo colpirti così, scusami. Non volevo lasciarmi andare fino a questo punto. ”
C’era stato il rumore di un baule che veniva trascinato giù dal letto. Poi, quel tono così freddo, rassegnato. “ Non vediamoci più, ci faremo un gran favore tutti e due. ”
“ Questo lo pensi tu. Non si può tornare indietro, Hanek, una volta che si sceglie di servire lui. ”
Un rumore interruppe i suoi ricordi.
Un rumore che per chiunque sarebbe stato impossibile da udire. Non per una cieca come era lei.
La sua mano afferrò la bacchetta, il suo cuore prese a battere così forte da minacciare di salirle in gola. Quel respiro, quel risucchio…
Un Dissennatore?
Si voltò di scatto, evitando con agilità il vetro aperto della finestra accanto a lei.
Si concentrò per mantenere salda la percezione di ciò che aveva intorno. Alla destra, lo specchio a figura intera; alla sua sinistra, oltre la finestra, il suo armadio. Quella era la camera che aveva condiviso con il fratello,fino al momento di partire per il Master. Curioso che stesse per perdere l’anima proprio in quella camera, dove quell’ultima lite le aveva fatto perdere Hanek.
Il respiro si avvicinò, perdendo la somiglianza con un fischio che un’istante prima l’aveva terrorizzata. No, quella creatura non era un Dissennatore.
“ Cercavi me, Auror? ”
Era qualcosa di molto peggio.
“ ‘Mione…”
Ron Weasley toccò appena le braccia conserte dell’amica, rannicchiata sul libro di Erbologia.
“ Uhm? ” Finalmente, Hermione schiuse le palpebre.
“ Sono le due passate! Ti sei rimessa a studiare? ”
“ Sì, sì…io…Adesso torno a letto. Ma tu perché sei sveglio? ”
“ Non riuscivo a dormire. ”
“ Un po’ devi riposare, Ron. Domani hai il test di Incantesimi. ”
Ron annuì. “ Lo so. Prometto che tornerò a letto se anche tu lo farai. ”
Hermione gli diede un bacio sulla guancia. “ Buonanotte. ”
Tornò nella camera e si sdraiò sul letto. Harry dormiva profondamente, dopo la sua ultima giornata di test. Era stata massacrante, non lo aveva mai visto così sconvolto. Con orrore -aveva appena avuto il tempo di dirle prima del test successivo - aveva scoperto che Jacques dimostrava una sadica curiosità e soddisfazione nel seguire i suoi test. Si era fatto vivo anche alla prova di Difesa contro le Arti Oscure, sebbene non fosse lui l’insegnante.
La cattedra era stata assegnata ad un mago decisamente anziano, competente ed educato, il Signor Glowen. Lui stesso aveva tenuto basso l’atteggiamento invasivo e arrogante di Jacques, ma Harry non aveva potuto fare a meno di sentirsi sotto pressione.
Hermione si voltò verso di lui e lo osservò per alcuni minuti, quasi con la paura di svegliarlo.
Non sapeva trovare le parole per dirgli quanto lo amasse, quanto lo stimasse.
Lo spettro degli eventi passati, ma soprattutto delle ire che quasi lo avevano distorto e avvicinato a Voldemort, erano ancora con lui. Dopo la convalescenza in infermeria, Harry aveva trascorso lunghe giornate insieme a Lupin e a Moody. Di quei momenti non le aveva parlato a fondo, ma Hermione non ne aveva avuto bisogno.
Sapeva che, in quei giorni, lui e i due professori erano tornati nella Stanza del Velo. Sapeva che Harry aveva dovuto affrontare le Ombre che aveva richiamato. La loro rabbia, la sua rabbia. Per questo Hermione lo stimava.
Per più di un’ora, Harry era stato Clessidra del Richiamo, al servizio di Voldemort.
Per più di un’ora, mentre lui si sforzava di resistere, le peggiori caratteristiche di Riddle avevano cominciato ad entrare in lui, con il rischio di fissarsi in lui. Così era stato forse per la legilimanzia, ma forse Harry ne possedeva il seme dentro di sé dalla nascita.
Questo era inutile continuare a chiederselo.
Harry doveva accettare la possibilità che altre capacità si affacciassero presto o tardi alla sua mente, portate o meno dal volere di Voldemort e da quegli eventi. Eventi che erano andati oltre il volere dello stesso Voldemort.
A quanto pareva, Sirius e Piton - o meglio, le loro Ombre - avevano visto giusto: Tom Riddle era stato ridotto ad un burattino dal demone che lui stesso intendeva richiamare.
Probabilmente quel demone lo aveva illuso di dover faticare molto per richiamarlo, mentre in realtà si trovava già molto vicino al velo, forse addirittura lo aveva già oltrepassato. E aveva avviato un suo progetto personale, corrompendo quel Mangiamorte che Ginny aveva recuperato nel suo ricordo.
Quella donna che aveva parlato con Lucius Malfoy, che aveva rafforzato quella maledizione su Ginny e su di lei.
