Introduzione
all’antologia
EFFIMERO PANICODi Sol
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La funzione di un’Introduzione è di introdurre, condurre in un luogo, prendere per mano il lettore e portarlo sulla soglia tra il fuori e il dentro, tra il prima e il dopo. Prima di aver letto l’antologia di racconti, dopo averla letta.
Cosa cambierà in me se dovessi leggere queste storie?
La domanda non ha risposta universale e perciò l’Introduzione porge con finta umiltà un vassoio da degustazione. Il primo assaggio, si sa, è gratis. E allora assaggia, Leggente: Io-Introduzione sono qui per tentarti. Ma mi è stato chiesto di tentarti al contrario: indossando gli abiti di Caronte. Chiudi pure il dizionario etimologico, Leggente - ma non metterlo via: potrebbe servirti mentre procedi nell’antologia - e pensa semplicemente a ciò che Caronte fa: traghetta. Ti aspetta per condurti sulla soglia tra il fuori e il dentro, tra il prima e il dopo.
Cosa cambierà in me se dovessi farmi portare sull’altra riva?
La domanda non ha risposta universale - a ognuno il proprio supplizio infernale, a ognuno la propria esperienza di lettura - ma Caronte non può esimersi dal fungere da spauracchio. Guai a voi, anime prave! E allora ascolta, Leggente, perché Io-Introduzione sono qui per spiegarti perché non vorresti proseguire nella lettura.
Sol non è un autore mainstream.
Non scrive per tutti, né è sua intenzione farlo. Ed è proprio perché la sua scrittura viene conformata in un ben preciso modo dalla funzione che ha - modo che o si ama o si odia - che è importante capire se tu, Leggente, stia cercando Sol o se tu stia invece cercando di evitarlo. Sarebbe utile, ora, poterti dire esattamente perché e per chi Sol scriva, ma per mia esperienza la conoscenza - e la trasmissione della stessa - non serve a capire in che direzione andare, ma soltanto a evitare di errare, nella speranza di non imboccare il sentiero sbagliato e accorgersene troppo tardi - ad esempio, quando tu sarai già a metà antologia. Questa Introduzione non potrà dirti perché potresti voler leggere Sol - solo una lettura completa potrebbe darti una risposta tanto esaustiva - ma una cosa può farla: suggerirti dei motivi-cardine per cui potresti non voler leggere Sol.
Sol non scrive letteratura d’intrattenimento, o perlomeno non nel senso comune e attuale.
Quindi, Leggente, se nella letteratura cerchi svago e distrazione, non è Sol che stai cercando. Non offre quel genere di narrativa che nulla chiede al leggente se non di farsi guidare a occhi chiusi in un parco giochi dove massima è l’adrenalina, ma minimo il rischio. Niente trasgressioni addomesticate, nel mondo di Sol. Nessuna pasticca dalle proprietà allucinogene che basta ingoiare per poter giungere nell’Ade o nell’Eden. Avrai sentito dire da alcuni che le sostanze stupefacenti sono scorciatoie: che l’essere umano ha in sé tutto il necessario per creare quegli stati che la sostanza ricrea artificialmente. Ed è questa via - questa non-scorciatoia, Umweg, digressione - che Sol ti chiede di intraprendere per giungere nell’Ade e nell’Eden. Perché? Perché se ci arrivi con le tue gambe, e non sulle spalle di un Morfeo divulgatore, allora saprai tornarvi da solo. Quando vuoi. Con o senza un racconto che ti guidi. E anche per questo Sol scrive: per emancipare.
Sol scrive letteratura d’intrattenimento, se per “intrattenere” s’intende far indugiare, trattenere presso di sé.
Non vorrai quindi leggerlo se non hai intenzione di attardarti, ampliare il tempo della lettura per concentrarti, riflettere, valutare per accogliere o scartare interpretazioni, o addirittura per cercare termini a te sconosciuti - e potrebbe capitarti di scoprire che non basta un dizionario per esaurire il significato di alcuni, ma che ti servirà un’enciclopedia. Perché dovresti informarti per capire un racconto? Se non hai risposta a tale domanda, Leggente, è improbabile che Sol possa offrirti qualcosa.
Sol non scrive in sfumature di grigio.
Genauigkeit und Seele, suggerisce Musil, accuratezza e anima al contempo - e così immagina Sol: con un bisturi in mano mentre incide un corpo ancora vivo, e incidendo soffre del dolore causato. Com-patisce. Senza lasciare che una tale immersione nelle profondità umane gli faccia tremare la mano, però. Le parole scelte non sono casuali, eppure il quadro finale non è una sterile sperimentazione stilistica. La sua è un’unione di opposti che non compiacerà nessun fanatico delle posizioni pure. Se non sopporti una prosa colloquiale, parla-come-mangi, farcita delle volgarità che sporcano la bocca di chi parla, che offende senza andare per il sottile allora chiudi questo libro: t’infastidirà. Ma chiudilo anche se mal tolleri la prosa raffinata, ricercata, a tratti involuta, o che carica le singole frasi di così tanti termini sconosciuti - tra parti in latino, tedesco (senza la cortesia di una traduzione) e parole che, seppur italiane, ti risultano ugualmente indecifrabili - da costringerti a fermarti, sbattere le palpebre, e leggere di nuovo. Chiudi questo libro se non tolleri la letteratura che blatera come il volgo, chiudilo se senti puzza di torre d’avorio al primo termine desueto. Ma chiudilo anche se per te violenza e delicatezza non posso coesistere, perché il chiaroscuro che caratterizza la sua prosa non è che l’altra faccia della medaglia, la forma che scaturisce dal contenuto. Sol incide con delicatezza gesti violenti; e con violenza dipinge fragili attimi. Se per te gli ossimori non sono nient’altro che figure retoriche, vuota forma che autoreferenzialmente nulla cela, allora, Leggente, quest’antologia ha poco da offrirti: Sol scrive le cose per come sono nella sua percezione, e nella sua percezione l’asse che scinde Ade ed Eden potrebbe non essere dove te lo aspetti.
Sol scrive, come tutti, per far vibrare corde. Ma, come vale per alcuni, lo sforzo che compie per comunicare non si situa tra se stesso e il leggente, ma tra se stesso e quell’interiorità che - se si crede nei simboli - è in potenziale in ogni leggente. Dare forma a quella sostanza significa - sempre se si crede nei simboli - rivolgersi a chiunque legga alla stessa profondità da cui Sol scrive.
Credi nei simboli, Leggente?
Se la risposta è “no”, lasciami smettere i panni dell’Introduzione e parlare come persona: assaggia quest’antologia e scopri se comunque, nonostante il tuo scetticismo, i simboli credono in te. Il peggio che possa capitarti - un “peggio” che non auguro a nessuno, in quest’antologia e nella vita - è che a lettura terminata nulla in te sarà cambiato.
Con il saggio di Giovanni Battista Accinelli: "L'importanza della scrittura ermetica nella narrativa"
L'antologia contiene anche racconti di:
- Arianna Köerner
- Ivan Bruno
- Kamikaze
- Ariela Rizzi
- Marzio Odescalchi