Recensori, editori a pagamento e vaccari.

Jun 22, 2011 16:56

Habemus Recensore.
In realtà lo avevo anche prima, nel senso che Gianluca "Redrum" Santini mi aveva già citato recensendo Progenie - ma non credo di averne accennato (la mia megalomania deve essere più forte nelle valli del mio Io che nella Realtà di Fatto, dato mi sono puntualmente bellamente dimenticata di linkare mano a mano le mie apparizioni in commenti altrui).
(AGGIUNTA A POSTERIORI: Vedete che è più forte di me? Mi sono dimenticata di mettere il link alla recensione, gh. Eccolo.)
Redrum ha svolto un lavoro ingrato con un metodo e una puntualità che io non saprei da dove pescare (vi ho detto e dimostrato che non so recensire, vero? Anche se in passato l'ho puntualmente fatto su un giornale - ma l'essere umano è bello perché contraddittorio, nevvero?). Il "lavoro ingrato" consiste nel passare in rassegna vari tra i frammenti e i racconti presenti su quello che dovrebbe essere il mio sito letterario (neanche questo vi riporto mai - pessima marketer di se stessa, si sa), ossia un'accozzaglia di stili e forme diverse.
Al di là del recensire pubblicamente, Redrum mi ha offerto un grande favore: fare da specchio. Ogni volta che mando l'ultimo capitolo corretto di Rush in Peace prego i lettori di subissarmi con commenti, critiche, suggerimenti e quant'altro, da brava creaturina che ama farne tesoro. Ma, per motivi che ancora sto indagando, la voglia di dire la propria sul prossimo si fa corteggiare a lungo quando si tratta di darmi un feedback di ciò che scrivo. Non so se sono io o se è una tendenza generale. Comunque, Redrum ha bellamente saltato a pie' pari il problema scrivendo nel dettaglio di ciò che ha letto.
Comunque, habemus Recensore e nessun dramma ha avuto luogo - non in ambito di recensione, perlomeno.

Ci attiriamo ciò di cui parliamo, e così ieri mi sono imbattuta nel mio primo Editore a Pagamento (EaP). Ciò è avvenuto ovviamente per caso, compicendo il Dio Che Ride, mentre discutevo di nulla in un gruppo su Facebook.
Ne sono uscita distrutta dopo aver distrutto lui. Non voglio ripetere l'esperienza, ma dato che l'ho fatto, concludiamo qui quel che ho iniziato là.
L'EaP è Andrea Ferrari Group (mi piace fare nomi e stare sempre sulla sottile linea che separa un commento da una possibile denuncia).
Si è pubblicizzato chiedendo €400 per pubblicare in e-book con diffusione in Italia e all'estero.
Ci sono diverse figure che prendono percentuali delle vendite, e trovate i dati in questa pagina. Riassumendo e lasciando alla pagina linkata il compito di essere precisa: lo scrittore paga, UNICEF, illustratori, modelle e casa editrice incassano.
Le librerie presenti sul sito che copre sono 10, tutte in provincia di Modena - come sito recita. Lui ha risposto dicendo che le librerie ruotano, cambiano, gli ho chiesto il perché e non ha risposto.
Per il circuito internazionale, gli ho chiesto se il servizio di traduzione è incluso e va pagato dall'autore, nel caso in cui ci sia, ma non mi ha risposto. AFG ha ammesso di avere un inglese maccheronico dopo aver vantato il fatto che copre l'estero. Il suo italiano potete valutarlo sul suo blog, l'inglese sul sito che vi ho linkato - ed è importante che il sito sia perlopiù in inglese, molto importante.
Prendete questo dato e mettetelo di fianco al fatto che quest'editore si presenta come un publishing project about love, peace and freedom called Andrea Ferrari Group, ossia: il sito si presenta come editore di libri con il fine di aiutare, e ciò si realizza nel dare una percentuale ad associazioni come "Emergency" e "UNICEF". Questa vena da istituto di beneficenza non è stata riportata da AFG quando si è pubblicizzato sul gruppo di Facebook - e anche questo è importante.
Mettete insieme questi due dati, il fatto che il sito sia rivolto a un pubblico non italofono e il fatto che si presenti come un politicamente corretto benefattore mentre si fa pagare dagli autori, e rimirate la genialità dell'opera. Rimiratela. Amo rimirare cose come questa, e infatti la mia tesi di laurea è sulla De Beers.
Nota a margine: tutti i libri pubblicati presenti sul sito hanno come autore l'editore stesso (o il comune di Modena, in - mi pare - un caso). Anche quelli che ho trovato googlando - se ce ne sono altri, non li ho trovati. Giusto per chiudere il quadro.