Legandole alla vita di Malfoy, condannandole a quel ricordo che il figlio Draco aveva cercato di risparmiare loro.
Il demone rimase in disparte, sorridente, in estasi, durante il combattimento che Ylena sostenne con i suoi personali servitori.
Era cieca, era esile, ma incredibilmente forte.
Più tardi si sarebbe divertita a sezionare la sua mente, per scoprire cosa tenesse in vita la sua volontà di difendersi, nonostante dovesse avere capito ormai da molto che non poteva salvarsi.
La disperazione, probabilmente si trattava della disperazione.
Sì, il giovane Hanek - o meglio, la mente del giovane Hanek - le aveva descritto con molta efficacia la determinazione della sorella. Quel piccolo uccellino mutilato che si era trasformato in un’aquila.
Era giunto il momento, per l’Auror, di trasformarsi nuovamente, di passare ad un’altra fase della sua vita.
“ Basta così ” disse la demone ai suoi due soldati.
Uno di questi sferrò un calcio alla ragazza, che si accartocciò sul parquet di legno.
“ Idiota, avevo detto basta! ” gridò il demone. Nello stesso istante, prese il controllo della situazione, fronteggiando la rabbia della giovane Auror con il suo potere.
Ylena era a terra, tossiva sangue e si circondava lo stomaco con le braccia. In una mano, la bacchetta era ancora ben stretta dalle dita, pronta ad essere usata.
E Ylena la usò. Sferzò l’aria con quella bacchetta di quercia, un prolungamento del suo braccio graffiato e intorpidito dalla recente stretta del suo soldato.
Lentamente, si sollevò da terra.
Il demone decise di lasciarle l’illusione di potercela fare, ancora per un po’.
Respinse un incantesimo di disarmo dopo l’altro, fingendosi sorpresa e in difficoltà. Scansò veramente un fascio di luce rossa che saettò dalla bacchetta della ragazza, si rimise in piedi e si avvicinò. Il demone non possedeva bacchette magiche, ma ritenne non fosse il caso di demoralizzare troppo la piccola Ylena. No davvero. Non ancora.
Aveva bisogno che l’Auror si mantenesse lucida, credendo di poterla combattere, anche ora che lei stava saggiando il suo potere. Doveva restare lucida per comprendere gli ordini della sua nuova padrona.
“ Non ti opporre all’esame che sto per iniziare sulla tua mente, Ylena. ”
“ Chi sei, tu? ”
“ Lo scoprirai presto. Se farai la brava, scoprirai anche questo. Ora rilassa la men…”
“ No! Non provare ad avvicinarti! ”
Gli occhi spenti dell’Auror si spalancarono, quando tutto il suo corpo venne attraversato da una scarica potentissima di dolore. Rotolò sul parquet, cercò di rialzarsi, ma il semplice accenno di quel movimento le provocò una violenta ondata di vomito.
“ Ti ho avvertito, Ylena. Cercare di resistere ti porterà solo dolore. Controllo già la tua magia, non lo senti? Non mi senti nella tua mente, tra i tuoi pensieri? ”
“ No, vattene! ”
“ E così sei diventata anche insegnante per i nuovi Auror…Si apre un mondo di nuove possibilità, per attuare il mio piano. ”
Lasciò che si rialzasse.
“ Era tutta una trappola, vero? ” gridò Ylena, “ Hai assegnato tu a mio fratello quella missione, per poi ucciderlo. ”
“ Non è esatto, all’inizio la missione era veritiera. Avrebbe dovuto uccidere il detenuto Malfoy e anche sua madre…ma poi i miei piani sono cambiati. E stanno per cambiare anche ora. Sarai contenta di sapere che stai per entrare a farne parte. ”
“ Non farò proprio niente per un essere come te. ”
“ Che bambina maleducata. ”
Ylena crollò supina, irrigidendosi e poi arcuandosi per nuove scosse di dolore.
“ E’ una missione così facile…Ti chiedo solo di farti un’altra passeggiata per le strade di Londra…”
Era mattina presto.
Troppo presto, per lui.
Dopo aver addentato una fetta di pane da toast, che non aveva nemmeno il tempo di imburrare, Ron salutò con un cenno Harry, Neville, e Ginny e si avviò alla torre di Divinazione per il test di Incantesimi.
Nella sua testa, le informazioni ricevute da chi aveva fatto il test prima di lui si mischiavano agli stralci di sogno della notte appena trascorsa. La combinazione che ne usciva fuori era vagamente inquietante: il Giudice McHayden lo accoglieva con la bacchetta in mano, di fronte ad una grande gabbia dove una fenice - lui, probabilmente - cercava invano di far sentire il suo canto.
“ Adesso basta. ” Scosse la testa e inspirò a fondo.
Riprese a camminare, dando ogni tanto un’occhiata al grigio cielo mattutino.
I corridoi risuonavano di conversazioni appena sussurrate, intervallate dal rumore di mobili che venivano spostati con impegno e discrezione. Gli parve di vedere Winky e qualche altro elfo domestico, e gli dispiacque non avere il tempo per fermarsi a salutare.
Era arrivato, la botola sopra di lui era già aperta.
Salì la scaletta annunciandosi con un colpo di tosse, ma quando arrivò a vedere meglio la stanza di Divinazione vi trovò Lupin e Jacques, anziché la professoressa Swennson.
“ Scu…scusate, devo avere sbagliato qualcosa. ”
“ No, Ron. ” Lupin lo richiamò, prima che si voltasse e riscendesse le scale. “ Non c’è stato alcun errore da parte tua. Ho visto anche io che la professoressa ti aspettava qui per oggi. O almeno…avrebbe dovuto aspettarti. ”
“ Venga pure, Weasley. ” lo invitò Jacques, gelidamente.
Ron cercò di reprimere l’impulso di rabbia che quel volto gli provocava e salì del tutto, arrivando a qualche passo dai due e dalla poltrona della Cooman. “ La Signorina Swennson non sta bene? ”
“ La Signorina Swennson non sta qui ” lo corresse la voce di Sibilla Cooman.
“ Pro…professoressa, non l’avevo vista, mi scusi. ”
“ Figurati, Weasley, accomodati pure. Sto per andarmene io. Il collega Fiorenzo ha chiesto di me. ”
Ron si accigliò, ma non fece commenti. Lupin gli sorrise in modo piuttosto teso, poi spostò lo sguardo sul tavolino accanto alla poltrona. Ron non sapeva cosa fare. Doveva andarsene, ritornare più tardi…aspettare che la professoressa lo richiamasse…sostenere il test sotto qualcun altro? Sperò di non dover essere esaminato da Jacques.
“ Ancora nessuna notizia, dunque? ” disse quest’ultimo.
Lupin fece un cenno di diniego. “ E’ sparita. E anche gli Auror che Arthur ha mandato a cercarla. ”
Suo padre? Era in corso una ricerca della professoressa? Dove? Quando era sparita?
Remus interruppe quel susseguirsi di interrogativi. “ Ron, ho bisogno di chiederti un favore. Non fare parola di questa assenza, al castello. Con nessuno. Tra due giorni partirete per la sede del Master…Speriamo che la professoressa possa raggiungervi là al più presto. ”
“ Ne dubito fortemente ” fu il commento, come al solito estremamente acido, di Jacques. “ Personalmente rimarrei offeso del fatto che mi si voglia sempre tenere fuori dalla verità, Weasley. A te non da fastidio? ”
“ La smetta, Jacques ” rispose Lupin.
“ Non ho certo il diritto di pretendere di essere informato su tutto, dai professori. ”
“ Bravo burattino. ”
“ Adesso basta, Jacques. ” Lupin era sulla soglia della sopportazione, e per uno calmo come lui era tutto dire.
L’altro alzò le spalle e sorrise. Poi si diresse alla botola.
Ron attese che la testa brizzolata fosse scomparsa dalla visuale, e si voltò verso Lupin. “ Cos’è successo? ”
“ Beh, visto che la lettera è qui, aperta…conoscendoti credo la leggeresti da te. Ho ragione? ”
Ron fissò la pergamena appoggiata accanto alla sfera divinatoria.
Sarà meglio per te cancellare ogni traccia della nostra parentela.
E’ come avevi detto tu, sorella, ancora una volta.
Non posso più tornare indietro.
Cerca di non farti trovare, quando ci sarà il processo.
Sarà coinvolta troppa gente, sarà colpita troppa gente.
Hanek
“ Suo fratello…”
“ Il Mangiamorte ” annuì Lupin.
“ Si scrivevano costantemente? ”
“ Questo non so dirtelo. Il significato del messaggio è abbastanza chiaro. Suo fratello doveva esser stato incaricato di uccidere qualcuno. Probabilmente Malfoy. ”
“ Ecco perché ha accompagnato Narcissa all’unica visita che stava facendo a suo figlio. ”
“ In realtà non è questa lettera che mi preoccupa. ” Lupin gli allungò un’altra pergamena.
Ron percepì istantaneamente la diversa consistenza della pergamena. “ Papiro. ”
Sul foglio era riportato, tale e quale, il testo in geroglifici di cui Bill e suo padre gli avevano parlato.
“ Ovviamente il mittente di questa seconda lettera è nascosto. A noi. Ylena deve averne avuto un’idea, perché si è volatilizzata nella notte. ”
“ Si sa dove cercarla? ”
“ Hai sentito, tuo padre ha mandato un paio di Auror, insieme a Moody e a Tonks. Non abbiamo ancora notizie. ”
Ron tornò a fissare i geroglifici.
“ Bill…sarà davvero al sicuro? ”
“ Al momento, Ron, tuo fratello e Malfoy sono le persone più protette del mondo magico. ”
“ Non sembri molto convinto. ”
“ Vieni con me, sto andando dalla Preside. ”
Qualche passante percepì la stranezza della figura che incrociò, nella fretta degli spostamenti.
Una bambina si ritrasse da lei, gridando dolorante come se avesse messo le dita nella presa elettrica.
La giovane donna continuò a camminare.
Il guscio vuoto continuò a camminare, verso la sua prima missione.
Continua…