Ci attiriamo ciò di cui parliamo, e così tra ieri e oggi mi sono trovata nel mezzo di una comunità di persone immaginaria e non, che nuota freneticamente per pubblicare, scivolando tra case editrici che ti pagano, che devi pagare, gratuite, con profitto o senza, tra quelle grandi e quelle piccole, quelle mainstream e quelle di genere.
E mi ha angosciato.
A morte.
Mi è apparso come un gorgo che ti trascina in sé fingendo di volerti proiettare in qualche empireo. Una trappola per topolini con la penna in mano.
Un incubo kakfiano.
Quanto sto bene nel mio limbo.
(E Rush in Peace ha 43 fans, gh. 44, tra la scrittura e la rilettura di queste righe.)

Ho fatto l'errore, ieri sera, di inciampare in The Wings, parte della OST di Brokeback Mountain. Letale errore.
Tra i tanti film in cui si può veder immedesimato il proprio rapporto potevo trovarne uno migliore - è che ci sono troppe cose in comune, e non quelle d'alto tasso drammatico (non vivo in una sperduta comunità rurale circondata da omofobi pronti a massacrarmi i connotati contro a uno steccato), bensì le più quotidiane e bieche.
Avevo già visto BBM, quando mi sono trovata sul divano con VB a seguirlo. Mi ha intrappolato in una scena collaterale, diventata memento mori: quella in cui si palesa sempre più che la distanza fisica tra i due non può che separarli sempre più, se il vaccaro timoroso non cambia vita. Non ho le paranoie del vaccaro timoroso che crebbe con un padre omofobo, solo una vita che mi vorrebbe emancipata dall'esigenza di seguire qualcuno. Mi vuole, mi voglio così - ho fatto tante piccole, più o meno raschianti, scelte per costruirmi così, per ribadirmi che avrei sempre anteposto la carriera - la libertà di costruirsene una - a tutto. E continuo a proseguire per questa via.
Sono fortunata, perché VB mi seguirebbe con piacere in molti dei posti in cui potrei capitare, ma persisto nel pensare che anche lei debba mettere se stessa al primo posto. Sono fortunata, perché la sua formazione le permette di lavorare in diversi luoghi - ma rimane il memento mori, il pensare che un giorno potrebbe non essere così.
BBM mi si è attaccato alla schiena con zampette da zecca per piccole cose, ma che raramente ho trovato altrove tutte assieme.
C'è uno strano rispetto - o perlomeno, amo rileggerlo così - tra me e VB, per cui non mi ha mai visto né sentito piangere a causa sua (per nostalgia, per il dispiacere di salutarsi quando una delle due parte, per la lontananza), né io ho mai visto lei. È un favore prezioso, per cui le sono grata. È già abbastanza difficile così, direbbe una certa becera retorica.
C'è una nostalgia che si esprimerebbe con le mani, sbattendomi contro un letto e riempiendomi di botte. La ascolto e sorrido, con una certa voglia - certe volte - di andare in vacanza in un nulla silenzioso, terra di nessuno in mezzo a due persone. Io e VB abbiamo un accumulo di ricordi scanditi da colazioni-pausa consumate in stazioni sparse qui e lì, quando il sole sta sorgendo e la gente ti scorre attorno partendo e arrivando. Con lei ho osservato molti di quei passaggi in cui vorresti perderti, quegli squarci per cui alcune persone viaggiano molto - li ho trovati inaspettatamente, oltre il finestrino di un treno osservando eliche gigantesche stagliarsi sul tramonto incandescente, su una spiaggia innevata nei riflessi del mare congelato, in un porto deserto a mezzanotte, su sabbia calda mentre il sole scompare lentamente e lo prendi di mira cercando di far rimbalzare sassi piatti sull'acqua.

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